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Autore: Made of Snow and Dreams    28/12/2021    1 recensioni
I nostri ragazzi si comportano in modo molto strano. Lei non ha idea di cosa stia succedendo e chiedere non serve a niente. Raffaello non è bravo con le parole, ma...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Zucchero, latte e panna
2: La rivelazione




'Fatto. Se hai bisogno d'altro... uh... basta che chiami. ' disse Donatello, spingendosi gli occhiali sul naso. Leonardo continuava ad osservarla con aria apprensiva mentre Michelangelo le rivolgeva il sorriso più smagliante del suo repertorio. E Raph? Lui non si vedeva in giro. Il solo pensiero che la sua cotta la stesse ignorando le provocò un'ondata di tristezza che cercò di sopprimere stringendo talmente forte la coperta – rossa, era rossa e lavorata a mano – da sbiancarsi le nocche. 
Dimmi che sei stato tu a farla, ti prego, fa che sia stato lui...
'Come ti senti, crostatina? Sei al calduccio? Ti avevo detto che era la mia stanza era la migliore di tutta la casa! ' esclamò Michelangelo, gesticolando mentre la guardava con quella maledetta intensità.
'Sì, Mikey. E' perfetto, grazie. ' rispose Chiara con un sorriso. La coperta la riscaldava divinamente e in più emanava un odore delizioso e pungente, di maschio e di sudore. Raffaello intento a proteggerla dalla criminalità organizzata di New York; Raffaello che la tiene stretta a sè nel'abbraccio più violento e passionale di cui è capace; le labbra di Raffaello sulle sue; la sua lingua ad esplorarne i contorni e assaggiare la cicatrice sul labbro superiore – com'era successo, come se l'era procurata, chi doveva maledire per quell'imperfezione su quel bellissimo viso? Queste e altre erano le immagini ricorrenti che fioccavano nella sua mente senza che lei potesse controllarle. E non era una semplice questione di attrazione fisica, no. C'era qualcosa in lui, oltre i muscoli, oltre l'arroganza, oltre la sua rabbia, che la inteneriva, che la faceva sospirare di dolcezza, che sperava solo di poter afferrare solo per custodirlo come il più prezioso dei tesori. Chiedere o non chiedere? Sarebbe stato imbarazzante.
'Dovreste andare in cucina. Non vorrei che Raffaello si mangiasse tutto prima di voi! ' Era la scusa perfetta e vedere Michelangelo sgranare gli occhi fino a renderli ancora più grandi di quanto non fossero già la ripagò ampiamente dello sforzo. 
'Patatina ha ragione! Chi lo controlla quello quando ha fame? ' disse l'arancione. 'Donnie, vieni con me. Avrò bisogno del tuo aiuto per la ricetta! ' 
'A Raph non piacciono i dolci, Mikey. ' 
'Non ha importanza! Fino a prova contraria il cuoco qui sono io e tocca a me cucinare il piatto più buono del mondo! ' fu la risposta. Chiara sussultò quando Michelangelo le afferrò con uno scatto la mano sinistra, stringendola delicatamente ma con insistenza. La sua voce risuonava meno acuta e stridula del solito, e lo sguardo che le puntava addosso era maledettamente serio. 'Ti preparerò il dolce più delizioso che tu abbia mai mangiato, crostatina. Prometto. ' 
'C-ci credo, Mikey... ' balbettò Chiara e di scatto ritrasse le mano. L'arancione sembrò non prendersela, si limitò a sorriderle ancora in quello strano modo, con quell'intensità che non era proprio da lui.
'Ora basta. Mikey, controlla Raph. Donnie, vieni con me. ' li interruppe Leonardo con sguardo severo, ma alla ragazza non sfuggì il rivolo di sudore che scendeva lento sulla fronte del mutante in blu. 'Lasciamo riposare Chiara. Non disturbiamola oltre. ' Quelle affilate lame azzurre che il leader si ritrovava al posto degli occhi si posarono su di lei, e di nuovo si presentò quel curioso fenomeno che aveva preso possesso del fratello minore: le iridi sparirono e al loro posto suddentrò l'oscurità. Il suo sguardo si era fatto insistente, molto più insistente di quello dell'arancione, e molto più intenso. Sembrava volerla divorare come una facile preda – e in effetti era proprio così – fino a non lasciare niente di lei. La sua bocca invece non si mosse di un centimetro. Una sottile linea di carne, perfettamente proporzionata e in linea col fisico marmoreo e perfetto del leader. Gli occhi, erano gli occhi a parlare, a farle capire che c'era decisamente qualcosa che non andava. 'Buonanotte, Chiara. ' si limitò a dire invece quella bocca invitante. 
'Uh... eh... b-buonanotte. ' aggiunse anche Donatello, chinando leggermente la testa in modo che il sguardo fosse inaccessibile a tutti, anche a lei. 'Ricorda di chiamarmi, dovessi aver bisogno di qualcosa. Sono a tua disposizione per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. '
Donatello che diceva quelle cose? Donatello che si rifiutava di farsi guardare in faccia? La stranezza aveva raggiunto anche il mutante dall'animo gentile. Chiara era sicura che il viola stesse ricorrendo ad ogni briciolo di energia per pronunciare quell'invito. Eppure non c'era modo di sapere la verità e in ogni caso non ci fu il tempo di indagare oltre: i mutanti, con la velocità dei ninja che erano, sparirono dalla sua visuale in un battito d'ali.
Decisamente una giornata da segnare sul calendario.
Con quel pensiero inciso nella mente Chiara si addormentò, avvolta da quella coperta il cui calore poteva essere ricondotto ad una sola persona.


'A-aspetta... sei davvero sicuro di... cioè ora, adesso, sul tavolo? '
La ragazza si svegliò di soprassalto. Il vociare dei fratelli, che fino a quel momento era riuscita ad ignorare, si era fatto molto più rumoroso.
Cosa sta succedendo?
'Raph, controlla il fornello. '
'E tu dove vai? '
'Michelangelo! '
'E' urgente, diamine! '
Lentamente, non senza essersi scrollata di dosso un po' della stanchezza accumulata nei giorni infernali precedenti, Chiara s'incamminò verso la fonte di quei rumori. Il fragore delle pentole si era mescolato allo sfregolio del fuoco: la preparazione dei dolci doveva essere cominciata.
'Che succede qui? ' chiese lei timidamente, affacciandosi dal muretto che divideva gli ambienti attorno, e in un attimo realizzò di non aver mai avuto bisogno di chiedere: sembrava che in cucina fosse passato un uragano. Il grembiule da cuoco era stato gettato sulla sedia più vicina, coperto di macchie bianche e rosse. 'Non ditemi che quella è glassa! ' riuscì ad articolare poi, sorridendo.
'Non sbagli. ' disse Raffaello, dandole le spalle, e Dio solo sapeva quanto fosse forte la voglia di artigliarle, di affondare le unghie nei muscoli torniti per tirarlo giù a sè, magari proprio nella sua camera, magari con le lingue a rincorrersi nella gara più eccitante della sua vita. Sarebbe stato bello, il sogno di quelle ultime settimane finalmente concretizzato... se solo Raph non avesse iniziato a comportarsi in quel modo. Frustrazione. Era quello il sentimento preponderante nella vita di Chiara, schiacciata dal solo studio all'università. Lui era la sua ancora di salvezza, la sua uscita d'emergenza quando tutto andava a rotoli. E lei non poteva, non voleva rinunciarci. Se Raffaello non si fosse deciso ad aprire bocca per una spiegazione, lo avrebbe fatto parlare lei.
'Come hai dormito? ' chiese Leonardo, impiattando la tavola imbandita. 
'Bene, sì. Il letto era molto comodo. Capisco perchè Michelangelo adori dormirci sopra. '
'Mi fa piacere. ' rispose il mutante in blu, e il suo sguardo si fissò su di lei per qualche secondo di troppo. Un sorriso sicuro aleggiava sul suo viso e lei chinò la testa, preda di un'ondata di imbarazzo, e fu con sua sorpresa che Raffaello in quel momento si voltò verso di lei. C'era qualcosa di torbido nei suoi occhi verdi, un fuoco che li aveva resi ancora più brillanti e rabbiosi. Una rabbia che non diretta verso di lei, ma verso Leonardo. 
'Leo, chiama Michelangelo. Non so come funzioni questo coso. ' disse il rosso, indicando il fornello. 
'Vado io. ' lo interruppe Donatello, alzandosi con una velocità tale che Chiara stessa si domandò se si fosse trattato di una visione o meno. Rimasero i due fratelli più grandi, i loro occhi incatenati in una comunicazione silenziosa. Le braccia di Raph erano tese – a lei venne l'acquolina in bocca solo a guardarle, e si maledì per quel pensiero impuro, pronte a scattare. Il suo corpo si era eretto come se dovesse fronteggiare un nemico molto più alto di lui, nonostante lui stesso superasse Leonardo di alcuni centimetri. 
'Calmati. ' sibilò il blu al fratello. La situazione si stava lentamente riscaldando... e Chiara non era sicura che fosse una cosa buona.
Raph stette in silenzio per qualche secondo, sembrava studiare Leonardo in preda ad una collera cieca, sembrava trattenersi dall'ingaggiare un combattimento corpo a corpo lì, in cucina, di fronte a lei. E la ragazza non aveva voglia nè l'umore adatto ad assistere all'ennesimo litigio.
'Ehy, va tutto bene? ' chiese lei, avvicinandosi di qualche passo verso i due. 
Raph si allontanò da Leonardo all'istante, come se si fosse risvegliato da un incantesimo. 'Non è niente. '
'Raffaello è più affaticato del solito, tutto qui. ' Leonardo concentrò il suo sguardo sul viso di Chiara, e lei giurò di aver visto i suoi lineamenti distendersi, la tensione volatilizzarsi come neve al sole. Che fosse lei a fargli quell'effetto? Eppure Leonardo non aveva mai dato segnali di essere interessato a lei in quel senso.
'Posso dare una mano con il dolce? ' chiese lei, nascondendo le mani nelle tasche della felpa. In quel momento desiderò la presenza rassicurante di Michelangelo a darle coraggio... ma che ragazza di fidanzata poteva essere per il mutante aggressivo se non riusciva neanche a gestire il suo temperamento instabile? Certo, semmai lui avesse accettato la sua confessione – e lei non era tanto sicura di volerlo fare – o almeno captato i suoi timidi segnali di interessamento. 'Credo che la crema si stia bruciando. ' continuò lei, avvicinandosi ai fornelli, avvicinandosi a lui. Con mano esperta abbassò il fuoco e girò il mestolo. A separarla dal suo tesoro c'erano pochi, pochissimi centimetri, tanto che riusciva a percepire il calore sprigionarsi da lui fino ad infrangersi sul suo collo sottile. Con la coda dell'occhio azzardò a spiare il mutante e... aspetta, la stava guardando anche lui? Possibile? Eppure le sue pupille si erano puntate su di lei, proprio su di lei, sul suo profilo attento e concentrato. 
Che sia questa la mia giornata fortunata?
Doveva controllare l'entusiasmo. Doveva controllare la sua gioia. Doveva controllare la sua eccitazione. Doveva resistere all'impulso di avvolgere le braccia attorno al collo del suo amore, doveva resistere al bisogno di poggiare le labbra sulle sue. Era quello l'effetto che la presenza del rosso le provocava. 
'Raffaello, vai a controllare Michelangelo e Donatello. Stanno tardando un po' troppo. ' disse Leonardo, e la sedia scricchiolò. Doveva essersi alzato.
'Non dirmi cosa devo fare. ' sibilò Raph. Di nuovo faceva capolino il suo temperamento ribelle. Ed era buffo vederlo aizzarsi contro il fratello maggiore mentre fissava spaesato le posate sparse sui fornelli. 
'E invece te lo dico. In qualità di leader ti chiedo di... '
'Perchè non ci vai tu? ' alzò la voce Raffaello, e stavolta si voltò. Chiara soppresse un brivido e istintivamente si schiacciò contro il pensile. 'Perchè non vai tu a controllare Michelangelo e Donatello, invece di... di rovinare... '
Dillo. Ci sei quasi. Dillo.
Che fosse quello il momento perfetto per intervenire? Il tempismo giocava dalla sua. Due opzioni: poteva lasciarsi scappare quella preziosa opportunità e prolungare all'infinito l'attesa agonizzante, oppure... oppure cogliere la palla al balzo. E per una volta fare l'azione più avventata della sua vita. 'Leo... potresti lasciarci soli per qualche minuto? Vorrei parlare con Raph in privato. ' sillabò la ragazza, preda di un rossore crescente. Delle ciocche ribelli ricaddero sulla sua fronte e nascosero il sorriso che le si stava formando sul volto. Il cuore le batteva all'impazzata, il sudore aveva cominciato a renderle la pelle appiccicosa. 
Leonardo boccheggiò. Fu una scena esilarante. Sembrava quasi in preda ad un attacco isterico... gli occhi erano diventati due lame affilate, le mani erano strette in due pugni e il suo respiro si era fatto più accelerato. Non che lei potesse sentirlo, ma il continuo dilatarsi e restringersi del petto lo rendeva evidente. Quanto a Raffaello, la stava apertamente fissando. Sentiva il suo sguardo penetrarla come un pugnale, nonostante fosse interrogativo e anche un po' sospettoso. Era il primo passo per la resa dei conti.
'Come vuoi. ' disse Leonardo, alzandosi con la stessa agilità di un felino. Il suo sguardo si soffermò sul fratello, poi su Chiara, e poi di nuovo sul rosso. Qualcosa gli stava frullando in mente, quella richiesta lo aveva chiaramente infastidito. Ci sarebbe stato tempo per chiarire la questione... ma non era quello il momento. Il suono dei passi pesanti sul pavimento annunciarono la sua dipartita. 
Chiara e Raffaello erano rimasti soli.
'Che cosa significa? ' chiese Raffaello dopo qualche minuto di mutismo. Teneva le braccia conserte, una barriera che fece temere a Chiara di dimenticare il discorso che aveva imparato a memoria nelle ultime settimane. Gli occhi verdi brillavano. Le labbra erano serrate.
Non pensarci, non pensarci adesso...
'Io... io volevo parlarti... ' fece lei, timidamente, quasi mormorando. Sì. Volevo parlarti di quanto vorrei averti come mio ragazzo. Vorrei dirti di quanto il pensiero di te mi faccia perdere la testa. Vorrei dirti di quante volte io ti abbia pensato, sognato, desiderato. Vorrei dirti di quante volte io abbia sperato che tu mi notassi, di quante volte io sia rimasta zitta, di quante volte abbia sopportato il tuo silenzio. Vorrei dirti di quante volte io ci abbia immaginati, tu e io, sempre insieme, a combattere il crimine, a giocare ai videogiochi, a stare abbracciati sul divano o sul tuo letto, a dormire insieme... e poi...
'Di cosa? ' la interruppe lui, volgendo lo sguardo verso la parete, ma Chiara non potè fare a meno di notare un sorriso – sarcastico, canzonatorio... vuole prendersi gioco di me? - inarcare le labbra del rosso in un modo che non le piaceva, che la terrorizzava.
E stavolta fu il suo turno di lasciarsi prendere dalla rabbia. Fastidio, puro fastidio, risentimento. Quello era chiaramente un segnale di rifiuto. Se si fosse dichiarata Raph non le avrebbe più parlato, se non per giocare con i suoi sentimenti. E poco importava che non fosse il tipo. Nella sua mente le sue speranze si infrangevano le une contro le altre, i cocci ad alimentare la sua frustrazione. Allora si voltò, pronta a cambiare aria. 'Niente. Lascia stare. Vado da Leonardo a cercare... ' 
'No. Ora me lo dici. Con le buone o con le cattive. ' Chiara si sentì afferrare il polso da una stretta calda, bollente, ferma, che non l'avrebbe mai lasciata andare. Le tre dita premevano contro le ossa del polso, ma il dolore era niente in confronto allo sciame di pensieri che turbinavano nell'animo ferito della ragazza. Il tono di Raffaello era dannatamente serio, non ammetteva ripensamenti. Era quello il momento giusto? Qual'era la posta in gioco?
Potrei perdere i miei amici. Ecco cosa. Potrei perdere l'amicizia di quella montagna di muscoli. E io... io non voglio...
Le lacrime -d'imbarazzo, di vergogna – si erano già formate e coprivano come una pesante cappa le sue iridi scure. Non doveva piangere, avrebbe fatto una figuraccia di fronte al mutante in rosso, lui che non piangeva mai. Eppure qualcos'altro si stava facendo strada dentro Chiara, qualcosa d'indefinito, la forza della speranza, della disperazione. Poteva perdere tutto o guadagnare tutto. Tutto in lei gridava di lasciar perdere... ma per una volta, per la prima volta, decise di ignorare quelle voci maligne. Decise, per la prima volta nella sua vita, di fidarsi di Raffaello.
'Vuoi davvero saperlo? ' sussurrò finalmente lei, con il cuore tra le mani. La stretta di Raffaello attorno al suo polso si affievolì, ma lei non sentì la mancanza di quel calore. Tutto il suo corpo era in fiamme, sudava, e lei era impotente. 
'Girati. E guardami. ' arrivò la voce del mutante. Il tono si era decisamente addolcito, un balsamo per il suo cuore palpitando e spaventato. Chiara fece come richiesto e venne travolta dall'intensità del suo sguardo. Non si era mai sentita così piccola, così indifesa di fronte a lui. E non era per la differenza di altezza, di stazza o di forza. Di colpo le parve che i suoi sentimenti significassero niente, che lei non fosse abbastanza. Ma oramai il danno era fatto. Con un coraggio che non le apparteneva, alzò il viso e i suoi occhi si incastrarono in quelli del rosso. 
Vuoi la guerra? E guerra sia.
'D'accordo. C'è una cosa che devo dirti, che mi sono tenuta dentro per mesi. Una cosa che non riesco più a trattenere. ' Un sospiro, un battito mancato. C'era quasi. Due semplici parole e si sarebbe liberata di un peso. 'Tu mi piaci, Raph. Mi sei sempre piaciuto. No, di più. Mi piacevi la prima volta che ci siamo incontrati e... e quel sentimento è diventato grande, molto più grande di me. Mi sono accorta di amarti, e non riesco a scacciarti via dalla mia testa. Ci ho provato così tante volte da aver perso il conto. E ho sperato che tu ricambiassi, almeno un po'. Ma non è così, non è vero, Raph? Non è vero? ' Un fiume di parole. Ed eccola lì, la liberazione. La pace. Si sentiva di nuovo completa. Aveva dichiarato i suoi sentimenti a quella creatura aliena, a quella mostruosità che ai suoi occhi era la sua ispirazione, il suo Dio personale, il suo custode, il suo protettore, la sua ancora di sicurezza. Sì. No. All'improvviso la risposta di Raffaello non importava più. Chiara aveva fatto una scelta di cui, era sicura, non si sarebbe mai pentita. Era cresciuta. Aveva fatto un passo avanti. E andava bene anche così.
'Ora che te l'ho detto mi sento felice. E' una sensazione strana. ' concluse lei, con un sorriso sereno. Non guardò neanche Raffaello in faccia, non ce n'era più bisogno. Il suo cuore cantava vittoria nel suo modo contorto. Non si accorse neanche delle mani del mutante che andavano ad afferrare con violenza le sue spalle, non si accorse della scarica di dolore che le provocò quel contatto. Fu tutto veloce. Le labbra di Raffaello erano premute sulle sue e bruciavano, ardevano, la ustionavano. Chiara sgranò gli occhi. Il rosso la stava tenendo come se non volesse più lasciarla andare. Le mani che viaggiavano sulle sue braccia, dai gomiti alle mani e di nuovo alle spalle. Il suo respiro contro il suo. Il labbro inferiore che cercava di imprimersi con forza contro la sua bocca, a marchiarla. Stava succedendo davvero? Stava forse sognando? Che fosse un miraggio, un'illusione?
Quel calore era però reale. Il suo corpo era in combustione. La sua mente era infuocata da una miriade di emozioni diverse, e nessuna di queste servì a riportarla con i piedi per terra. Non c'era tempo per la logica. Non c'era tempo per la ragione. Quello era il tempo per la passione più sfrenata che stava prendendo possesso del suo corpo. Raffaello si staccò, il suo volto era a pochi centimetri di distanza da quello della ragazza, e da quella distanza Chiara contemplò serafica ogni minimo dettaglio, le squame che decoravano le guance, la bandana rosso fuoco che gli copriva gli occhi brillanti, le narici che sbuffavano, e quelle maledette labbra che reclamavano la sua più completa attenzione. 
'Ti basta come risposta? ' domandò Raffaello dopo un momento, e la sua voce le giunse ovattata, distante. Colpa dell'amore. Colpa di quelle labbra. Colpa di quelle mani che viaggiavano sulle sue spalle e che desiderava si posassero di altre parti, molto più sensibili. La bocca del mutante era gonfia per i baci e, in un momento di coraggio, fu Chiara ad afferrare il volto del rosso con ambo le mani per trascinarlo giù per un altro bacio.
Da lì in poi fu una discesa. Raffaello si lasciò scappare un sospiro sorpreso. Quant'era adorabile, così spaesato, così sorpreso, così vulnerabile. Lui che si considerava indegno, lui che si considerava un reietto, lui che odiava sentirsi inferiore. Lui che doveva accettare l'idea che un'umana lo volesse come amante, come compagno. Chiara era più che pronta a mandar via quell'ondata di insicurezza. Gli avrebbe ripetuto, sussurrato, urlato il suo amore per lui ogni volta che lui ne avesse bisogno. Poteva fare l'arrogante quanto voleva. Lei stessa era cosciente che ciò che stava succedendo sarebbe rimasto negli annali, una giornata da segnare sul calendario, e che Raph non avrebbe mai dimenticato. Oh, sarebbe stato magnifico. Il passo era fatto. Non si poteva più tornare indietro.
'Sei... sei sicura... ' mormorò Raffaello con voce roca e spazzata, tra un bacio e l'altro. Chiara non accennò a mollare la presa, e lui fece lo stesso. Si stavano stringendo con fermezza, con passione, con violenza, ed era bellissimo il modo in cui la bocca del mutante s'imprimeva sulla sua, la lingua che saettava, che invitava le labbra di Chiara a schiudersi per farlo entrare, per accoglierlo.
Chiara arrossì furiosamente. Era il suo primo bacio e lo stava donando ad una tartaruga mutante ninja. Niente primo appuntamento con un ragazzo umano, no. Si sarebbe accontentata di baci rubati e promesse d'amore sussurrate al buio, sui tetti di New York, benedetti dalla luce della luna nascente. Bastava quello. Bastava la sua vicinanza. Bastava il suo amore. Bastava la sua passione, la sua possessività, tutto di lui. Lei lo avrebbe custodito, lo avrebbe protetto come il tesoro più prezioso al mondo, come se ne dipendesse la sua vita. E in effetti era proprio così, preda di un sentimento che non aveva mai provato in vita sua. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di rovinarlo, di rovinarla.
'Come posso dimostrartelo? ' mormorò Chiara, gli occhi raggianti. Non aveva più paura di guardare il suo amante in faccia. Che sapesse dell'effetto che faceva su di lei. Che si rendesse conto del suo amore. Che si rendesse conto di essere accettato, apprezzato, amato, desiderato per quello che era. 'Come posso dimostrarti che sono pronta a tutto per stare con te? '
Gli occhi di Raffaello splendevano di una nuova luce. Sorridevano, ridevano. Raffaello stava arrossendo, e non c'era visione più bella, più adorabile. Chiara era più sicura che quello fosse il primo bacio anche per lui. Si erano scambiati un momento di tenerezza, il loro primo contatto intimo con la persona amata. Quel bacio significava solo una cosa: Raffaello ricambiava i suoi sentimenti. La posta in gioco era alta anche per lui e se non fosse stato così il suo orgoglio gli avrebbe impedito di sprecare così un attimo così importante, così speciale, così prezioso. Era tutto perfetto. Il cuore della ragazza batteva ad un ritmo impressionante, il sangue fluiva nelle guance e annebbiava il cervello, era sicura che stesse iperventilando, era sicura che le fosse scappato un sospiro più forte degli altri, era sicura che il calore nascente tra le cosce si stesse trasformando in qualcosa di più... qualcosa che minacciava di rovinare quell'attimo. Fu così che a malincuore, con rabbia, con vergogna per se stessa, Chiara si allontanò di un passo, interrompendo quello scambio di saliva e la danza sensuale delle loro labbra. 'Raph... dobbiamo fermarci. Io non riesco... '
'Ti ho fatto male? ' chiese lui, i suoi occhi si sgranarono all'inversomile, il suo viso aveva ssunto un'espressione corrucciata che sarebbe apparsa comica in altri contesti. Ah-ha. Adorabile. Si stava preoccupando per lei, soffriva al solo pensiero di aver dosato male la sua immensa forza. A Chiara scappò una risata divertita. Le risultava difficoltoso parlare, la vista le si era appannata e l'equilibrio era diventato precario. Nell'aria aleggiava un leggero odore di bruciato.
'No... non mi hai fatto male. E' solo che io... io, il mio corpo, ho sognato così tante volte questo momento che il mio corpo... e mi vergogno tanto. Scusami, è meglio che vada via. ' riuscì ad articolare lei, e riecco apparire la vergogna, sua fidata compagna, e l'ansia di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato nel posto sbagliato. L'umidore tra le cosce si era intensificato, una macchia scura aveva iniziato a dipingere l'interno dei suoi leggins neri. Maledizione. Il suo corpo la stava tradendo e lei si stava comportando come una bambina, come un'adolescente, e senza che potesse farci nulla.
'Ti sei eccitata? Sono stato io? ' Raffaello le sorrise di nuovo. Ma qualcosa era cambiato. Era diventato malizioso, feroce, sembrava volerla demolire e ricostruire come creta sotto le sue mani. Era lui ad avere il controllo ora. Era lui il più forte e non c'era resa più dolce, più tenera di quella. Protettore. Raffaello era il suo protettore, e lei si era ripromessa di fidarsi di lui, di mostrargli la sua parte più debole, più indifesa.
'Colpa tua. E' tutta colpa tua. ' disse Chiara, diventando comicamente ancora più rossa di prima. Dio, era imbarazzante, dannatamente imbarazzante. Ma qualcosa stava cambiando, era nell'aria. Qualcosa di importante stava per succedere. Qualcosa di grosso. E per qualche ragione, era curiosa di sapere quale sarebbe stata la piega che avrebbe preso quella notte, quella magnifica, stupenda notte in una squallida fogna, nel posto più bello del mondo.
Il mutante sorrise, mostrando i denti, e a lei mancò un battito. Le mani verdi e forti scivolarono lungo la stoffa della felpa, in una carezza goffa e inesperta, fino a posizionarsi sui suoi fianchi. Chiara era sempre stata insicura sul suo corpo, la sua fisicità era stata un cruccio, una zavorra che l'aveva sempre appesantita, e il suo primo istinto fu quello di ritrarsi, di scappare, di richiudersi come un riccio di fronte al pericolo. Ma Raffaello non mollò la presa, anzi: le sue mani artigliarono la carne sottostante mentre la sua faccia di avvicinava al suo orecchio, le respirava addosso, respirava il suo odore, il suo profumo come se ne fosse inebriato. 
'Sei bellissima. ' disse, un semplice sussurro che le mozzò il respiro. E di nuovo la bocca del mutante fu sulla sua, a reclamare l'ennesimo bacio. Era violento, era possessivo, era disperato, ma al tempo stesso controllato, come se volesse assaporare e godere del momento, dell'attesa. Chiara sussultò quando i baci scesero giù, sempre più giù: un morso giocoso sul labbro inferiore, un rivolo di saliva ad unire le bocche, la lingua del rosso che sgusciava come un serpente, che la attirava, che la faceva impazzire, che... che scendeva languidamente sulla pelle tenera e vulnerabile del suo corpo con una sensualità che la eccitava, ancora. 'Sei bellissima e sei mia. Non è così, piccolina? ' mormorò il rosso contro il suo collo, le mani ad attirarla sempre di più a sè come una gigantesca e compatta calamita.
Sì. Dimmelo di nuovo. Fammelo credere. Farei di tutto per te. Farei di tutto per non perderti. Dimmelo ancora. Tua... mio... tua...
La mente non ragionava più. I pensieri non avevano più senso logico. Era rimasta solo l'eccitazione perversa, l'amore innocente e tenero, il batticuore. Chiara azzardò. Le sue mani reclamarono un contatto più approfondito, e fu delizioso sentire, tastare ciascuna squama che copriva quelle carni così deliziose, così compatte, così solide, così sue. I bicipiti, le spalle, il trapezio, i polsi, il viso, la stoffa stracciata che rappresentava un codice d'onore che lei condivideva pienamente, che l'accumunava a lui. Era tutto perfetto, era tutto suo. Quella creatura ultraterrena era sua. In un lampo fu tutto deciso. La dolcezza fu accantonata da qualcos'altro di ancora più potente, più viscido, più potente, più travolgente. L'eccitazione non accennava a diminuire, quelle carezze da adolescenti non bastavano più. Era tempo di saltare al gradino successivo. Quell'inizio sarebbe stato consacrato nel nome dell'atto più intimo che potesse esistere, l'unione di due anime che uniscono i loro corpi per formarne uno solo. Era un pensiero che la faceva tremare d'anticipazione, di attesa, di paura. Eppure... eppure...
'La crema! La mia buonissima crema pasticciera, la panna, lo zucchero! Cos'è quest'odore? Raffaello! ' gridò una voce. Michelangelo. Il guastafeste, l'intruso, l'invasore. I passi si stavano avvicinando pericolosamente, pronti a rovinare quella scenetta deliziosa. Che fosse maledetta la crema. Che fossero maledetti i tre fratelli invasori. Che fosse maledetto quel mondo crudele. Raffaello gemette contro le sue labbra e Chiara lo strattonò, diretta verso una destinazione precisa.


Quando Michelangelo spalancò la porta della cucina, l'aria era pregna del fumo della crema bruciata e rattrappita sul fondo della pentola. Un urlo stridulo risuonò per tutto il rifugio. Donatello e Leonardo si affacciarono, preoccupati. Fu il primo a interrompere quel silenzio imbarazzante mentre il più piccolo si affrettava a spegnere il fuoco del fornello. 'Ma dove sono Raph e Chiara? ' chiese il genio con ingenuità, gli occhi dolci dietro le lenti. Dei due non c'era traccia e tutto era rimasto in ordine, immacolato. C'era solo un piccolo dettaglio che disturbava quel quadretto ridicolo.
La panna era sparita.

  
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