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Autore: Enchalott    30/12/2021    3 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non sottovalutare l’avversario
 
Quando Ishwin aveva intravisto sfrecciare lo stormo guidato dal Šarkumaar, aveva pensato a un segno favorevole: quel ritorno spontaneo la sottraeva all’impiccio del vaticinio per Kamatar e alla collera di Rhenn.
Si contemplò allo specchio: abbassò le ciglia a ombreggiare gli occhi grigi in un misto di castità e malizia, socchiuse le labbra rosate, sistemò le ciocche che sfuggivano all’acconciatura con costruita innocenza. L’abito scarlatto le donava, i lacci stretti nei punti giusti mettevano in risalto le curve di quel poco che induceva un uomo a volerle scoprire. Sapeva di essere bella e possedeva il fascino del proibito.
Vediamo se Mahati è difficile come lo descrivono.
Agganciarlo con Rhenn lontano dalla capitale era un’opportunità irripetibile.
E, a furia di propinargli fandonie troppo elaborate, rischio di perdere il bandolo!
Aggrottò le sopracciglia, tra le quali era dipinta la piuma di Belker, domandandosi per la centesima volta come mai l’erede al trono si fosse inoltrato nel deserto. I cavalli non gli piacevano, detestava la polvere, il caldo appiccicoso e la scomodità. Forse era una stupida scommessa. O peggio, il suo interesse si era estinto prima del previsto per concentrarsi sulla shitai straniera. Se così fosse stato, avrebbe sfruttato quel capriccio per stringere un sodalizio ancora più intimo con Mahati.
Si affrettò verso il palazzo reale, rimuginando sul ruolo dell’insignificante ragazzina.
Il Kharnot era fermo all’area di stallaggio dei vradak e non appariva di buon umore, ma l’aria corrucciata non era certo dovuta alla malattia del re o alla stasi di Minkar.
Un uomo da consolare offre appigli straordinari e possiede orecchie sensibili.
Finse di accorgersi all’ultimo della sua presenza e si approssimò come rammentando qualcosa d’importante.
 
«Abbiamo battuto l’Haiflamur senza rinvenire tracce dell’Ojikumaar o della giovane straniera» riferirono imbarazzati i ricognitori.
«Non si sono certo volatilizzati!» sbraitò Mahati «Incompetenti! Scordatevi di tornare in battaglia!»
«A meno che non siano finiti in un’imboscata hanran, mio signore» osò la reikan ritta al suo fianco «L’Haiflamur è il loro territorio.»
«Il loro?» la incenerì il principe.
La donna se la cavò con una feroce lavata di capo. Ishwin attese che fosse solo e si avvicinò cauta.
«Ossequi, altezza reale. Non ho potuto fare a meno di udire, chiedo venia e unisco la mia apprensione alla vostra.»
«Mi hanno sentito fino a Minkar, somma sacerdotessa. Non scusatevi.»
«Eleverò una supplica al celeste Belker, che salvaguardi il principe della corona e la vostra futura sposa.»
«Mi cercavate?» tagliò corto lui, osservando impaziente il calare del primo sole.
«No, mio signore, gli dèi hanno favorito l’incontro. Mio umile tramite vi invitano a presenziare alle prossime cerimonie. Mancate da tempo, la vostra fidanzata non è stata introdotta al dio della Battaglia, indispensabile affinché l’unione avvenga sotto i migliori auspici.»
«Onoro il divino Belker con il sangue del nemico, mentre la principessa Yozora adora altri dèi, pur rispettandoli tutti. Considererò l’eventualità di una visita privata.»
Ishwin si morse le labbra per il passo falso e si affrettò a ritrattare.
«Lungi da me l’intento di redarguirvi, altezza. La presentazione è una tradizione e il popolo rispetta chi la segue. I Khai sarebbero confortati nel vedere la gloria della stirpe al santuario di Mardan. Le vostre apparizioni sono rare e ciò è dovuto alla vostra modestia, ma considerate il beneficio che ne trarreste.»
Mahati socchiuse le palpebre.
Ottima perorazione, dovresti occuparti di politica, non di culto.
«Bando alle perifrasi, nobile pithya. Dove volete arrivare?»
Lei scosse il velo con vezzo, lasciandolo scivolare sulle spalle candide.
«Oh, sciocche preoccupazioni di una donna. Perdonate l’incomodo.»
Fece per inchinarsi, ma lui le sbarrò il passo.
«Lasciate che sia io a giudicarne la portata.»
Ishwin celò il sorriso vittorioso dietro l’organza scarlatta, simulando un insostenibile dispiacere. Abbassò le ciglia come intimidita.
«Pensereste che voglia gettare fango sugli assenti. Non desidero essere fraintesa.»
«Non è vostro dovere riportare ciò che estraete dagli incensi sacri?»
Lei spalancò gli occhi, ammirata dalla sua prontezza. Le aveva fornito lo spunto senza uscire dai binari della convenienza.
Dunque è interessato a saperne di più, magari a me.
«Sì, altezza. Presuppongo che, in mancanza del sommo officiante e vista l’attuale indisposizione del sovrano, potrei riferire a voi.»
«Ed io suppongo che mio fratello sia il destinatario del fango.»
«L’erede al trono gode della mia stima, ma non posso ignorare né i sussurri dei fedeli né la voce possente degli Immortali. I Khai pregano per la sua discendenza, tuttavia le speranze sono vane. Belker mi perdoni, i responsi sono contrari. Il bambino non verrà e il trono tremerà.»
«Rhenn ne è al corrente?»
Ishwin si finse addolorata.
«Ho provato a parlargliene ma non mi ha presa in considerazione. E mi è mancato il cuore di insistere quando la salute del re è peggiorata»
«Fa parte dei compiti ingrati che vi spettano. Oneri e onori, nobile sacerdotessa.»
«Avete ragione, ma altre cause mi hanno dissuasa. Ascoltando la vostra opinione sono certa che agirò nel giusto.»
Mahati si disse che quel miele celava un veleno letale.
Se questa sfrontata fosse l’amante di Rhenn, mi complimenterei per la scelta. È degna dei suoi labirinti mentali.
«Che vi turba?»
«Mio signore, l’Ojikumaar è severo, diretto, poco malleabile. Queste pur eccellenti doti non giocano a suo favore, intorno a lui si è intessuta una rete di inimicizie e invidie. Quando emergerà che non è destinato a generare, si scatenerà una disputa per la successione, deleteria per il regno. Il sommo Belker desidera la nostra assoluta fedeltà, non la nostra miserevole caduta.»
«E quindi?»
«A meno che voi non reclamiate la corona, altezza. Siete sangue reale quanto vostro fratello, il signore della Battaglia vi predilige. Vi darò il mio appoggio e le risorse necessarie per occupare il posto che vi spetta per retaggio e volontà divina.»
«Mi state suggerendo di sfidare Rhenn?»
«No, uno scontro tra fratelli sarebbe orribile! Vi porto il responso degli Immortali, con la vostra protezione metterò al corrente il sovrano quando la sua salute migliorerà e ne parlerò al primogenito, certa che mi ascolterà.»
Certa che non ti farà la pelle se ti nascondi sotto il mio mantello o nel mio letto.
«Dimenticate che la mia futura moglie è una Salki.»
«La principessa Yozora non è gradita ai Khai, con le voci che corrono…»
Mahati strinse i pugni e avvertì un’imprevista scossa.
«Quali?»
«Pettegolezzi sul suo rapporto con l’erede al trono. Infondati, ma…»
Il Šarkumaar la spinse sotto il porticato, lontano da occhi indiscreti. La mano si abbatté contro la parete a un centimetro dal suo viso.
«Quali!?»
Ishwin sussultò, presa alla sprovvista. Si riebbe in fretta, assuefatta alle maniere sgarbate di Rhenn: il minore era dello stesso sangue, sarebbe mutato soltanto il corpo che l’avrebbe penetrata e il seme che l’avrebbe ingravidata. Non l’obiettivo.
«Che la giovane straniera sia la sua amante.»
«Ridicolo.»
La fissò impenetrabile. Eppure fu certa che la scalfittura si stesse allargando.
«Vi domando venia. Come avete ribadito, il mio è un compito sgradevole. Ma vi prego di riflettere su quanto vi ho esposto a nome del nostro dio. Non esitate a chiedere di me in qualunque momento. Vi riceverò anche di notte.»
Ma tu guarda.
«Lo farò.»
 
Mahati osservò il primo sole inabissarsi tra le dune. Sistemò i finimenti del vradak e balzò in sella, incurante del sopraggiungere della notte.
«Una vipera travestita da colomba, eh Fyratesh?»
Spronò il predatore nel cielo arancio. Quella Ishwin non gli era mai piaciuta, il contatto ravvicinato aveva contribuito a rafforzare la sensazione sgradevole.
Un’abile cospiratrice, che sfrutta il ruolo sacro di cui è investita. Devo solo decidere se è anche la sgualdrina di mio fratello.
Le affermazioni ambigue erano un invito sottinteso e lo portavano a pensare che tra lei e Rhenn fosse avvenuta una frattura: l’alleanza con il principe della corona - si infilasse o meno tra le sue gambe - era da preferirsi all’amicizia del secondogenito. Voleva meditare sulla possibilità di gestire la situazione a proprio vantaggio, così aveva dominato l’istinto di metterle le mani al collo.
Tranne quando ha tirato in ballo Yozora.
La reazione era stata viscerale: nonostante sapesse che l’accusa di infedeltà era falsa, la possibilità che l’Ojikumaar avesse messo gli occhi su di lei scatenando l’astio della pithya, era concreta. Forse l’ambizione e la politica non c’entravano nulla e si trattava solo della ripicca di una femmina gelosa. Mancava però la prova schiacciante della relazione adulterina di Rhenn. Sarebbe stato semplice dimostrare che gli artigli di Ishwin erano velenosi, ma ciò non avrebbe incolpato suo fratello.
Se fossi Belker, a quella serpe travestita non rivolgerei la parola neppure per sbaglio. Figurarsi concederle una profezia.
Pensare che la sacerdotessa adattasse le divinazioni apriva nuovi spiragli e gettava una luce sinistra sulla propria costante assenza dalla capitale.
Difficile credere che Rhenn non ne sia al corrente.
Forse lei lo ricattava, non era la sua amante ma ne conosceva l’identità.
«Troviamoli, Fyratesh.»
Continuò a volare dopo il crepuscolo, guidando il vradak grazie alla visione notturna.
 
 
Manawydan percepì le essenze immortali penetrare il suo regno multiforme. Si domandò quale ragione spingesse i suoi pari a raggiungerlo negli abissi. Di solito gli incontri avvenivano in territorio neutrale, per necessità: non amava frequentare la reggia celeste come gli altri evitavano di sentirsi indesiderati tra i suoi flutti.
Che il principe Kalemi abbia bisogno del dio del Mare in mancanza del suo potente tutore?
Non conosceva a fondo il giovane re, che tutti descrivevano come capace e deciso.
L’unica certezza era quella di fastidiosi guai in arrivo, cui non si sarebbe potuto sottrarre. Era sempre stato neutrale, le dispute tra divinità non lo interessavano, l’unico in grado di provocarlo era Irkalla. Ma l’eventualità era da scartare.
Sedette solenne sullo scranno ornato di adularie e lapislazzuli. Avrebbe accolto gli ospiti con la magnificenza degna del suo impero oceanico. Sulla fronte corrugata comparve il diadema di corde e perle nere, indossò agli avambracci le decorazioni opalescenti, le collane di pietre scintillarono sulla pelle bronzea del petto. La spada di corallo nero al fianco sinistro era un monito silenzioso.
Elkira ed Eenilal si presentarono nella sala blu.
«I nostri rispetti, dio del Mare.»
«Deciderò se accettarli in base alle ragioni della vostra presenza. L’usanza di farsi annunciare è andata perduta nei meandri del tempo o siete voi giovani Immortali a essere privi di buona creanza?»
I due inviati divini sostennero il lampeggiare degli occhi grigioverdi, che non aveva nulla da invidiare a un annuncio di burrasca.
«Lungi da noi arrecarti disturbo» restituì Eenilal «La circostanza non ha concesso le debite formalità. Portiamo il saluto di mio fratello.»
«Cosa desidera da un dio selvatico?»
Elkira espose la questione senza mezzi termini, ponendo l’accento sull’urgenza e dipanando buona parte dell’ostilità pregressa dell’interlocutore.
«Sappiamo che non sei uso schierarti, Manawydan, e non ti chiediamo di mutare stile. Soltanto di illuminarci con la tua saggezza, affinché scongiuriamo l’eclissi che porterà Belker a soggiogare l’ovunque. Anche il tuo dominio è in pericolo.»
Il dio del Mare passò le dita tra le ciocche intrecciate, che viravano tra il bianco e l’azzurro a sfiorargli le spalle muscolose. Sul viso corrucciato si diffuse un’ombra di apprensione, ma non tentennò.
«Gli oceani sono sopravvissuti ad altro.»
«Il male ha messo radici nel tuo regno e da lì germoglierà. Suppongo non desideri l’intromissione del Distruttore» rimbeccò serafico Eenilal.
L’antico dio si erse maestoso sul seggio.
«Siete davvero sfacciati, per tutte le ere! Ma vi do atto, possiamo fare a meno di lui.»
Elkira scambiò un sogghigno con il compagno, che aveva toccato la corda giusta.
Il dio del Mare scese gli scalini scolpiti nella roccia.
«L’apeiron è inviolabile. Nessuno è in grado di sopravvivere nell’abisso primigenio o di avvicinarvisi senza che io, unico che dall’eternità lo preservo, ne sia al corrente. Figuratevi profanarlo impunemente. Non ho percepito variazione, siete certi che Belker si nasconda lì?»
«No. È un’ipotesi del divino Custode.»
«Di Reshkigal?» esclamò il sovrano marino con evidente rispetto «Allora la questione cambia. Non ricordo abbia mai commesso un fallo, neppure quando le sue decisioni sono sembrate assurde o esecrabili.»
«Confidando nelle tue doti, non resta che una domanda. Esiste un elemento in grado di ingannare la Chiave Oceanica? Qualcosa che non sconvolga il luogo primordiale e lo faccia apparire integro?»
Manawydan si pizzicò il mento con improvvisa ansietà.
«Non una. Un insieme arduo da creare, soprattutto per il dio della Battaglia.»
«Lo abbiamo sottovalutato a sufficienza. Le epharat che lo servono conoscono ogni dettaglio, sono essenze arcaiche e primitive, votate a lui dalle origini del cosmo. Sono sempre un passo avanti a noi.»
«Ma sono crudeli e sanguinarie, vivono nel fuoco, non nell’acqua. Mmh, lo escludo!»
«Potresti spiegarti?» borbottò Elkira «Non riveleremo i tuoi segreti.»
«Sarebbe necessaria l’acqua per ingannare l’acqua e la quiete per mimetizzarsi nella pace dell’apeiron. Senza dimenticare l’amore, che è scintilla di ogni esistenza. Belker è fuoco, rabbia e odio atavico… l’opposto di ciò che compone l’abisso primigenio e le sue guerriere hanno la medesima indole. È irrealizzabile, verrebbero respinti e la Chiave impedirebbe loro qualunque mossa.»
Eenilal sgranò gli occhi rosa, folgorato da un’improvvisa intuizione.
«Acqua? Qualunque?»
«Che sia congelata o scorra libera, salata o dolce non cambia.»
«Oh, per tutti gli evi!» sbottò Elkira.
«Mia sorella!»
«Azalee?» eruppe Manawydan «Non può aver perso la testa a tal punto!»
«Sì, ma può averla ingannata.»
«In tal caso abbiamo un dannato problema.»
«Dobbiamo raggiungere l’apeiron, Manawydan! Non c’è un istante da perdere!»
«La fai semplice, ragazzo! Posso portarvi laggiù, ma pensate convenga affrontare impreparati l’Immortale che incarna la guerra?»
«Tornerò al pantheon per informare Kalemi» disse Eenilal «Cercherò Azalee e non mi farò commuovere dalle sue lacrime. Voi attendete qui ed elaborate un piano. Non negare il supporto, dio del Mare, chi lo rifiuterà sarà considerato un nemico. Sai che mio fratello non tollera disinteressamento.»
«Certo, sarò lieto…»
Il dio della Luce sparì in un’effusione del suo elemento, prima che l’interpellato esprimesse il benestare.
«Diamine, non pensavo fosse tanto spiccio. Chi sta dalla vostra?»
«Tasmi e Valarde. Lei si sta occupando dei Khai.»
«I maledetti discendenti di Kushan sono sempre in mezzo al sangue! Irkalla avrebbe dovuto sterminarli eoni fa, mi domando cosa lo trattenga dall’intervenire!»
«Lo sai benissimo.»
Manawydan sbuffò e indicò una direzione, impugnando la Chiave Oceanica.
 
   
 
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