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Autore: acciosnape    30/12/2021    0 recensioni
Ricordava la figura maschile dal completo scuro, gessato, elegantissimo e probabilmente anche costosissimo seduta al fianco sinistro del letto, dove riposava un giovane Sherlock stremato dai sedativi e le mille domande che si pose e che vennero esaudite non appena la figura si alzò e si presentò.
[ Mystrade ispirata ad un roleplay. ]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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File 16.

“ Credevo avessi detto niente più matrimoni. ”

« Tra qualche ora sarò di nuovo libero. »
Disse Greg, afferrando la maniglia della portiera della propria auto ed entrando, sospirò. Non che fosse particolarmente agitato o che altro, ma quella era l'inizio di una giornata importante, il capitolo finale della sua vecchia vita, stava per essere scritto. Si voltò a fissare Mycroft, che con eleganza, stava stirandosi i pantaloni del completo con un gesto della mano.
« Piuttosto, te la senti di venire? »
Nonostante si fosse quasi completamente ripreso, il lato premuroso di Gregory lo costrinse a preoccuparsi più del dovuto, creando sul volto di Mycroft, un'espressione seccata, ed infatti sospirò anch'egli.
« Io
devo venire, Gregory, altrimenti passeresti tra quindici anni. »
« Eddai, guarda che non ne ho di ripensamenti. »
Si affrettò ad allacciare la cintura, accennando un sorrisino sarcastico; come avrebbe potuto avere ripensamenti? Soprattutto dopo l'ultima volta in cui aveva visto la ex moglie nel suo appartamento.
« Oh, ma non sei tu il problema, infatti. »
Quella parvenza di calma che Gregory aveva accumulato durante il viaggio svanì, non appena mise piede fuori dall'auto, di fronte a quell'imponente edificio vittoriano. Puntuali come un orologio svizzero, se non con qualche minuto di anticipo sulla tabella di marcia di Mycroft, si trovarono in quella che era la hall della Corte di Giustizia di Londra; Lestrade parve come imbambolato a guardarsi in giro, vuoi per la solennità del posto, vuoi per i mille pensieri che stavano sovrappopolando la mente dello yarder.
« Rilassati, Gregory, devi solo mettere un paio di firme. »
Oramai per Mycroft era come un libro aperto, ciò che provava, il politico riusciva a leggerlo senza alcuna fatica: se aveva un problema, Mycroft aveva già la soluzione, lì, pronta per lui. Si inumidì velocemente le labbra con la lingua prima di proferire parola, guardando il compagno dritto in volto, domandandosi perfino se qualcuno lì dentro sapesse della loro relazione.
« Credo che andrò in bagno. »
Così come lo aveva adocchiato, cercò di scattare verso la toilette, ma prontamente Mycroft lo fermò delicatamente per un braccio, facendo poi scivolare la mano in una silenziosa carezza fino al polso. La tensione di Gregory la si poté notare perfino nel modo in cui aveva annodato la cravatta, che prontamente il maggiore degli Holmes gli sistemò con un semplice gesto, guardandolo poi negli occhi.
« Ho detto
rilassati. Non ti fidi di me, Gregory? »
Solo con un semplice sguardo, Lestrade gli fece capire che se avesse potuto, gli avrebbe lasciato prendere ogni decisione della sua vita, donato tutto sé stesso, per quanto si fidasse del politico. Sospirò, quando Mycroft gli lasciò la cravatta, mentre quest'ultimo tirò fuori il suo immancabile orologio da taschino.
« Allora stai tranquillo. Dobbiamo andare. »
Dopo un ultimo sguardo d'intesa, Mycroft, seguito da Gregory, si diresse verso l'aula giudiziaria, in cui Mycroft non mancò di salutare nessuno dei presenti, avvocati, giudici e conoscenti che fossero. La sensazione che stava accompagnando lo yarder ora era la stessa che una persona percepisce gli istanti precedenti una prova molto, molto ostica: nausea, torcimento dello stomaco, disagio. In pochi istanti, Mycroft divenne solennemente professionale; non ricordava molto bene se lo avesse mai visto all'opera, nonostante non fosse il suo campo, eccezion fatta per la parlantina fluente: aveva l'attenzione di chiunque in quell'aula, con quella sua aria seriosa, decisa e... imponente.
La tensione di Gregory si allentò appena, quando il giudice gli diede il permesso di parlare, cominciando a descrivere tutti i documenti che aveva di fronte e ad elencare tutti i motivi per cui erano finiti dinanzi al giudice stesso. Non si lasciò neppure intimidire dall'avvocato difensore, che parve essere addirittura più minaccioso del suo vecchio superiore.
Quando il giudice decretò la sentenza del divorzio, e Gregory scrisse finalmente la parola fine di quel terribile capitolo, si sentì infine
libero.
« Non voglio sentir parlare di matrimoni per i prossimi dieci anni. »
In seguito ad una passeggiata ristoratrice lungo il Tamigi, si diressero infine verso quella che da un bel po' di tempo era diventata la loro casa: Pall Mall, in cui Lestrade, la prima cosa che fece una volta abbandonato il cappotto sull'appendiabiti all'ingresso, fu quello di prendere posto sul divano in salone, sul suo viso era stampata un'espressione appagata; Mycroft non fece in tempo a raggiungerlo, che il suo cellulare squillò e di conseguenza si dileguò nel suo ufficio.

*

« Sei silenzioso. »
Era ormai sera, quando Greg decise di andare a disturbare il silenzio di Mycroft, perso ancora una volta in qualche stanza del suo Mind Palace. Da quando aveva terminato la telefonata non aveva più spiccicato parola, né con lui, né tanto meno con i domestici, andandosi a rintanare sulla propria poltrona di fronte ad un camino spento; nell'aria vi era una sottile linea che separava la tranquillità dalla tensione e l'Ispettore la fiutò. Si avvicinò, poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla, come fosse una carezza, un silenzioso “ io sono qui. ”.
« Credevo avessi detto “niente più matrimoni”, Gregory. »
Accennarono un sorriso a vicenda, nonostante Mycroft avesse tenuto gli occhi chiusi, ancora nel suo Palazzo Mentale. Il campanello d'allarme cominciò a suonare nella testa di Lestrade nel momento in cui vide il compagno congiungere le mani al mento con l'espressione seriosa, non poté fare a meno di guardarlo accigliato, cercando di studiarlo. Che si fosse pentito di essersi messo così tanto in mezzo? Mille pensieri si impadronirono della testa di Greg, perché per lui Mycroft era ancora un enigma. Schiarì la voce, andandosi ad appoggiare contro il lungo tavolo del salone, incrociando poi le braccia.
« Ti va di parlare un po'? »
In tutta risposta, Mycroft sciolse le mani ed aprì gli occhi alzandosi, destandosi dai suoi innumerevoli pensieri; si sistemò il completo raddrizzandosi appena la cravatta, senza ricambiare lo sguardo che Lestrade aveva legato a lui.
« No, non mi va. »
La risposta spiazzò lo yarder; insomma non che si aspettasse chissà che cosa, considerando il fatto che il campanello d'allarme ormai trillava come non mai, ma non ebbe neppure il tempo di elaborarlo quel pensiero, poiché la conferma che qualcosa non andasse, si palesò di fronte al suo sguardo: la quantità di liquore che Mycroft stava versandosi, era ben differente dalla solita. D'impulso cambiò posizione, rimanendo però ancora poggiato contro il tavolo, con lo sguardo più accigliato che mai.
« Non vorrei fare il pignolo, ma quel brandy mi pare troppo, Mycroft. Stai anche prendendo degli antibiotici. »
Non ottenne che silenzio. Bisognava scoprire che cosa non andasse e per Lestrade questa era ancora un'impresa ardua, considerando che fosse come parlare contro un muro.
« Mi dici che diavolo hai? Pensavo fossi... – fece una breve pausa – contento per quanto successo stamattina! »
Silenzio. Gregory si rese conto
di aver alzato un po' troppo la voce, notando la reazione del compagno, il quale portò la mano libera sul volto, stringendosi gli occhi. Decise di fare qualche passo in avanti, intenzionato ad andare a levare il bicchiere dalle mani del maggiore degli Holmes.
« Myc – »
« Dio, Gregory! Puoi stare
un secondo in silenzio?! »
Si voltò verso Lestrade con sguardo furente, facendo bloccare l'Ispettore nella posizione in cui era, con una mano tesa verso di lui; quest'ultimo rimase interdetto, con la bocca semi aperta, in attesa di poter terminare una frase, invano.
« Ogni volta che ho qualche cosa che non va, inizi a chiedere che cosa mi affligge, quando vorrei essere semplicemente io stesso a sparire da questo Paese! »
Levò il ferma cravatta ed infine la slegò con fare nervoso, abbandonandola sulla credenza, al fianco della bottiglia di liquore, sbottonando perfino due bottoni della camicia.
« Verso di me è sempre tutto un “Bravo Signor Holmes!”, “Perfetto, Holmes.” “Bel piano, Signor Holmes”; poi arrivi a frequentarti un po' troppo con qualcuno e ti fanno fuori! E tutto questo senza che io possa anche solo negarlo! »
Poi ebbe quello che i comuni mortali generalmente chiamavano scatto d'ira: lanciò nel camino il bicchiere, il quale naturalmente si ruppe in mille pezzi e Greg ringraziò il cielo che quello fosse spento. Colpito da quanto successo, lo yarder non sapeva nemmeno per cosa di più: anche Mycroft quando si arrabbiava sul serio aveva reazioni quantomeno umane? O il fatto che nel proprio lavoro gambizzassero chiunque avesse una sorta di relazione? Che stronzata; fece per aprir bocca, ma non sapendo neppure cosa dire, se non un futile “mi dispiace”, la richiuse. Non dissero più una parola, Mycroft compreso, che nuovamente in sé, sospirò pesantemente, avvicinandosi poi ai cocci di vetro, seguito da Lestrade, che strinse le labbra, pulendo il pavimento dal liquido ambrato schizzato dal camino, pensando a quante sterline se ne fossero appena andate, tra liquore e calice di cristallo.
Quando finalmente riuscirono ad avere una conversazione normale, erano ormai a letto. Mycroft dopo essersi scusato della propria reazione, cominciò a raccontargli della telefonata avuta con il collega. Non gli raccontò proprio tutto, ma quanto bastò per far capire a Gregory quanto avvenuto.
« Domani a lavoro voglio parlare di questa situazione, almeno a quelli più vicini a me. Anche se... non c'è molto da dire. »
La schiena di entrambi poggiata contro lo
schienale del letto, la mano di uno che silenziosamente cercava l'altra, che non faticò a trovare intrecciandone poi le dita.
« D'accordo. A patto che tu però non reagisca più come stasera. »
Le labbra di Lestrade posarono un lievissimo bacio sul dorso della mano di Mycroft, prima di lasciarla. Quest'ultimo accennò un lieve sorriso, distogliendo lo sguardo, posandolo sulla libreria ai piedi del letto.
« Altrimenti? – accennò vagamente un sorriso – Arresterai il signor Webber? »
L'Ispettore non rispose e corrucciò appena lo sguardo, non appena Mycroft nominò il collega, o chiunque fosse per lui. Nell'arco della serata non lo aveva mai nominato, ma quando lo fece, Greg non poté fare a meno di registrarlo nella sua mente.
Perché?

   
 
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