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Autore: _Glaucopis_    31/12/2021    0 recensioni
[Arcane]
Il racconto della nascita di Powder.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte Vi non dormì. La levatrice, un’anziana che sembrava poter essere ridotta in polvere da un alito di vento, che ormai non riusciva a vedere a un palmo dal naso e che talvolta dimenticava perfino chi fosse, era arrivata poco prima di mezzanotte, accompagnata da una ragazzina che aveva preso come apprendista giusto quella mattina. I suoi genitori avrebbero preferito un’altra persona, soprattutto perché qualche anno prima, assistiti dalla stessa levatrice, erano stati sul punto di perdere la primogenita, ma da loro non c’erano altri, e non avrebbero mai potuto pagare un medico di Piltover.

“A quegli stronzi cosa importa se i miei figli rischiano di morire ancora prima di essere nati?” aveva detto sua madre pochi giorni prima, in uno di quei momenti in cui non ne poteva più di tenersi tutto dentro ed esplodeva “Tanto l’importante è che i loro stiano bene, no? Se i loro bambini stanno bene, allora non ci sono problemi in questo mondo”

Il padre di Vi, la levatrice e la sua apprendista avevano raggiunto la partoriente, che già imprecava per il dolore e le scongiurava piangendo di far uscire il nascituro subito e tutto intero. Alla bambina era stato raccomandato di restare nella sua cameretta, che in realtà era anche la cucina, e aspettare l’arrivo del fratellino o della sorellina. Le mura però erano sottili, e Vi sentiva tutto: i passi del papà che andava su e giù e batteva continuamente il piede, la sua voce quando cercava di rassicurare e incoraggiare la moglie, quella dell’assistente dell’ostetrica che chiedeva soccorso a tutti gli dei che conosceva e diceva di non essere più tanto sicura di voler fare quel lavoro, la levatrice che ordinava a tutti di darsi una calmata perché tanto c’era lei, che sapeva cosa faceva. Più di tutto sentiva la sua mamma che gridava, piangeva e pregava che finisse tutto subito, perché non ne poteva più, non aveva più forze, e quando la sentì dire “Io non voglio morire, non voglio, non voglio!” con quella voce rauca e disperata, Vi sentì che anche lei avrebbe potuto morire da un momento all’altro. Le sembrava di averla davanti la sua mamma, tutta sudata, immersa nel sangue e nel sudiciume, con quella strega che le stava facendo chissà cosa e che se la sarebbe potuta portare via chiusa in una cassa di legno.

L’apprendista, mandata a prendere dell’acqua e a scaldarla, si ritrovò davanti la bambina rannicchiata in un angolino, bianca come un lenzuolo, con gli occhi spalancati come se avesse visto un fantasma.
“Non preoccuparti” le disse, cercando di tranquillizzarla, sebbene neanche lei sapesse esattamente cosa stesse accadendo “È solo un parto, nulla di che”
“Questo non è nulla di che?” fece Vi “Io non partorirò mai!”
“Non manca molto, comunque” le assicurò la ragazza prima di tornare dalla partoriente. In realtà, il nuovo membro della famiglia si fece attendere ancora per molte ore, l’ansia cresceva, tutti erano stanchi, e l’apprendista dovette svegliare l’ostetrica un paio di volte. Quando, finalmente, un nuovo pianto si udì nella casetta, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Tutti tranne l’ostetrica, che si limitò a dire “Visto? Visto che so quello che faccio?”
Il papà, raggiante nonostante la stanchezza, prese la figlia maggiore per mano. “Sei pronta a incontrare la tua sorellina?”. Vi annuì senza dire niente, e si lasciò condurre nella camera dei genitori. La mamma era sul letto, esausta ma ancora viva e vegeta, e guardava con gli occhi che brillavano il fagotto che stringeva a sé, da cui provenivano strilli che rischiavano di spaccare i timpani. “Vi!” esclamò, alzando lo sguardo “Siediti qui, tesoro. Ti presento la tua sorellina. Si chiama Powder. Vuoi tenerla in braccio?”

Quando la neonata vide il viso di Violet, come per incanto, il pianto cessò.
“Ciao, Powder” disse Vi dopo qualche secondo di meraviglia, cullando quella creaturina che le sembrava tanto fragile quanto forti erano le sue grida “Io sono Vi. Sei piccolina, sai? Sei piccola piccola. Però non devi avere paura, perché io sono grande, ci penserò io a te, e poi ti insegnerò quello che so, e sarò sempre con te”
Nonostante la stanchezza, Vi non si mosse dalla stanza, e vegliò sulla nuova arrivata come un’attenta custode fino a quando il sonno non ebbe la meglio su di lei.

-
Nella cella fredda e buia, lei era sempre davanti ai suoi occhi. Non passava momento senza che la sentisse piangere e urlare il suo nome, e supplicarla di tornare indietro, perché aveva bisogno di lei. La sua Powder aveva bisogno di lei, aveva bisogno della sorella maggiore che avrebbe dovuto prendersi cura di lei, restare sempre al suo fianco. Vi invece l’aveva abbandonata. Forse Powder non c’era più, e la colpa era solo sua. L’aveva abbandonata.
 
   
 
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