Si sforzò di riportare alla mente l’incontro con quel giovane, che era indubbiamente una divinità: l’aveva abbagliata con un’estatica visione di creature immortali che cantavano e danzavano, così colorata e vivace da incantarla e incatenarla a loro. Succosi grappoli d’uva e carnosi pampini portava con sé, intrecciati tra i rossi ricci, e quella bevanda che lei aveva assaggiato prima dalla sua coppa, poi dalle sue mani e, infine, dal resto delle sue membra.
Arianna, in ginocchio tra il terriccio e l’erba, alzò lo sguardo sui suoi occhi e, d’un tratto, non le importò più di nulla.
[Avvertimenti: Esibizionismo]