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Autore: Spoocky    31/12/2021    1 recensioni
Post 8x11 "Il dono", Doggett è stato riportato in vita dalla creatura succhia anime. Skinner lo aiuta a riprendersi.
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Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Doggett, Walter S. Skinner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Disclaimer: i personaggi appartengono agli aventi diritto (quindi non io), questo è un mero esercizio di fantasia non a scopo di lucro.
La prima battuta è tratta dall'episodio 8x11 di "X-Files" e non ne accampo i diritti.


Buona Lettura ^^

“In tutti questi anni, nessuno ha intuito dove potesse arrivare. Le ha succhiato via la morte. Ora è libero, grazie a lei.”
Quelle parole colpirono Doggett come un fulmine a ciel sereno.
Sopraffatto dallo shock, l’agente arretrò di colpo. Tentò di alzarsi in piedi ma le gambe gli cedettero e crollò a terra, sopraffatto da nausea e capogiri.
Tutto divenne improvvisamente buio.
 


Quando riprese i sensi doveva essere passato del tempo, perché quando si riebbe qualcuno lo aveva lavato con cura, togliendo ogni traccia di terra e di quella sostanza mucillaginosa che la creatura aveva lasciato sul suo corpo.
Aveva appena iniziato ad orientarsi quando il vicedirettore Skinner irruppe come una furia nel tunnel: “Santo cielo! Agente Doggett, come si sente?”
Prima che John potesse dire nulla, l’uomo gli fu addosso e stese il proprio cappotto sul suo corpo nudo, restituendogli almeno un po’ di dignità. Poi gli fece passare un braccio intorno alle spalle e, con la mano libera, gli prese il gomito: “Riesce a mettersi seduto?”
“Credo di sì. Sì.”
“Lasci che l’aiuti. Ecco, così. Piano. Piano.”
Ancora in preda alle vertigini, Doggett dovette appoggiarsi al corpo del superiore per tenersi dritto: “Come mi ha trovato?” sussurrò.
“Lo sceriffo ha confessato tutto. Quando però sono arrivato dove l’avevano seppellita, il suo corpo non c’era. Così ho capito che doveva essere qui.”
“Mi hanno seppellito?” Balbettò Doggett, sconvolto.
Skinner si rese conto di muoversi su una china pericolosa, e rivolse lo sguardo alla guardiana della creatura: “Lei era qui, ha visto tutto. Può confermare?”
La donna annuì, senza aggiungere una parola, e Doggett si sentì sprofondare: “Allora è vero. Oh! Oddio!”
L’agente si sentì mancare e crollò tra le braccia del suo superiore, che lo sorresse e lo lasciò sfogare, stringendolo a sé come era solito fare con i suoi sottoposti in momenti simili. Momenti che, purtroppo, stavano diventando sempre più frequenti.

A poco a poco i brividi ed i singulti che scuotevano il corpo di John scemarono e riuscì a riavere ragione di sé.
Skinner non fece commenti sulla crisi appena passata, si limitò a sistemargli il cappotto addosso, come fosse una coperta isotermica: “Usciamo di qui, coraggio. Ce la fa a camminare?”
Doggett annuì e il vicedirettore lo aiutò a tirarsi in piedi.
La risalita dei tunnel fu lenta e difficile. Più volte John si sentì mancare ed ebbe bisogno di aggrapparsi a Skinner per non cadere.
Il vicedirettore dovette tirarlo di peso fuori dalla botola che sfociava nel cottage della guardiana.
Allora apparve evidente che l’agente non fosse in grado di fare un altro passo da solo: Marie Hangemuh si era ripresa subito, ma lei non era stata riportata in vita da morte certa. I danni al corpo di Doggett erano più gravi e ne dedussero che sarebbe occorso più tempo perché si ristabilisse.

John Doggett uscì quindi dal cottage nello stesso modo in cui Marie ne era uscita il giorno prima: nudo e inerme, tra le braccia dell’agente che lo aveva soccorso, avvolto nel suo cappotto.
Fedele al suo orgoglio di ex-marine, Skinner non fece trasparire un’oncia della fatica che gli stava costando trasportare un uomo adulto a peso morto sulle braccia. Solo quando ebbe deposto Doggett sul sedile del passeggero della sua macchina, ed ebbe chiuso la portiera, si concesse un sospiro esausto e s’asciugò il sudore dalla fronte.
Si accomiatò calorosamente dalla donna, ringraziandola per il prezioso aiuto, e s’infilò al posto di guida.
Nel controllare che la cintura di sicurezza del passeggero fosse allacciata, s’accorse che Doggett si era addormentato, rannicchiato sul sedile e con la testa ciondoloni sulla spalla.
Abbassò con delicatezza lo schienale, per farlo stare quanto più comodo possibile, e accese il riscaldamento: era ormai inverno inoltrato e di certo non gli avrebbe fatto bene essere esposto al freddo della notte.
Diede un’ultima occhiata all’agente addormentato, accertandosi che stesse bene, poi mise in moto e s’inoltrò nella notte.
 


“Agente Doggett? Si svegli agente Doggett. Siamo arrivati.” Skinner continuò a scuotere con fermezza il sottoposto, finché questi non sollevò la testa, sbattendo le palpebre assonnato.
Doggett riconobbe alle spalle del vicedirettore il motel dove alloggiavano e fece per alzarsi dalla macchina.
Subito Skinner si chinò su di lui e lo aiutò a rimettersi in piedi tenendo chiuse le falde del cappotto per evitare che prendesse freddo: “Ce la fa a camminare? Sono solo pochi passi.”
“Sì. Credo di sì.”

Pur scalzo, e sorretto dal vicedirettore, Doggett riuscì a percorrere la breve distanza che lo separava dalla stanza. Una volta all’interno, però, si guardò intorno smarrito: “Questa non è la mia camera.”
“No, infatti.” Confermò Skinner “E’ la mia.”
“Come sarebbe, scusi?”
Il vicedirettore mise le mani avanti, cercando di tranquillizzarlo: “Lei ha appena vissuto un’esperienza assurda. È ancora sconvolto e, per quanto ne sappiamo, potrebbe manifestare degli effetti collaterali di cui non siamo a conoscenza. Non posso, in tutta coscienza, lasciarla da solo. Guardi, mi sono permesso di portare qui le sue cose.” Indicò il borsone da viaggio dell’agente “Vada a farsi una doccia calda: ha tutta l’aria di averne bisogno.”
Rendendosi conto di non indossare altro che il cappotto, pur ben chiuso, del superiore, Doggett s’affrettò a raccogliere un paio di boxer puliti, la maglietta ed i pantaloni del pigiama, per poi chiudersi in bagno.

Ne riemerse quasi mezz’ora dopo, vestito e con i capelli ancora umidi.
Dovette poggiarsi allo stipite della porta del bagno, in preda ad un altro attacco di vertigini.
“Tutto bene?” S’informò preoccupato Skinner, anch’egli già pronto per la notte.
Doggett si stropicciò gli occhi con una mano ma annuì: “Non si preoccupi. Sono solo stanco.”
“E’ comprensibile.” Lo rassicurò il vicedirettore “Si stenda, su, e si faccia una bella dormita. Il caso è chiuso e possiamo rientrare con calma domani.”
Doggett non si sentì di dargli torto e fece per avviarsi verso il divano, ma il superiore lo fermò: “Cosa cerca di fare? Si metta a letto, su.”
“Ma per favore! Non posso certo usare il letto in camera sua.”
“Non mi costringa ad ordinarglielo.” Gli sorrise il vicedirettore, paterno “Con quello che ha appena passato il minimo che possa fare è lasciarla dormire in un letto come si deve e non sul divano.”
“Ma lei, scusi?”
“Non si preoccupi. Io starò benissimo sul divano.”

Troppo stanco per insistere oltre, Doggett cedette.
Augurata la buonanotte al superiore, s’infilò sotto le coperte. Era talmente sfinito che s’addormentò non appena pose il capo sul cuscino.
Accertatosi che stesse dormendo, Skinner gli aggiustò addosso le coperte, rimboccandogliele sulle spalle, perché fosse ben riparato e comodo.
Infine recuperò una coperta e s’accomodò su una poltrona nell’anticamera, da dove poteva controllare il sonno del suo agente, che sembrava riposare sereno, rannicchiato su un fianco.
Mulder era scomparso, rapito da un’astronave e portato chissà dove per motivi che, forse, non avrebbero mai scoperto.
Scully era in ospedale per una minaccia d’aborto.
Non poteva fare nulla per loro e solo per un miracolo non aveva perso Doggett, che solo poche ore prima era stato letteralmente ammazzato a tradimento sotto il suo naso.
Non aveva potuto salvarli, poteva solo cercare di raccogliere i cocci.
Sapeva già che non avrebbe chiuso occhio quella notte. Sarebbe rimasto in silenzio a vegliare sull’agente addormentato. Non lo avrebbe lasciato solo in preda agli incubi.
Quello poteva farlo e nemmeno un’orda di astronavi sarebbe riuscita a tirarlo via da lì.

- The End -

 
  
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