Film > Alexander
Ricorda la storia  |      
Autore: Icegirl592    31/12/2021    0 recensioni
La notte prima di entrare a Babilonia, Alessandro ed Efestione condividono alcuni momenti insieme, lontani dall'esercito, tra ricordi passati e speranze future.
One-shot partecipante alla Maritombola 12, indetto da "Lande di Fandom". Prompt: "Questa città si affaccerà, quando ci vedrà giungere” (Måneskin, Torna a casa).
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

N/A: Questa storia partecipa alla Maritombola 12, indetta da Lande di Fandom. Non scrivevo da ormai tanto tempo e questa challenge è stato lo sprone giusto per provare a ricominciare, almeno con le one-shot. Oltre al prompt, ciò che mi ha dato ispirazione è un video che avevo creato qualche tempo fa (vi lascio il link in fondo alla storia, se qualcuno avesse piacere di vederlo). Buona lettura!

A MILLION DREAMS

Prompt 5: “Questa città si affaccerà, quando ci vedrà giungere” (Måneskin, Torna a casa)

Ship: Alessandro ed Efestione

Parole: 1642

Per vincere una battaglia, è necessario avere coraggio, preparare una strategia, a volte fare anche affidamento su un pizzico di fortuna, ma, sopra ogni cosa, è fondamentale conoscere il proprio avversario.

Efestione se lo era sentito ripetere infinite volte a Pella quando, prima bambino e poi giovane uomo e futuro guerriero, era stato educato nell’arte bellica e della lotta dal maestro Leonida e da Aristotele, ma non avrebbe mai immaginato che quegli insegnamenti si sarebbero rivelati preziosi anche in contesti non prettamente militari. Lo aveva scoperto negli anni, man mano che il rapporto con Alessandro diventava più intimo e profondo. Nella sua ingenuità adolescenziale, si era illuso di poter essere sempre, se non l’unico, almeno il primo dei suoi amori. Finché si era trattato di competere con altre persone, uomini o donne che fossero, era andata bene (sotto certi aspetti, aveva superato persino Olimpiade, la madre del suo compagno), ma quando sull’orizzonte del principe aveva cominciato a profilarsi la possibilità di nuove terre da conquistare e di mondi sconosciuti da scoprire ed esplorare, Efestione aveva cominciato a temere di aver infine trovato il suo degno rivale.

Non era raro che, dopo uno dei loro amplessi (anche quelli più intimi e passionali), Alessandro partisse con la mente verso luoghi lontani, sogni agognati, speranze travolgenti, che potevano anche portarlo a cominciare a divagare come ipnotizzato sul futuro oppure, se tali pensieri lo emozionavo ed eccitavano in modo particolare, gli saltava addosso per sfogare l’ardore che si era impossessato di lui.

All’inizio, Efestione aveva provato fastidio quando questo avveniva e aveva cercato di farlo notare al suo compagno, ricevendo in cambio talvolta un sorriso di scherno e compassione, talvolta un fastidio altrettanto presente, se non addirittura più accorato, che portava a discussioni anche accese e a silenzi imbronciati di ore o addirittura giorni.

Con il tempo, dunque, il giovane ateniese aveva imparato a conoscere il suo rivale, ovvero il desiderio di conquista e di scoperta che, di tanto in tanto, si impossessava di Alessandro. Se quest’ultimo sognava ad occhi aperti, lo sguardo fisso sull’orizzonte o sul soffitto della loro stanza, lui lo lasciava fare per qualche minuto, poi richiamava la sua attenzione, invitandolo a renderlo partecipe dei suoi viaggi immaginari. Allora, quando il principe cominciava a raccontargli nel dettaglio ciò che si immaginava e, in qualche modo, lo portava con sé, non solo tornavano sulla stessa lunghezza d’onda, ma condividevano insieme la strada. Infatti, a poco a poco, Efestione aveva cominciato ad appassionarsi a quei piani, a quei progetti che sembravano immensi e sconsiderati per i comuni mortali, ma per due ragazzi con il mondo in mano e una vita davanti apparivano come vicinissimi e raggiungibili. Bastavano un po’ di impegno e di sacrificio e, ne erano sicuri, sarebbero riusciti a realizzarli.

Quelle fantasticherie spensierate che occupavano le loro notti erano presto diventate padrone anche dei loro giorni e li avevano accompagnati per anni. Efestione aveva anche cominciato a dare il suo contributo, sotto forma di suggerimenti, osservazioni, anche critiche se necessario, qualunque cosa per rendere ancora più perfetto e praticabile il sogno di un mondo unito sotto una stessa libertà. Alessandro lo ascoltava ogni volta, interessato, mai offeso o indispettito, all’apparenza grato di ricevere ed ascoltare pensieri diversi dai suoi (d’altronde, è nel mezzo di un dialogo costruttivo che si può celare la verità e la chiave per raggiungerla). L’apparenza era diventata realtà, perché Efestione aveva cominciato a vedere tracce delle sue idee nei piani del principe macedone e, quando alla fine erano riusciti ad ottenere tutte le risorse necessarie per partire alla conquista dell’impero persiano, il piano era già stato elaborato in ogni sua parte e si era svelato infallibile come loro avevano sempre sostenuto, mentre altri avevano dubitato.

L’avanzata era stata rapida, travolgente, e il re Dario non era stato in grado di arrestarli. Così, una vittoria dopo l’altra, si erano aperti la strada ed erano arrivati a poco meno di un giorno di marcia da Babilonia, la capitale dell’impero, una delle meraviglie del mondo. Un’avanguardia era stata mandata avanti a spianare gli ultimi eventuali ostacoli e, l’indomani, sarebbero entrati tra le sue mura, conquistandola come liberatori.

Nel campo macedone si sentivano grida di giubilo, risate, addirittura canzoni su cui qualcuno provava a danzare, prima di rovinare a terra, vinto dal nettare di Dioniso.

Non loro.

Efestione aveva incrociato lo sguardo di Alessandro e, quando lo aveva visto allontanarsi, diretto verso una duna poco distante, lo aveva seguito in silenzio, ignorando i richiami di alcuni degli uomini che lo invitavano a festeggiare in loro compagnia. Era buio fuori dall’accampamento, ma la luna era una luce sufficiente per guidarli lungo quella strada sconosciuta. Il pericolo più grande sembrava ormai lontano e non sarebbe stato certo un sentiero nuovo a fermarli. Il generale non sapeva dove stesse andando il suo re, non quella volta, ma non gli ci volle molto per capirlo. Stavano salendo in alto, l’uno dietro all’altro, il silenzio della notte rotto solo dal loro respiro un po’ spezzato per la fatica e dai fruscii causati da qualche animale o dal vento che accarezzava gli arbusti secchi intorno.

Una volta raggiunta la cima della duna, i due ragazzi si trovarono davanti una piana e, a qualche miglio di distanza, un’enorme distesa di luci, troppo flebili per permettere di distinguere nitidamente qualcosa, ma abbastanza per far capire a entrambi cosa il buio stava celando ai loro occhi.

“Babilonia” commentò infatti Alessandro con un mormorio, quasi come se temesse di spezzare la magia che si era venuta a creare in quel momento. Efestione si voltò a guardarlo, rivolgendogli un sorriso.

“La capitale dell’impero che tanto a lungo ha minacciato la Grecia” gli rispose con lo stesso tono di voce, prima di tornare a guardare le luci sottostanti “e domani si aprirà per accoglierti come un liberatore”.

Alessandro rise di gioia, pur mantenendo la voce bassa.

“Ci pensi? Sembra ieri quando sognavamo di compiere questa impresa e progettavamo questo futuro e ora è qui: si è realizzato”

Efestione si sentì spezzare il fiato da quelle affermazioni: non solo perché, per la prima volta, l’entità di ciò che avevano compiuto lo investiva come una schiera di cavalli lanciata al galoppo, ma perché il ragazzo accanto a lui lo stava includendo come autore di quel sogno che era diventato realtà. Sapeva bene che non sarebbe bastato, che Alessandro avrebbe voluto proseguire fino ai confini della Terra e anche oltre, ma avere la certezza che il re, il suo amico lo considerasse tanto importante per quello che avevano costruito fu per lui la vittoria definitiva sull’avversario che aveva temuto per anni. Con un sorriso, si avvicinò al ragazzo, posandogli un braccio intorno alle spalle e contemplando la piana insieme a lui, finché, dopo qualche minuto di assoluto silenzio, non lo vide voltarsi nella sua direzione. Erano poco più che ventenni, ma entrambi ora avevano delle cicatrici sul volto, memoria delle battaglie appena affrontate e vinte. Alessandro socchiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro la sua e sospirando.

“Domani entreremo in città” affermò, quasi ripetendo le sue parole. “Entreremo nella casa di Dario e non ci sarà una persona che non verrà a vederci: l’intera città si affaccerà dalle finestre, dai terrazzi, dai tetti quando ci vedrà giungere. Riesco a vederlo chiaramente, come se fosse già accaduto”

Efestione rise.

“Ora, mi stai dicendo che, oltre al genio militare, gli dèi ti hanno graziato anche con il dono della profezia?” Gli domandò con fare scherzoso, spostando una mano per accarezzargli una guancia. “Non me ne stupirei: ti conosco da quando eravamo bambini e non hai mai smesso di sorprendermi” Aggiunse subito dopo, per evitare che prendesse la sua battuta troppo sul serio. Il re sospirò di nuovo, posando una mano su una delle sue braccia.

“Ti voglio accanto a me, domani.” Gli disse poi in un sussurro, facendo aggrottare la fronte del generale.

“Ma certo, non sarei voluto essere in nessun altro luogo” Gli rispose infatti, sorpreso da quella richiesta: Alessandro aveva forse pensato che si sarebbe allontanato? Che avrebbe scelto un’altra posizione nella parata? Assurdo. Il giovane macedone, però, strinse un po’ la presa sul suo braccio, prima di aprire gli occhi e fissarli nei suoi.

“Ho detto accanto” gli disse con convinzione e, quella volta, Efestione comprese: era usanza che i re avanzassero un po’ discosti dal resto dell’esercito, inclusi i generali e gli amici più fidati. Era un segno di rispetto, quasi di venerazione e il fatto che Alessandro volesse infrangerlo era… beh, tipico di Alessandro. L’ateniese gli sorrise, ricambiando lo sguardo.

“Per me sarebbe un onore, se tu ne sei sicuro”

Sapeva che c’erano vari motivi per cui il re aveva avanzato quella proposta che suonava tanto come un ordine: lo avrebbe aiutato a dimostrare che non era un sovrano come gli altri, temibile e irraggiungibile, ma uno che voleva portare libertà e, soprattutto, equità; avrebbe anche fatto capire agli altri generali qual era con esattezza l’opinione del re riguardo a Efestione, dato che, troppe volte, era stata messa in dubbio o chiamata con appellativi a dir poco disdicevoli. Forse, il generale avrebbe dovuto protestare, provare a dissuaderlo, ma non riusciva a trovare una motivazione valida per poterlo fare. Sapevano entrambi, lo sapeva anche l’esercito che, se Alessandro si metteva in testa una cosa, allora tutti avrebbero dovuto obbedire senza discutere. Al di là di questo, sapere che sarebbe entrato al suo fianco in quella città, che avrebbe condiviso con lui anche quel momento, a ulteriore testimonianza del fatto che fossero un’anima in due corpi… sentendosi afferrare dall’emozione, sciolse l’abbraccio per prendergli il viso tra le mani e posare le labbra sulle sue. Alessandro ricambiò il bacio, non con fervore o veemenza, ma prendendosi il tempo necessario per godersi quel momento.

Avevano davanti una città che li avrebbe accolti a braccia aperte, un mondo da scoprire, ma, soprattutto un’eternità da affrontare e di cui godere insieme.

Come promesso, vi lascio il link: https://www.youtube.com/watch?v=1SSY1nIvL38

Spero che questa shot vi sia piaciuta.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Alexander / Vai alla pagina dell'autore: Icegirl592