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Autore: Fiore di Giada    01/01/2022    1 recensioni
[18/6/2012]
Ho postato su un forum questa storia, che ho tirato via da EFP durante uno dei miei allontanamenti. Quindi, vedrete solo la data del topic.
Bene, di che si tratta? E' una introspezione su Gai Maito, davanti alle tombe dei suoi genitori. (prima, ovviamente, che venisse presentato suo padre)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gai Maito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il frinire dei grilli interrompeva il silenzio del cimitero e alcune libellule volavano velocemente,
Gai fissò quelle lapidi e le carezzò con dolcezza. In quel piccolo santuario da lui creato, finalmente poteva mostrare un po' la sua anima più vera...
Dinanzi a loro, non aveva bisogno di mostrarsi sempre allegro e sorridente.
Solo loro potevano vedere oltre quella maschera di allegria e modi esagerati.
Conoscevano ogni lato di lui.
Conoscevano il Gai allegro e ridente, capace di sdrammatizzare una situazione tesa con una battuta.
Conoscevano il Gai forte e tenace, capace di raggiungere obiettivi impensabili per altri.
Conoscevano il Gai intelligente e studioso, che amava leggere libri di ogni genere.
Conoscevano il Gai sensibile, capace di emozionarsi osservando le stelle e sentendo il canto di una allodola.
Non era necessaria nessuna finzione dinanzi a loro.
E anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito.
-Oggi sono dodici anni che non siete più qui con me. Eppure, il dolore resta sempre. Ma voi mi avete insegnato, col vostro comportamento e il vostro esempio, che una grandissima perdita non è una scusa per chiudersi alla vita. A lei bisogna sorridere, perché è unica e ci darà il meglio solo se sapremo andare avanti. Già, la vita è unica e ci darà il meglio solo se sapremo andare avanti. E nella volontà c'è il fuoco che alimenta la vita e i nostri sogni, vero?-ripeté con voce chiara, seppur incrinata.
Il ricordo si stendeva nella sua mente, oscurando la sua volontà.
Ma avrebbe continuato a reagire.
Non si sarebbe cullato nei rimpianti.
Non era da lui.
Alzò lo sguardo verso il cielo, terso come una lama metallica, poi lo posò sulle tombe.
La sagoma di una aquila si intravide nel firmamento, poi scomparve.
-Io ho cercato sempre di seguire questo vostro insegnamento. E sono riuscito, nonostante nessuno scommettesse su di me, a diventare un guerriero forte e rispettato. Ma so anche bene che non posso rilassarmi sui traguardi ottenuti. Devo lottare perché nuove vette si stagliano dinanzi a me. E io voglio scalarle tutte. Me lo dicevate sempre che non c'è limite ai nostri sogni, se in essi c'è la volontà. I limiti sono solo mentali, vero?-mormorò e le sue labbra si aprirono in un sorriso dolce, seppur venato di malinconia.
Strinse le mani, scosse da un lieve tremito. Avrebbe voluto abbandonarsi al dolore che, puntuale, si acuiva ogni ventiquattro agosto, ma non poteva...
Loro non avrebbero voluto.
Non avrebbe mai tradito i loro insegnamenti.
Non era l'unico che avesse sofferto.
La vita non era finita fino al suo termine ultimo e non poteva essere sprecata in lacrime inutili e rimpianti.
-Voi siete stati i miei eroi, in questi anni. Siete stati per me come due soli che guidano i viandanti. Mi avete insegnato che la cosa più importante è il rispetto che si ha verso se stessi. E si può avere solo se si è sinceri con noi stessi e con gli altri. Mi avete detto che la parola va sempre mantenuta, a qualsiasi costo, anche se questo ci rende ridicoli dinanzi agli altri. Io lo faccio sempre, ma vi prometto che mi impegnerò ancora di più per ottemperare a questo sacro dovere. Sarete fieri di me! Lo trasmetterò anche ai miei allievi, soprattutto a Rock Lee! -esclamò alzandosi dalla sedia con fierezza e stringendo il pugno.
Nessuno dei suoi allievi sembrava avere compreso il senso delle punizioni a cui si sottoponeva quando perdeva le sue sfide con Kakashi Hatake.
In quegli allenamenti così strani loro vedevano un aspetto di un carattere piuttosto bizzarro.
Perfino a Rock Lee aveva dovuto spiegare le ragioni di tali suoi comportamenti.
Ma al suo amato allievo non aveva detto tutto.
Quel suo comportamento, all'apparenza così ridicolo, aveva uno scopo preciso.
L'onestà era per lui il valore più importante.
Dinanzi a lei, le ipocrisie e le considerazioni della gente svanivano.
Glielo avevano insegnato loro.
E lui voleva trasmettere questo valore ai suoi allievi.
Ci sarebbe riuscito. Ne era sicuro.
Il tempo avrebbe ripagato i suoi sforzi.
Fissò i ritratti sulla lapide e sorrise ancora. Quei momenti dinanzi a quel santuario gli davano una serenità dolce, anche se venata di malinconia... In quell'oasi di pace poteva sentire le loro presenze, che lo incoraggiavano a proseguire lungo la via che aveva scelto...
-Ora devo andare, ma prima vorrei dirvi una cosa: grazie per tutto quello che mi avete dato. Grazie per avermi reso quello che sono. Grazie per il vostro affetto, mamma e papà.-dichiarò e, dopo che ebbe piegato la sedia pieghevole, si alzò e si allontanò.

   
 
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