Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: HellWill    01/01/2022    0 recensioni
(Ho visto questa challenge (goo.gl/XBoRTK) e non potevo non farla. L'ho iniziata nel 2015, ma era l'anno della maturità e mi sono fermato al prompt n°23.)
Un breve excursus dell'antica storia del Regno di Mame, e di cosa accadde nell'anno zero.
Genere: Fantasy, Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '365 DAYS WRITING CHALLENGE'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1 gennaio 2022
Catastrophe
 
Iniziò tutto con una lanterna ad olio lasciata incustodita.
Ther si trovava nel pieno delle terre che, allora, si chiamavano Terre delle Paludi.
All’epoca era Alya a fregiarsi del titolo di capitale del Regno di Mame: posta nel mezzo delle Terre dei Laghi, era anche conosciuta come Città della Cultura e delle Arti; ciò, ovviamente, attirava studiosi, artisti e mecenati da ogni dove, che sotto la guida del Clan Thearor facevano rifulgere di splendore sia le Sfere Interne – quelle dedicate alla nobiltà – sia le Sfere Esterne – dedicate alla popolazione e ai mercanti.
Ma non siamo qui per parlare di Alya; siamo qui per parlare di Ther Antica e della Catastrofe che segna l’anno zero del calendario mamiano.
Ther era un tempo al centro esatto dell’allora territorio conosciuto nel Continente Occidentale: si trattava infatti del primissimo insediamento umano, o almeno il primo di cui si fosse conservata memoria.
Ther era perciò costruita perlopiù in legno e pietra, con soffitti spioventi di assi ben sigillate dalla malta e dall’argilla ricavata dai territori paludosi; i mattoni, infatti, avrebbero fatto il loro ingresso nella costruzione delle case theriane solo in un secondo momento, quando la pietra sarebbe scarseggiata – e divenuta troppo costosa – al punto da costringere i mamiani a cuocere l’argilla di palude per ricavarne materiali edili.
La conformazione della città era tale che tutte le case erano le une a ridosso delle altre, sfruttando il semplice principio per il quale se c’era già un muro, se ne dovevano erigere solamente altri tre; e se ce n’erano già due, era ancora più scontato che si fosse già a metà dell’opera, e si costruiva in questo modo indiscriminato a ridosso delle mura della città.
Ora: le mura, per loro natura, non erano per difendersi da qualcosa o qualcuno: il Regno di Mame non aveva confini ben specifici come oggi, e non esistevano né il Regno Faël né quello di Enyam, di Nerem o i due Regni Gemelli, che erano perlopiù inesplorati; per cui, le mura erano semplici confini costituiti da uno scheletro in legno che ospitava le più importanti Accademie per Cavalieri di tutto il Regno.
Si ricordano, per amor di cronaca: i Cavalieri d’Argento, i Cavalieri di Drago e i Cavalieri Erranti (questi ultimi erano un Ordine Cavalleresco vero e proprio, come i primi due, prima che fossero smantellati in favore di un allargamento dell’Accademia dei Cavalieri d’Argento). Ad oggi, i cavalieri erranti sono iniziati dal sovrano in persona, e seguono un codice ereditato dall’antico Ordine Cavalleresco, ma sono reputati soldati al servizio della comunità piuttosto che una forza armata organizzata.
Insomma, dicevamo: Ther era costituita di tre materiali, anticamente; questi erano, in ordine di importanza e percentuale di uso: legno, pietra, malta, argilla e, per superare i lunghi e rigidi inverni, stracci che venivano posti fra le pareti di legno per isolare il calore interno dal freddo esterno.
Dal momento che Ther si ergeva e si erge ancora su una specie di altopiano, più un rialzo del terreno che una vera e propria collina, le case avevano fondamenta grossolane, scavate il giusto perché le case non crollassero su se stesse al minimo accenno di terrore atmosferico. Le case erano perciò anticamente prive sia di piani seminterrati e interrati, sia di scalini che rialzassero le porte dal terreno. Ciò si rivelerà cruciale nella seconda parte di quanto racconterò.
Come dicevo, tutto iniziò con una lanterna ad olio lasciata incustodita.
L’olio usato in questo caso è altamente infiammabile, ma in quanto misto di grasso animale e oli vegetali bruciava lentamente se munito di stoppino.
Peccato che la lanterna si trovasse al piano superiore di una casa di poveracci, che dunque non si erano potuti permettere un tetto in assi di legno e malta; il loro soffitto era quindi costituito di fascine, paglia e tele cerate, per proteggere almeno dall’umidità la loro umile catapecchia.
Il ragazzetto che abitava nel soppalco di questa casina, addossata alle mura interne della città, era in realtà l’unico della sua famiglia a saper leggere e scrivere: ogni giorno, complice l’istruzione di base impartitagli da un vecchio amico di famiglia che di mestiere faceva il mercante, il ragazzetto prendeva un tavolino pieghevole, uno sgabello, e si posizionava in piazza a guadagnare qualche spiccio: i servizi che offriva erano la lettura e la redazione di lettere, brevi messaggi, richieste formali da sottoporre al sovrano e quant’altro vi possa venire in mente.
Nel raro tempo libero, ovvero durante il tardo pomeriggio autunnale o invernale e durante la notte, o quand’anche la mancanza del sole gli impediva di leggere e scrivere correttamente, il ragazzetto si recava in biblioteca, sceglieva un libro su un argomento a caso che non fosse di difficile comprensione, e si istruiva da sé portando il libro in prestito a casa propria.
Quella notte sciagurata, era l’equinozio di primavera – che segnava l’inizio del nuovo anno solare. Il ragazzetto senza nome, di cui si è ormai dimenticata l’esistenza, in realtà un nome ce l’aveva: Wilbur, un nome senza infamia e senza lode, ma che ci dà l’idea di una persona tenace e indomita, pronta a tutto pur di difendere la propria famiglia.
Peccato che sia anche la primissima vittima, complice un libro letto fino a notte fonda alla luce di quella famosa lanterna ad olio, di un devastante incendio che ha pressoché raso al suolo tutta la città di Ther – fatta eccezione per il castello, costruito in pietra, e per alcuni palazzi nobiliari costruiti in marmo e altri materiali pregiati, ovviamente non infiammabili.
Tutta la città eccetto la cerchia interna, e comprese le mura della stessa, furono completamente distrutte.
L’incendio si propagò inizialmente al tetto di paglia e fascine, poi alla casa successiva, alle mura, alle Accademie Cavalleresche; e così di casa in casa, di tetto in tetto, nottetempo, mietendo vittime in modo trasversale in tutti i ceti sociali meno i nobili più ricchi e gli Arciduchi che dimoravano nel castello.
Ma non fu quella, la Catastrofe; oh, no, non fu solo quella, la Catastrofe.
Perché bene o male da un incendio ci si può rialzare; si possono sgomberare i cadaveri, ricostruire e risorgere dalle proprie ceneri.
La beffa, oltre al danno, fu l’alluvione.
Piovve inizialmente in modo leggero, quasi divino, ed aiutò a domare e spegnere gli ultimi focolai.
Poi la pioggia non si arrestò. Continuò a piovere, e piovere, e piovere; per oltre sessanta giorni l’acqua non cessò di cadere, inizialmente fitta e fine come nebbia, e man mano che i giorni avanzavano invece con sempre più accanimento: secchiate d’acqua si rovesciavano nelle case prive di scheletri lignei, sui corpi carbonizzati di coloro che non avevano superato la notte del primo giorno dell’anno, sulle pietre acciottolate e prive di sostegno dei muri crollati; torrentelli scorrevano nelle strade; le piazze in piana erano laghi, quelle in discesa erano crocevia e rapide di veri e propri fiumi che trascinavano chiunque e qualunque cosa nelle proprie profondità fangose, e nulla restituivano.
I superstiti all’incendio, senza fissa dimora o cibo o acqua potabile, si ritrovarono costretti così a richiedere asilo al castello; in un atto di carità più unico che raro nella storia del Regno, gli Arciduchi li accolsero, e così fecero i nobili le cui case pur se allagate ai piani inferiori, potevano offrire riparo almeno nei piani superiori.
Tuttavia, se quest’incredibile alluvione fosse avvenuta solo a Ther, non si spiegherebbe come mai l’intero calendario mamiano soglia indicare quell’anno come anno zero.
In effetti, eventi atmosferici catastrofici si erano abbattuti su tutto il regno: c’era chi sosteneva si trattasse di una qualche punizione divina, perché non c’era spiegazione razionale che potesse giustificare un tale accanimento degli elementi sul territorio mamiano.
Ma andiamo con ordine.
Nelle cosiddette Terre delle Tenebre nevica, e parecchio, soprattutto dall’autunno a primavera inoltrata; il permafrost, più a nord, non si scioglie che di pochi centimetri persino in tarda estate. Eppure, quella primavera grandinò così tanto e con chicchi così grandi da distruggere i tetti della maggior parte delle case; dopo di ciò, venne il turno della neve, che cadde così copiosa e così in fretta da seppellire e murare vivi gli abitanti dei pochi villaggi allora presenti in quei territori. E continuò a nevicare per settimane, al punto che coloro che ancora avevano un tetto sopra la testa rischiarono di morire di fame. Coloro che invece un tetto non ce l’avevano più, morirono in seguito al freddo glaciale.
Nelle Terre delle Paludi abbiamo già affrontato l’alluvione.
Nelle Terre dei Laghi, tuttavia, questi ultimi esondarono e invasero le parti basse di città, cittadine e villaggi; molti tomi andarono perduti nell’alluvione delle biblioteche di Alya, e il lago di Hacebor raggiunse con le proprie rive Celinor, che era distante qualche miglio.
Nelle Terre del Grano, prima la grandine distrusse i raccolti, condannando alla carestia l’intero regno per tutti i mesi in cui questi disastri si abbatterono su tutto il territorio; poi anche lì li raggiunsero le alluvioni, che allagarono i campi martoriati dalla grandine e resero inutilizzabile il terreno per molte lune in seguito alle tempeste di sabbia dal sud che si inframmezzavano ai temporali dal nord.
Insomma, fu un inizio anno che mise il Regno tutto in ginocchio.
Perciò, si suole costruire ogni casa della moderna Ther con un numero di gradini che varia da 3 a 7, numeri magici per eccellenza, a seconda dell’altitudine e dell’inclinazione delle case costruite sulle macerie bonificate dell’antica Ther.
Le Terre delle Paludi cambiarono nome in Terre delle Alluvioni, per ricordare a chiunque vi mettesse piede tutto ciò che era stato perso in pochi mesi in seguito all’incendio dell’anno zero.
Gli abitanti, memori non solo dell’alluvione ma anche dell’incendio, rinunciarono al legno come materiale di costruzione – e lo dedicarono ai più poveri, poiché facilmente disponibile e perciò poco costoso – e, poiché il Grande Massiccio di Northovol era ancora sotto il dominio del Regno di Mame, utilizzarono perlopiù pietra grigia, che contribuisce al far sembrare l’intera città una specie di prigione a cielo aperto – e a farla diventare torrida d’estate.
Il castello venne rivestito in marmo bianco e pietra azzurra – alcuni ipotizzano turchese, che è più economico del lapislazzulo, altri ancora ipotizzano si tratti addirittura di ceramica colorata con polvere di turchese, ancora più economica – per distinguerlo dalla comune pietra grigia ormai usata per tutta la città.
Anche le mura vennero ricostruite in pietra grigia, ma vennero progettate più alte e più capienti all’interno, in modo da ospitare con più facilità le Accademie e gli Ordini Cavallereschi – nonché gli alloggi delle Guardie Cittadine.
Le strade vennero coperte da portici nella maggior parte dei passaggi più usati – quindi soprattutto sulle strade principali –, e le piazze divennero letteralmente dei porticati a cielo aperto, in quanto vennero costruiti dei chiostri tutt’intorno ad esse.
Insomma, il Regno di Mame è letteralmente risorto dalle proprie ceneri in pochi anni dalla Catastrofe che segna l’inizio del conteggio degli anni: da quel momento in avanti, infatti, si dividerà il tempo in “prima della Catastrofe” e “dopo la Catastrofe”.
Per ovvi motivi, dei tempi e degli anni prima della Catastrofe non si sa moltissimo: molti tomi sono andati perduti nelle alluvioni e nell’incendio di Ther.
Possiamo dunque con certezza affermare che la Catastrofe ha portato un’era buia sul Regno di Mame, e che a distanza di seicento anni da essa non è ancora stata recuperata tutta la conoscenza persa in quel lasso di tempo relativamente breve, quale, in modo letterale, sei mesi di inspiegabili fenomeni metereologici estremi.
Ma il Regno di Mame prospera nonostante ciò… parola di autore.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: HellWill