Videogiochi > League of Legends
Segui la storia  |       
Autore: MilesRedwing    02/01/2022    0 recensioni
Il primo dell'anno in quel di Piltover e Zaun si rovesciano tutti i ruoli.
Un nemico misterioso e vecchi ricordi cacciano i sogni di Vi e Jinx, costrette alla collaborazione contro un misterioso ed inaspettato nemico mentre figure passate tentano di aiutarle, sebbene dovrebbero essere morte.
Ambientata dopo Arcane di Netflix in una sorta di What If e possibile risposta agli indizi che sono stati lanciati.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Slash, FemSlash | Personaggi: Caitlyn, Ekko, Jinx, Sorpresa, Vi
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Sono tanti e sono troppo preparati. Sapevano del mio arrivo.

I soldati indossano i colori di Noxus, ma portano il sigillo di una casata in aperto conflitto con il Trifarix. Sono così sicuri della loro forza che hanno passato più tempo a dipingere che a prepararsi. Che tenerezza.
Sfodero le mie lame."
Un altro sordo rumore infranse in miliardi di piccoli pezzi di vetro che la piccola vide proiettati nella stanza come disegni senza volto e senza nome, troppo conscia del fatto fosse la sola a percepirli.
Un secondo suono acuto e ripetitivo attivò un meccanismo che fece cadere il piccolo giocattolo a forma di scimmietta sul pavimento di legno, mentre sua sorella lo raccoglieva, per spegnerlo e chiudere il vecchio quaderno strappato.
"Ancora, ancora, ti prego! Leggimene un altro po', Violet, ti prego!"
"La finiamo domani, Powder."
Le stesse parole la stavano mettendo a letto anche quella notte, con la mera certezza che non ancora sarebbe stata la loro ultima insieme, anche se presto, prima di quanto la bimba dai capelli rosa di fronte a lei immaginasse, la piccola sapeva che sarebbe arrivata.
"E se domani non ci dovesse essere più, Vi?"
"Non essere sciocca."
La più grande chiuse la porta che dava sul corridoio del Last Drop, la locanda dell'uomo che le aveva tratte in salvo da quel terribile scontro sul ponte quella notte maligna e mortale di soli due anni prima.
Due anni non erano niente per una ragazzina provata dalla lotta sulla sua carne morbida e troppo sottile per sferrare manrovesci, erano tutto per un'orfana, intenta a sussurrare la sua nenia della buonanotte, sperando che sua madre l'avrebbe continuata chiudendo gli occhi e stando in piedi, non tenendoli aperti, sgranati, a terra.
Vi chiuse la porta, girando la chiave  un paio di volte, mentre fuori due voci familiari si lamentavano nella stessa routine dello stesso ingranaggio del solito orologio rotto delle loro notti nella città sotterranea, Zaun.
"La stai viziando troppo e tu lo sai."
"Vuoi entrare a ripeterlo, Mylo?"
"Vi, io ..."
"Lasciale. Vuoi davvero metterti a discutere con lei e uscirne intero?"
Claggor, della stessa età dell'altro teppista in questione, poco più piccolo di Vi e più grande della piccola Powder, era il più mite o per meglio dire il più menefreghista della banda.
In un'ipotetica metafora di pessimo gusto Piltoveriano, si sarebbe poi ricordata - anche se tecnicamente un delirio da infezione non era esattamente classificabile come ricordo - quella loro cosa era assimilabile a una disgraziatissima e sventurata famigliola.
Mylo era il fratello di mezzo o lo zio antipatico.
Claggor era il papà. 
Vi era la mamma.
O direttamente la mamma e il papà se Claggor per meglio dire era il cane e la piccola Powder ... la piccola Powder era se stessa.
Rimasta vittima di prove troppo grandi per le sue piccole bombe casalinghe, un'ottima cecchina e una aspirante mina vagante che però una granata ancora non sapeva come fare ad accenderla senza far saltare un edificio per sbaglio o farle buscare a sua sorella per suo conto.
"C'è sempre domani, Pow Pow."
Raccolse il giocattolo scimmietta, ripose i colori a olio nella scatola di legno accanto al letto della piccola e chiudendo la porta a tripla mandata si infilò sotto le coperte, sorridendole con il labbro inferiore ancora sbucciato per l'ennesima rissa scalza impiccioni di quel gelido pomeriggio invernale.
"Anzi sai cosa?"
La piccola blu la guardava con i grandi occhioni sgranati.
"Li chiudiamo fuori."
E una protesta fu la conferma la sua minaccia era stata efficace.
"Cosa?! No, adesso esageri, Violet, apri questa accidenti di ..."
"Che cosa ci fate voi due ancora a bighellonare?"
Ovviamente, Mylo e Claggor non fecero in tempo a esporre denuncia contro le due guastafeste al Mastino del Sottosuolo, Vender, appunto, al secolo padre adottivo un po' di tutti loro e padrone di casa.
Non capitava spesso che l'uomo desse ragione a un teppista in particolare, a meno che quella teppista fosse appunto Vi, che tutti nei vicoli prendevano a modello, grandi e piccoli, persino la tremenda buttafuori, Sevika, per quanto fosse brava in quello che faceva, sebbene avesse compiuto 15 anni la primavera precedente.
Non era una brava cecchina, ancora, non era più alta o più forte delle altre ragazzine o degli altri ragazzini, era furba e aveva il brutto vizio di tuffarsi in ogni guaio, rissa o bravata si fossero mai susseguiti nella disgraziata locanda che Vender aveva preso anni prima.
Ma semmai avesse dovuto augurarsi di avere una vera figlia maggiore a cui insegnare qualcosa o passare la guardia, Vender non avrebbe saputo altro che due lettere in tutto quanto l'alfabeto.
"Tu le dai sempre ragione e anche a quella disgrazia di Powder ..."
"Mylo.
Non farmi cambiare idea sulla quantità di casse da farvi portare al molo."
"Ma le difendi solo perché sono ragazze!"
"Tua sorella ti ha salvato la vita oggi pomeriggio. E anche Powder. Perciò in piedi, entrambi.
È ora che si riposino e che lasciate loro la stanza per una notte."
Per tornare tra le vecchie e crepitanti assi di legno sotto il primo piano, Vi e Powder avevano iniziato quella storia di Noxus rubacchiata appunto dalla maggiore da un vecchio quaderno che aveva trovato nei vicoli nella tasca di un piantagrane che era letteralmente caduto da una nave carica di vino.
Non che Violet fosse solita rubare vino o cose di così infimo valore, ma a sua sorellina mancava tanto leggere prima di dormire.
E sebbene sapesse leggere da molto prima di lei, nessuna remora morale che non possedeva le avrebbe impedito di far sorridere la sua blu preferita.
Ci avrebbe pensato il tempo.
"Ma ogni sera ci fermiamo sempre allo stesso punto, di questo passo, Katarina si stuferà di entrare armata nella tenda del generale o lui chiuderà la porta."
La ragazza dai capelli rosa rise, faticando a contenersi per il dolore, visto che il colpo sul fianco che aveva preso quel pomeriggio si faceva sentire ogni volta che provava a cambiare espressione o piegarsi.
"Ohww, vieni qua tu!"
La fece il solletico, strappandole una risata.
"Sai, Powder, a volte penso che se te le inventassi non ti uscirebbero così bene."
"Me la leggerai domani sera? È una promessa?"
La più grande abbassò un sopracciglio, in segno di resa, imbarazzata.
"Non ti posso dare la mia parola su una sciocchezza simile."
"Lo sapevo."
Si tirò su Powder la coperta fino ai capelli blu.
"Tu sei cattiva."
"Piccola peste che ... eh va bene!" Sbuffò Vi, buttando un cuscino per terra per sfogarsi.
"Ti prometto che se domani ..."
"Si si se! Se inizi con i se chissà cosa ci ficchi, Violet. Io voglio che me lo prometti e basta. Voglio sapere chi ha ucciso Katarina di Noxus."
"Io ah beh ... " riprese la più grande imbarazzata.
"La verità ... è che io ... non so ... proprio leggere tutto il noxiano, Pow Pow."
"Mi hai insegnato tu a leggere! Bugiarda!"
La più grande sgranò gli occhioni assonnati, mettendo le braccia dietro la testa, sul cuscino.
"Aha." Iniziò a sbadigliare.
"Davvero? Ora cosa fai, mi metti sulle ginocchia?"
Allora Powder partì all'attacco, gli si scaraventò sopra e prese a saltare come una scalmanata, neanche la sorella fosse stata un toro pronto a disarcionarla.
E Vi doveva ammettere che era davvero convincente con quel suo piccolo stratagemma: primo, la peste sapeva che non avrebbe mai osato colpirla, perché era il suo più grande tesoro, secondo da quel pomeriggio le faceva male tutto, Vender le aveva tirato uno scapaccione di avvertimento dietro i pantaloni quando era tornata a casa senza neanche darle il tempo di spiegare e in più si era accorta di essere piena di lividi solo quando si era cambiata, visto quanto si erano sporcati alle vecchie discariche, lei, Ekko e quel disgraziato che aveva osato darle della femminuccia.
Che a proposito era ancora appeso alla barca nel canale. 
Ma Vender non doveva necessariamente saperlo.
Come tante altre cose.
"Ti prego, Vi, ti prego, ti prego, raccontamela! Raccontamela! Oppure dico a Vender che hai appeso Miles per la cinta all'albero della vecchia Fair Welcome"
Merda.
"Tu come fai a saperlo?!"
"Me lo ha detto Ekko!"
"Quando metto le mani su Ekko ..."
" Raccontamela, raccontamela!!"
"Ahi, ahi! Mi fai male così!"
L'altra smise un momento di ridere, solo per porgerle il quaderno e farle un musino da cucciolo impaurito.
Violet sbuffò, girandosi su un fianco e scostando il ciuffo di nuovo lunghissimo dal viso, lo riaprì, soffocò uno sbadiglio e riprese.
La piccola rise di gusto e battè le mani soddisfatta di averla costretta e di essere ancora l'unica in grado di riuscirci.
"Piccola miserabile."
"Però sono la tua piccola miserabile."
"Va bene.
Ma dopo questo capitolo andiamo a dormire, ok?"
Powder rise, strusciandosi alla dua spalla mentre si accoccolava di nuovo.
Vi riprese la lettura, sorrise a sua volta, mentre finalmente tra le righe della carta consumata dall'umidità del fiume, la spada di Katarina cadeva impietosa sugli assassini nemici nella tenda del padre.
~
Le finestre filtravano raggi molto taglienti per essere solo le nove e trenta del primo giorno di un nuovo inverecondo anno nella famigerata Piltover, città sovrastante le cadenti e sconclusionate periferie tossiche di sump di Zaun e alto baluardo dell'ultima giovane esponente del clan dei Medarda, della squattrinata e sfacciata promessa del clan Talis e sopravvissuta per grazia magica o forse mera fortuna all'attentato per antonomasia della mina vagante per eccellenza di appena un mese prima, Jinx.
Criminale di tutto rispetto, psicotica mente malata figlia adottiva dell'ormai defunto per sua mano, Silco e trauma vivente artefice di temibili, osceni, ma altrettanto geniali e arzigogolati congegni di morte che fabbricava con le sue manine smaltate di rosa e blu e, la quasi ex vice sceriffo o quel che ne restava in quel simulacro gemello di letto d'ospedale nella ricca dimora dei Kiramman, quella mattina di primo gennaio, considerava, sventuratamente, ancora sua sorella minore.
Sua sorella minore o quello che ne era rimasto dopo tutte quelle disgrazie e quegli anni di scazzottate.
"Buongiorno del nuovo anno del nuovo ciclo nella città del Progresso, signorina Vio ..."
Un guanto di hextech del leggiadro peso specifico di più o meno dieci quintali e mezzo volò disattivandolo sulla testa del povero Apollo, il bot maggiordomo, infermiere e tuttofare che il sopravvissuto all'esplosione della città alta e della sala della Consulta, Jayce Talis aveva regalato allo sceriffo Caitlyn Kiramman quello stesso anno, per il suo compleanno e per la sua promozione.
"Fai. Silenzio.
Testa di latta.
Stavo facendo un sogno erotico."
Per la gioia della vice preferita della bella Cait, una certa massacra piantagrane dalla chioma rosa e due guanti di ferro molto aggiornati, che la polizia di Piltover aveva piu che comprato convinto a collaborare, contro quel che restava di Silco e della criminalità della città sotterranea dopo l'attentato di Jinx alla Consulta di un mese prima, la dichiarazione di guerra e quel che si era pur sempre moltiplicato e lacerato in tutta Runeterra o tutti i pianeti e i regni antistanti, sebbene l'imprenditore losco e maligno fosse passato a miglior vita.
Nel sottosuolo il Last Drop era passato nella manine della mina vagante e nel braccio metallico nuovo di Sevika e i manicomi avevano aperto invece che chiudere.
Non c'erano state vacanze di Snowdown peggiori per Vi di quell'anno maledetto, passato prima a cercare sua sorella dopo aver passato mezza vita in prigione, poi a cercare di ucciderla o quantomeno di catturarla per conto della donna che aveva imparato di voler amare.
Unica pietà del destino, Caitlyn Kiramman non era solo lo sceriffo, né una altolocata Piltoviana che aveva conosciuto quando le aveva salvato il culo tirandola fuori da StillWater per avere prove su Silco, appunto e su sua sorella.
Era una stronza ammazza disgrazie dal grilletto troppo facile, era impeccabile, arcigna, malevola e bella quanto sua madre, con la compostezza e la saggia conoscenza di suo padre, mentre per il portamento se le avesse viste entrambe da lontano, un pomeriggio da sobria, Vi avrebbe sicuramente dato a Cait la corona di Piltover piuttosto che a Mel Medarda in persona.
Cait era il suo pasticcino come una volta l'aveva chiamata per sbaglio in quel bordello di Zaun e lei era il suo piccolo mostro spezza vertebre cervicali.
E tutto sarebbe andato per il meglio se la sua reputazione non avesse rischiato il capestro da circa 48 ore.
E se quella storia fosse stata sul suo vecchio quaderno rubato e bagnato di Noxus.
"Perché non mi hai avvertito prima?"
"Eri in ufficio, Cait"
"Ti avevo detto di chiamarmi non appena si fosse svegliata"
"È in ottime mani e tu non dormi da giorn ..."
Udì le voci dal corridoio.
Una dolce e gentile e morbida e poi quel damerino di Talis, in mezzo, al solito.
Tossì rigirandosi tra le coltri costose e morbide, nauseata quasi da quella bambagia e quei vizi e quelle coccole.
Quanto aveva dormito?
Quanto aveva sognato?
Vi non lo ricordava.
L'ultima cosa che aveva visto era Katarina che la minacciava di presentarsi a mezzanotte alla vecchia fabbrica di shimmer abbandonata.
"Vieni da sola o farò una visitina alla tua cara amica Sceriffo questa notte"
Stupida e idiota ad accettare l'offerta senza chiedere aiuto, forse pure Powder l'avrebbe dissuasa, gliene avesse parlato, con tutti i suoi poteri da strega, da Jinx, come ormai si faceva chiamare.
Aveva perso il conto di quante torture e quanti colpi le avevano inflitto per tre giorni che erano sembrati come altri tre anni a Stillwater, sotto terra, sott'acqua, in quel seminterrato.
All'inizio aveva pensato a Sevika, la traditrice assistente di Silco, aguzzina persino di sua sorella, poi aveva pensato a Garen, sebbene il soldato di Demacia difficilmente l'avrebbe attaccata, vista la loro confidenza e l'onore che entrambi nonostante tutto riservavano.
Persino quel coglione di Devaki le era venuto in mente, ma solo per uno sprazzo di follia dovuto al fuoco e al dolore.
Vi odiava le torture vecchio stampo.
Gli uncini e le tenaglie non erano arrivati a usarli ed era grata le sue belle placche di porcellana e i suoi canini fossero ancora in bocca, cosi come le unghie.
Per gli dei, non avrebbe mai voluto riservare a Cait uno spettacolo del genere e nonostante la sua soglia del dolore praticamente abnorme, odiava odiava e odiava mostrare anche un grammo di debolezza dovuto a un graffio o una ferita d'arma da taglio, come quella volta che il braccio destro di Silco l'aveva pugnalata e Cait l'aveva soccorsa con lo shimmer, mentre cercavano Jinx.
E se questi dettagli infingardi non erano abbastanza a farla contorcere, sebbene i segni della frusta e le ustioni sulla schiena e sulle gambe le dessero parecchio filo da torcere già da sole, ce n'era uno, uno minuscolo eppure orrendamente enorme che la faceva tremare e supplicare il nome di sua madre, pure a 22 anni, al sicuro in quella casa di lusso e circondata da armi e gente armata.
Chi diamine l'aveva tirata via dal seminterrato e dal ponte?
Cos'era quell'odore di sangue e carne fresca e quel pelo?
Quelle zampe che l'avevano sorretta e portata a casa, esattamente come quel braccio l'aveva adagiata sulla sua spalla, 9 anni prima, mentre il ponte bruciava e i suoi genitori, i genitori di Powder erano a terra in mezzo alla cenere.
"Adesso ti porto sopra."
"Chi sei ... per- perché sei venuto da me ...?"
"Hai perso sangue e sei debole.
Ti porto sopra. Ti porto sopra subito. Non discutere."
Quel maledetto tono di voce, risoluto, inequivocabile.
Eppure non era possibile.
"Abbi cura di tua sorella"
"Vender!"
"Abbi cura di Powder"
Non lo era,no.
Non era lui.
Lui era morto.
"Vi?"
"Mhm ..."
"Vi, mi senti? Sei sveglia? Violet?"
Le finestre filtravano raggi ancora più taglienti alle undici e mezzo, il panno imbevuto di unguento nelle mani di Cait scivolava sulle sue costole e sulle sue cosce scoperte, si accorse solo allora di quanto bruciasse, nonostante il sonno, debole e malefico sonno e di essere quasi nuda, a parte le bende sul seno e sul basso ventre a coprirle le intimità.
Sentiva caldo, le faceva male tutto ed era buio perché si rifiutava di chiudere gli occhi, anche se la luce la accecava. 
"C-Caitlyn! Ahhh!" Provò a non soffocarsi mentre una opprimente e odiosa pugnalata sulla parte della natica sotto al fianco destro la costringeva a svegliarsi del tutto.
"Ahi! Ahh!! No! No, parlerò! Parlerò vi diro tutto! Cait!! L-Lasciatela ... lasciala andare! Ah!" Protestava dimenandosi tra le lenzuola e combattendo nemici invisibili, con ancora una benda sul polso e la mano destri.
La sinistra era scoperta e Cait si era ricordata ricoperta da un grosso sfregio, forse fatto con un coltellaccio o un pugnale, come l'inizio di qualcosa di tremendo destinato anche alla gemella.
Forse non le avrebbe lasciato una cicatrice ma era stato preciso e chirurgicamente crudele.
Con una ferita del genere uno dei pugni di Vi era fuoriuso e anche un guantone. Non avrebbe potuto impugnarlo.
Tirò via la siringa dalla pelle bianca e la tamponò con un po' di ovatta disegnando piccoli cerchi e carezze sul fianco e la coscia dell'altra mentre questa provava a tirarsi a sedere.
"Caitlyn! Stai bene? Giuro, se quella maledetta stronza ha provato a torcerti ... ahhh!"
Subito dopo, la spavalda dovette ricredersi per rovinare sul maledetto cuscino di piuma d'oca o meglio sulla batteria di cuscini, adagiati appositamente sotto la sua pover schiena, un'altra volta. 
"Shhh, shh, Vi, Vi, sta tranquilla, sta tranquilla. Sei a casa adesso."
Vi la strinse, la strinse forte, come qualcosa che si tocca per assicurarsi che sia davvero al proprio posto, mentre fuori c'è un terremoto o un cataclisma.
Da quanto tempo dormiva o era semisvenuta per quello che le avevano fatto? Caitlyn l'aveva trovata e aveva rischiato di farsi  male? O quella creatura l'aveva solo lasciata sul ponte mentre sua sorella maligna era chissà dove a gettare scompiglio mentre lei avrebbe dovuto stare a riposo per chissà quanto.
Chiuse i grandi occhi grigi trattenendo i goccioloni salati, non per il dolore o per la rabbia o per le sue stupide idee e manie di protagonsimo di ficcarsi nella mischia.
Si sentiva inutile, vuota e dolente. E quando faceva male il cuore qualsiasi antibiotico, qualsiasi pozione non sarebbero stati altro che uno stupido placebo.
La strinse Caitlyn, rifiutandosi di lasciare la presa, anche solo per qualche secondo dopo quello che era accaduto.
Quando le avevano detto che la vice si era persa aveva aspettato, nel suo ufficio, poi a casa sua.
Dopotutto era abituata al fatto che a volte Vi rincasasse chissà quando.
Ancora faceva a botte nei vicoli anche senza l'esercito, anche fuori turno, fuori ora e fuori tutto, per saldare vecchi conti o passare il tempo con Sevika mentre seguiva sua sorella.
O aggiungere un nuovo splendido disegno ai ghirigori di ingranaggi di inchiostro che le accarezzavano le scapole e il collo.
Quando le avevano detto che Vi non si trovava aveva mandato Leroy, Ezreal e Betty.
Ma i suoi uomini le avevano detto di aver trovato un cadavere inizialmente, stolti, gretti.
Finché Jayce non aveva fatto la mossa di ospitarle nel suo laboratorio, offrirsi di curarle le ferite e poi trasferire il tutto a casa dei suoi genitori.
La Consulta non l'avrebbe saputo così non l'avrebbe messa né a riposo, né in prigione, sua sorella Jinx non l'avrebbe saputo e un'altra bomba sarebbe stata risparmiata alla città del Progresso e Vi non sarebbe andata in ospedale dove Caitlyn sapeva come l'avrebbero trattata.
Era pur sempre Zaunita, sebbene fossero quasi sposate a quel punto.
"Ecco fatto." Le asciugò un taglio sotto la mascella e uno sul labbro inferiore, poggiandoci il proprio per qualche secondo, mentre l'altra si girava su un fianco, invano, cercando un sollievo che non arrivava mai e temendo di guardare il suo pasticcino negli occhi. 
"Mi dispiace" continuava a ripetere.
"Mi dispiace, Cupcake, mi dispiace così tanto, ahi! Ssst"
"Shhh." 
L'altra continuava a tracciare carezze e disegni sulle sue gambe e sulle sue braccia e sulla sua schiena, dopo aver riposto la piccola cassetta dell'infermeria.
"Hai perso davvero tanto sangue, Vi. Parliamo dopo. Hai bisogno di dormire adesso."
"No. No, no, non se ne parla io devo restare sveglia, devo restare ... T-Tu non capisci ... io li ho lasciati lì adesso ... adesso lei verrà a cercarti.
Io io sono un'idiota!"
Continuava a ripetere, digrignando i denti e stringendo i pugni.
Cait prese la sua mano sinistra e la baciò un paio di volte, costringendola a socchiudere gli occhi per vedere la sua espressione.
A Vi sembrava di rivivere anni e anni prima, quando si era presa la febbre del fiume per una pallottola di striscio mentre scappava dalle guardie al piano di sopra e Vender doveva seguirla per tutta la locanda per farle quella scarognata e dolorosa fiala di antidoto che si era fatto dare da Singed.
Era un macellaio e un dissacratore di cadaveri ma era anche l'unico medico disponibile dei vicoli.
"Mylo! Perché non sei con Powder al piano di sotto?"
"Senti, Vender, non prenderla a male, però ora che Vi sta male io non me la sento di ..."
"Ne discutiamo dopo. Dove si è cacciata?"
"Io ... io non te lo posso dire ehm ... mi ucciderà ha detto."
"Dovrai sopravvivere a me prima che sia lei a ucciderti, dove si è nascosta tua sorella?"
"Io non ... non ..."
"È sotto al tavolo."
"Dove, Powder?"
"Al tavolo del negozio di Benzo"
Caitlyn sorrise vedendola sorridere ad occhi chiusi, scostò la tenda e poi tornò a sedersi al suo fianco, accarezzandole la coscia.
"Che cosa c'è?"
Vi sorrise di nuovo, appena appena, poi aprì gli occhi e con la mano libera si tolse l'anello dal naso, ancora sporco di sangue per le botte prese.
"Fior di specialisti e questo l'hanno lasciato dov'era, eh?" Rise ancora, tenedosi la pancia.
"Hai cambiato idea?" Le chiese Caitlyn.
"È che lo sai che quando mi fanno il culo mi partono i flashback e i ricordi di chissà quante vite passate, Cupcake."
Allora si lasciò andare. Togliendo la giacca e godendosi ancora di più il viso provato ma pur sempre splendido dell'amata, si accasciò al suo fianco, sulla coperta, mentre con la destra ancora le medicava i tagli sul viso e sulle spalle.
"Chi verrà a cercarmi?"
Decise di posporre le indagini sul campo per anticipare quelle personali, mentre Vi piegava le ginocchia e tentava di sgranchirsi, con grande sollievo quando ebbe la conferma di poterlo ancora fare.
"Quando quell'affare mi ha portata qui non riuscivo a muovere le gambe.
È stato orribile. Mi è preso un colpo."
Caitlyn sorrise, dandole un bacio sulla guancia e uno sul collo, poi scostò via a Vi un ciuffo ribelle dal naso e le spiegò del ritrovamento, dell'esplosione di Jinx subito dopo, gli altri dettagli, la sua semiparalisi curata da Heimerdinger e Jayce in tempo e la convalescenza dalla quale lo sceriffo temeva non si sarebbe più svegliata. 
"Quindi non era un sogno?!" Fremè Vi tirandosi a sedere, per poi pentirsene.
"Ahh!! Merda! C'è una posizione che non mi fa lanciare bestemmie?"
"Devi stare giù, sciocca!" Le diede un altro bacio Caitlyn.
"Quando ti abbiamo preso avevi i tuoi effetti e i guanti, perlomeno uno era a terra e l'altro anche. Sembra quasi che qualcuno abbia voluto farti uno sgherro, uno sfregio per togliere me e te dai piedi, ma per quanto quasi mi dispiaccia, non sono del tutto sicura  le responsabili siano tua sorella e Sevika." 
Detto questo prese un'altra fiala rossa e viola, imbevve un panno nuovo e pulito e fece per disfare la fascia sulla coscia sinistra di Vi.
"No, ma che Jinx e Sevika, ahia!" Protestò quella ancora prima che cominciasse.
"È stata Katarina. Katarina e quelle sue disgrazie ambulanti di aiutanti, lei lei aveva un conto in sospeso con me anni fa, ah ehm, Cupcake, come dire noi, abbiamo avuto a che fare, ecco.
Ma, ma, è finita" balbettò Vi imbarazzata.
"Non è manco più ricominciata, ecco. Ahhh!!"
Cait si fece sospettosa, premendo con più forza sulla ferita dell'altra e sistemandole i cuscini dietro la testa.
"Scusami. 
Eppure non torna. La creatura che ti ha lasciato sul ponte faceva parte delle segnalazioni dei venditori ambulanti del sottosuolo dell'ultimo mese e sebbene la colleghino a Jinx, Singed e le sue creature, Warwick non è coinvolta con loro."
Il viso di Vi si fece buio a solo sentir parlare di Warwick.
Era poco che quel sospetto le stava azzannando l'anima, ma bastava a mandare nuovamente quella scossa lungo le sue vertebre, quasi staccandole una per una.
Vender.
Se fosse? 
No, non era possibile.
E chi era stato Singed? 
La Consulta? Lo shimmer?
Di nuovo quel maledetto mal di testa.
"Katarina, Garen e gli altri erano dalla tua parte mi hai detto. Vi?"
Cait schioccò le dita.
"Mi stai ascoltando?"
"Mhm? Si, si scusami, tesoro, ah Cupcake, io ... mi ... mi fa male la testa, e anche altrove, perdono, mi dispiace. Mi sono distratta."
Caitlyn arricciò il labbro e mise via il panno, cambiandole le bende e rimettendola a letto, dopo che lei ovviamente aveva provato ad alzarsi, contro qualsiasi ordine.
La strinse di nuovo, costringendola a stare giù.
"Non se ne parla neanche, Vi. Stai qui buona e ti rimetti." La baciò con forza, per enfatizzare l'ordine impartito.
"Ma Cait, mhmm mi sono solo distratta, davvero! Chiedimi quello che vuoi, dammi un'arma, una pista, qualcosa, anche un solo guantone ma ti prego, lascia che sia io a trovarla! Fammi vendicare. Voglio farle male, per favore."
"No."
"Ti prego, pasticcino, ti scongiuro, ti suopplico! Farò la brava. Verrò in ufficio a sistemare scartoffie con te!"
"Ho detto no."
"Mi mi mi metto i tacchi."
"Bel tentativo, Vi."
"E mi vesto da agente donna. D-Da donna e basta! Mi metto la gonna e tu lo sai quanto ..."
"Hai la febbre, Vi.
No. Non se ne parla." Disse lo sceriffo.
Ringhiò quasi la Zaunita tra i canini.
"Non sai cosa sia in grado di farti, è una Noxiana, è la figlia del generale Du C ..."
"Lo so benissimo chi è, Vi."
"No che non lo sai, non mi stai ascoltando!"
L'agente legò i capelli blu scuro in una coda, scosse la testa, ripose le fiale, le siringhe e i cerotti e le tirò le coperte fin sotto il mento, nonostante fosse molto caldo in stanza.
Le toccò la fronte con le labbra.
"La febbre è ancora altina anche se sembri stare meglio."
"Visto? Sei la mia eroina, mi hai accudita, mi hai salvata, ora ti prego fammi sdebitar ..."
"No!" Strillò quasi Cait dandole un buffetto sul fianco.
"Mhmm!!" Sbuffò Vi come una ragazzina capricciosa, rigirandosi di nuovo e dandole le spalle.
"Devi rimetterti in piedi prima e devi stare al pieno di te.
Non accetto discussioni su questo punto, Comandante Violet.
Sono stata chiara?"
Che dolore quando la sua Cait la chiamava così.
Quando lasciava che la burocrazia si insidiasse nelle loro rispettabilissime ed erotiche coltri di doppi sensi di lusso Piltoveriano e sparatorie di Undercity per grandissimo entusiasmo di Jayce e della signora Kiramman.
La capiva, certo.
Se ci fosse stata Powder al suo posto e lei avesse avuto 15 anni avrebbe fatto lo stesso.
Cait ne aveva 23 però, era lo sceriffo di Piltover e il suo capo, oltre che la sua amata bella principessa ricoperta di glassa e crema alla ciliegia e non aveva più l'età per quel genere di minacce.
La capiva, un po'.
Perché provava la stessa cosa.
Perciò avrebbe voluto cacciare Katarina e spezzarle il collo con le sue stesse mani sfregiate, dopo averle cavato entrambi gli occhi, sfregio a parte.
Nessuno doveva mettersi tra di loro.
Nemmeno Jinx o Powder.
Nemmeno sua sorella.
Figurarsi una noxiana di un vecchio e marcio racconto di uno stupido quaderno rubato in putrefazione.
"Sono stata chiara, Vi?"
Una sculacciata piuttosto decisa anche se sopra la coperta la riportò al presente, al passato e agli occhi belli dell'altra.
Occhi incazzati, ma pur sempre.
"Ahahu."
"Se vengo a sapere che sei scappata fuori a darle la caccia dovrai vedertela con me"
E fu allora che il solito ghigno inconfondibile si fece di nuovo strada sulle labbra della bella ciocche rosa.
"Davvero, sceriffo, Caity?"
"Vi. Non provocarmi!"
La convalescente rise e sbuffò via un ciuffo di capelli da davanti agli occhi.
"Raddoppi la quantità di siringhe che intendi utilizzare ben sapendo che sono agofobica?"
"Potrei anche pensarci."
"Andiamo, Caitlyn, sto già molto meglio e tu lo sai." Sorrise di nuovo, socchiudendo gli occhi e cercando di scacciare Warwick e Vender dalla sua testa, come anche Powder e Jinx e tutto il resto.
Ben conscio dei suoi piani, il destino le impedì di concentrarsi, come a Cait di risponderle, contringendola ad aprire la porta.
"In nome di ...!" 
Fu allora che Vi saltò di nuovo, sentita Caitlyn azionare il fucile e puntarlo alla porta spalancata.
"Che si dice, Hat lady?!"
Ciao, sorellona, ti senti meglio?"
Perché sebbene Katarina fosse un bersaglio caotico e deplorevolmente terrificante e nei suoi ricordi Vender l'avesse già trovata sotto al famigerato tavolo e Warwick si mescolava alle immagini andate a farsi benedire nel whisky e nella tequila del fiume, per Vi sua sorella sarebbe sempre rimasta la madre di tutte le mine vaganti e l'unico campione in grado di farla finire a letto.
"Ti senti meglio, adesso?"
Continua ...
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: MilesRedwing