Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Loop    04/09/2009    1 recensioni
“New Orleans è una sirena tentatrice, un posto da favola, un'illusione”. Una raccolta di storie a più capitoli, tutte ambientate nella città degli incubi sensuali, della musica e della notte.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap3

Part One - Chapter 3




“New Orleans è una sirena tentatrice, un posto da favola, un'illusione”

Daniel parla a bassa voce, davanti al camino acceso, e fuori la pioggia viene giù che Dio la manda.
I suoi occhi si schiariscono un poco, e diventano color miele scuro, zucchero fuso; indubbiamente, fra i suoi avi perfettamente inglesi, dev'esserci stato anche qualche latino.
Quando parla, Daniel dischiude appena le labbra, in movimenti lenti, brevi, quasi erotici.
Le labbra di Daniel non sembrano mai chiuse: semplicemente, sono appoggiate, l'una sull'altra, come se si baciassero da sole.
Una linea dolce, curva, morbida.
Due piccole onde al centro, e le linee verticali della carne.
E poi la barba pallida, di un castano slavato, ad accarezzarne i contorni.
“Allora perché ci vivi?”
La teiera fischia dal cucinino, e Daniel si alza per spegnere il fuoco.
“Per le bouganvillee.”
“Hm.”
Thiago lo guarda con la testa piegata da un lato, e i capelli ricci gli accarezzano il collo.
Suo fratello non riesce quasi mai ad essere così tranquillizzante; Roland è adrenalina, sangue al cervello, tachicardia, sudore freddo.
E' una melodia flamenca suonata su chitarra classica, e vibra in basso nell'inguine e nel fondo dell'anima.
Roland è l'espressione più alta del dualismo: è amore e odio, piacere e dolore, sesso e astinenza, bianco e nero, bene e male.
Una vertiginosa altalena che a volte nausea, che altre esalta, e che sempre, quando scendi, ti lascia stordito, e incapace di orientarti.
E' un senso di completezza che dura una manciata secondi, che riempie fino allo stremo, allargandoti l'anima e la cassa toracica fino a farle scoppiare entrambe.
Non sa quanto Thiago ne sappia, su suo fratello: di sicuro Daniel sui suoi, di fratelli, ne ha sempre saputo molto poco; ma a nessuno dispiaceva, soprattutto dal momento in cui aveva iniziato a scarabocchiare poesie sul margine dei libri, e loro giocavano a football e preparavano esami di economia e commercio all'università.
Nessuno di loro parlava della sua assenza, nessuno pareva rendersene conto, chiusi in un inquietante limbo di quotidianità.
Thiago cammina per la stanza, avanti e indietro, con lo sguardo verso le macchie di umidità sul soffitto.
Ha le gambe lunghe, come tutti gli adolescenti, e la stoffa della maglietta di cotone si piega sulle spalle scivolando come una cascata, enfatizzando la curva delle scapole come se dalla schiena spuntassero le basi recise di ali.
Canta a bassa voce una canzone, e tiene sotto il braccio il suo libro rosso.
Averlo attorno, per Daniel è atroce: Thiago è un doppio filo che lo riconduce a Roland, la curva buia dei suoi pensieri.
Ed è una cosa che lo urta terribilmente, non poter considerare quel ragazzo per quello che è, ma soltanto per il doppio speculare di suo fratello.
Thiago pure, ne è perfettamente cosciente, e fa di tutto per sembrare diverso, per accentuare le differenze fra di loro.
E Dan continua a guardare i suoi occhi verdi, il colore identico in ogni sfumatura a quello di Ro', pensando questa è l'ultima volta, poi basta, poi mi farò una doccia e mi dimenticherò di tutti e due.

*

E' l'alba, di metà ottobre, e Daniel ha appena avuto l'illuminazione.
Batte talmente forte sulla macchina da scrivere che finirà col consumarsi le dita.
Thiago si è svegliato con i timpani bucati, e un vago istinto omicida nei confronti di Dan.
Si appoggia allo stipite della porta, e lo guarda scrivere.
E se chiude gli occhi, può sentire l'anima di Daniel anima spandersi, vibrare come un'onda sonora per tutta la stanza, per tutta la casa.
A volte, gli capita di sentire un bisogno pressante, una specie di spasmo, la necessità di qualcosa che non riesce ad identificare, e lo sente in modo talmente forte e violento, che se non durasse appena qualche secondo di sicuro lo ucciderebbe.
E' una morsa che gli afferra lo stomaco, come se l'anima volesse uscirgli fuori da lì.
L'ha sentito quel bisogno, qualche volta, in casa di Dan, ma bastava anche soltanto la sua presenza, per appagarlo.
E sembra quasi che anche le piante in giardino, si nutrano di quella energia.
Thiago vorrebbe avvicinarsi.
Vorrebbe sfiorargli con la punta delle dita il collo.
Poi, toccargli le spalle con entrambe le mani.
Percorrere la linea morbida del collo.
Vorrebbe appoggiare le labbra dove la pelle è più delicata, e scaldarla col fiato.
E poi voltargli la testa, e affondare la lingua nella sua bocca.
Per dargli, così, un buon motivo per sbatterlo fuori di casa, o in alternativa sul pavimento.
Ma le gambe non si muovono, e lui ringrazia il cielo per questo, mentre si volta per mettere un po' d'acqua sul fuoco.
Gli porta il thè dieci minuti più tardi, appoggiandoglielo accanto alla macchina.
Daniel sposta lo sguardo sulla mano di Thiago, ed è come se il tempo si fermasse: non si accorge che Thiago misura i movimenti, non si rende conto che il polso si è fatto pesante, lento.
Non si accorge dell'odore pastoso del sudore freddo di Thiago, e nemmeno del desiderio elettrico che il suo corpo emana.
E' fermo, ad ammirare la precisione con cui quella mano è stata scolpita, l'eleganza, con cui è stato mischiato maschile e femminile, ionico e rinascimentale, armonia e forza.
Poi Thiago si volta, ed esce dalla stanza.
Lasciando un vuoto nell'aria, scavando nella realtà un buco nero, che inghiotte le parole, l'ispirazione, la poesia.
Daniel guarda le pagine appena scritte e pensa che ormai non sono altro che immondizia.
Thiago ne ha divorato la luce.
Le accartoccia con rabbia, e le butta nel cestino una ad una, con un gesto tragicamente familiare.
Poi entra in cucina, ed è talmente violento il bisogno di afferrare i fianchi di Thiago, che quasi lo piega a metà, serrandogli convulsamente i denti.
Thiago si volta, e lo guarda negli occhi: gli viene in mente una cosa.
Di quando lui e Ro' erano bambini e tutti si fermavano a guardarlo, per i suoi occhi bellissimi, e le vecchiette lo accarezzavano con dolcezza, ripetendo quasi simultaneamente: “Ma che occhi bellissimi” e nessuno si rendeva veramente conto che lui e Roh avevano gli occhi dello stesso colore.
Identico.
Nemmeno se fossero stati gemelli, avrebbero potuto avere occhi così uguali.
Solo che Roh li aveva più tristi, più malinconici, e forse più adulti.
Gli occhi di Roh tendono verso il basso, e le sopracciglia marcate li incorniciano di un fascino virile che lui non possiederà mai.
I suoi, di occhi, sono grandi e allungati verso l'alto, e sono da bambino, o da donna, e sembrano sempre umidi, quasi piangesse di continuo.
In quel momento è sicuro come non lo è mai stato di niente in vita sua, che Daniel abbia colto quell'uguaglianza e quella differenza.
E forse per questo non può essere la stessa cosa, forse perché i loro occhi sono troppo simili e Daniel ha paura di confonderli.
Sa di essersi già perso, nei loro occhi, mischiati come due acidi corrosivi nella sua anima, e non vuole smarrire del tutto la ragione.
Per quanto il bisogno di farlo possa essere pressante.
Eppure non si muove, quando Thiago si avvicina.
Sente la laguna dei suoi occhi espandersi, rendere umidi gli angoli della stanza, penetrargli le ossa; i battiti aumentano, le ginocchia cedono un poco.
Thiago allunga un braccio, e tende le dita: gli sfiora un lobo, con una lentezza estenuante.
Daniel gli afferra il polso, e per un attimo cede alla tentazione di attirarlo a sé; la pressione dura un secondo o forse meno, ma basta a Thiago per lasciarsi andare contro Daniel, contro le spalle che tremano leggermente, contro le labbra socchiuse e il fiato corto, che brucia subito sulla sua bocca come lava, che spazza idee e logicità, ingoiando in una voragine di fuoco il resto della vita intorno a loro.
Roland è l'ultimo pensiero prima di spegnere il cervello e il cuore nella bocca di Thiago.







Note dell'autrice
Cara Mitsu, spero che il tuo premio sia ormai arrivato e che tu te lo stia spupazzando ben, bene.  E no, non ho nessuna tendenza sadica per cui mi piace mollare lì sul più bello chi legge; il problema è questo: qui i personaggi sono del tutto fuori controllo. Hanno personalità a se stanti e pretendono di gestire i proprio spazi a modo loro. Perchè guarda, fosse stato per me, questa storia racconterebbe dei prerapativi del matrimonio di Roland e Daniel, e della loro appagante e straordinariamente felice vita coniugale. Purtroppo però, non posso.. Ma guarda, una cosa posso dirtela: ho in serbo parecchi altri capitoli di questa storia già scritti, quindi puoi rilassarti e goderti lo spettacolo alla giornata, senza l'attesa del domani ^^
Guarda, sono contenta che Daniel ti piaccia. Non è il mio preferito, ma sicuramente è quello a cui tengo di più. Ha idee strane su praticamente tutto, quindi spero vi troverete ^^" nei suoi scleri quotidiani. E guarda: le tue recensioni mi sono sempre state di grande incoraggiamento. Quindi grazie di prenderti sempre la briga di lasciarmi due (abbondanti ^^) paroline sulle mie storie.
Un bacio!

Beh, cara Selene,
"E giusto per farti morerie di invidia: a Settembre mi trasferisco quasi sul confine tra Florida ed Alabama, a tre o quattro ore da New Orleans^^"
Apprezzo molto il gesto carino da parte tua ò_ò.
Comunque, il fatto che tu stia indagando su di me mi rende proprio contenta. Insomma, t'ho incuriosito, alè! Però calarti nella mia testa non ti conviene, sono piuttosto squilibrata come persona. Dan poi.. beh, Dan è Dan. E' il parto più originale e puro della mia mente. Io lo amo. Sono molto legata a lui come personaggio e come esperienza di scrittura, e penso che probabilmente lo riprenderò spesso nelle storie future. Si, è bohemièn. Non segue regole, mode, non è assetato di fama. Quello che vuole è trovare il senso nel fondo delle parole, assassinandole anche. E' particolare la sua idea al riguardo, più avanti nella storia si spiegherà lui stesso.
L'idea poi dei capitoli minuscoli piace anche a me. Vedi, Flaubert che forse è uno degli scrittori che più mi ha influenzato - a livello ideologico più che formale - sosteneva che il compito di uno scrittore non è aggiungere parole, ma toglierle. E io non potrei essere più d'accordo. Penso, francamente, che nella maggior parte dei casi il linguaggio sia limitazione di quello che veramente siamo. E tu ti chiederai, allora perchè diamine scrivi? Per uccidere le parole. Pungalarle e sperare che col sangue fluisca anche la loro vita. La loro vera essenza. Oggi la maggior parte delle parole che usiamo ha perso valore. Forse, in realtà, non l'ha mai avuto a causa della brutta tendenza della mia specie ad abusarne, ma comunque sono quasi suoni vuoti.  E c'è gente che scrive libri di migliaia di pagine, descrizioni su descrizioni, quando quello che uno vuole sapere non è che l'essenziale. La letteratura è l'arte di cogliere l'anima degli uomini per farne storie, a mio avviso.
E se tutto questo ti sembra assolutamente privo di fondamento, beh non posso biasimarti ^^
Allora alla prossima, cara, e goditi New Orleans tu che puoi!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Loop