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Autore: eddiefrancesco    03/01/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Tristan trattenne il fiato. Davanti a lui c'era una lunga bacchetta di legno scuro che doveva essere stata lucidata di recente. Con le estremità in ottone e una specie di nappa in cima, sembrava in tutto e per tutto un bastone da passeggio. «Che meraviglia!» Non riuscì a trattenere il proprio entusiasmo, pur sapendo che probabilmente quell' esclamazione avrebbe fatto salire il prezzo dell'oggetto. «Come vi ho detto, è un vero gioiello, sir. Sapete meglio di me quanto siano rari cimeli come questi. Sono stati concepiti come scherzi e si fatica molto a trovarne sul mercato...» «Ma è... ?» «Guardate voi stesso!» Afferrò il bastone sollevandolo dalla stoffa scarlatta della custodia. «In apparenza è solo un comunissimo bastone da passeggio, ma... » Ne svito' l'estremità inferiore. Lo sguardo di Lord Brisbane era colmo di una meraviglia che fino a quel momento Andrews aveva visto soltanto nei bambini. «Vedete?» Protese il bastone verso di lui, senza però cederglielo. Sapeva bene come allettare i clienti. Più fosse riuscito a far crescere l'aspettativa di Sua Signoria, più soldi avrebbe potuto ricavare dalla vendita. «La lente si trova qui in fondo e viene protetta dalla punta di ottone, che all'occorrenza si può svitare.» Finalmente Mr. Andrews decise di affidare il cannocchiale alle mani di Tristan, che lo accolse con la reverenza che avrebbe riservato a una reliquia. Le due punte di ottone si svitavano consentendone l'uso e le incisioni sulle ghiere di metallo non erano neppure troppo rovinate. «È talmente ben conservato che sembra nuovo... Quando avete detto che è stato fabbricato?» Andrews si irrigidi', irritato all'idea che la sua parola venisse messa in dubbio. «Mi hanno assicurato che la fabbricazione risale alla fine del XVll secolo e la fattura è italiana.» Tristan soppeso' il bastone tra le mani. Era davvero un divertente prodigio. Certo, non sarebbe servito molto ai suoi esperimenti dal momento che veniva da un'epoca lontana nella quale ancora non si era raggiunta la perfezione nella precisione delle lenti e nella costruzione dei meccanismi, ma sarebbe stato un oggetto in più da annoverare nella sua collezione di antichità tecnologiche. «Bene, Mr. Andrews...» Dalla tasca interna della giacca estrasse un involto di note bancarie. Scarabocchio' una cifra e passò il foglio all'uomo che gli stava di fronte. Non era elegante parlare di denaro e preferiva che la transazione avvenisse in quel modo. «È abbastanza?» Andrews cercò di trattenersi dal deglutire. Probabilmente, la cifra che gli aveva proposto era più alta delle sue migliori aspettative, ma per Tristan non aveva importanza. Non voleva discussioni e una trattativa sul prezzo con un uomo che non apparteneva neppure al suo ceto sociale sarebbe stata alquanto sconveniente. «Accetto» si affretto' a confermare Andrews, riprendendo colore. «Bene.» Afferrò la nota di banca e se la infilò in tasca senza indugio. «Possiamo brindare, dunque» suggerì Tristan, per il quale quell'incontro aveva già perso interesse. Non vedeva l'ora di poter congedare il suo ospite e scappare a casa per esaminare l'acquisto. «Lo porterete a Blackborough, nella vostra tenuta?» domandò Andrews che, intanto, si era appoggiato allo schienale della poltrona, rilassato. «Sapete, non so cosa darei per visitare casa vostra... Ho sentito dire che avete una specie di osservatorio. Per molti, le vostre passioni sono strane e anche l'edificio...» Si accorse subito di aver fatto un passo falso. Quei pettegolezzi non solo non interessavano a Lord Brisbane ma, con tutta probabilità, avevano l'effetto di infastidirlo. «Sono solo chiacchiere sciocche e senza senso» sbotto' infatti Sua Signoria balzando in piedi. «Non ci invito mai nessuno perché Blackborough è un palazzo vecchio e mal conservato... E questo indispettisce alcune delle peggiori malelingue londinesi. Quanto alle leggende... be', sono per l'appunto, soltanto leggende.» Si schiari' la gola e poi gli porse la mano. «Vi ringrazio ancora, Mr. Andrews. Se dovesse capitarvi tra le mani qualche altro oggetto interessante, non esitate a contattarmi. Vi saluto.» Tristan aspetto' che l'uomo se ne fosse andato lasciandolo solo, poi iniziò a passeggiare su e giù per il salottino. Doveva attendere qualche minuto, prima di tornare ad attraversare la sala comune e avviarsi verso casa, altrimenti avrebbe rischiato di far nascere dei pettegolezzi sull'importanza di quell'incontro. Le chiacchiere di Andrews lo avevano messo di cattivo umore. Possibile che non riuscisse a tacitare le malelingue? Blackborough, dopotutto, era un posto incantevole e gli sarebbe piaciuto molto invitarvi delle persone e dare dei ricevimenti. O meglio, l'avrebbe desiderato se fosse stato una persona diversa, o se le cose, nella sua vita, si fossero svolte in modo differente. Tristan non aveva un temperamento mondano e preferiva di gran lunga passare le giornate da solo, immerso negli studi, piuttosto che trascorrere il tempo a discorrere di faccende inutili come faceva la maggior parte dei suoi conoscenti. Si considerava un vecchio burbero e introverso che non riusciva ad apprezzare neppure la compagnia delle belle donne senza sentirsi in imbarazzo. Sì, era stato sposato, ma a quell'epoca non aveva neppure trent'anni e tutto gli sembrava diverso. Tutto gli era parso possibile. Purtroppo, riflette' tra sé e sé mentre regolava l'orologio sulla mensola del camino, sincronizzandolo con il proprio che teneva in tasca, la vita non gli aveva risparmiato dolori e pesanti fardelli da sopportare. Mancavano tre minuti alle sette. A casa, Mrs. Manfred, la sua governante, avrebbe iniziato a domandarsi dove si fosse cacciato e per che ora avrebbe potuto servigli la cena. Povera Mrs. Manfred, aveva così tanta pazienza con lui! Ormai si era abituata ai suoi orari stravaganti e alla sua vita sregolata. Lord David Hannerly e Sir Timothy Drummor si stavano scambiando le solite conferenze dopo aver trascorso la nottata alla bisca di Canton Kitty, tenutaria di uno dei più rinomati bordelli di Londra, nel quartiere cinese, dei Docks. Sir Timothy si accese un sigaro e tirò con gusto. «Davvero, mio caro, guarda chi si vede, non è Lord Brisbane, quello?» Fece un rapido cenno con il capo, indicando l'uomo alto e dalla corporatura robusta che stava attraversando la sala. «Mi sembra proprio lui, caro Drummor, ma che cos'ha in mano?» «Sembra una specie di astuccio, anche se è piuttosto lungo. Ah, povero Brisbane! Dicono che sia un po'...» E Sir Timothy si picchietto' la tempia con l'indice, ammiccando. «Matto, dici? Oh, be', ne avrebbe ben donde, il poveretto!» ribatte' Lord Hannerly. «Già... Pare che sia così da quando sua moglie è morta, alcuni anni fa. Ma ammetterai che gia prima non era di grande compagnia.» «Certo, con quel peso da sopportare... E comunque, non si disse che le circostanze erano, come dire, "un po' troppo misteriose"?» domandò ancora Hannerly. Sir Timothy si guardò intorno con aria furtiva, poi si sporse verso l'amico. «So che ci sono stati dei pettegolezzi sulla morte di Christina Brisbane. I domestici di Lord Brisbane hanno sempre giurato che il loro padrone non c'entrava nulla, ma alcuni sostengono che possa addirittura essere stato lui a ucciderla!» «Davvero? Non posso crederci... E perché mai l'avrebbe fatto?» domandò Lord David, ingolosito da quel pettegolezzo, seppur non più tanto fresco. «Chissà... forse aveva scoperto che la donna aveva un amante, oppure perché... sai...» Lord Timothy ripeté ancora quel gesto che gli piaceva tanto e si picchietto' la tempia con l'indice. «Anche gli altri membri della famiglia non dovevano essere tanto a posto. Lo zio si era riempito la tenuta di animali stravaganti che faceva arrivare da diverse parti del mondo. Canguri, scimmie, persino una giraffa...non si faceva mancare nulla! Il fratello di Tristan, invece, pare amasse arrampicarsi sugli alberi e piombare sulle persone che gli capitavano a tiro, spaventandole a morte... Per sua sfortuna, uno di quei salti gli riuscì male...» Sir Timothy si lisciò i folti baffi con soddisfazione, vedendo che Lord Hannerly pendeva dalle sue labbra. «E poi c'era una cugina, una certa Miss Annabelle, mi pare, che sembra sia svanita nel nulla dopo che i suoi genitori la sorpresero... be', in atteggiamenti inequivocabilmente intimi con un paio di giovani domestiche...» Quando arrivò a casa, Tristan era di pessimo umore. Tra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare da White's, doveva proprio imbattersi in Timothy Drummor, uno degli uomini più pettegoli di Londra, e in quel perdigiorno di David Hannerly, pensò stizzito. Chissà che risate si erano fatti alle sue spalle! Ma in fondo, a lui che cosa importava? Perché doveva dare tanto peso a ciò che gli altri avrebbero detto o anche solo pensato di lui? Salì i tre gradini che lo separavano dalla porta di casa, nella rinomata Russell Square. L'edificio apparteneva alla sua famiglia da tempo immemorabile, ma lui, non appena l'aveva ereditato, vi aveva apportato significativi cambiamenti. Innanzitutto, la facciata era stata pulita con cura. La caligine dei fumi londinesi era stata grattata via da solerti spazzacamini che si erano impegnati a riportare il marmo al suo antico splendore. E poi... Con orgoglio, premette il pulsante di fianco alla porta. Dall'interno provenne un suono attutito, come di una campanella che veniva agitata in lontananza. Tristan dovette pazientare per pochi istanti, poi un giovane in livrea gli aprì la porta. «Buona sera, milord.» «Buona sera, Witfield. Ehm... come andiamo?» Cercava sempre di essere cordiale con i domestici, era una specie di esercizio di autodisciplina che si era imposto per riuscire a scambiare almeno quattro chiacchiere con qualcuno giorno per giorno. «Benissimo, milord, grazie. Avete trascorso un piacevole pomeriggio?» «Si, grazie, Witfield.» Gli consegnò il cappello e il soprabito, ma non l'astuccio che preferì portare con sé al piano superiore. Fece qualche passo verso le scale, poi si fermò di colpo. «Che cosa significa?» tuonò voltandosi di scatto verso il giovane lacchè, mentre puntava il dito su un candelabro acceso che era stato appoggiato sul tavolino di fronte alla specchiera dell'ingresso. «Vostra... Vostra Signoria... è che Mrs. Manfred ha detto...» «Sciocchi antiquati che non siete altro!» sbotto' ancora soffiando sulle candele. Immediatamente, un acre odore di cera fusa si diffuse nella sala. «Non dovete fare altro...» Si avvicinò al muro e cercò il pulsante. «... che muovere questa piccola leva.» Accese l'interruttore e l'atrio si illumino' di un bagliore giallastro. «Ecco qua!» Sbuffo'. «Era proprio il caso di averne paura?» «No, milord... È che Mrs. Manfred dice...» «Dico che non mi piacciono queste diavolerie della vostra scienza, Lord Brisbane» intervenne una signora anziana, emersa da una delle porte sul fondo della sala. Aveva i capelli grigi, raccolti in un'acconciatura severa, e indossava un vestito verde scuro che doveva essere stato fuori moda già una decina d'anni prima. «Non mi piace pensare che ci siano delle scariche di fuoco che corrono dentro le pareti ogni volta che tocco uno di quegli aggeggi, milord. La mia povera sorellina, che Dio l'abbia in gloria, è morta in un incendio, rammentate? E io non voglio fare la stessa fine perché magari uno dei vostri apparecchi non funziona bene» spiegò con risolutezza Mrs Manfred. «Sono una donna semplice, milord, lasciate che faccia a modo mio... almeno quando non siete in casa.» Tristan sbuffo' e si passo una mano tra i capelli. «E va bene, Margaret, ma solo quando non ci sono» accondiscese abbozzando un sorriso. Quando imbocco' le scale, Mrs. Manfred lo seguì con gli occhi, riservandogli uno sguardo affettuoso e velato di amarezza. Sebbene fosse cresciuto ormai, e nutrisse idee tanto diverse dalle sue sulla vita, Lord Tristan Brisbane per lei sarebbe sempre rimasto l'affascinante sognatore che era stato da ragazzino e, per quanto avesse potuto, avrebbe continuato a vegliare su di lui.
   
 
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