Anime & Manga > Yuri on Ice
Ricorda la storia  |      
Autore: Gaia Bessie    03/01/2022    2 recensioni
Yuri sorride, lo porta nel salotto, dove la tv accesa trasmette una delle loro ultime gare (insieme): ecco, gli sussurra mentre si siede al suo fianco, tu sei fatto così – perché non è solamente bello, guardarti, ma spezza il cuore. No, no, no – non in quel senso: ma ti manda l’anima in frantumi, perché non sembri nemmeno vero.
Voglio rivederti così, Victor: quando salti e sembra che la gravità si pieghi solamente per te, ma anche quando cadi e bisogna domandarsi se il ghiaccio non s’aprirà per accoglierti lì dentro, per rapirti dagli spettatori.
[Victor/Yuri | Partecipa all'iniziativa "Regali di inchiostro" organizzata sul gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta"]
Per Filo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Yakov Feltsman, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per Filo,
All'insonnia, gli scleri, i tutorial di makeup, le fic unicamente het e tutto lo sclero che abbiamo prodotto in così poco tempo.

 

Salvarsi da soli
 
L’anima di Victor dimora nei pattini – a volte è sveglia, altre volte quietamente sta in attesa e quasi s’addormenta: Yuri non lo dice mai ma, quando Victor chiude gli occhi e si lascia trasportare dal rumore della lama che affonda nel ghiaccio, è bellissimo.
E non bello di quella bellezza ultraterrena che lo decora come un quadro in cornice dorata, ma bello di una concentrazione che gli stravolge i lineamenti (una pace indescrivibile): ed è bello perché, quando chiude gli occhi e semplicemente salta, pensi che non cadrà mai.
Eppure, un giorno, Victor cade – una volta.
Yuri spalanca gli occhi, si deve fare violenza per non infilarsi i pattini e correre a controllare che stia bene: Victor si rialza, ma non è più lo stesso. Negli occhi, un’ombreggiatura che mai c’era stata – indescrivibile.
Da quel giorno, Victor cade sempre più spesso. Nei vertici del pattinaggio, si comincia a mormorare che Nikiforov comincia a perdere colpi: gli si è staccato lo smalto e, sotto gli strati di doratura scrostata, non è dura pietra quella che fa capolino.
Troppo volgare, per lui, per quel che realmente è – è vetro che frantuma l’aria in uno scroscio di pioggia e grandine ma, quando Yuri finalmente riesce a trovare il coraggio necessario per prendergli il volto tra le mani e domandargli cosa gli stia accadendo, Victor è  (pioggia e grandine) sfuggente.
L’anima di Victor è sempre stata affilata dalla lama dei pattini e sedimentata nel ghiaccio della pista – ma, un giorno, dice di non volere cadere più: Yuri aggrotta le sopracciglia, non comprende e, francamente, quando gli esce un timido balbettio disposto a spaccargli le labbra, non sa nemmeno cosa dirgli. Victor appende i pattini al chiodo, ancora una volta.
Ma, quell’espressione delusa e scontenta, Yuri non gliel’ha vista mai – Victor inizia a uscire sempre più raramente di casa e, quando alla sera lui rientra, lo trova seduto al tavolo del tinello con le mani in mano. Le dita scivolano pensierose sull’anello all’anulare, una promessa: adesso che è tutto infranto, conterà ancora qualcosa?
Non lo smuove niente: né il coach, né Yuri Plisetsky (scostati, maialetto, ci penso io – fallisce) né le preghiere che Yuri muove ai Kami. Victor è irremovibile.
Perso nei suoi pensieri, il campione russo passa i minuti a macerarsi tra i ricordi: ripercorre la sua caduta, non la prima ma una delle ultime, con il pensiero – non ne trova spiegazione: un errore da dilettanti, s’è detto, un errore che non aveva contemplato di poter commettere. E, per questo, non sa come affrontare.
Qualche volta, Yuri se lo deve domandare: è quello, alla fine di tutto, il punto di rottura di Victor Nikiforov?
Ma, quando alla sera Victor lo saluta con un sorriso e un bacio in fronte, Yuri non riesce a pensarlo spezzato: i pattini rimangono appesi a un chiodo sporgente del corridoio, Victor si comporta come se semplicemente non esistessero. E, quando Yuri fa segno verso di loro, il russo scuote il capo e silenziosamente abbandona la stanza per nascondersi sotto le coperte.
I giornali iniziano a parlare, titoli sensazionalistici che, però, celano sottile fil di verità: la caduta dal cielo di Victor Nikiforov – il pattinatore non s’è spezzato le ossa ma, da quand’è sparito dalla vita mondana, forse in lui s’è creata spaccatura ben più imponente (senza fondo, cade).
Yuri glielo dice, che non lo comprende più, ma non ottiene risposta. Anche nei piccoli gesti, nei sorrisi, persino nel sesso Victor diviene sempre più insondabile – e, anche quando dovrebbe essersi messo a nudo, uno strato di vetro soffiato storpia il suo riflesso, rendendolo irriconoscibile.
La sua anima dimora nei pattini, pensa Yuri quando lo vede passare ore davanti a un libro che non legge mai, e, adesso che quegli stessi pattini sono appesi al chiodo, forse Victor si sente svuotato da sé stesso (ma non si vuole salvare da solo).
 
***

La notte non dorme.
Ma nemmeno lo sveglia, lo tocca, pretende attenzioni – Yuri ha il sonno leggero e, quindi, nel dormiveglia s’accorge sempre che Victor si mette seduto sulla sponda del letto e rimane minuti, minuti interi, a fissare il muro di fronte a sé. Qualche volta, Yuri avrebbe quasi voglia di mettersi a sedere anche lui e domandargli cos’è che sta guardando con quell’intensità – non lo fa mai.
Perché, appena inizia ad agitarsi nel letto, Victor si alza, va in soggiorno e si mette a far colazione che siano le due di mattina o di pomeriggio, friggendo uova e rosolando fette di bacon come un americano qualsiasi: la colazione continentale è il suo punto debole, ha imparato Yuri durante i loro primi mesi di convivenza. Victor non pecca di gola ma, quando si tratta di colazioni, un po’ sì – è il suo momento di riflessione, l’attimo in cui tutto nel mondo prende la piega migliore possibile: quando prende un boccone di toast, uno di uova e uno di bacon.
E, adesso che Victor è tutto una riflessione sfuggente e un senso che s’è perso in un rabbocco di succo d’arancia, ogni suo pasto sembra inevitabilmente tendere a quella colazione notturna – Yuri lo vede, mentre cerca di mettere insieme i pezzi ed è tutto un puzzle incompleto, in una stanza che lentamente lo brucia vivo: anche il ghiaccio ustiona, d’altronde, e Victor ha ancora addosso i segni del momento in cui la sua divinità s’è lacerata.
Non risponde alle chiamate: lascia in silenzioso il telefono, il primo giorno, poi lo mette in modalità aereo e, infine, lo chiude a chiave in un cassetto e non lo tira più fuori. Yuri non accenna a fargli comprendere quanto ciò sia un problema – nemmeno quando Yurio si presenta a casa loro, imprecando in un russo incomprensibile, urlando a Victor di prendersi le proprie cazzo di responsabilità e presentarsi agli allenamenti.
Ma lui non lo fa – non fa poi molto, a dir la verità: s’appassiona alla maglia e sferruzza cappelli tutti bitorzoluti, mentre scruta con le sopracciglia alzate buffi sceneggiati spagnoli sul canale internazionale e cucina, cucina continuamente biscotti proteici e mille altre assurdità che propina a Yuri per cena (lui dice grazie, ma è una parola che gli spezza il cuore).
«Victor…».
Ci prova – ogni dannatissima volta, Yuri raccatta tutto il coraggio che ha: se ci fosse una volta in cui bastasse, lui riuscirebbe a proseguire nel discorso senza scuotere il capo di fronte allo sguardo perplesso del proprio compagno.
Non importa, gli dice.
Non importa proprio per niente.
 
***
 
«Qualunque cosa abbia quello spostato di Nikiforov, deve risolversela da solo» commenta Yurio, quando Yuri finalmente si risolve a domandare aiuto. «Non puoi tirarlo fuori dal nulla: o si salva da solo o non si salva affatto».
Yuri non lo dice e se ne vergogna – che una parte nascosta di sé pensa che, alla fine di tutto, il proprio omonimo abbia immensamente ragione: Victor passa le giornate a ciondolare per casa, tra una sferruzzata e una telenovela spagnola, senza un vero scopo. E lui, che vorrebbe tirarlo via dai suoi pensieri porgendogli una mano o quei pattini appesi al muro, non sa come fare.
«Cresci, Victor» sibila Yurio l’unica volta in cui gli viene permesso di varcare la porta di casa Nikiforov-Katsuki. «Cadiamo tutti, prima o poi. Anche tu».
Victor scuote il capo – muto, sorride affascinante come se gli avessero appena fatto un complimento: spiegazione, non ne fornisce nemmeno una, nemmeno dietro suppliche e preghiere.
Quella sera, però, Yuri finalmente parla.
«Io non so come devo fare, con te» gli sussurra, mettendosi a sedere sulla sponda del letto mentre Victor inquieto vaga per la camera. «Come ti devo aiutare: e non dico posso, ma devo, Victor, perché io devo fare qualcosa quando ti vedo così. Ma tu non parli e io…».
Mi sento così inutile.
«Lo sai, è che penso che tutti siamo nati perché abbiamo uno scopo» borbotta, a disagio. «E penso che il tuo sia stare sopra quei pattini che hai appeso al muro e, se tu non lo capisci, vorrei mostrartelo io».
«Mostramelo, allora» sussurra Victor, con un sorrisetto che gli torce l’angolo della bocca.
Yuri sorride, lo porta nel salotto, dove la tv accesa trasmette una delle loro ultime gare (insieme): ecco, gli sussurra mentre si siede al suo fianco, tu sei fatto così – perché non è solamente bello, guardarti, ma spezza il cuore. No, no, no – non in quel senso: ma ti manda l’anima in frantumi, perché non sembri nemmeno vero.
Voglio rivederti così, Victor: quando salti e sembra che la gravità si pieghi solamente per te, ma anche quando cadi e bisogna domandarsi se il ghiaccio non s’aprirà per accoglierti lì dentro, per rapirti dagli spettatori. Perché tu sei questo, niente di meno e niente di più: sei quel film che non ha bisogno di sequel, che sbanca al botteghino e che nessuno riesce a cancellarsi di mente.
Sei quell’unica ultima goccia di talento che questo mondo ha deciso di produrre – e l’ha fatta bere tutta a te.
«Vorrei che tu vedessi quello che tutti vedono in te» borbotta Yuri, a disagio. «Tu non hai perso l’ispirazione, Victor, e lo sai anche tu: hai solamente… paura».
Quando finalmente alza gli occhi, vede solamente il viso del pattinatore russo che s’avvicina al suo, fino a far scontrare le loro labbra – Victor non dice una parola ma, il giorno dopo, i pattini spariscono dal muro.
Tornano ai suoi piedi.

Anno nuovo, fandom nuovo (o quasi).
Credo sia la seconda volta che scrivo in questo fandom e sono mega emozionata: vi prego di perdonarmi se sono andata OOC, ma a una certa ammetto di essere stata in dubbio su come concludere la storia.
Ma, comunque, eccomi qui, e chissà che io non mi stabilisca qui AHAHAH
Grazie per avermi letta!
Gaia
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Gaia Bessie