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Autore: marple92    03/01/2022    6 recensioni
[Imma Tataranni]
La berlina nera della Dia sfreccia via nella notte lasciando finalmente soli Calogiuri ed Imma. Cosa succederà?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Avevano appena finito di raccogliere la deposizione di Giulio Bruno. Tutto scritto nero su bianco in 6 fogli formato A4 che Imma, seduta ancora al tavolo, rileggeva attentamente mentre la Dia portava via il suo supertestimone.

Se ne stava concentrata cercando di assimilare quanti più dettagli possibili e il suo cervello elaborava ogni informazione sistemandone i pezzi come in un puzzle al quale mancavano, però, altri dettagli. Qualcosa non le tornava ma non riusciva ancora a capire cosa.

Il rumore di una tazza appoggiata sul tavolo la costringe ad alzare gli occhi e rivolgersi alla sua destra.

“Dottoressa vi ho fatto un caffè…è tardi e sarete stanca."

“Altro che caffè Calogiuri, ci vorrebbe una camomilla per come sto agitata in questo momento. Con la testimonianza che abbiamo raccolto ho qualche elemento in più in mano e forse posso salvare questo processo ma c'è qualcosa che mi sfugge, un dettaglio... qualcosa non mi torna”. 

Calogiuri, in piedi accanto a lei, la guarda concentrato e lei si alza di scatto per riportarsi alla sua stessa altezza. 

“Eppure mi sembrate tesa dottoressa, ma non per il processo… ne volete parlare?”

Basta quella sola domanda per far  si che si faccia spazio in lei la consapevolezza che nessuno mai riuscirà a capirla come fa lui.

“Rimarró tesa fino a quando questa storia non sarà finita. Hanno incendiato il locale di mio marito e si sono fermati. Non è da loro Calogiuri. Temo stiano tramando qualcosa di grosso e questa collaborazione di Bruno con noi potrebbe complicare le cose.  Capiranno che l'avvertimento non ha funzionato e alzeranno il tiro, proveranno a screditarmi, cercheranno qualche scheletro nel mio armadio e se non lo trovano ce lo mettono.”.
È la verità. Si sarebbe aspettata qualche altro scherzetto di Romaniello e invece nessuna minaccia indiretta e nessun atto intimidatorio. E sapeva bene che questo silenzio rappresentava solo la quiete prima della tempesta. 

“Avete paura?” 

“Non posso permettermi di avere paura, non per la mia vita almeno. Ma inizio a chiedermi se tutto questo valga mettere a rischio mio marito, mia figlia… -si ferma un attimo e poi conclude- te” 

“Vostro marito e vostra figlia vi vogliono bene e io… io ho imparato a stimarvi anche per l’amore che mettete nel vostro lavoro. Non dovete preoccuparvi per me. Io sarò al vostro fianco qualsiasi cosa succeda.”

“Lo so Calogiuri lo so.” E stranamente ci crede sul serio. È l'unico sul quale metterebbe la mano sul fuoco. L'unico di cui si fida ciecamente.

“Non vi arrenderete, vero Dottoressa?” Le prende la mano. Come se fosse un gesto normale. Un tacito modo per dirle che lui è al suo fianco e crede in lei.

“Non mi arrendo Calogiuri. Non mi arrendo” promette e poi torna seria guardando la loro mano unita e le loro dita che si sono intrecciate in automatico.

Deglutiscono entrambi.

Fissandosi.

Occhi negli occhi.

La stessa espressione disperata.

Un “Vorrei mai non posso” tacito.

“È meglio che io vada” sibila Imma dandogli le spalle per fuggire dal suo sguardo intenso, quello sguardo che prima o poi la porteranno a fare una follia.

“Prendo il cappotto e vi accompagno Dottoressa” è la timida risposta mortificata di Calogiuri che si volta e si dirige verso l’appendiabiti.
Ma mentre è girato lei parla ancora costringendolo a bloccarsi.

“Ti ho sentito l’altra sera…in macchina… quando hai detto di essere innamorato di me”. Sgancia la bomba. 

Ippazio trattiene il respiro e si volta con lo sguardo basso, quasi timoroso… “Scusatemi…io… non credevo che..” imbarazzato abbassa gli occhi. Timoroso di una sfuriata è pronto a ricevere l'ennesimo rifiuto. 

“Aspetta. Fammi parlare…”lo blocca lei riducendo le distanze tra di loro. Con una mano gli accarezza il volto e lui reclina la testa per godersi quella carezza.

“Io non vorrei mai farti stare male Calogiuri” gli dice.

“Non è colpa vostra Dottoressa. Sono io che ho sbagliato tutto. Ho provato a fare finta di nulla, ma non ci sono riuscito. Lo so che per voi è stato uno sbaglio e che l'ho detto anche io... ma la volete sapere la verità Dottoressa? - e prima che lei possa frenarlo continua- non riesco a pentirmene. Non riesco a considerarlo uno sbaglio. Mi sforzo ogni giorno di dimenticare, ma più chiudo gli occhi, più penso alle vostre labbra, al vostro respiro e...non ero da solo in quel bacio. È questo che mi fa più male.”

“Io ho delle responsabilità verso la mia famiglia, verso mio marito…” lo blocca lei posandogli una mano sulle labbra

“Avete delle responsabilità anche verso voi stessa però” azzarda lui alzando finalmente lo sguardo verso di lei. 

Riesce a cogliere tutta la fatica che Imma sta facendo per mantenersi razionale.

“È complicato Calogiuri…”

“Come tutte le cose che potrebbero essere bellissime…”sussurra avvicinandosi a lei. Lentamente. 

Imma riesce a cogliere nel suo sguardo tutta la disperazione che prova e, a giudicare dalle mani che tiene in tasca, anche la voglia che ha di toccarla.
Non si stupirebbe se in un impeto d'ira la scuotesse per farle ammettere che quel bacio lo ha voluto anche lei, come lui e forse più di lui. 
Ma non lo fa.
Rispettoso come sempre è stato con lei.

Non la tocca con le mani ma riesce a sentire sulla pelle il calore del suo sguardo.

Fiero e disperato come può esserlo solo un uomo innamorato. 

Imma si rispecchia in quegli occhi e si rende conto di non essere poi tanto diversa da lui. Combattuta tra ció che sarebbe giusto e ció che vorrebbe.

E per la prima volta è lui a rendersi conto che i giochi di potere si sono invertiti e che davanti a lui non c’è nulla del ruolo istituzionale che lei ricopre. Davanti a se non c'è l'algida donna capace di mettere in riga l'intera procura.
C'è solo una donna razionale in balia di un sentimento che non riesce a controllare. 
Si aspettava che lei lo bloccasse ancora una volta, classificando quell'unico bacio come uno sbaglio da non rifare e invece, a giudicare dall'espressione combattuta, gli sembra di poter avere una speranza con lei.

“Imma” sussurra chiamandola per la prima volta per nome e gli sembra quasi di sentirla tremare a quando si ferma ad un centimetro dal suo volto, con le labbra che quasi si sfiorano. 

Ad un passo dal perdere la lucidità e imboccare la strada del non ritorno. 

“Tu sei pericoloso” sibila Imma senza riuscire ad allontanarlo.

“Questo me l’hai già detto Dottoressa”

Chiudono entrambi gli occhi, ormai fronte contro fronte.

E si aspetta da un momento all’altro che lei lo fermi e scappi via. 

“Dimmi che vuoi essere accompagnata a casa e ti ci porto subito” Calogiuri le sussurra con l’ultimo bagliore di lucidità, offrendole una via di fuga. 

In risposta lei si aggrappa al suo maglione indecisa fino all’ultimo se spingerlo via o tirarlo forte a sè.

È quasi grata per quella via d’uscita che lui le sta offrendo e quel briciolo di razionalità che le è rimasta le suggerisce di cogliere al volo l'occasione e scappare ma non le viene in mente nessuno degli ottimi motivi che si è sempre ripetuta per stare lontana da lui. Al contrario, molteplici sono le ragioni che la spingono a rimanere lì e a lasciarsi andare tra quelle giovani braccia.

Pietro, Valentina, il suo ruolo di madre e di moglie sono ormai lontani da quella stanza.

Con le mani ancora strette contro il maglione di lui, mentre gli occhi le diventano lucidi, disperati e pieni di una nuova consapevolezza, solo un lieve sussurro le sfugge dalla labbra: “Tienimi qui”.




ANGOLETTO:
Ci sono due tipi di persone: chi aspetta impaziente le nuove puntate di Imma Tataranni e chi mente. Io appartengo alla prima categoria e siccome muoio dalla voglia di scoprire cosa succederà tra Imma e Calogiuri e cosa stanno combinando chiusi in quella casa ho scritto questo finale di puntata alternativo.
One shot molto "green" per il momento.
Ma non escludo un evolversi dei colori in giallo, arancio, rosso...
e a voi... farebbe piacere leggere altro? Fatemelo sapere. 

 

  
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