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Autore: Stella Dark Star    05/01/2022    1 recensioni
+MULTISHIP che troverete man mano che leggete! ;)
Cambiare il passato può avere ripercussioni inaspettate sul futuro, questo Takemichi lo sa bene. Ma nemmeno lui poteva immaginare di ritrovarsi in una linea temporale in cui Chifuyu è un ragazzo intersessuale... Quel dannato 31 ottobre 2005, Baji era morto fra le braccia di Chifuyu, senza sapere che lui portava in grembo suo figlio.
Ottobre 2021. Unmei è un adolescente ribelle, Comandante di una gang, ha un pessimo carattere, è segretamente innamorato di Kazutora pur avendo una relazione di letto col migliore amico Blitz (figlio di Smiley) e ha il cuore a pezzi nel vedere sua madre Chifuyu soffrire ogni anno. Quando scopre per caso che Takemichi può viaggiare nel tempo, gli ordina di andare a salvare suo padre Baji per creare un nuovo futuro ma...con la stretta di mano si ritrova anche lui nel passato! Interagire con i suoi giovanissimi genitori, col suo amore Kazutora, con zio Taka, con Draken e perfino con un Mikey indemoniato sarà un'esperienza decisamente fuori dalle righe, dove non mancheranno drammi, delusioni ma anche momenti bizzarri e felici (e triangoli amorosi di varia natura)!
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chifuyu Matsuno, Kazutora Hanemiya, Keisuke Baji, Nuovo personaggio, Takemichi Hanagaki
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Terza Fase:
[Fear in your heart]
 
Quel piccolo bastardo di un tiranno era stato irremovibile.
“Non provateci neanche ad uscire da questa casa o giuro che prendo uno di voi e lo uso per picchiare l’altro. Avete capito, mocciosi?”
Dando una sbirciata all’ingresso della stanza, a Takemichi parve di vedere la sagoma maligna di Unmei, come se fosse ancora lì a tenerli d’occhio con un pugno alzato e pronto ad intervenire. Quel ragazzo aveva fin troppo potere su di lui. Si era sentito rabbrividire solo per aver varcato la soglia per andare in bagno, accidenti!
“Ma guarda te se devo farmi terrorizzare da quel viziatello…” Bisbigliò fra sé.
“A me piace! Ha un carattere forte!” Disse Chifuyu, sfoggiando un sorriso angelico. Era così da quando si era svegliato. Non solo aveva sviluppato una sorta di adorazione per un tizio che aveva letteralmente conosciuto la sera prima, addirittura non aveva battuto ciglio nel vedersi sequestrare nuovamente il telefono e imprigionare in quella casa. Ormai non c’erano dubbi che avesse la sindrome di Stoccolma!
“Chifuyu… Sinceramente… Tra Unmei e Baji non so chi sia peggio…”
“E’ vero!” Confermò, come se si fosse trattato di un complimento.
Wow…era messo peggio di quanto credesse…
Takemichi lo seguì con lo sguardo, mentre lui prendeva con entrambe le mani la tazza colma di tè verde e se la portava alle labbra per sorseggiarla. Era già la terza che beveva quel mattino, avendo dovuto rinunciare al cibo solido per via della nausea. Chissà come avrebbe reagito se gli avesse detto che dentro di lui stava crescendo una piccola vita…
“Ehi, smettila di fissarmi! Cos’hai, una cotta per me?” Il suo voleva essere uno scherzo, invece ricevette una risposta del tutto seria.
“Sei la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto, Chifuyu.”
Suonò abbastanza strano considerando che, per quanto riguardava Chifuyu, si erano parlati appena la sera prima. Sbirciò lo schermo della TV, siccome aveva ancora la tazza fra le mani indicò col mignolo. “Credo che i due detective stiano per risolvere il caso!” Ed incollò lo sguardo allo schermo.
Dopo che Unmei era uscito, non avendo altro da fare, si erano accomodati lì a terra con la schiena contro il letto e avevano acceso la TV alla ricerca di qualcosa da guardare per passare il tempo. Dopo un po’ di zapping, Chifuyu aveva scovato un canale dove era appena iniziato un film poliziesco ambientato nel secondo dopoguerra occidentale. Non era minimamente preoccupato per aver saltato la scuola e mentito a sua madre, l’unica cosa che gli importava era Baji e si era volontariamente sottomesso ad Unmei che gli aveva promesso di aiutarlo.
“In un modo o nell’altro si risolverà tutto, Chifuyu.”
Lui si volse e accennò un sorriso. “Qualcosa mi dice che sarà così! Sarà un piacere risolvere questo caso con te, partner!”
Il cuore di Takemichi balzò nel petto. “Come mi hai…?”
“E’ una battuta del film! Non l’hai sentita, prima?”
Giusto. Anche l’altra volta che era tornato indietro nel tempo Chifuyu gli aveva dato quel soprannome, prendendo spunto da un film poliziesco. Con quel nuovo viaggio alcune cose stavano andando diversamente, ma forse il loro rapporto sarebbe rimasto lo stesso.
*
 
Quella mattina Unmei era dovuto uscire per necessità personale. Essendosi ritrovato nel passato fuori da ogni previsione e calcolando che sarebbe rimasto per circa una settimana, ossia il tempo per assicurarsi che suo padre non morisse nel Bloody Halloween, aveva dovuto prendere atto di una cosa: doveva procurarsi alcune paia di mutande e calzini e delle maglie di ricambio. E così si era avventurato per diverse ore in giro per Shibuya alla ricerca di negozi economici e di abiti usati. Per fortuna sua madre gli aveva dato la paghetta settimanale prima di quel dannato incidente temporale!
Non avendo la chiave della casa, al ritorno dovette suonare il campanello. Trovò Takemichi all’ingresso, il suo sguardo si posò sulle buste che teneva in mano.
“Ti risarcirò…”
Unmei si sporse su di lui e gli parlò faccia a faccia. “Ci puoi scommettere che lo farai, vecchio!”
Takemichi fece un passo indietro, deglutendo pesantemente. Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a tenere testa a quel ragazzo complicato!
Unmei lasciò ricadere le buste a terra, accanto al mobile d’entrata, e recuperò dalla tasca della giacca il telefono di Chifuyu. “Mio padre ha mandato messaggi a raffica per tutta la mattina. Ho dovuto togliere la vibrazione perché cominciavo a godere a sentirlo contro la gamba e non volevo fare la figura del pervertito. Comunque poi deve aver rinunciato… Qui come vanno le cose?”
“Ehm…a dire la verità…”
Già da quella frase spezzata capì che non erano buone notizie ed infatti, a conferma, sentì dei passi alle proprie spalle. Sospirò. Nel voltarsi, si ritrovò davanti un Baji alquanto scazzato con addosso la divisa scolastica, affiancato da un Chifuyu con un’aria colpevole che neanche un criminale!
“E meno male che mi ero raccomandato eh, sfigato?” Si rivolse a Takemichi, senza distogliere lo sguardo da quello di Baji.
“Non è colpa mia! Chifuyu ha approfittato di un momento in cui ero andato al bagno e ha usato il telefono di casa per chiamarlo!”
Baji porse la mano col palmo rivolto verso l’alto. “Il telefono del mio ragazzo, grazie.” E mentre lui obbediva, riprese a parlare. “Quando ti ho chiesto di prenderti cura di lui, non intendevo di sequestrarlo e rinchiuderlo.”
“Tsk! Hai ragione, ma ho pensato che fosse la cosa migliore per salvarlo da te.” Unmei gli lanciò uno sguardo tagliente, un sorriso forzato disegnato sulle labbra. “O forse portarlo alla Valhalla e pestarlo a sangue lo consideri un gesto d’amore?”
Lo sguardo di Baji tremò. “E tu come lo…?”
“Non lo neghi neanche?” Ora Unmei strinse il pugno e si fece serio. “Perché mi hai chiesto un favore se eri pronto a fargli del male con le tue mani? Entrare come spia nella Valhalla è così importante da sacrificare l’orgoglio e la faccia del ragazzo che ami?”
“Senti…io non so come tu faccia a sapere della prova di fedeltà ma…”
“Almeno abbi il buon gusto di tacere razza di bastard-”
“Per me va bene.”
Gli sguardi dei tre si posarono in contemporanea su Chifuyu.
“Io mi fido di Baji-san. Se ha un piano, sono pronto a sostenerlo. Della mia faccia non me ne importa niente.”
Unmei era incredulo. “Lo ami così tanto da lasciarti pestare senza battere ciglio???”
Chifuyu allora scambiò uno sguardo con Baji. “Sì. Perciò, se devi farlo, fallo.” Nessun atto di eroismo, il suo era semplice e puro amore.
“D’accordo, fermatevi e chiudete la bocca. Nessuno qui pesterà nessuno.” S’intromise Takemichi. “Siamo in quattro, possiamo parlarne e trovare una soluzione senza farci male.”
Unmei confermò. “Esatto. Per lo meno voi due dovete starne fuori. Chifuyu deve prendersi cura della propria salute e Baji è importante che si riappacifichi con Mikey e torni alla Toman.”
“E chi saresti tu per decidere tutto questo?” Lo sfidò Baji a denti stretti.
“Sono quello che ti sta salvando il culo, cazzone.”
Baji era sul punto di mollargli un pugno, ma Chifuyu gli trattenne il braccio. “Forse dovremmo ascoltarlo…”
Seppur riluttante, Baji tenne a freno la lingua e fece un cenno col capo, così Unmei riprese la parola. “Non hai bisogno di infiltrarti per scoprire cosa trama la Valhalla. Io e Takemichi possiamo dirti con certezza che Hanma e Kisaki sono in combutta ai danni della Toman.” Vedendo che Baji stava per rivolgergli una domanda, lo fermò prontamente. “Non possiamo dirti come facciamo a saperlo, ma ti assicuro che la nostra fonte è certa.”
“Come ti pare, ma quello non era il mio unico obiettivo.”
“Me ne hai parlato, lo so. Vuoi aiutare Kazutora.”
Baji abbozzò un sorriso affettato. “Io però non ti ho detto il suo nome!”
“Lascia perdere i trabocchetti. L’unica cosa che posso dirti è che anche io tengo molto a Kazutora ed è mia intenzione tirarlo fuori da quella gang. Fine.” Quindi li piantò tutti lì ed entrò in cucina.
“Ma…ma che…?” Tra Baji e Chifuyu non si sa chi fosse più confuso e a ben dire!
“Bene, ora che ne dite di preparare qualcosa per pranzo?” Saltò fuori Takemichi.
Dalla cucina fece capolino Unmei. “Io e te ci metteremo ai fornelli, loro hanno bisogno di chiarirsi in camera tua.”
“Mh! Ehi un momento…perché in camera mia?”
“Preferisci farli scopare sul letto dei tuoi genitori?”
I due piccioncini diventarono paonazzi, ma fu Baji a farsi sentire. “Che cazzo!!!”
“Sparite dalla mia vista prima che vi mandi di sopra a calci, mocciosi. E vedete di fare poco casino, non voglio ritrovarmi con un trauma infantile!” E di fronte a tanta serietà nessuno poté ribattere, anche se Takemichi fu l’unico a capire a cosa si stesse riferendo. Se possibile divenne più rosso di loro due, chiedendosi come faceva quel ragazzo a parlare in quel modo ai suoi stessi genitori!
Ad ogni modo, Baji prese Chifuyu per mano e si avviò lungo la scala. “Andiamo…”
Non appena arrivarono in cima e svoltarono, Takemichi gridò. “Almeno fatelo sul futon, vi prego!”
L’unica risposta che ricevette fu il rumore della porta della sua stanza che veniva sbattuta.
*
 
I suoi gemiti controllati e quasi rochi contro l’orecchio, le sue braccia che lo stringevano amorevolmente, la sua pelle umida percorsa da piccoli brividi di piacere, il suo interno così caldo e così avvolgente che gli donava una sensazione di casa… Chifuyu era tutto questo, per lui, e non vi era posto al mondo in cui avrebbe voluto essere se non quello dove si trovava ora. Non avevano detto a nessuno della loro relazione, in parte per timore di non essere accettati e derisi, ma soprattutto per non creare problemi alle loro madri ed evitarsi così la ramanzina che erano troppo giovani per il sesso, e le protezioni e questo e quello…tutte cose che per Baji erano un’enorme seccatura. Se lui e Chifuyu nutrivano profondi sentimenti l’uno per l’altro e avevano una buona intesa sessuale, che male c’era? Anche usare i preservativi non gli piaceva, era un accorgimento che avevano usato giusto i primi tempi, per poi abbandonarlo gradualmente. Come si ripeteva sempre, Chifuyu era la sua casa, quindi perché avrebbe dovuto usare precauzioni in casa propria? I limiti non gli erano mai piaciuti e questo valeva anche per il corpo del suo ragazzo, punto e basta. Ragazzo…o ragazza…era più propenso ad usare il primo termine, dato che Chifuyu non aveva nulla di femminile a parte i genitali. Il suo comportamento, il suo stile, il suo modo di parlare, tutto incarnava virilità, compreso quando facevano l’amore. In quei momenti Baji non abusava del proprio potere di ‘attivo’, cercava sempre di tenere un profilo paritario, salvo concedersi il capriccio di farlo venire per primo e deliziarsi del suo doppio orgasmo interno ed esterno, qualcosa che per certi aspetti doveva essere devastante per chi era dotato di entrambi i sessi! Tutto cominciava quando si sentiva stringere con forza dall’organo femminile e di lì a un paio di secondi arrivava l’eiaculazione da quello maschile. Fra tutte le combinazioni che avevano provato da quando stavano insieme, quella era la sua preferita, una sequenza che faceva raggiungere ad entrambi le più alte vette del piacere e che poi li lasciava sfiniti e infinitamente appagati sul letto. In quel caso, il letto di Takemichi (!).
Soddisfatto, Baji si accasciò su di lui, il viso e la massa nera di capelli madidi a riversarsi sul suo petto liscio.
Le dita di Chifuyu non attesero un istante a giocherellare con quei capelli lunghi che adorava. “Takemichi non sarà contento di sapere che l’abbiamo fatto sul suo letto…”
“Chi se ne sbatte.” La voce giunse molto ovattata, visto che Baji aveva il viso premuto contro la sua pelle.
“E’ un ragazzo così gentile… E anche l’altro, Unmei, mi sta riservando molte premure anche se non mi conosce. Qualunque cosa tu gli abbia detto deve averlo impressionato, per spingerlo a farlo! Hai davvero un buon amico, Baji-san!”
Tempo tre secondi e da sotto la massa nera e intricata emerse il viso perennemente accigliato di Baji. “Veramente io l’ho incontrato ieri sul pianerottolo di casa tua. Pensavo fosse amico tuo.”
Chifuyu sbatté le palpebre con sorpresa. “Io l’ho visto la prima volta ieri al raduno!”
“Ma allora chi cazzo è quel tizio?” Gridò Baji, scattando giù dal letto con l’intensità di un petardo.
Al contrario di lui, Chifuyu mantenne una calma assoluta e si limitò a mettersi seduto sul bordo del letto. “Avrà un bel po’ di cose da spiegarci, quando sarà pronto!”
“Quando sarà pronto? Adesso scendo e gli faccio sputare i denti se non mi dice tutto subito!”
Dirgli di calmarsi sarebbe stato inutile, perciò Chifuyu preferì rivestirsi e seguirlo fino alla cucina da dove arrivava un buon profumo di pietanze fritte. Di fatto, Baji entrò coi pugni serrati e la mascella contratta, gridando: “EHI TU, BASTARDO!” Ma trovò soltanto un imbarazzato Takemichi che armeggiava con delle ciotole dentro il lavello. Si guardò attorno e chiese minaccioso: “Dov’è andato?”
Chifuyu, dietro a lui con in mano la cravatta della divisa scolastica che altrimenti Baji avrebbe lasciato abbondata a terra, ascoltava senza fare una piega. Praticamente una statua.
“E’…è uscito poco fa. Io e lui abbiamo già mangiato.” Abbozzò Takemichi, lasciando perdere le stoviglie e facendosi scudo dietro al tavolo che lo separava da quella furia a piede libero.
“Ti ho chiesto dove è andato, pezzo di sfigato. Sei sordo?”
“I-io non lo so! Ha scambiato un po’ di messaggi con Kazutora per dargli appuntamento, poi si è cambiato, mi ha ordinato di dargli dei soldi ed è corso via.”
Baji alzò un pugno per batterlo sul tavolo, ma si fermò nel notare che in mezzo a varie ciotole pronte all’uso e un vassoio pieno di deliziosa tempura, c’era il proprio cellulare. “Ehi ma…non ce l’avevo in tasca?” E subito si tastò le tasche della divisa per cercare conferma.
Takemichi si abbassò leggermente dietro una sedia, prima di fare una specificazione. “Te lo ha preso prima quando eravate all’ingresso… In prestito, ha detto.”
“Quanto credito pensa che abbia, quell’idiota?” Con pochi riguardi scostò la sedia e vi si sedette pesantemente, facendola scricchiolare, il pollice cominciò a muoversi frenetico sui tasti del telefono. Man mano che leggeva i messaggi, il suo sguardo si faceva sempre più truce e il suo umore sempre più nero. Perfino Chifuyu, chino sulle sue spalle per leggere, ad un certo punto impallidì. “Takemichi…una domanda… Per caso questo ragazzo è…” Si morse un labbro, non sapendo bene che termini usare. “…dell’altra sponda?”
“Eeeeeeeeh…in effetti…”
E prontamente, il pugno di Baji si abbatté sul tavolo come un tuono. “Che cazzo gli ha scritto? Oltre ad essere finocchio è anche deficiente???”
Takemichi, che al colpo si era spaventato tanto da ritrovarsi chiappe a terra, si fece forza per risollevarsi aggrappandosi al bordo del tavolo. “Pe-perché? Cosa ha…?”
In un attimo lo schermo del telefono gli fu messo davanti alla faccia e…
“Oh merda… Ma cosa gli passa per la testa?” Non sapeva se essere più disperato o preoccupato.
Baji si rimise il telefono in tasca. “Sai cosa? Anche se Kazutora dovesse presentarsi armato e sbudellarlo davanti a tutti, non sono cazzi miei.” Sentenziò, per poi appropriarsi del vassoio e prendersi metà del contenuto.
Chifuyu prese posto accanto a lui, la cravatta ora avvolta attorno alla mano. “Io non conosco Kazutora, però potrebbe aver abboccato. In fondo Unmei vuole solo parlargli. Per convincerlo ha finto di essere te e ha combinato l’incontro. Tutto qua.”
“Non so di cosa vada in cerca, spero solo che non ci volti le spalle dopo averci convinti a fidarci di lui. Non sappiamo nemmeno chi sia.”
Takemichi comprendeva quelle preoccupazioni, ma purtroppo oltre a rassicurarli sulla sua buona fede non poteva fare altro.
*
 
La metro più vicina distava circa sette minuti a piedi, ma ugualmente Unmei preferì bruciare la distanza correndo, gli occhi ben puntati sulla Tokyo Tower, la quale si faceva sempre più imponente man mano che lui si avvicinava. Dopo aver schivato decine di pedoni e attraversato alcune strade sfidando i semafori rossi, finalmente adocchiò il piccolo parcheggio per le moto, proprio accanto ad una delle quattro basi della torre. Fra tutte quelle parcheggiate, di cui conosceva marca e modello grazie agli insegnamenti di Draken, gli balzò subito all’occhio quella che cercava. Non che ci fosse margine di errore, visto che in sella c’era il proprietario! L’aria vagamente annoiata, le braccia appoggiate sui manubri, le gambe distese in avanti, i bei capelli folti dalle ciocche miste fra corvino e giallo che quasi sembravano uno strano casco di banane!
“Kazutora…” Sussurrò il suo nome, ormai a pochi passi da lui.
Il diretto interessato si voltò di scatto. “Ti conosco?”
Unmei scosse il capo. “No.”
“Allora levati di torno, sto aspettando una persona.”
“Sono io!” Gli si avvicinò, cercando di sorridere e di non lasciar trasparire quanto fosse agitato. “Sono stato io a scriverti col telefono di Baji!”
Kazutora lo perforò con lo sguardo. “Quei messaggi mi sembravano un po’ troppo strani... E troppo ben scritti, per uno mezzo analfabeta come lui.”
“Ehm…sì, è vero! Mi è stato detto che non era una cima! Ah ah!” Ok stava facendo la figura dell’idiota, ne era consapevole, ma porca miseria quello era il Kazutora adolescente che aveva visto solo in foto! Dal vivo era ancora più carino e, doveva prenderne nota, con addosso quella camicia larga di uno sgargiante giallo e con stampate tante piccole palme era assolutamente adorabile. Ai suoi occhi.
“Invece di farmi perdere tempo, sai dirmi perché mi ha dato buca? Doveva presentarsi alla sede della Valhalla per fare la prova di fedeltà e invece un cazzo.” La vena che gli si stava gonfiando sulla tempia non era per niente un bel segnale, anche se il suo tono di voce era perfettamente calmo.
Unmei prese respiro, doveva prendere il controllo della situazione. “Ti spiegherò tutto, ora però dovresti venire con me.”
“Venire dove?”
Lui fece un cenno di lato con la testa e gli porse una mano. “A toccare il cielo con un dito. Ovviamente offro io!”
Una frase del genere detta da uno che si vedeva lontano un miglio essere un teppista, poteva essere interpretata in molti modi e nessuno di questi poteva dirsi positivo. Eppure, spinto dalla curiosità nei confronti di quel ragazzo che già a prima vista somigliava tanto al suo migliore amico Baji, alla fine Kazutora decise di seguirlo. Per lo meno, una volta giunti alla biglietteria della torre, ebbe la certezza che non voleva fargli nulla di male. Insomma, che fossero in ascensore o ai piani superiori, c’erano turisti a frotte.
Con in mano i due biglietti e un sorriso cordiale stampato sulle labbra, Unmei disse: “Oggi accontentiamoci dell’Osservatorio Principale! L’Osservatorio Speciale teniamolo per il prossimo appuntamento!”
“Prossimo? Appuntamento?” Pronunciò quelle due parole con disgusto come se in bocca avesse avuto della senape rancida.
Invece di rispondergli, Unmei lo afferrò per un polso e lo trascinò fino ad uno degli ascensori.
Stretti in quella cabina con una accompagnatrice e una coppia di coniugi con tre bimbi piccoli e strillanti al seguito, Kazutora dovette ammettere che tutto ciò aveva un che di assurdo. Poco fa si era preso una strigliata per telefono da Hanma e ora si stava lasciando manovrare come un burattino da un ragazzo che non aveva mai visto prima. Cosa stava facendo? L’ascensore si fermò al piano, le porte si aprirono e la famigliola chiassosa uscì salutando l’accompagnatrice. Lo stesso fecero loro due e Unmei sgattaiolò via per raggiungere una vetrata ancora libera dove poter ammirare un primo scorcio di paesaggio.
“Wow è proprio come lo ricordavo! Era da quella gita in terza elementare che non venivo qui!”
Kazutora lo raggiunse. “Chi sei tu?” Quando lui si volse, con quei capelli lucidi e un po’ spettinati che quasi gli ricadevano su un occhio, la piccola pietra onice che gli ciondolava dal lobo e gli occhi che alla luce avevano magicamente cambiato colore passando da azzurri e verde chiaro, il cuore di Kazutora fece una piccola capriola nel petto.
“Mi chiamo Unmei!” Rispose lui, con voce calda.
Kazutora dovette distogliere lo sguardo.
Passando da una vetrata all’altra e parlando per lo più a voce bassa affinché le altre persone non sentissero, passò un’ora. Parola dopo parola, Unmei aveva fatto del proprio meglio per spiegare la situazione, per giustificare la scelta di Baji, arrivando perfino a confessare la relazione tra lui e Chifuyu senza prima aver chiesto il permesso di farlo. Era sicuro che Kazutora avrebbe capito, aveva un profondo legame di amicizia con Baji, erano migliori amici, avevano attraversato l’inferno e ancora portavano sulle spalle il peso della morte di Sano Shinichiro, il fratello maggiore di Mikey che Kazutora aveva colpito a morte per errore e che gli era costato due anni di riformatorio. In genere Unmei era uno che risolveva i problemi con i pugni, però adesso in gioco c’era la vita di suo padre e il dialogo era l’arma migliore da usare con un ragazzo dalla mente disturbata quale era Kazutora.
“Ora che sai tutto, ti chiedo solo di lasciare Baji fuori da questa storia e di prendere in considerazione l’idea di parlare con Mikey e chiudere la questione.” Concluse, il viso così vicino alla vetrata che il respiro appannò un poco la lastra.
“Ti ha…chiesto lui di dirmelo?”
“No… Anzi, scommetto che a quest’ora mi starà maledicendo per aver usato il suo telefono di nascosto e aver preso l’iniziativa di incontrarti!”
“Quindi secondo te dovrei abbandonare i miei piani e strisciare ai piedi di Mikey chiedendo perdono? Dopo quello che mi ha fatto?” Lo sguardo perso nel panorama, fino a quando non si sentì prendere la mano in quella calda di lui, allora lo sollevò ed incontrò i suoi occhi.
“Kazutora, la ferita che hai dentro non guarirà mai se non farai un passo verso di lui. Mikey non ti odia, non ti incolpa. Quello che è successo è stato un tragico incidente e tu hai scontato la pena che ti è stata data. Ora è il momento di guardare avanti. Lascia la Valhalla. Sei uno dei fondatori della Toman, è quello il tuo posto.” Un discorso impegnativo con la funzione di fare breccia nella sua coscienza, se non fosse stato per quel tono fin troppo seducente e quel modo di tenergli la mano che faceva subito pensare ad un corteggiamento…
“Unmei, c’è una cosa che voglio dirti da quando eravamo nel parcheggio.”
“Cosa?”
“……….SONO ETERO.”
*
 
“Acc-” Chifuyu strizzò un poco gli occhi, facendo una smorfia come di dolore.
“Infatti! E me l’ha detto con occhi privi di espressione, fermi e catatonici come quelli dei pesci sul banco del mercato!!!” Unmei aveva le lacrime agli occhi mentre lo diceva. Disteso sul letto, con stretto al petto un simpatico cuscino raffigurante un gatto nero sorridente e con una luna disegnata sulla fronte (#SailorMoonvibes!), era totalmente entrato in modalità bambino. Seduto accanto a lui sul bordo, Chifuyu gli lisciò una ciocca di capelli ondulati a lato del viso. “Mi dispiace… Forse avresti dovuto essere meno diretto. La prossima volta andrà meglio.”
“Vorrei che fosse vero… Dopo che se n’è andato lasciandomi lì come un idiota, ho scritto un messaggio su una tavoletta. Sai, a quel piano c’è un piccolo santuario shintoista e…uff, cosa lo dico a fare, tanto nemmeno gli dei possono aiutarmi.”
Chifuyu gli parlò con voce rassicurante e pacifica. “L’amore è complicato. Senza contare che Kazutora si trova in una situazione delicata. Dovrai impegnarti con tutto te stesso affinché i tuoi sentimenti lo raggiungano.”
“Lo amo così tanto… Mi ero illuso che sarei riuscito a conquistarlo, maledizione!” Capricciosamente, diede un calcio all’armadio dentro cui il letto era incastonato.
“Cazzo, non distruggermi la camera!” Ringhiò Baji, dalla sedia davanti alla scrivania. “E poi spiegami, come diavolo siamo finiti a riunirci tutti in camera mia???”
“Be’ tu e Chifuyu eravate qui. E io avevo bisogno del suo conforto.”
“E perché proprio da lui? Non mi piace il modo in cui stai appiccicato al mio ragazzo!” Dichiarò, alzandosi in piedi e stringendo i pugni per la rabbia.
“Baji-san…! Non sta facendo niente di male!” Puntualizzò Chifuyu.
“E tu gli stai dando troppa corda! Ti ricordo che quello si è spacciato per amico tuo per attirare la mia attenzione e poi ha fatto la stessa cosa con te! Non abbiamo la minima idea di chi sia!”
Allora Unmei mise da parte il cuscino coccoloso e balzò giù dal letto per farsi sentire. “Ti ho già detto che non posso spiegartelo! Ma non sarei qui se non fosse importante! Cosa ti costa fidarti un po’ di me? Andavamo d’accordo, quando ci siamo incontrati mi hai fatto entrare in casa e mi hai anche offerto il tè!”
“Questo era prima di scoprire che hai raccontato un sacco di cazzate!”
“Io ti ho sempre detto la verità, sei tu che non ti decidi a capire!”
Era come vedere il riflesso in uno specchio, entrambi con espressione rabbiosa e i capelli neri ondulati che ricadevano sul viso, i pugni serrati ai fianchi, fronte contro fronte… Se non fosse assurdo, si potrebbe dire che emanavano scintille di rabbia!
E mentre loro si guardavano in cagnesco e Chifuyu stava a guardare seduto, Takemichi, che era rimasto in un angolo a gambe incrociate e dimenticato da tutti, lasciò un profondo sospiro. “Perché sono rimasto coinvolto in questa riunione di famiglia…?” In effetti si sentiva di troppo. Unmei era tornato dall’appuntamento più depresso che mai e gli aveva detto di aver bisogno di confidarsi con sua madre Chifuyu, solo che in quel momento Chifuyu si trovava nell’appartamento di Baji e così era nato tutto il casino. Da quando era entrato lì nessuno se l’era filato. Certo che, a ben vedere, Unmei e Baji erano identici anche nel carattere. Tale padre tale figlio, come si suol dire. Comunque, ora come ora era lui l’adulto in mezzo a quei ragazzini ed era costretto ad intervenire, seppur di malavoglia.
“Invece di litigare dovreste fare squadra.”
I due litiganti si voltarono contemporaneamente verso di lui, con aria ancora più incazzata!
“Fare squadra con questo qui? Invece di aiutarmi ha in mente solo di rimorchiare il mio migliore amico, che cazzo!” Si lamentò Baji.
“Però hai seguito il suo consiglio e oggi hai incontrato Mikey per scusarti e farti riammettere nella Toman, come ti aveva detto lui.” Ammiccò Takemichi, soddisfatto.
Unmei, visibilmente sorpreso dalla notizia, lo guardò con tanto d’occhi. “Lo hai fatto davvero?”
E Baji, pescato con le mani nella marmellata, non poté evitare di sentirsi in imbarazzo. “E’ solo una coincidenza, vedi di non gasarti troppo! Ho solo pensato che...insomma, ora che il mio piano è andato a monte cos’altro potevo fare? Ho raccontato a Mikey delle mie intenzioni, mi sono scusato per il bluff dell’altra sera e punto. E non guardarmi così, mi stai ancora sulle palle.” Terminò in grande stile, accorgendosi che lo sguardo di lui era diventato fin troppo luminoso. Non gli voleva dare la soddisfazione di ammettere che era merito suo se le cose avevano preso una direzione diversa.
“Quindi…” Unmei raggruppò i pensieri mentre faceva dei passi in cerchio al centro della stanza. “Baji non è entrato nella Valhalla e Chifuyu ha la faccia tutta intera! Questo significa che dobbiamo concentrarci su Kazutora per riportarlo sulla retta via e poi sarà tutto risolto! Giusto?” Chiese conferma, rivolgendosi a Takemichi.
Lui fece un cenno affermativo col capo. Si poteva dire fiero di quel ragazzo che era riuscito in un solo giorno ad avvicinarsi così tanto all’obiettivo. Se fossero tornati nel loro tempo anche in quel momento, avrebbero trovato Baji vivo e vegeto! Era davvero un ottimo risultato!
Una voce femminile piuttosto squillante giunse a distanza. “Ragazzi, la cena è pronta!”
Baji rispose con lo stesso tono. “Arriviamo subito, kaa-san!”
Finalmente Takemichi si alzò e lasciò il suo angolino del castigo. “Tua madre è stata davvero gentile a invitarci a cena, dopo che siamo piombati qui senza preavviso!”
“Nah, la mia vecchia non si fa problemi! Le piace avere ospiti!” Scherzò Baji, dandogli un simpatico colpetto con la spalla. Fu allora che il suo telefono vibrò da sopra la scrivania. “Un messaggio?” Andò a recuperare il telefono e quando lesse le poche righe che conteneva, gli uscì un profondo: “Oh merda…”
Subito i tre gli si strinsero intorno, ma fu Chifuyu a chiedere. “Cosa succede?”
“E’ Draken. Ha inviato un messaggio a tutti e cinque i Capitani per avvisare che la Valhalla ha dichiarato guerra alla Toman.”
“Ma come? Così all’improvviso?”
“E hanno già deciso quando avverrà lo scontro.”
“Quando?”
Baji lo guardò con aria grave. “Tra una settimana, il 31 ottobre.”
*
 
Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, la faccia pallida e sciupata di Unmei con tanto di borse nere e gonfie sotto agli occhi la diceva lunga!
“Sono un fallito e non ho risolto un cazzo.”
Takemichi, che di fatto torreggiava su di lui da sopra il futon, tentò con una frase scontata. “E’ quello che mi sono ripetuto per quasi tutta la vita. Ma io ne avevo tutte le ragioni, al contrario di te.”
“Mhh.”
“Ora io mi vesto e vado a scuola, tu vedi di startene qui buono fino al mio ritorno. Approfittane per riposare e, se ti viene fame, puoi prenderti quello che vuoi dalla cucina.”
“Mhh.”
Takemichi aggiunse con più decisione. “E vedi di cambiare le lenzuola al mio letto! Ho respirato l’odore dei tuoi genitori per tutta la notte!” Quindi gli diede di spalle e uscì dalla stanza.
Non si poteva dargli torto per essere così infastidito, tanto più che aveva chiesto loro di non usare il letto per fare porcate…ma ad Unmei non poteva fregargliene di meno. Era troppo stanco perfino per deprimersi, non aveva praticamente chiuso occhio ripensando alla delusione amorosa e ai casini che erano venuti fuori dopo. Quel dannato 31 ottobre si stava prendendo gioco di lui.
“Puah, fanculo. Voglio dormire.” Imprecò con voce roca, prima di accomodarsi sul fianco e tirare su le coperte fino alla fronte. Gli sembrò di avere appena chiuso gli occhi, quando venne svegliato da un sonoro brontolio di pancia. Emise un lamento e si premette una mano sullo stomaco.
“Sto morendo di fame… Ma che ora è?”
Con l’altra mano tastò a terra fino a trovare il proprio smartphone.
“E’ già mezzogiorno passato?” Questo spiegava la fame. Senza indugi balzò fuori dal futon e volò al piano di sotto alla ricerca di cibo.
Il frigorifero non lo sfiorò nemmeno, tanto non aveva nessuna voglia di cucinare, invece andò a colpo sicuro alla credenza dove sapeva di trovare qualcosa di gustoso. Infatti, artigliò un pacchetto di patatine chips al gusto pomodoro e una lattina di Coca. Nessuna sorpresa che il suo stomaco non avesse necessitato di nutrimento anche al mattino, dopo la super cena della sera prima. Sua nonna paterna aveva sempre avuto il vizio di strafare in cucina, quando aveva ospiti! Inseguendo quel pensiero, un sorriso gli dipinse le labbra. Era stato bello vederla così giovane e si era divertito a sentirla battibeccare e scherzare col figlio. Quei due avevano un rapporto davvero buffo, come gli era stato raccontato. Ingollò l’ultimo sorso di bibita, quindi accartocciò il sacchetto anch’esso vuoto e buttò tutto nella spazzatura.
“Fiuh! Ora che la pancia è a posto, anche il cervello dovrebbe funzionare meglio!”
Si appoggiò di schiena alla credenza, a braccia conserte, e si mise a riflettere a voce alta.
“Mio padre è tornato ad essere il Capitano della 1a divisione… Ha fatto incazzare Kazutora non entrando nella Valhalla… Ha raccontato a Mikey dei suoi sospetti su Kisaki ma, non avendo prove, non può farlo cacciare, senza contare che ora Mikey ha bisogno di lui e della sua corposa squadra in vista dello scontro… E poi, anche se il vecchio non ne ha ancora fatto parola, resta il problema che se non diventerà lui il nuovo Capitano della 1a divisione questo avrà ripercussioni sul suo futuro e quello di sua moglie…” Sollevò una mano e andò a sfiorare l’orecchino nello stesso modo in cui la sua mente accarezzò un’idea. “Forse so come sbrogliare la matassa! E per farlo…devo parlare con Mikey!”
*
 
Da un po’ di tempo aveva sviluppato una sorta di allergia nei confronti della scuola. Oltre a non essere più interessato allo studio, gli capitava sempre più spesso di sentire una morsa allo stomaco solo al pensiero di avvicinarsi a quel luogo ed era la stessa cosa che gli stava capitando adesso, mentre attraversava il cortile di quella frequentata da Mikey. Sia mai che il disturbo gastrico fosse causato dalle schifezze che aveva mangiato a pranzo, eh! (LOL) D’altronde aveva pensato che parlargli subito e da solo fosse la cosa migliore, invece di aspettare il pomeriggio e ritrovarlo circondato da decine di membri della gang o con Draken a fargli da guardia. Per chiarire, lui adorava Draken, ma ora si trovava nel passato e sapeva del suo attaccamento smisurato oltre ogni limite nei confronti di Mikey, perciò preferiva evitarlo piuttosto che rischiare di litigarci. Giunto all’entrata aprì la grande porta in vetro e andò dritto fino alla scala principale, quindi salì fino a raggiungere il piano dove erano le classi del terzo anno. La seccatura più grande era non farsi beccare dai professori, ma anche trovare Mikey non era uno scherzo con tutte le sezioni che c’erano. Da dove doveva iniziare? Essendo il corridoio silenzioso come un cimitero, si accorse subito di una presenza che stava giungendo alle sue spalle. Si voltò rapidamente e…un ragazzo dall’aspetto semplice e anonimo sobbalzò per lo spavento! Poteva fargli comodo.  Lo raggiunse e lo afferrò per il colletto della giacca con quel fare tipico che avevano tutti i teppisti con la cattiveria che gli scorreva nelle vene al posto del sangue.
“Ascoltami bene, pidocchio, dimmi in quale aula si trova Sano Manjiro o ti faccio fare un volo dalla finestra.” La voce tagliente e sussurrata come il sibilo di un serpente.
Il povero malcapitato, ritrovandosi in trappola da quello che per lui era un tizio fuori di testa con gli occhi di ghiaccio, tremò come una foglia dalle punte dei capelli alle dita dei piedi.
“E-è q-q-quella l-là….” In un qualche modo riuscì ad indicarla.
Unmei diede un’occhiata ed emise un mugolio soddisfatto, salvo poi tornare a terrorizzare il ragazzo. “E come cazzo faccio a fargli sapere che sono qui fuori? Non posso certo entrare e portarmelo via!”
Il viso del poveretto stava diventando blu per la strizza! “C-ci vado io. Posso…usare una scusa…”
“E allora fallo! Muoviti!” Ringhiò Unmei, lasciando andare la presa e spingendolo verso la porta. Non che andasse fiero di questo comportamento ma…non prendiamoci in giro, lui era COMPLETAMENTE fiero di ciò che faceva e, trattandosi di una cosa importante, si sentiva anche giustificato ad usare la prepotenza! Infatti, di lì ad un minuto cronometrato, ecco che il ragazzo riuscì dall’aula e schizzò via a gran velocità. Un paio di secondi ancora e dalla porta ne uscì anche un Mikey con la faccia stropicciata dal sonno e un’espressione inebetita che aveva un che di buffo.
“Ahhh che diavolo vuole quel vecchio ubriacone da me?”
“Sta a vedere che alla fine l’Invincibile Mikey è uno studente modello!”
Mikey si infiammò all’istante come la benzina a contatto con una sigaretta e scattò su chi aveva osato sfotterlo. “Come cazzo ti permetti?” Si fermò un millisecondo prima di sfoderare uno dei suoi calci micidiali. “Sei tu…”
Unmei abbozzò un sorriso cordiale. “Ehilà!”
“Tsk! Avrei potuto ucciderti. Stai più attento la prossima volta.” Lo avvertì, ricomponendosi e ficcando le mani nelle tasche dei larghi pantaloni da teppista. “Spostiamoci da qui, prima che arrivi qualche vecchio a rompere.” E fece strada fino ad un’aula vuota che, a giudicare dalle tende chiuse e le sedie ammucchiate contro le pareti, non doveva venire usata da un bel pezzo.
Mikey prese posto su un banco e fece cenno a lui di fare altrettanto.
“Allora? Che vuoi?”
Unmei si schiarì la voce. “Ehm…sì… Per iniziare voglio scusarmi per l’altra sera, quando sono saltato fuori dagli alberi all’improvviso e-”
“Lascia perdere.” Tagliò corto Mikey. “Ieri Baji mi ha raccontato di te. Non che ne sapesse molto, ma se dice che lo stai aiutando allora mi fido.”
Wow, quanta comprensione! Non per niente lui e Baji erano amici d’infanzia.
“Va bene… Oggi sono qui per-”
“Chiedermi di cacciare Kisaki? Sei la terza persona che me lo chiede. Ma non se ne fa niente, almeno fino a quando non avrete dimostrato che è un nemico.”
Unmei batté il pugno contro il ripiano del banco. “Cazzo, mi vuoi ascoltare?”
Per mancargli di rispetto così, doveva essere davvero importante. Gli fece un cenno col mento e lui riprese a parlare.
“In verità, sono venuto a chiederti di non far partecipare Baji al prossimo scontro con la Valhalla.”
“Baji è forte, con una richiesta così lo stai offendendo. Se lo facessi mi odierebbe a morte.” Si sporse leggermente in avanti, appoggiando i gomiti sulle gambe. “E comunque, perché dovrei farlo?”
“E’ per la sua sicurezza, non posso dirti di più. Inoltre, vorrei che sospendessi anche Chifuyu. Ultimamente ha problemi di salute… E se durante lo scontro ricevesse un pugno al ventre, finirebbe con l’avere un-” Questa volta si bloccò da solo. Non poteva dire a Mikey che Chifuyu era incinto  e rischiava un aborto, visto che lo stesso Chifuyu non sospettava nulla.
“Uh uh! E poi? Qualcos’altro?” Ridacchiò Mikey.
“Sì. Stavo pensando che…magari…potresti mettere Takemichi al posto di Baji. Un sostituto, diciamo.”
“Sei caduto dal seggiolino da piccolo o cosa?” Stava cercando di trattenere le risate, ma sentendo tante cazzate gli riusciva difficile! Erano prossimi ad uno scontro con una gang enorme e quello gli chiedeva di tenere da parte uno dei suoi migliori uomini per rimpiazzarlo con un dilettante?
“Senti, facciamo così. Ti affido una missione. Vai alla sede della Valhalla, convinci i capi a ritirare la sfida e io in cambio aiuterò Takemichi a farsi strada all’interno della gang. L’ho appena piazzato nella 2a divisione, al comando di Mitsuya, ma se riuscirà a dimostrarmi cosa sa fare, potrei farlo salire di grado. Che ne dici?”
Il sopracciglio di Unmei si sollevò in automatico. “E tu credi che un signor nessuno come me possa far cambiare idea a quei pazzi là?”
Mikey sfoderò un sorriso malizioso. “Almeno hai una scusa per rivedere il tuo amato Kazutora!”
Inutile dire che lui avvampò per l’imbarazzo solo a sentire il nome!
“Baji ti ha detto anche questo…”
“Ero incerto se credergli o no ma…direi che la cosa è confermata. Guarda che roba!”
“S-senti, la mia faccia non-”
“Della tua faccia non mi frega niente, io parlavo del tuo uccello.”
Non ci aveva fatto caso, ma abbassando gli occhi si rese conto che dai pantaloni sporgeva chiaramente una bella erezione. Che vergogna!!! Non fece in tempo a coprirsi con la giacca che si sentì afferrare per i capelli e trascinare giù, finendo col sbattere pesantemente le ginocchia sul pavimento. La faccia di Mikey vicinissima alla sua. “Hai davvero un bel coraggio a presentarti qui e pretendere che io ti dia retta. Eh? Come faccio a sapere che in realtà non sei una spia della Valhalla? Sembra che tu voglia spezzare la Toman a loro favore. Potrebbe averti mandato Kazutora in persona a mettermi i bastoni fra le ruote! Cosa sei, il suo amico di letto?”
Nonostante la stretta ferrea, Unmei non distolse lo sguardo dal suo e mantenne un’assoluta serietà. “Io sono innamorato di Kazutora, ma lui mi ha respinto. E comunque non sto dalla parte della Valhalla. Anzi, non so cosa darei per tirarlo fuori da lì.”
“Allora rispondi a questo. Che legame hai con Baji, Chifuyu e Takemichi? E soprattutto, chi sei?”
“Tutte domande interessanti!” Provò a scherzare, ma un’ulteriore stretta ai capelli e lo sguardo omicida di Mikey gli spensero subito il sorriso. “Non posso dirti niente. Non mi crederesti. Ma posso giurare che voglio bene a Baji e Chifuyu, sto rischiando la mia vita per loro.”
“E Takemichi?”
“Sta dando il suo aiuto. Ma se non fosse per questo, non gli parlerei neanche. Quello sfigato mi sta sul cazzo.”
Mikey lo tenne inchiodato ancora un po’, come se stesse soppesando quanto aveva detto, e poi lo lasciò. Più che altro, ne aveva approfittato per osservarlo, aveva notato il particolare effetto di colore nei suoi occhi e aveva studiato le linee del suo viso. Gli concesse giusto qualche istante per riprendersi dal dolore e poi, così per dispetto, gli premette una scarpa contro l’inguine, facendogli emettere un sensuale gemito.
“Ma c- Per- Gh!” (un traduttore please!)
“Se stai cercando di chiedere perché lo sto facendo… Be’…” Fece spallucce. “Così per divertimento.”
Unmei cercò di togliere quel piede invadente, senza però riuscirci, dato che quel trattamento lo stava prosciugando delle forze. E comunque non era poi tanto sicuro di volere che smettesse… Era da giorni che, tra un problema e l’altro, non concludeva e il suo pene aveva un bisogno disperato di attenzioni.
“Porca troia.” Disse tra i denti, il sudore che cominciava a colargli dalla fronte madida.
“Sai… Il fatto che tu sia innamorato della persona che ha ammazzato mio fratello mi fa veramente incazzare.” E nel dire l’ultima parola, diede un colpo più forte col piede, strappando un mezzo grido di dolore ad Unmei. Nel mentre suonò la campanella della fine delle lezioni. Ma non si fermò. Nemmeno il rumore dei passi nel corridoio e le voci degli studenti che lasciavano le aule lo indussero a fermarsi. Si stava divertendo ad infliggere quella tortura, ad osservare quel viso contratto e arrossato, quelle gocce di sudore che scendevano, quegli occhi disperati…
“Com’è possibile che tu abbia gli occhi di Chifuyu e allo stesso tempo essere la copia sputata di Baji?” Bisbigliò, come parlando tra sé.
Ecco. Era finito. Mikey se n’era accorto e adesso sarebbe stato impossibile trovare una scusa convincente. Quel ragazzo non era stupido e chiunque credesse che fosse rispettato solo per i suoi calci micidiali era un idiota. Lui lo sapeva. Aveva sempre ascoltato con grande interesse i racconti sull’Invincibile Mikey, eppure aveva abbassato la guardia e aveva deciso di incontrarlo senza prima pensare alle conseguenze. E adesso, con la testa vuota e stordita dal piacere e il sangue che pulsava dolorosamente nel pene sotto tortura, non c’era nessuno che potesse salvarlo.
Vrrrrr.
“CHE CAZZO STA SUCCEDENDO QUI DENTRO?”
Un miracolo.
Mikey volse il capo e regalò un sorriso raggiante al nuovo arrivato. “Ken-chin!”
Esatto, era proprio Draken quello che stava camminando verso di loro, battendo i piedi sul pavimento come se volesse sfondarlo e i pugni stretti dalla rabbia. Gli bastò un’occhiata per riconoscere Unmei. “Sei il tizio di quella sera…” Le sue sopracciglia di aggrottarono tremendamente. “Che cazzo stai facendo, pezzo di merda! Perché hai messo il tuo uccello sotto al piede di Mikey?”
Sul serio? Sul serio. Ormai Unmei era sul punto di piangere dall’esasperazione.
“Ma che… Ma che cazzo! Non lo vedi che è il SUO piede ad essere SOPRA il mio uccello?”
“E’ vero!” Confermò allegramente Mikey, continuando il movimento ritmico come niente fosse.
Altro che miracolo, se prima aveva solo un aguzzino adesso era arrivato il carnefice, e dall’espressione che aveva era chiaro che non vedeva l’ora di ammazzarlo! Fu questo l’ultimo pensiero che gli ronzò nella mente, prima di perdere i sensi.
*
 
Tutto attorno era buio, non c’erano lampioni ai lati della strada, non c’erano persone, non passavano auto, quello su cui correva non sapeva se fosse asfalto o terreno. Non sentiva alcun rumore oltre a quello del suo respiro affannato, nemmeno un fruscio di vento o qualunque altra cosa che gli indicasse che c’era vita attorno a lui. I suoi occhi puntavano fissi nel vuoto, le gambe correvano, i muscoli bruciavano per l’enorme sforzo, i capelli madidi di sudore gli frustavano il viso senza che a lui importasse.
“Se…anf anf...se sto scomparendo, c’è una cosa che voglio fare prima… Anf anf…vi prego…vi prego miei dei, lasciatemelo vedere un’ultima volta!”
Ed ecco che comparve una figura sfocata, quasi fosse disegnata nell’aria.
Kaa-san!
La figura si voltò, i bellissimi e magnetici occhi azzurro verde si posarono su di lui con un cenno di sorpresa.
Kaa-saaan!!!” Gridò, sforzandosi di correre ancora più veloce.
Ora la figura dischiuse le labbra, pronunciò piano il suo nome.
“Mi dispiace…kaa-san…” Le lacrime gli offuscarono la vista e gli rigarono il viso, fondendosi col sudore. Un ultimo disperato sforzo e poi si lanciò su quella figura, desiderando con tutto il cuore di poterla abbracciare e allo stesso tempo temendo di passarci attraverso e scoprire che non era reale. E invece gli dei, nella loro benevolenza, lo accontentarono, gli concessero di poter stringere sua madre un’ultima volta prima di svanire nel nulla.
Kaa-san… Perdonami…io ci ho provato… Volevo che tu fossi felice… Ci ho…ci ho provato…”
“Unmei…” La voce flebile e dolce, come il tocco della sua mano sul suo capo.
“Ti voglio bene, kaa-san… Perdonami se ho fallito…”
“Potrai dire di aver fallito solo quando smetterai di provare, no?”
Ora la voce era molto più nitida, più vicina, e il calore del suo corpo era più intenso, più…reale? Gli bastò un istante per riprendere lucidità e rendersi conto di quanto stava accadendo. Aveva il viso affondato nel grembo di Chifuyu  e gli aveva avvolto i fianchi in un abbraccio un po’ troppo intimo! Scattò via come una molla, sparando un rapido: “SCUSA!”
A Chifuyu sfuggì una risatina divertita. “Meno male che Baji-san non era qui, altrimenti ti avrebbe piantato un pugno dritto in testa!”
Non stentava a crederlo. Si guardò attorno, la stanza gli era familiare… Sì, ricordava quei mobili colmi di manga, l’armadio a muro, le pareti grigio perla, perfino le coperte a quadri blu del letto. Quella era la stanza dove lui e sua madre avevano dormito insieme, prima di trasferirsi in una casa tutta per loro. Era la stanza…di Chifuyu.
Pensando che si sentisse spaesato, Chifuyu chiese cordialmente: “Ti stai chiedendo come sei arrivato qui dalla scuola di Mikey?”
Giusto. Aveva dimenticato di essere svenuto proprio là, per colpa del trattamento sconcio e insensato di Mikey. Ora che gli stava tornando alla mente, sentiva la vergogna divorarlo. Si portò le mani al viso, come per nasconderlo. “Che figura di merda!”
“Ah ah! Mikey si è divertito a prenderti per il culo per bene! Però ha capito di aver esagerato. E’ stato lui a chiamarmi e chiedere se potevo occuparmi di te, sai?”
Unmei riabbassò le mani, ora la sua espressione era incuriosita. “Lui ha…?”
“Mh! Ha detto che Baji non avrebbe saputo occuparsi neanche di un cadavere e che era meglio affidarti a me! E poi Draken ti ha caricato sulle proprie spalle e ti ha portato qui.”
“Draken è fatto così! Anche se adesso non gli vado a genio, non mi avrebbe lasciato là a terra!” Disse lui, accennando un sorriso.
“Già! Lo conosci bene!” Il sorriso di Chifuyu si spense, la sua espressione divenne un po’ seria e un po’ preoccupata. “Mentre dormivi ho avvisato Takemichi…prima è venuto qui e ha portato una busta con le tue cose.” Abbassò un momento lo sguardo e poi riprese. “Mi ha detto di te…”
Ad Unmei mancò un battito. Gliel’aveva detto. Gli aveva detto che era suo figlio, che veniva dal futuro e che si trovava lì per salvare suo padre Baji da morte certa?
Strinse i pugni con tale forza da far scricchiolare le dita. “IO  LO AMMAZZO QUEL VECCHIO DI MERDA!!! E pensare che si era raccomandato tanto di stare attento a come parlavo e a cosa facevo! E poi ti ha spiattellato tutto così? Ma che gli dice il cervello? A furia di farsi seghe da adolescente deve aver fatto schizzare fuori anche gli unici due neuroni che aveva in testa!!!” E subito dopo sciolse i pugni e posò le mani su quelle di Chifuyu. “Oddio, per te deve essere un trauma! Ti senti male? E nonostante tutto mi hai accarezzato la testa e mi hai consolato! Davvero, non hai sbagliato niente, il problema sono io! Non te l’ho mai detto, ma sei una persona fantastica, ti ammiro molto e vorrei essere come te! Vorrei avere la tua forza per affrontare la vita!”
Chifuyu gli strinse le mani e abbozzò un sorriso. “Non preoccuparti, non è stato un trauma. Anzi, dopo averlo saputo ho capito perché sentivo di avere un legame con te, anche se ti ho appena conosciuto!”
“Wow…l’hai presa meglio di quanto credessi! E io che temevo mi avresti considerato pazzo!”
“No, no!” Disse, scuotendo la testa. “Capisco che per te sia difficile, per questo voglio aiutarti. Mio padre è mancato quando ero piccolo e per mia madre è stata dura. Posso solo immaginare come si senta la tua, che ancora soffre a distanza di così tanti anni.”
Fermi tutti.
“Mia…madre?”
“Sì. Takemichi mi ha detto che state attraversando un periodo difficile e che hai deciso di allontanarti un po’ da casa per riflettere.”
Unmei rimase a bocca aperta! Allora era questo che gli aveva detto! Cavoli che strizza… In effetti quella di Chifuyu era stata una reazione fin troppo tranquilla, per uno che scopre di avere un figlio venuto dal futuro! Ah ah! Bene. Ora si sentiva ufficialmente un coglione. Per prima cosa ritirò le mani, nel caso Baji fosse entrato proprio in quel momento e li avesse visti così…
“Ne ho parlato con la mia e lei è d’accordo a farti restare qui per un po’, visto che a casa di Takemichi non ti trovavi bene. Che ne dici? Se vuoi ti lascio il mio letto!”
“Assolutamente no! Cioè, no per il letto, starò benissimo sul futon per gli ospiti! E sì per l’invito a restare!”
Chifuyu lasciò un sospiro di sollievo. “Fiuuh credevo volessi andartene! Sono contento che vivremo sotto lo stesso tetto, così potrò conoscerti meglio!”
Era lui ad essere quello più sollevato, vivere lì con sua madre e sua nonna non sarebbe stato affatto un problema. Insomma, era anche casa sua in un certo senso!
“Grazie davvero, Chifuyu!”
“Ah di niente! E poi, chi lo sa, magari tua madre e quell’amico che vive con voi potrebbero finire con l’innamorarsi mentre non ci sei!” Scherzò, senza sapere di cosa stava parlando.
“COL CAZZO! NON ACCADRA’ MAI FIN CHE AVRO’ VITA!!!” Gridò Unmei, diventando paonazzo.
Chifuyu rimase ad osservarlo ad occhi sbarrati, indubbiamente quel ragazzo aveva seri problemi di sbalzi d’umore! Ma lo stesso, di lì a poco, si lasciò travolgere da una fragorosa risata davanti ai suoi occhi. Averlo come ospite si prospettava una bella avventura!
*
 
Il mattino seguente si svegliò di ottimo umore, dopo una notte di sonno senza incubi e senza sogni strani, complice la presenza rassicurante di sua madre Chifuyu nella stanza e dei passi felpati di sua nonna nel corridoio al mattino presto, quando si era alzata di buonora per preparare la colazione e vestirsi per andare al lavoro. Quando aprì gli occhi e incontrò il soffitto grigio perla, gli parve quasi di essere tornato bambino. Si stiracchiò i muscoli intorpiditi dalla lunga dormita e si sollevò poggiandosi su di un gomito. Chifuyu stava ancora dormendo, il suo volto era sereno e aveva il respiro pesante. Era tutto come allora. Per quanto fosse nostalgico, però, non poteva dimenticare il motivo per cui si trovava lì in quel tempo. Vivere in quell’appartamento con la mamma era stato bello per la sua infanzia, ma era certo che sarebbe stato migliore se con loro ci fosse stato anche il papà. Ora che l’aveva conosciuto riusciva ad immaginare una vita con lui… Be’, da ragazzo, ad un passo dal compiere quindici anni, era un cazzone assurdo, però diventando padre si sarebbe dato una calmata e sarebbe diventato un buon genitore accanto a Chifuyu. O almeno era quello che sperava!
Il respiro di Chifuyu si spezzò per un istante e poi divenne più leggero. I suoi occhi si aprirono pigramente di uno spiraglio, forse non avevano ancora messo a fuoco la figura che avevano davanti, comunque le sue labbra s’inarcarono in un lieve sorriso.
“Buongiorno!” Sussurrò Unmei, ricambiando il sorriso.
Tempo un secondo e Chifuyu strabuzzò gli occhi, per poi scattare e mettersi seduto. “Cavolo, sei tu! Credevo fosse Baji-san!”
Crack. Il rumore del suo cuoricino che si spezzava. Per quante volte avesse sentito quella frase, non riusciva ad abituarsi. Non che potesse dargli torto, soprattutto adesso che era nel passato e lui era di fatto un estraneo! Però che tristezza, sentire quelle parole!
Fecero a turno per il bagno e si prepararono, rispettivamente uno per andare a scuola e l’altro per andare a correre e fare esercizio in attesa della missione che lo attendeva nel pomeriggio. Fare movimento gli serviva per sfogare la tensione e liberare la mente, anche se in genere preferiva le corse con la moto. La colazione non andò molto bene, la nonna aveva preparato delle abbondanti porzioni di riso da aromatizzare con spezie a scelta, ma Chifuyu dovette rinunciare dopo aver mangiato appena mezza ciotola. Quella nausea stava diventando un incubo, per lui. Prese subito una pasticca per placarla. Quando Baji arrivò per andare a scuola insieme, ancora non si era ripreso, perciò rimasero entrambi lì con lui in attesa che si sentisse meglio. Baji era visibilmente preoccupato e non si fece problemi a mostrarsi premuroso nei confronti del proprio ragazzo, mentre Unmei, sapendo che quel malessere non era dovuto ad una malattia ma semplicemente alla gravidanza, per lo più rimase zitto in disparte, salvo poi uscirsene con una battuta idiota.
“Ecco cosa succede a non usare i preservativi!”
Baji, ovviamente, andò su tutte le furie per mascherare l’imbarazzo. “Chiudi quella fogna, idiota!”
E aveva ragione. Se avessero usato i preservativi lui non sarebbe nato. Però quella battuta gli era venuta naturale, non poteva farci niente! Per lo meno aveva fatto suonare un primo campanello nella testa di Chifuyu, anche se di lì a qualche settimana lo avrebbe scoperto comunque. La mano posata sul ventre, lo sguardo sospettoso…era probabile che stesse facendo i primi calcoli nella mente per colpa di quella battuta detta alla leggera. Quanto ci avrebbe messo a capirlo?
*
 
Quella strada di seconda mano era difficile da trovare, situata com’era in un labirinto in cui anche un navigatore avrebbe faticato ad orientarsi! I pochi negozi che c’erano erano stati chiusi o abbandonati, di gente ne passava poca, giusto le persone che abitavano nei dintorni e la usavano come scorciatoia per raggiungere altri luoghi. E in mezzo a quel grigiume, all’improvviso lo sguardo veniva catturato dalla figura pittoresca e allo stesso tempo inquietante di un angelo senza testa, che col suo corpo rosa, le ali bianco candido e l’aureola dorata sovrastava il muro e parte di una vetrata lurida che sicuramente aveva visto tempi migliori. In alto, solo una vecchia insegna che indicava una sala giochi. Una catena con un cartello di divieto era stata messa all’ingresso, ma dalle ombre e dalle luci che si vedevano all’interno, un bel po’ di gente l’aveva scavalcata fregandosene bellamente. Le luci eh? Tra i membri della Valhalla doveva esserci chi se ne intendeva, se erano riusciti a riattivare l’elettricità per poter accendere i neon al soffitto e i macchinari dei vecchi videogiochi. Quella gang contava 300 membri, chissà se quel luogo riusciva a contenerli tutti?
“Spero proprio di no.” Bisbigliò tra sé Unmei, prima di lasciare un lungo sospiro. “Sto per entrare nella fossa dei serpenti.”
Il cielo si era rannuvolato rapidamente, le nuvole color piombo e cariche di pioggia sembravano voler crollare sul mondo da un momento all’altro. Unmei afferrò la maniglia di una delle porte vetrate e l’aprì.
Già il primo passo all’interno lo proiettò in un mondo sinistro, composto da nuvole di fumo di sigarette di svariate marche e facce di brutti ceffi che a occhio e croce avevano già assaggiato il bastone del riformatorio. Passo dopo passo, Unmei si fece strada fra di loro, senza mostrare timori e tenendo alta la testa, proprio come era solito fare quando vestiva i panni di Comandante della gang. Che lo guardassero pure storto, che lo minacciassero pure tra i denti, non aveva intenzione di fermarsi fino a quando non fosse giunto a destinazione. Per l’occasione si era preparato a dovere. Si era fatto prestare un paio di pantaloni neri da Baji, l’unico a poterlo fare per via della stessa altezza, aveva indossato una maglia nuova con stampato un enorme teschio sorridente e gli scarponi neri che aveva addosso dal viaggio dal futuro, poi aveva spalmato un po’ di gel sui capelli per fissare le onde che ricadevano armoniose a lato del viso, ed infine il punto forte era l’orecchino al lobo che faceva da punto luce e anche da portafortuna. Sarebbe stato bello se quegli zoticoni si fossero inchinati al suo passaggio, ma tant’è…
Dalla piattaforma di un videogioco dai sedili ormai logori, Hanma lo stava aspettando come un sovrano sul trono. Anzi, un buffone che si era appropriato di un trono non suo, viste quelle gambe spalancate in modo indecente, le braccia abbandonate ai fianchi e quel sorriso folle dipinto in faccia. Perfino i capelli dritti e sparati in aria, con quella ciocca bionda, fungevano da corona!
“Hi hi, ecco uno a cui la vita fa schifo e ha deciso di farsi ammazzare!”
Ignorando la minaccia, Unmei chinò leggermente il capo in segno di rispetto. “Sono qui per conto del Comandante della Tokyo Manji Gang.”
“Uh uh! Che cosa vorrà mai il piccolo Mikey!” Stesso tono strafottente, lo sguardo puntato su di lui nonostante le imprecazioni che si levarono dal gruppo.
Unmei risollevò il capo e parlò con voce chiara e ferma. “Vuole che ritiriate la sfida, così da evitare l’imminente scontro.”
Ora le voci contrariate aumentarono di volume, andando a coprire la risata di Hanma, mentre questo si portava una mano al viso mettendo in mostra il caratteristico tatuaggio con la scritta ‘Crime’  abbinata a quella dell’altra mano che diceva ‘Punishment’. C’era da chiedersi se davvero avesse letto l’opera di Dostoevskij, visto che dalla faccia non si sarebbe mai detto un appassionato di letteratura. Quando riabbassò la mano, si sporse in avanti per parlargli. “Ritirare la sfida? La Valhalla conta 300 membri, mentre la Toman solo 150! Perché dovremmo rinunciare a schiacciare quei ragazzini?”
“Solo perché nello scontro dello scorso 3 agosto hai dato del filo da torcere all’Invincibile Mikey, non significa che ti andrà sempre bene!” Lo provocò Unmei, con tanto di sorrisino tagliente.
In effetti Hanma rimase in silenzio per alcuni istanti, forse preso in contropiede, ma ecco che poi volse il capo e fece un cenno. “Avevi ragione, questo tizio è come un distributore automatico di cazzate!”
“E ha anche un gran coraggio, devo ammettere.”
Nel sentire quella voce, Unmei si voltò e lo vide. Una gomitata ad un ragazzo che gli ostruiva il passaggio ed ecco che in breve fu accanto a lui.
“Unmei.”
“Kazutora!”
Di nuovo Hanma si mise a ridere. “Hi hi! E’ proprio cotto di te, Kazutora! Guarda che espressione ha messo su!”
“Prima di due giorni fa non sapevo nemmeno che esistessi, ma se Mikey ti ha mandato personalmente devi essere qualcuno di importante.” Kazutora si rivolse ad Unmei, trafiggendolo con lo sguardo.
“Ti sbagli. Io non sono nessuno.” Fece appena in tempo a dire l’ultima parola che lui gli afferrò i risvolti della giacca e gli parlò quasi ringhiando. “Non ti avevo detto di non intrometterti?”
“Lo farò solo quando tutte le persone a cui tengo saranno in salvo. E fra queste ci sei anche tu, che ti piaccia o no.”
“Pfh! Idiota.” Lasciò la presa e gli voltò le spalle, ma Unmei non aveva intenzione di arrendersi.
“Non hai imparato niente dal riformatorio?”
Kazutora strinse i pugni e sibilò. “Due anni della mia vita… Per colpa di Mikey…”
Unmei incalzò. “A quanto pare no, se continui a seguire questo buffone!” E nel dirlo fece un cenno con la mano verso Hanma. “Se non lasci subito questa gang, finirai dritto dietro le sbarre e questa volta per dieci anni, lo capisci? Hai bisogno di veri amici e di farti vedere da uno psicologo.”
Kazutora si voltò di scatto e lo afferrò alla gola, uno sguardo folle negli occhi. “Mi stai dicendo che sono pazzo? Chi sei tu per parlarmi così? Frocio presuntuoso, non mettere la bocca su cose che non ti riguardano. Tu non sai niente di me.”
Malgrado la stretta alla gola, Unmei non pose resistenza e parlò con voce vagamente roca. “So che la tua camicia preferita è viola con delle stampe a foglie gialle, anche se tutti pensano che siano bucce di banana! Ti piace così tanto che quella volta l’hai presa di due taglie più grande per indossarla anche quando sarai adulto.”
Hanma si fece sentire. “Buuuh! Chiunque sa del suo pessimo gusto in fatto di moda!”
“Allora… So che di notte dormi senza mutande, perché ti piace sentire la morbidezza del pigiama sulla pelle.”
“AHAHAHAHA! Questa è forte!” Starnazzò di nuovo Hanma, battendosi una mano sulla gamba.
Peccato che Kazutora non la prese altrettanto bene. “Mi stai mettendo in ridicolo, bastardo.”
“E poi so…che la tua canzone preferita è ‘Stand by me’. L’ascoltavi tutti i giorni, mentre eri rinchiuso in riformatorio.” Quel nuovo approccio parve funzionare, o per lo meno la stretta alla gola diminuì, permettendogli di parlare normalmente. “L’hai scoperta guardando un vecchio film americano, ma la versione che ti piace di più è quella cantata da John Lennon.”
Lo sguardo di Kazutora tremò. “E tu come lo sai?”
Unmei ne approfittò per prendergli la mano e allontanarsela dal collo, senza però lasciarla andare. “L’ascoltavi pensando a Baji, l’unico ad esserti rimasto sempre accanto in ogni difficoltà, proprio come dice il testo della canzone. Perché lui era più di un amico, per te. Era un fratello, vero?”
“Sm- Smettila…” Sussurrò Kazutora, abbassando la testa.
“Però poi, dopo averla ascoltata centinaia di volte, hai cominciato a pensare che in quella canzone ci fosse di più. Che al tuo fianco avresti voluto qualcuno di ancora più importante, non solo un amico, non solo un fratello… Volevi qualcuno che ti amasse completamente.”
“Ti ho detto di smetterla, cazzo…” Provò a ritirare la mano, ma lui la tenne nella propria.
“Quel qualcuno sono io, Kazutora. Solo che tu ancora non lo sai. Io ti amo davvero e sto facendo l’impossibile per aiutarti ad essere felice.”
“Ma io non…” Risollevò il viso, quello di lui ora era vicinissimo. “Io non ti conosco…”
Unmei accennò un sorriso. “Mi conoscerai!” Socchiuse gli occhi e fece per posare le labbra sulle sue ma…un forte dolore al braccio interruppe il momento romantico. Hanma lo aveva afferrato con forza e glielo aveva torto dietro la schiena. “E’ il momento di salutare Giulietta, caro il mio Romeo.”
Allora forse era veramente interessato ai classici occidentali!
Mentre si sentiva trascinare via, col braccio dolorante e zoppicando all’indietro, Unmei si rivolse con sentimento a Kazutora. “Devi ascoltarmi! Non è questo il modo di risolvere le cose! Sarai tu il primo a rimetterci! Perderai tutto! TUTTO, Kazutora! Devi credermi!” Non staccò gli occhi da quelli di lui fino a quando non si ritrovò all’esterno, gettato sulla strada.
Hanma sorrise divertito. “Non fraintendere, mi stai simpatico! Però quello che stai facendo va contro i piani di Kisaki e io non posso proprio lasciartelo fare!”
“Ah ah! Per tanta devozione, spero che almeno ti abbia dato il culo!” Lo sfotté Unmei, mentre si rialzava. Giusto il tempo di rimettersi dritto che dovette parare un destro di Hanma, che altrimenti gli avrebbe colpito in pieno il viso.
“Complimenti! E’ raro che qualcuno riesca a parare questo pugno!”
“Tsk! Non vantarti! Ci riescono sia Mikey che Draken!”
“Eeeeeh!” Ritrasse il braccio e subito fece partire un nuovo colpo, questa volta col pugno sinistro. E Unmei parò anche quello.
“Insistente, eh?”
“Ah ah! Sai, resterei qui per ore a giocare con te…” Con agilità, gli sferrò una ginocchiata allo stomaco. “Ma tra poco mi vedo con Kisaki e non vorrei fare tardi!”
E lo lasciò così, a terra a boccheggiare dal dolore, le mani premute sullo stomaco, la fronte contro l’asfalto della strada. Gli parve di udire una voce, dei passi affrettati… Con le orecchie tappate era difficile  a dirsi.
“Lo sapevo che non dovevo lasciarti andare da solo.”
Sentì una mano gentile su di sé, girando piano la testa riuscì a vedere chi lo stava soccorrendo.
“Ho capito che vuoi fare l’eroe per Kazutora ma… Accidenti a te!” Nonostante la preoccupazione evidente, sulle labbra di Chifuyu aleggiava un sorriso di comprensione.


Continua nel prossimo capitolo. Quarta Fase: [Stand by me]
E' davvero impossibile impedire che avvenga il Bloody Halloween? E soprattutto, Unmei riuscirà a salvare Kazutora e portarlo sulla retta via?
  
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