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Autore: AlbAM    06/01/2022    13 recensioni
A causa di una maledizione, un giovane vichingo si sveglia ai nostri giorni scoprendo che il suo corpo in realtà giace ibernato ed esposto al Museo di storia della medicina di Roma in attesa dell'autopsia.
L'incontro fortuito con un demone di nome Razel, potrebbe sciogliere l'incantesimo che imprigiona il suo corpo e la sua anima in un tempo che non è il suo.
ATTENZIONE: contiene spoiler di Un diavolo a Roma.
(Questa storia partecipa all'iniziativa "Regali d'inchiostro" del gruppo Facebook L'angolo di madama Rosmerta.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Ivar
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Cara Abby, era da tempo che desideravo far incontrare il “tuo” Ivar con la mia banda di svampiti. Spero tanto che questa minilong ti diverta come ha divertito me scriverla!

 

Capitolo 1

Ivar e il demone

 

 

Mare del Nord - IX secolo D.C

Ingrid e Ivar si fronteggiarono guardandosi dritto negli occhi. Il guerriero vichingo non si sarebbe mai aspettato di trovarla proprio lì davanti a lui, sul ponte della nave che lo stava portando nel Wessex.
La magia oscura aveva preso il sopravvento su Ingrid fino a cambiarne in parte l'aspetto fisico,o forse, ciò che Ivar si era trovato ad affrontare era solo l'emanazione oscura dell'ex schiava, ora moglie di Harald e regina dei Vichinghi.
"Che vuoi fare strega?". Le domandò senza farsi impressionare da quegli occhi incredibilmente freddi.
"Tu, Ivar, hai intuito troppe cose. Sei diventato pericoloso!"
"Davvero? Bè, temo che tu abbia ragione, quando torneremo dal Wessex avrai parecchio da spiegare, compresi i poteri oscuri che ti hanno permesso di apparire su questo ponte. Quindi non abituarti troppo al potere strega, perché la tua fortuna non durerà a lungo!"
La strega rise, per nulla impressionata dalle minacce di Ivar. "Per poter tornare dal Wessex, prima ci devi arrivare, Senz'ossa!" rispose sollevando le braccia al cielo e provocando un turbine di ghiaccio sopra la testa del giovane guerriero!
Il turbine colpì Ivar in pieno petto catapultandolo su una delle scialuppe di salvataggio, il vichingo non fece neppure in tempo a capire cosa stesse accadendo che sia lui che la scialuppa furono ricoperti di ghiaccio. Ivar cadde in un sonno profondo e nemmeno si accorse quando la strega spezzò, con un gesto della mano, le corde che assicuravano la scialuppa al ponte facendola precipitare in mare.
La strega continuò a lanciare incantesimi, provocando una tempesta intorno alla nave vichinga che cominciò ad essere squassata dalle onde. L'equipaggio, svegliato dal rumore assordante della tempesta, si lanciò sul ponte per cercare di riprendere il controllo della nave.
Aethelred, che al suo risveglio non aveva trovato Ivar al suo fianco, si era precipitato sul ponte cercandolo e chiamandolo disperatamente.
Improvvisamente un gigante di ghiaccio comparve tra le onde e si abbatté sulla prua della nave frantumandola in mille pezzi. Il comandante ordinò di raggiungere le scialuppe, la nave ormai era perduta.
Aethelred si rifiutò di lasciare il ponte continuando a chiamare Ivar disperatamente finché qualcuno lo sollevò di peso e lo trascinò su una scialuppa.
I vichinghi remavano con fatica, ma quando furono abbastanza lontani dalla nave la tempesta si placò e l'enorme Iceberg scomparve. Un guerriero mormorò "Questa è magia oscura, qualcuno non voleva che arrivassimo vivi in Wessex!" Il comandante lo guardò torvo e ribatté "Non dire idiozie, guardalo, credi davvero che avrebbe potuto tradire Ivar?" Gli altri occupanti della scialuppa osservarono Aethelred chiamare straziato il suo compagno, mentre ciò che restava della nave veniva inghiottita dalle profondità del mare del Nord.
Il Wessex non era lontano e la salvezza dell'equipaggio era praticamente sicura, ma ad Aethelred questo non importava. Nulla aveva più senso per lui, nemmeno vivere.

 

Roma, A.D. 2020 - Museo di storia della medicina.

Il professor Carletti osservò con soddisfazione il corpo ibernato, adagiato dentro la scialuppa vichinga. Il giovane guerriero era talmente ben conservato che sembrava addormentato. Carletti sospirò, per una volta tutto aveva funzionato perfettamente e il Guerriero "senza nome" era arrivato dal Museo di storia di Bergen, senza incontrare intoppi burocratici o tecnici! La cella frigo dalle pareti trasparenti, appositamente studiata per permettere ai visitatori del museo di ammirare il guerriero vichingo, era perfettamente funzionante.
Il corpo sarebbe stato esposto per tre giorni e poi ospitato dalla facoltà di Medicina di Tor Vergata, dove un'equipe composta da paleopatologi di Bolzano, Pisa e Oslo lo avrebbe sottoposto ad autopsia per datare esattamente la morte del guerriero, dargli un età e soprattutto cercare di capire quale malattia lo avesse colpito.
Mentre ammirava il risultato dei suoi sforzi, la sua attenzione fu attirata da alcuni segni sulla murata della scialuppa. Al suo occhio di esperto di cultura Norrena non sfuggì che si trattava di una scritta in lettere runiche. "Strano, pensò, nessuno mi aveva parlato della presenza di iscrizioni".
Il professore si concentrò per interpretare la scritta rimanendo piuttosto perplesso. Malgrado i caratteri fossero quelli usati dai vichinghi, il testo era in una lingua apparentemente sconosciuta. Provò a sillabare la scritta a voce alta, ma neanche sentendo il suono delle parole, riuscì a coglierne il significato. Il professore fissò il guerriero domandanodsi se quelle scritte contenevano il segreto della sua morte.
Proprio in quel momento il petto del vichingo si mosse leggermente, come se il giovane avesse emesso un sospiro. Carletti ebbe un attimo di panico dal quale si riprese subito. Era uno scienziato, che diamine. Mica uno studentello di medicina alle prime armi!
Sorrise e si voltò. Di fronte a lui il giovane vichingo lo osservava incuriosito. Il guerriero provò a rivolgergli la parola ma il professore non lo degnò di uno sguardo, lo attraversò avanzando spedito verso l'uscita della sala cercando il numero del cellulare del collega di Bergen al quale voleva chiedere informazioni circa la scritta misteriosa. Ivar rimase esterrefatto. "Per Odino… Ma come ha fatto a passare attraverso il mio corpo?" si domandò.
"Sei un fantasma, regazzi' ecco come ha fatto!"
Ivar si voltò verso la voce che aveva parlato. Di fronte a lui c'era un essere molto alto, robusto e dai capelli rossi con due corna in testa e grandi ali nere raccolte dietro le schiena. Indossava degli strani vestiti e lo osservava con un'espressione canzonatoria e le braccia conserte. Ivar ricordò la descrizione dei demoni dell'Inferno cristiano che tempo prima (quanto tempo?) gli aveva fatto Aetherled.
"Chi sei tu?" domandò più incuriosito che impaurito.
"Mi chiamo Razel! Sono un demone infernale, se sai cosa intendo" rispose il demone.
"Che vuoi da me?"
Razel fece spallucce "Niente, ero solo curioso di sapere come avresti reagito una volta sveglio"
"Non capisco, dove sono? Tu sai perché mi trovo qui e chi era quell'uomo?"
"Diciamo che ce stanno ottime possibilità che tu sia vittima di una qualche maledizione che ti ha fatto addormentare, almeno una manciata di secoli fa. Quando sono entrato in questa sala sono apparse quelle scritte sulla scialuppa e per qualche motivo che nun so, magari il fatto che lo scienziato le ha lette a voce alta, te sei risvegliato ma solo in parte. Il tuo corpo sta ancora là dentro, ma il tuo spirito sta qua, davanti a me!"
Ivar osservò il corpo del guerriero dentro la teca di vetro. "Quello sono davvero io?" domandò incredulo."
"Così pare!"
"Bé, non sono per niente un brutto ragazzo! Aethelred è fortunato!"
"Chi?"
"Il mio compagno! Hai qualcosa in contrario?" domandò Ivar minaccioso.
"Esticazzi? Mica, me lo scopo io 'sto Aethelred!" rispose Razel per nulla impressionato. "Vabbé, me ne vado. Stammi bene, Casper!"
Ivar, non capì bene chi fosse questo Casper, ma pensò che quello strano essere fosse l'unico che poteva avere una vaga idea di come aiutarlo, così cambiò atteggiamento e provò a richiamarlo indietro. "Aspetta, per favore. Sono un po' nervoso e forse sono stato sgarbato!"
"Forse?" replicò Razel.
"Va bene. Sono stato sgarbato e ti chiedo scusa. Cerca di capire però, l'ultima cosa che ricordo è che un turbine di ghiaccio mi ha colpito mentre fronteggiavo una strega sul ponte di una nave diretta in Wessex. E adesso mi ritrovo fuori dal mio corpo, non so né in che tempo né in che luogo mi trovo e l'unico che mi vede è un demone di una religione che non è nemmeno la mia! Tu come ti sentiresti al mio posto?"
Razel, alzò un sopracciglio. "Demmerda, in effetti!"
"Pensi di potermi aiutare?"
"Perché dovrei?"
"Non lo so. Forse perché sei l'unico che può farlo?"
Razel ci penso un po' su. In effetti il ragazzo non puzzava di dannato, ma d'altra parte non c'era neppure nessuno dei suoi colleghi angelici a reclamarlo. Gli sarebbe bastato aspettare che gli umani facessero a fettine il suo corpo per portarselo all'Inferno e aggiungere un'altra anima al suo lungo elenco. Ma chissà perché l'idea non lo entusiasmava granché. Forse perché non c'era di mezzo alcuna sfida o forse perché in fondo sentiva che il destino del ragazzo apparteneva a un'altra epoca.
Il demone sbuffò, non sopportava di sentirsi in dovere di fare qualcosa di buono per qualcuno. D'altra parte, non aveva granché da fare quel giorno e poi, a pensarci bene, avrebbe potuto sfruttare la situazione anche a suo vantaggio.
"E va bene, conosco qualcuno che potrebbe darti una mano, ma prima abbiamo bisogno dell'aiuto del biondino angelico!"

#

Ivar osservava ammirato il panorama di Roma dalla terrazza del Pincio. Non riusciva a credere che una città potesse essere così grande. La cupola di San Pietro lo affascinava. Non avrebbe mai pensato che fosse possibile costruire una chiesa Cristiana così gigantesca, chissà come sarebbe piaciuto ad Aethelred poter ammirare una simile opera dell'ingegno umano. Sospirò al ricordo del suo compagno, chissà quanto stava soffrendo nel crederlo morto.
"Sei sicuro che arriveranno? Il sole è quasi tramontato e il tempo a mia disposizione è sempre meno. E se decidessero di studiare il mio corpo prima di quanto hai detto?" domandò a Razel che si stava fumando una sigaretta stravaccato su una panchina.
"Naaa, conosco i romani, fanno tutto, ma senza fretta. Fidati!"
"E i tuoi amici? Se non fossero di parola?"
Razel emise una sonora risata. "Il biondino si ammazzerebbe piuttosto che mancare alla parola data, se ha detto che per il tramonto arriva, vedrai che arriva!"
Non aveva finito di parlare che un angelo biondo atterrò davanti a loro seguito da un demone dai capelli ricci e neri.
"Che ti avevo detto, regazzi?" esclamò Razel alzandosi per salutare i due nuovi arrivati che si avvicinarono osservando Ivar incuriositi.
"Wow, erano secoli che non incontravo un vero vichingo!" esclamò eccitato il demone riccioluto porgendo una mano a Ivar e presentandosi "Io mi chiamo Azaele. Piacere!"
Ivar osservò imbarazzato la mano di Azaele senza capire bene cosa fare. L'angelo biondo ridacchiò e commentò "I vichinghi non si davano la mano, tonto!"
Il demone mise su il broncio e non replicò.
"Io comunque sono Michele. Heill"
"Heill!" rispose Ivar.
"Il solito professorino!" borbottò ancora offeso Azaele.
Michele fece finta di non sentire e si rivolse al demone dai capelli rossi. "Bene, Razel. Ora che ci siamo presentati, puoi spiegarmi perché avevi tanta bisogno di parlarmi?"
Razel si sistemò sullo schienale della panchina. "Dunque, il moccioso vichingo qui, non è morto come può sembrare. Il suo corpo è vivo, ma in una sorta di stato catatonico dovuto a una maledizione. Uno scienziato, al Museo della storia delle medicina, ha letto ad alta voce 'na scritta che ha risvegliato la sua anima. Solo quella però, come potete vede'. Il problema è che entro tre giorni faranno un'autopsia al suo corpo per studiarlo. Morale, se non spezziamo la maledizione e rimandiamo il regazzino al suo tempo, morirà e la sua anima sarà bloccata qui per sempre. Tutto chiaro?"
Michele e Azaele si scambiarono uno sguardo perplessi. "E noi come possiamo aiutarti?" domandò l'angelo.
Razel emise un lungo sospiro. "Biondino, me stai a pija' per culo? Noi tre conosciamo ben due streghe! O me sbaglio?"
"Ma Alba non credo che sappia granché di magia oscura!" riflettè Azaele ad alta voce.
Michele guardò Razel dritto negli occhi. "Tu mi stai chiedendo di portare di nuovo giù Elena, non è così?"
"Sei perspicace, biondino!" rispose Razel con un sogghigno.
"Non se ne parla! Quello era un permesso speciale!"
Razel si rivolse a Ivar. "A quanto pare devi morì fra atroci tormenti perché qualcuno qui è troppo egoista!"
Ivar abbassò lo sguardo tristemente. Michele replicò piccato. "Che c'entra l'egoismo! Qui si tratta di regole, non è che posso portare Elena su e giù ogni volta che me lo chiedi!"
Ivar si rese conto che l'angelo si sentiva un po' in colpa per quel no, così provò a giocare la sua carta. "Se te lo chiedessi io? Sei un angelo, mi pare di capire, dunque fare del bene è il tuo scopo no?"
"Si, bè… però..."
"Aethelred, il mio compagno cristiano, mi ha spiegato che gli angeli sono creature divine e pure di cuore, per cui sono certo che tu non potresti mai accettare di essere complice di una strega che mi ha lanciato una maledizione, né che io muoia fatto a pezzi mentre sono ancora vivo. Per non parlare della mia anima che sarebbe destinata a vagare per sempre in questo mondo senza poter mai raggiungere il vostro Paradiso!"
Michele cominciò a sentirsi terribilmente a disagio, mentre Azaele e Razel ridacchiavano godendosi la parlantina di Ivar.
"Sono certo che il fatto che non ti vada di chiedere un permesso per permettere a questa Elena di aiutarmi non dipenda dal fatto che, egoisticamente, non ti va di esporti con un tuo superiore e quindi confido che tu abbia delle ottime ragioni a riguardo.… "
Michele arrossì, era esattamente esporsi di nuovo con San Pietro che lo rendeva restio a chiedere un altro permesso.
“... Ma se consideriamo che addirittura un demone infernale come Razel ha mostrato compassione per la mia situazione…" Ivar lasciò la frase in sospeso facendola seguire da una espressione carica di sottintesi che mise completamente al tappeto Michele.
Razel e Azaele si scambiarono uno sguardo divertito.
"Ho bisogno di riflettere. Faccio un giretto e torno!" mugugnò Michele.
L'angelo si alzò in volo e Azaele commentò "Scommetto una cena alla Pergola che torna con Elena!"
Razel ridacchiò "Te piace vincere facile?"
Ivar non capì bene tutto lo scambio tra i due demoni, però intuì che entrambi erano sicuri che il suo discorso fosse andato a segno.
Non passò neanche un'ora che Michele atterrò tenendo per mano una donna sui quarantacinque anni dall'aspetto allegro e gioviale.
Razel e Azaele si scambiarono il cinque. Michele lanciò loro uno sguardo di fuoco.
Elena sorrise a Razel e si avvicinò a Ivar, lo osservò pensierosa e poi si rivolse agli altri. "Ho bisogno di andare dove riposa il corpo di questo giovane. Ho idea che la soluzione per sciogliere l'incantesimo che lo ha separato dal suo corpo, sia lì"
"Ok. Te porto io, tieniti stretta!" rispose Razel prendendola in braccio” Elena emise una risata allegra e gli cinse le braccia intorno al collo bisbigliandogli qualcosa all'orecchio. Il demone sorrise, la baciò sulle labbra e si alzò in volo.
Ivar incrociò lo sguardo di Azaele che intuì la sua domanda silenziosa. "Si, un tempo quando era viva, era la sua compagna" spiegò sorridendo e aprendo le ali per seguire Razel.
Michele si offrì di portare Ivar e si alzò in volo anche lui.

#

Elena osservò concentrata la scritta sulla scialuppa. Rifletté un po' e poi si rivolse ad Azaele "Credo di aver capito come fare, ma ho bisogno di aiuto. Per favore vai a prendere Alba, dille che ho bisogno di lei e di queste erbe: timo, rosmarino, basilico e prezzemolo".
"Elena, devi rimandà il Vichingo a casa, non fargli n'arrosto de porchetta!" commentò Razel.
Elena rise di gusto e rispose "Razel, ti amo, ma di cucina e magia non capisci granché!"
Azaele rise e Razel, senza neanche guardarlo, gli appioppò una pacca sulla nuca.
"Ahia!" si lamentò imbronciato il demone.
"Coraggio, Azaele. Non abbiamo tantissimo tempo!" lo esortò Elena.
Azaele annuì e si smaterializzò.
"Come ha fatto?" domandò Ivar stupito.
"Nun s'è mai capito… è l'unico demone che ci riesce!"
"Chissà, a volte mi viene il dubbio che sia solo velocissimo" ipotizzò Michele. "In effetti gli Arcangeli sono estremamente veloci!"
"Ma non è un demone?" domandò Ivar un po' confuso.
"Si, ma è figlio di due Arcangeli. É 'na storia lunga!" rispose Razel.
"Bé, abbiamo un po' di tempo prima che Azaele ritorni, no?" ribatte Ivar sedendosi a terra a gambe incrociate.

 

 

   
 
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