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Autore: Serina Noy    06/01/2022    1 recensioni
Tornare a casa, per Andrea, diventa un viaggio fra i ricordi di tutta la vita.
Una storia di Natale per "salutare" le feste.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le chiavi di casa non volevano proprio saperne di entrare nel buco della serratura, o forse era lui ad essere talmente stanco da non riuscire neppure a compiere quel piccolo gesto. Avrebbe dovuto essere a casa già dalla sera prima, ma, emergenza dopo emergenza il suo turno si era prolungato fino al mattino successivo, si era perdo la vigilia ed aveva rischiato di dover rinunciare anche a passare Natale con la sua famiglia. 
Ogni osso che aveva in corpo gli doleva come se fosse passato sotto una schiacciasassi e sentiva le gambe pesanti come piombo.
Dopo una strenua lotta contro la serratura ribelle, che lo aveva visto fortuitamente vincitore, era riuscito, finalmente ad entrare in casa e la luce del sole gli aveva dato il benvenuto. C'era solo un albore lattiginoso che sapeva ancora di notte, quando era entrato nell'androne del palazzo, spazzolandosi via i fiocchi di neve dal cappotto ma il breve viaggio in ascensore e il litigio con la porta d'ingresso, erano stati sufficienti perché l'aurora esplodesse in tutta la sua gloria, inondando il piccolo appartamento con la fredda luce di quel mattino d'inverno.
Con un sospiro soddisfatto sentì la tensione della giornata scivolare via, era a casa, poteva smettere di essere il Dottor Alberdini e tornare ad essere solo Andrea.
La luce entrava dalla finestra della cucina, dimenticata aperta ed illuminava il piccolo ingresso ed il salotto adiacente, dove, sul tappeto di lana azzurro chiaro, sotto l'abete che erano riusciti a decorare solo un paio di giorni prima, c'erano sparpagliati i pacchetti che la sua piccola principessa aveva aperto la sera precedente. I suoi due amori non lo avevano aspettato per aprire i regali e, come al soliti, erano andati a letto senza riordinare. Forse avrebbe dovuto arrabbiarsi... o magari lasciar perdere e concentrarsi su battaglie che aveva qualche possibilità di vincere, dopotutto il suo lavoro imponeva sacrifici che erano duri per tutti. Grazie al cielo aveva il sostegno della sua meravigliosa famiglia.
Percorse il corridoio con il cuore che gli si allargava dalla gioia, sapeva già dove li avrebbe trovati, ma, per scrupolo, guardò prima nella cameretta della bambina. Il lettino bianco era vuoto e le lenzuola rosa conferto con i palloncini erano perfettamente stirate: nessun piccolo angelo aveva fatto la nanna lì, solo l'orsetto era scomparso, ma lui sapeva benissimo dove era andato a nascondersi quel monello.
Lentamente aprì la porta della loro camera da letto, doveva fare piano se non voleva che quella porta dispettosa si mettesse a cigolare e li svegliasse.
Ma non voleva ancora guardarli, voleva costringersi ad aspettare fino a quando il bisogno di vederli non fosse stato così forte, da non poter essere ignorato neppure per un altro misero minuto.
Allora alzò lo sguardo, verso la parete, dove sapeva che si sarebbe trovato a fissare la testata del loro letto, una volta che avesse aperto la porta.
Man mano che l'apertura si allargava, davanti a lui si svelavano le foto che avevano appeso sopra il loro letto, istantanee che raccontavano la loro vita, la loro storia.
A destra la foto di loro due, davanti al liceo dove si erano conosciuti. Non l'aveva scattata il primo giorno di scuola, quando l'aveva incontrato per la prima volta, e neppure quel giorno, in terza, quando, un'opportuna ora buca, aveva permesso che entrambi si trovassero a vagare per i corridoi deserti.
Si era innamorato di lui quel giorno, quando gli aveva dato il primo bacio, un bacio rubato, nascosto, quasi strappato contro la sua volontà. Un bacio che gli aveva aperto gli occhi sui suoi sentimenti e l'aveva quasi fatto scappare a gambe levate per la paura. 
A ripensarci dopo tanti anni gli veniva quasi da ridere al ricordo dei drammi e delle paure di quel periodo, senza contare poi le scenate che gli avevano fatto i suoi genitori quando aveva confessato loro di essere innamorato di un ragazzo! Suo padre lo aveva costretto a saltare giù dalla finestra pur di scappare dalla sua rabbia, per fortuna abitavano al primo piano.
La foto l'avevano scattata anni dopo, alla vigilia del loro viaggio a Londra, perchè Paolo, diceva che la loro storia d'amore era nata lì e meritava di essere celebrata con un ricordo di quel luogo.
Una foto sgranata e un po' incerta, di loro due che si baciavano davanti al cancello chiuso, sullo sfondo, l'alto, severo edificio che ospitava le aule del liceo scientifico, così grigio e cupo, faceva da cornice al loro amore. Una foto non priva di difetti, come la loro storia che, fra piccoli e grandi litigi, crisi e difficoltà, non poteva certo essere considerata impeccabile, ma forse era proprio quello che la rendeva così assolutamente perfetta.
La foto a fianco era molto diversa.
Ritraeva sempre loro due, in posa stavolta, fasciati nei loro costosi completi scuri, assolutamente identici, unica nota di colore, le due bottoniere appuntate al bavero delle loro giacche, due splendide orchidee azzurre.
Il giorno del loro matrimonio.
Un matrimonio che erano stati costretti a celebrare in una lingua straniera, lontani da casa. Niente amici ad attenderli all'uscita dal municipio per lanciargli il riso, niente ricevimento con gli invitati che aspettano impazienti gli sposi, niente taglio della torta, solo i loro genitori come testimoni. Avevano riunito parenti e amici a festeggiare al loro ritorno, ma quella giornata aveva lasciato loro l'amaro in bocca.
Quel matrimonio che per lo stato non valeva nulla e invece per loro era così importante da costruirci attorno tutta la loro vita.
E poi, finalmente, la terza fotografia, quella che preferiva, quella che lo colmava di una gioia così pura, da spazzare via ogni dolore, ogni rimpianto, ogni recriminazione. Eppure lui neppure c'era in quella foto! Paolo si era infuriato quando aveva preteso di appenderla a fianco alle altre, avrebbe voluto scegliere uno scatto in cui fossero presenti tutti e tre, ma alla fine aveva dovuto cedere di fronte alla determinazione del marito, Andrea non avrebbe ceduto, amava troppo quella foto.
Era un primo piano di Paolo, che reggeva fra le braccia la loro bambina, Lucia, appena nata. L'espressione con cui la guardava era... più che meraviglia, più che amore... pura estasi! Si era innamorato di nuovo di lui quel giorno, in quel momento, mentre guardava, incantato ed innamorato, il loro minuscolo, grandissimo miracolo. Tutto il mondo era scomparso in quel momento, c'erano solo loro e il loro amore.
D'improvviso non aveva più importanza che fossero stati praticamente costretti a trasferirsi dall'altra parte del mondo per quasi due anni, per riuscire a dare la vita alla loro meravigliosa, incredibile creatura. Tutto dimenticato! Ogni sacrificio, fatica, problema, era scomparso di fronte alla visione di quelle manine minuscole, quei piedini incantevoli, quel visetto così incredibilmente perfetto. Un minuscolo esserino che racchiudeva in sé un tale amore, una tale gioia e preoccupazione e notti insonni e dubbi e incertezze. Non era stato facile, ma, alla fine, avevano trovato il loro equilibrio.
Sulla parete, attorno alle tre grandi foto che dominavano la scena, altre più piccole ritraevano Lucia mentre cresceva, a volte da sola a volte con i suoi papà al suo fianco, fino ad arrivare all'ultima, la più recente: loro tre sul divano, la piccola seduta in braccio a Paolo, si sporgeva verso di lui e gli tendeva le braccia. Le educatrici dell'asilo le avevano fatto decorare una cornicetta con la pasta e i brillantini e lei l'aveva portata a casa tutta orgogliosa, per Natale.
E poi, d'improvviso, non poteva più resistere, doveva vederli, subito!
Paolo era girato su un fianco, una mano sotto il cuscino, l'altra avvolta attorno al pancino di Lucia, la teneva abbracciata stretta stretta. La bimba si era raggomitolata attorno al braccio del padre, le ginocchia al petto, le dita incrociate con le sue, l'espressione rilassata. Dormivano, sereni, al sicuro, lo aspettavano. La sua famiglia.
Quanto amore può contenere un cuore, quanta gioia, prima di andare in pezzi?
Un singolo raggio di sole, filtrato attraverso le ante appena accostate, si era posato sulla testolina di Lucia, una corona di lunghi ricci biondi, sparpagliati sul petto del padre, e l'aveva fatta risplendere come oro fuso, poi si era spostato sul suo visino addormentato, disturbandola. Lucia aveva arricciato il nasino e lui si era sentito colmare di una tale completa assoluta gioia, che aveva spazzato via tutta la stanchezza, i dubbi, tutti i problemi.
Si era sdraiato al loro fianco, facendo scudo col suo corpo alla bambina, in modo che non si svegliasse.
-Sei rientrato ora?- Aveva sussurrato Paolo, risvegliato dal movimento del letto. Andrea, in preda ad un'emozione che, a stento riusciva a contenere, lo aveva guardato sorridendo. -Buon Natale amore mio. Vuoi che ti prepari qualcosa per cena o... colazione?-
-No, amore, resta solo qui con me- Gli aveva risposto, gli occhi lucidi di stanchezza e d'amore.
-Certo! Sempre-

Allora, che ne dite? Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci.
Noy

 

   
 
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