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Autore: Eurus91    06/01/2022    1 recensioni
Ha mal di testa.
Ad essere sincero anche il suo mal di testa ha il mal di testa.
È una descrizione abbastanza folle, se ne rende conto, ma è quella che si avvicina maggiormente a ciò che sta succedendo nel suo cervello in quel preciso istante.
Un martello pneumatico incastrato nel suo cranio avrebbe fatto meno male. Di questo ne è più o meno sicuro.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: MacGyver 2016
Personaggi: Jack Dalton, Angus MacGyver.
Notes: La storia  prende parte all’ Advent Calendar Challenge sul gruppo hurt/comfort- fanfiction & fanart 

https://www.facebook.com/groups/534054389951425

Prompt: 179. “Sei sicur*?"

 

Ha mal di testa. 

Ad essere sincero anche il suo mal di testa ha il mal di testa.

È una descrizione abbastanza folle, se ne rende conto, ma è quella che si avvicina maggiormente a ciò che sta succedendo nel suo cervello in quel preciso istante. 

Un martello pneumatico incastrato nel suo cranio avrebbe fatto meno male. Di questo ne è più o meno sicuro.

«Sei sicuro di stare bene Hoss?»

Nonostante il tono di voce di Jack sia basso, appena un sussurro, Mac sussulta colto di sorpresa; un lamento involontario sfugge dalle labbra che fino a qualche istante prima aveva tenuto serrate. Una riga sottile rossa, intervallata da qualche goccia di sangue dove le aveva mordicchiate con un po’ troppa forza. 

Vorrebbe avere la forza di rispondere alla domanda della sua guardia del corpo invece si limita a grugnire, e a sprofondare maggiormente nella poltrona di pelle marrone, aspettando che il suo stomaco smettaa di agitarsi e si plachi. 

«È decisamente un no…»

Borbotta Jack, sedendosi sul bracciolo della poltrona. Improvvisamente la discussione che sta avvenendo all’interno della stanza ha perso interesse per Jack; tutta la sua attenzione è rivolta verso di lui, che sta cercando di diventare un tutt’uno con una parte dell’arredo della War Room.

A lui non piacciono le attenzioni, e in quella giornata che sembrava determinata a non finire più, ne aveva ricevute fin troppe. 

In quel momento avrebbe preferito essere a casa sua. Rannicchiato nel suo letto, sotto le coperte, al buio e soprattutto in un luogo privo di rumori.

«Sto bene…»

Borbotta, mentre sente la saliva raccogliersi in bocca. Cerca di deglutire, inghiottendo un paio di volte, ma l’unica cosa che ottiene è lo stomaco che si contrae. 

«Sono solo stanco…»

Ora, in una situazione normale questa ammissione avrebbe messo in allerta Jack, trasformandolo in qualcosa di molto simile ad un partner iperprotettivo ma, considerata la situazione, Mac pensa che sia un giusto compromesso. 

Non sta mentendo, sta solo nascondendo un’emicrania infernale al suo partner, e alla sua intera squadra.

Soprattutto al suo partner però. 

«Se stessi bene…» Jack cerca di guardare Mac direttamente negli occhi, cosa che gli risulta piuttosto difficile considerando il fatto che li sta tenendo quasi chiusi. Solo una minuscola porzione di blu è visibile, annacquata e esausta, «saresti in mezzo a Matty e a Russ a parlare di scienza…»

Mac apre la bocca e socchiude gli occhi nel tentativo di ribattere all’affermazione di Jack, anche se appare inoppugnabile. Ma il suo stomaco si contrae, di nuovo, questa volta con più forza.

La bile gli risale lungo la gola, provocando una sensazione di nausea che non riesce a placare neanche inspirando più volte con il naso. 

A quel punto la nausea, da un leggero fastidio che aveva ignorato fino a qual momento, diventa un bisogno impellente. Tappandosi la bocca con il palmo della mano riesce, con un scatto degno di un maratoneta, ad aprire, attraversare la porta della Sala e a raggiungere uno dei tanti cestini per i rifiuti piazzati lungo il corridoio.

Per sua grande fortuna, o sfortuna, non aveva mangiato nulla negli ultimi due giorni.

Quindi lo stomaco si contraeva a vuoto, cercando di espellere niente altro che succhi gastrici e bile. 

«Respira Mac…»

Non si era neanche accorto della presenza di Jack, che stava sostenendo la maggior parte del suo peso. Il braccio dell’uomo, intorno alla sua vita, gli evitava di finire con la faccia direttamente nella spazzatura. 

«Sono qui…» La voce dell’uomo gli appariva distorta e lontana, nonostante fosse solo a qualche centimetro di distanza dal suo orecchio. 

La mano di Jack era calda, e rassicurante, mentre gli massaggiava la schiena, aspettando pazientemente che i conati si placassero.

Dopo quella che sembrò un’eternità, quando in realtà erano passati solo pochi minuti, i conati si fecero sempre più radi fino a sparire quasi del tutto.

Il suo stomaco aveva smesso di ribaltarsi ma in compenso i muscoli addominali dolevano per lo sforzo. Se doveva essere sincero l’ultima volta che aveva sentito un dolore tale agli addominali era quando Jack lo aveva costretto, per aver perso una scommessa, a seguire gli allenamenti della Squadra Tattica della Phoenix. 

«Che dire, ti sei guadagnato un giro in medicina…»

Dice Jack; Mac può vedere quanto l’uomo sia preoccupato, anche se sta cercando di nasconderlo dietro un sorriso falso.

Quando non si oppone all’idea di farsi un giro al piano riservato all’ala medica, Mac si rende conto di aver notevolmente peggiorato la preoccupazione del suo partner. 

Ma è davvero troppo debole e la testa gli fa male troppo, per poter anche solo pensare di aspettare di arrivare a casa, per avere della buona roba che gli allievi quel dolore. 

«Smettila di giocare con la flebo!»

Jack lo rimprovera in maniera bonaria, mentre sta rientrando nella stanza con una caffè d’asporto. Jack ha la faccia esausta e ha profonde occhiaie; un vocina nella sua testa gli ricorda che è a causa sua, se Jack è stanco. La camera si riempie del profumo del caffè e il suo stomaco finalmente non emette nessuna capriola, anzi si limita a ruggire affamato cercando attenzioni. Mac la considera una vittoria.

«Quella flebo è l’unica cosa che sta impedendo al tuo cervello di uscire fuori dal tuo cranio. Io la lascerei dov’è…»

«Mi sto annoiando…» Borbotta, mentre lascia andare la flebo e inizia a giocare con le lenzuola blu che lo ricoprono a metà. È talmente stanco che trova comodo per fino il letto nell’infermeria della Phoenix, ma non può fare a meno di tenere le mani occupate. Se le sue dita sono impegnate anche la sua mente lo è.

«Pensaci la prossima volta che ti dimostri entusiasta di farti iniettare volontariamente un droga con una commozione celebrare in corso…»

Mac ridacchia divertito, mentre si stropiccia un occhio e sbadiglia. Non se la sente di contraddire Jack, anche perché questa volta non ha torto. 

«Probabilmente non è stata una buona idea…»

Non probabilmente, sicuramente.

Sicuramente non era stata una buona idea.

   
 
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