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Autore: Aya88    07/01/2022    2 recensioni
"Ancora una volta Kakashi agitò il passeggino con dolcezza, augurandosi di placare il pianto insistente della bambina, ma non ottenne l’effetto sperato: un altro strillo più intenso degli altri sopraggiunse a trapanare i timpani delle sue povere orecchie.
Rassegnato, il ninja sospirò di stanchezza e tornò ad allattare con il biberon il bambino che teneva tra le braccia, rimasto incredibilmente tranquillo durante i suoi vani tentativi con la sorella."
Scritta per la Sweet challenge (la challenge della Befana) indetta dal gruppo “Fondi di caffè. Il tuo scrittoio multifandom”
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Sono solo sogni... o forse no Questa fanfiction è stata scritta per la Sweet challenge (la challenge della Befana) indetta dal gruppo “Fondi di caffè. Il tuo scrittoio multifandom”

Dolce scelto: Barrette Kinder
Genere: Umoristico
Ambientazione: un ufficio
Prompt: Premonizioni
 


Ancora una volta Kakashi agitò il passeggino con dolcezza, augurandosi di placare il pianto insistente della bambina, ma non ottenne l’effetto sperato: un altro strillo più intenso degli altri sopraggiunse a trapanare i timpani delle sue povere orecchie.
Rassegnato, il ninja sospirò di stanchezza e tornò ad allattare con il biberon il bambino che teneva tra le braccia, rimasto incredibilmente tranquillo durante i suoi vani tentativi con la sorella. Quando fu del tutto sicuro di poterlo riadagiare nel passeggino senza tragedie, tornò a dedicare le sue attenzioni alla neonata urlante.
Senza perdere tempo a cullarla, cercò di calmarla spingendo la tettarella di un secondo biberon tra le labbra tremanti. Con i primi risucchi di latte, vide finalmente sparire l’espressione corrucciata che ne deformava il visino e ciò gli procurò un immediato sollievo, destinato però a durare ben poco: gli idilliaci e tanto agognati momenti di silenzio furono prima turbati da brevi gemiti, poi spezzati dal pianto acuto dell’altro neonato.
Kakashi lo osservò con sguardo perplesso ed esausto, incapace di trovare una spiegazione logica. Finché glielo concessero i suoi nervi già provati, sopportò la nuova raffica di urla e singhiozzi, poi si appoggiò la bambina su una spalla, dandole piccole pacche sulla schiena, e si affrettò a porre rimedio alla situazione. Ebbe appena il tempo di muovere avanti e indietro il passeggino prima di avvertire la sua maglietta inumidirsi. L’odore pungente che accompagnò la sensazione di bagnato gli permise di comprenderne la ben poco piacevole causa.
Una improvvisa esasperazione turbò i lineamenti del suo viso; tra biberon, vagiti e rigurgiti si sentiva invaso dalla più totale impotenza. Chiuse gli occhi, lottando contro lo sfinimento, e quando li riaprì di scatto tutto era svanito nel nulla: non c’erano più nessun peso contro il suo petto, nessuna sostanza maleodorante, nessun lamento, ma solo il silenzio del suo ufficio, la lunga pila di documenti da firmare e la fresca brezza serale proveniente dalla finestra aperta.
Emettendo un debole gemito di dolore, il Rokudaime raddrizzò la schiena indolenzita e fissò con sguardo assonnato la copia dell’Icha Icha Paradise ancora aperta sulle sue gambe, sicuramente come monito contro la scarsa voglia di lavorare e le sue possibili conseguenze. 
Dopo qualche istante, necessario a riprendersi dall’intorpidimento, richiuse il libro con un lungo sospiro di stanchezza e lo adagiò sulla scrivania, domandandosi chi dovesse maledire per quei sogni ricorrenti, forse solo frutto del suo inconscio traditore ma talmente vividi e realistici da lasciarlo sempre con uno strano presentimento. 
Prontamente, la mente gli rievocò le voci dei suoi amici, premurosi nel fornire una risposta rincuorante ai suoi dubbi sulla salute di Sakura.  
“Dovresti valutare la semplice possibilità che sia incinta,” suggerì Tenzo con aria divertita. 
“In effetti tornerebbe tutto: la sonnolenza, le nausee, il mangiare per due,” aggiunse Genma, sottolineando l’ipotesi con un rapido conto sulle dita e sorridendo ironico mentre scandiva le ultime tre lettere.
Con un mugugno soffocato, Kakashi chiuse gli occhi e si passò nervosamente una mano tra i capelli, sforzandosi di scacciare il ricordo del sorrisetto di Genma Shiranui.
Non vedeva altre spiegazioni possibili: le inconsapevoli parole del jounin dovevano avere riportato alla memoria i racconti sulla famiglia di sua madre, alimentando la preoccupazione che da giorni dava forma ai suoi sogni.
Avrebbe giurato di aver sognato ormai tutte le varianti possibili. Alcune volte, gli sforzi di ripotare la calma si concludevano con un rocambolesco cambio di pannolino e con tutt’altro che rinfrescanti gocce di pipì in pieno viso; altre volte, tentava invano di far addormentare i bambini, ricevendo da uno un giocattolo in testa, dall’altro uno strappo alla maschera; altre volte ancora, si barcamenava tra le esigenze di entrambi i neonati fino a quando l’odore di latte bruciato non giungeva a far traboccare il vaso della sua pazienza.
Con un sospiro, Kakashi si alzò dalla sedia e si affacciò alla finestra, lasciandosi sfiorare dall’aria che annunciava la notte imminente.
Da quando aveva sposato Sakura, la possibilità di avere un figlio era diventata concreta, piacevolmente concreta, tuttavia quel piccolo inconscio barlume sull’influenza dell’eredità genetica sembrava trasmettergli una indiscutibile ansia.
Cercò di inspirare profondamente la tranquillità della sera e si ripeté per l’ennesima volta che i sogni erano solo sogni e non premonizioni del futuro, nient’altro che l’implacabile ironia del proprio subconscio da affrontare in modo razionale. Sakura non doveva essere necessariamente incinta e, anche se lo fosse stata, non doveva per forza essere incinta di due gemelli.
Sentendosi un po’ più rilassato, il ninja decise che era giunto il momento ideale per lasciare l’ufficio, ignorando i documenti ancora in attesa di una firma. L’indomani, gli sarebbe toccata senza dubbio la consueta ramanzina di Shikamaru, ma era ben disposto ad accettarla pur di godere del caldo invitante del suo letto e di stringere sua moglie tra le braccia dopo una lunga giornata.          
Chiuse la finestra e stava per liberarsi della tunica da Hokage, quando qualcuno bussò annunciando la propria presenza con un tocco leggero ma deciso. Per un breve istante, Kakashi valutò di fuggire saltando sui tetti degli edifici vicini, tuttavia l’aprirsi della porta prima di un suo cenno di assenso gli impedì di trasformare l’idea in azioni concrete.
La comparsa sulla soglia della kunoichi oggetto dei suoi pensieri gli strappò un facile sorriso, perfettamente riconoscibile sotto la maschera.
“Lasciami indovinare: volevi scappare dalla finestra e abbandonare tutti quei documenti,” esordì Sakura, indicando con un gesto della mano i fogli disposti in buon ordine sulla scrivania.
“Nah, abbandonare non è il termine corretto, dopotutto tornerò da loro domani,” precisò lui con tono disinvolto ed indifferente. 
“Sicuramente, ma li troverai insieme ad altrettanti documenti,” gli rispose pacata la giovane donna, poi richiuse la porta dietro di sé e si voltò di nuovo verso di lui.
“Giurerei di sentire già i rimproveri di Shikamaru,” lo canzonò sorridendo in modo disarmante e contagioso, mentre si avvicinava con passi leggeri.  
Incantato dall’incurvarsi di una bocca morbida e da due occhi verde smeraldo, Kakashi si sfilò la tunica in modo inconsapevole e prima di rendersene conto erano l’uno di fronte all’altro, i loro volti a pochi centimetri e le sue mani immerse nei capelli di Sakura. 
“Penso di poter sopravvivere,” sussurrò sulle sue labbra, catturandole poi in un bacio lento e appassionato. 
Quando si staccarono, lei nascose il viso sulla sua spalla, abbracciandolo stretto, e a lui sembrò che ogni recente preoccupazione sparisse definitivamente nel nulla.
Almeno finché poche parole non spezzarono l’illusione.
“Devo dirti una cosa,” bisbigliò Sakura nell’incavo del suo collo, con una lieve incertezza nella voce.
Contemporaneamente, l’uomo avvertì un brivido correre rapido lungo la sua schiena, se di apprensione o di anticipazione non avrebbe saputo dirlo.
Lei si scostò ed alzò il capo, incrociando il suo sguardo con un’espressione che non aveva niente della iniziale spensieratezza.
Nonostante la contrazione repentina del suo stomaco, Kakashi annuì calmo e aspettò che la kunoichi proseguisse, mentre il suo cuore si divertiva a riempire il tempo con battiti forti e veloci.
“Io… sono incinta,” gli rivelò, fissandolo seria.
Poi li avvolse di nuovo il silenzio.
Anche se aveva previsto quella possibilità, il jounin non riuscì a rispondere e rimase a guardarla come frastornato, fino a quando non la sentì irrigidirsi e notò i suoi lineamenti incupirsi.
“Sei sicura?” le chiese allora con tono neutro, rendendosi conto all’istante di aver scelto la domanda sbagliata.
Sul viso della giovane donna si susseguirono emozioni diverse: dall’attesa alla delusione, dalla voglia di piangere alla rabbia.
“Ah, e poi non puoi dimenticare gli sbalzi di umore…”     
Giunse, al momento più opportuno, il prezioso commento di Tenzo. 
Sakura si allontanò bruscamente da lui, aggrottando le sopracciglia in un cipiglio severo.
“Se te lo sto dicendo, è perché ne sono sicura!” sbottò, poi si morse il labbro inferiore e strinse i pugni lungo i fianchi, come tutte le volte che era irritata. 
“Indubbiamente…” le rispose a corto di alternative migliori.
Avrebbe voluto aggiungere che dopotutto era lei il medico, ma conservò saggiamente l’osservazione per se stesso.
“Quando l’hai scoperto?” si affrettò a domandarle, compiendo cauto un piccolo passo in avanti. 
“Stamattina, ho fatto delle analisi per conferma,” lo informò secca, con espressione corrucciata e sguardo critico.
Kakashi approfittò del momento di apparente quiete per accorciare le distanze tra di loro e abbracciarla di nuovo. Inizialmente, Sakura rimase immobile, ancora troppo arrabbiata per reagire, poi avvertì la tensione sciogliersi all’improvviso, chiuse gli occhi con un sospiro e ricambiò il suo abbraccio. Quando si rilassò completamente tra le sue braccia, l’uomo le depositò un bacio delicato sulla tempia.
“Mi dispiace per prima, è solo che non me lo aspettavo,” si giustificò con la pura e semplice verità. Perché anche se i suoi sogni glielo preannunciavano da giorni, con concreti e nitidi dettagli, ricevere la notizia che sarebbe diventato padre era stato ugualmente un po’ inaspettato.
“Però non vedo l’ora di conoscerlo,” proseguì incoraggiante.
Sakura sbuffò contro la sua guancia, provocandogli un leggero solletico.  
“Potrebbe essere anche una femmina,” lo punzecchiò. 
Oppure entrambi, gli fece notare la sua mente con irriducibile ironia.
Kakashi si sforzò di ignorarla, ma purtroppo con scarsi risultati.
“Sakura, nella tua famiglia ci sono gemelli?” le chiese dopo qualche istante, in modo apparentemente casuale, scostando col soffio delle proprie parole alcune ciocce di capelli dalla sua fronte.
“Uhm, sì, una sorella di mia mamma,” gli rispose la giovane donna ignara.
Credette di aver sentito pronunciare anche un curioso perché, ma non ne fu del tutto sicuro.
In quel momento, il fulcro della sua attenzione erano solo e unicamente le vivaci situazioni che avevano popolato i suoi sogni negli ultimi giorni e che, forse, sarebbero diventate a breve una realtà quotidiana.




  
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