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Autore: Ciarax    08/01/2022    1 recensioni
Le stelle cadenti hanno un significato positivo e costituiscono un'imperdibile occasione per esprimere un desiderio, quando brillano e illuminano il cielo immerso nell'oscurità, ignari che quello non è che il riflesso pallido della loro esistenza.
Quello che le persone ammirano con tanta adorazione non è che il residuo, la scia di quella che una volta bruciava di passione, la stessa passione che si era lentamente spenta in Alexis. Solo l'ombra di quello che alimentava il suo spirito libero.
Era difficile immaginare un incontro tanto casuale da essere in grado di ribaltare la sua visione della vita, alimentando silenziosamente quella piccola e flebile fiamma nel suo petto.
Dal testo:
'Alexis Nyla Allen. Vent’anni. Studentessa. Questo era quello che chiunque avrebbe potuto leggere sul quel maledetto pezzo di plastica che racchiudeva semplicemente parole. Parole che non dicevano assolutamente niente di lei, di ciò che era o pensava.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XIV
 
Is the world celebrating
While you're there suffocating
No shred of sympathy to be found?
 
 

L’ABCD del primo soccorso, un acronimo semplice, efficace per ricordare le basi di tutto quello da controllare in caso di emergenza. Alexis le conosceva a memoria, con Flynn avevano frequentato un corso a Chicago subito dopo che l’avevano dimessa dall’ospedale. Non aveva voluto sentire ragioni e l’aveva costretta ad imparare tutte le nozioni a menadito.

Ma quello aveva valenza sugli esseri umani, non sui ratti.

Sono sempre mammiferi. È un mutante, ci dev’essere qualche somiglianza, ci doveva essere qualcosa che avrebbe potuto fare, non poteva lasciare Splinter in quelle condizioni. Non poteva contare sull’aiuto di Raffaello, completamente assorbito dall’orribile visione del suo Sensei morente. Di suo padre.

La tartaruga si era fatta strada tra quelle macerie con una rabbia mai vista, la stessa furia che però si era liquefatta non appena Raffaello si accorse della figura accasciata a terra di Splinter. Degli altri tre fratelli non v’era traccia se non le loro armi abbandonate a terra tra i blocchi di cemento caduti dalle esplosioni, Alexis ed April erano a poca distanza, in piedi.

April era fortunatamente quasi totalmente indenne, sporca in più punti ma nulla di rotto. Raffaello al contrario era una statua, marmoreo non osava muovere un muscolo. Non sembrava avere ossa fratturate ma il carapace era graffiato e alcune crepe timidamente iniziavano ad affacciarsi. Le delicate squame verdi erano ricoperte di sangue, colava dalle ferite aperte, dalla pelle lacerata ma non se ne lamentava. Il dolore era altro.

Airways. Doveva controllare le vie aeree. Splinter era supino sul pavimento del soggiorno dell’appartamento di Alexis, il petto si abbassava e alzava frequentemente, brevi intervalli di fiato corto, troppo corto. La testa era tenuta parallela alla spina dorsale cercando di facilitare quanto più possibile l’afflusso di aria.

Breath. I respiri erano flebili, spezzati e non fu difficile capire come probabilmente una o più costole premessero contro i polmoni; anche se rapido però, non c’era nessun rantolio.

Circulation. Polso carotideo, doveva cercare il battito. Alexis poggiò con estrema delicatezza due dita tremanti fino a sentire contatto con la pelle di Splinter, individuò la laringe e fece maggiore pressione. Socchiuse gli occhi una volta individuato il battito, contò schiudendo appena le labbra una volta passati a malapena dieci secondi.

Quasi novanta battiti al minuto, era irregolare e non aveva la minima idea di quale sarebbe dovuta essere la frequenza cardiaca normale di un ratto di quelle dimensioni. Anche se il respiro era frammentato non sembrava esserci nessun collasso polmonare, il cuore faticava ma pompava comunque sangue.

Non aveva bisogno di una rianimazione cardiopolmonare il che era decisamente una buona notizia, ma le ferite che aveva riportato anche sugli arti superiori non accennavano a smettere di sanguinare.

«April, -richiamò Alexis, schiarendosi la gola più di una volta, -nel bagno c’è un kit di primo soccorso. Prendi tutto quello che trovi, asciugamani, lenzuola, qualcosa per fare pressione»

April non sembrò essersi quasi accorta delle parole di Alexis, era al fianco di Splinter e lo guardava con aria assente. Non era ferita ma non sembrava minimamente accorgersi di quello che le stava capitando attorno.

«April, Muoviti!» sbottò nuovamente Alexis, il tono alzato di un’ottava e la gola che le raschiava a causa di quell’urlo improvviso.

Ne ho già uno in catalessi, sospirò, tossendo un paio di volte quando vide finalmente April rianimarsi e farle un cenno esitante. Si diresse immediatamente nella sua camera, diretta verso il bagno e Alexis sperò che ritrovasse in fretta la lucidità necessaria per darle una mano.

Non avrebbe sicuramente potuto contare su Raffaello, non aveva degnato nessuno di uno sguardo da quando avevano portato Splinter nell’appartamento della ragazza. Quantomeno non era ferito a tal punto da rischiare la vita, e Alexis dubitava avrebbe potuto fare qualcosa. Non era un medico, sapeva solo quelle poche basi di primo soccorso e riuscire ad improvvisare e adattare il tutto su dei mutanti… non era cosa facile.

Era stato incredibile la sua resistenza dopo che tutte quelle macerie gli erano crollate addosso come un castello di carte, sommergendolo. I membri del Clan del Piede neanche persero tempo a controllare se qualcosa fosse rimasto vivo lì, non accorgendosi persino di Alexis ed April malamente nascoste e ancora tutte intere.

Avevano la loro refurtiva. Tre cavie vive su un totale di cinque non era affatto un risultato da declassare a mero fallimento.

«Raph, -sussurrò Alexis, la voce roca dopo aver respirato tutto il fumo causato dalle esplosioni durante l’attacco, -mi occupo io di lui… dovresti provare a riposare un po’»

«Il localizzatore di Donnie era ancora attivo quando ce ne siamo andati, c’era la loro posizione intercettata» asserì Raffaello senza muoversi di un millimetro e lasciando la sua attenzione totalmente occlusa sul volto del proprio sensei.

Raph non diede il minimo accenno di averla neanche sentita, non distolse lo sguardo dal corpo accasciato sul pavimento mentre ricominciava il lento e agonizzante ennesimo riepilogo mentale di quello che era successo. Tutto avvenuto troppo in fretta ma non poté ignorare come più lo ripeteva senza freni nella propria mente e più sentiva il petto scaldarsi minacciosamente, non della solita rabbia, più viscerale.

«Non puoi pensare di andare a salvarli così di getto. Non scherzano, sono armati e organizzati, ti faresti ammazzare prima di neanche trovare dove si trovano Leonardo e gli altri» puntualizzò Alexis con una nota più dura nella voce, odiava quando non le davano retta come se fosse un qualcosa di poco conto la sua presenza lì. Non c’erano stati giri di parole e la freddezza con la quale l’aveva detto pungolò come una lama Raffaello, ancora terribilmente punto nell’ego e nella sicurezza dopo quell’attacco di sorpresa.

«Che cosa?» ringhiò la tartaruga girando la testa di scatto come una molla, gli occhi verdi accesi dalla rabbia.

«Eri sotto le macerie, Raph. Ti saresti solo fatto catturare anche tu» riprovò nuovamente, la voce bassa cercando di addolcire il tono. Lo stesso approccio di quando si parla ad un cucciolo o un animale selvatico spaventato e messo alle strette, mantenne un tono di voce pacato e meno inflessibile rispetto a prima sperando e cercando di far ragionare Raffaello.

«Non è questo il punto» replicò freddamente Raph, giratosi questa volta totalmente verso la ragazza al suo fianco che aveva ancora le mani premute su una delle ferite sanguinanti di Splinter.

«E allora qual è il punto, Raffaello!» urlò esasperata Alexis. Vide Raffaello costringere gli occhi a due fessure minacciose, la stessa screziatura tanto docile fino a pochi giorni prima era diventata una lama fredda puntata alla gola.

«Non sono i tuoi fratelli. Non è la tua famiglia. Parli bene quando sei tu quella che si è lasciata raggirare da quel povero pazzo che ti ha fatto… quello» la zittì Raph con un verso rabbioso, sembrava un ringhio gutturale tanto era basso. La tartaruga non degnò di uno sguardo nient’altro attorno a sé, sparì in meno di una decina di secondi saltando dalla finestra in cui era solito aspettare paziente che Alexis si accorgesse della sua presenza.

April non fiatò, era lei quella di troppo in quel momento. Non aveva neanche fatto in tempo a tornare dal bagno con in mano quello che Alexis le aveva chiesto di prendere per cercare di stabilizzare il più possibile Splinter; si era ritrovata con il ringhio di Raffaello che mai l’aveva sentito infuriato a quel modo.

Poggiò delicatamente a terra il kit di primo soccorso e alcuni asciugamani ripiegati che aveva trovato su uno dei ripiani nel bagno. Notò appena come Alexis riportò lentamente, in modo come doloroso, l’attenzione sulle poche ferite ancora sanguinanti di Splinter: aveva le mani imbrattate di sangue ed era completamente sporca di fumo e tutto quello che era capitato loro nelle ultime ore ma non sembrò curarsene, abbassò semplicemente la manica destra della felpa sull’avambraccio, lasciando ulteriori tracce indelebili di sangue sul tessuto e sulla sua pelle.
   
 
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