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Autore: Deienira    08/01/2022    1 recensioni
Un ricordo, per quanto lontano, può essere indelebile.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non posso più scriverla…non posso più scrivere una storia”.

Nonostante fossero passati anni, a Osamu Dazai quella frase rimbombava settimanalmente in testa.

Eppure, quando lo conobbe, il desiderio era un altro.

“Voglio fare lo scrittore”.

Non gli rise in faccia a quella confessione – nonostante più volte si chiese cosa ci facesse un aspirante scrittore nella mafia.

C’è sempre stato qualcosa in lui - dalla prima volta che lo incontrò – che lo attirava in maniera morbosa.
Osamu Dazai non era mai stato una persona curiosa, ne era perfettamente consapevole anche lui stesso, eppure c’era qualcosa che lo spingeva verso quel ragazzo così misterioso e taciturno. Un che di così forte che, per la prima volta, lasciò il pieno controllo al suo istinto il quale lo portò a creare una strana amicizia con il soggetto del suo interesse.

Una volta gli abbozzò di due libri che lo colpirono e di quel desiderio, nato grazie ad uno sconosciuto, di dar loro un finale.

“Sarebbe la conclusione di una storia non tua”.

Uscì d’improvviso questa frase a Osamu Dazai.
Neppure lui capì da dove nacquero quelle parole, eppure sentì l’urgente bisogno di pronunciarle.
Quasi cercasse di dissuaderlo dal perseguire il suo sogno.
Quasi sapesse che lo avrebbe condotto alla morte.

“Anche se esiste un filo conduttore, ogni storia è a sé. Quel libro sarà mio. Con il protagonista di un altro autore, ma esclusivamente mio”.

Quella risposta, ricorda, non gli piacque minimamente.

In fin dei conti, Osamu Dazai nella sua vita aveva letto – a ripetizione – un solo libro! E dal suo punto di vista, se qualcun altro avesse scritto lo stesso libro ma con parole diverse, non sarebbe stato differente.
La storia era la stessa, anche se raccontata in maniera diversa.

Ma così non era.

Capì solo alla morte dell’amico.
Eccome se capì!
E quel giorno - quello del loro addio - per la prima volta, conobbe il significato di rimpianto.

Ma al tempo quel sentimento non esisteva, e l’unica cosa cui aspirava era capire – e impedire – il suo voler diventare scrittore.

“E di cosa vorresti parlare nel tuo libro?”.

Calcò molto su quel “tuo”, come se cercasse di metterlo in difficoltà.
E pensò di esserci riuscito quando non ricevette la classica risposta pronta che tanto caratterizzava l’altro.

Invece si sbagliava nuovamente.
Non aveva mai peccato tanto di superbia quanto quel giorno.

L’amico era solo diffidente – e perché no? Anche geloso! – nel raccontare qualcosa di così personale.

Eppure alla fine parlò perché a lui voleva farlo sapere.

E Osamu Dazai si fossilizzò.
Quasi la confessione lo avesse preso di sprovvista.

“Farei in modo che la vita del protagonista ricominciasse da capo, ma che avesse ricordi di quella precedente. Vorrei che affrontasse le stesse esperienze già vissute, conoscendo le conseguenze di esse, e che in base a queste prenda consapevolmente le sue scelte. Vorrei fosse sicuro di essere padrone del suo destino. E poi vorrei che soffrisse. Vorrei che soffrisse parecchio. Perché, anche con tutta la conoscenza del mondo, è un essere umano e non può fuggire da ciò”.

Ci pensò molto a quelle parole.

E di nuovo – un’altra volta – non riuscì a capire.

Come può un uomo che già conosce il proprio futuro a soffrire successivamente per le sue scelte?

E allora ci provò ancora a dissuaderlo.
Ma, nonostante ciò, risultò anche a lui di essere titubante delle sue stesse parole.

“Come puoi giustificare la sofferenza del protagonista se è lui stesso a muovere i fili della sua vita? È impossibile! Cadresti nella banalità!”.

Quel sorriso a mezza bocca non lo scorderà mai. E nemmeno la sua risposta dimenticherà mai.

Soprattutto la sua risposta.

“Siamo tutti schiavi di qualcosa o di qualcuno”.

Non riuscì a trovare nulla da ribattere quel giorno.

Non che Osamu Dazai si fosse mai considerato libero! Eppure a quella verità non riuscì a disinteressarsi come era sempre successo in passato.

Il fatto che l’uomo non sia mai abbastanza libero quanto vorrebbe…è tanto palese quanto inimmaginabile.

E deve essere devastante questa consapevolezza quando ti accorgi che, nonostante tu prenda decisioni diverse rispetto al passato, il vuoto che ti affligge, magari in forma diversa, ma è sempre il medesimo.

Quel giorno, Osamu Dazai, pervaso da uno strano turbamento e con l’ardente desiderio di chiudere immediatamente lì la conversazione, adoperò una delle sue tante scuse e andò via.
 
Oggi, però, sono passati 5 anni dalla morte dell’amico.

E lui è una persona diversa.
O forse no, è sempre la stessa persona ma con spirito diverso.

Adesso ha capovolto il suo destino.

Non è felice, ma è anche consapevole che la felicità è un qualcosa che non raggiungerà mai.

Però è sereno. Molto più sereno.

E in pace con se stesso.
Perché per la prima volta ha mantenuto una promessa fatta e ora le persone le protegge.

Le protegge per davvero.

Eppure c’è ancora quel piccolo tassello che lo tormenta da 5 anni e che solo quel giorno, dopo grandi indecisioni, è riuscito a mettere definitivamente al suo posto.

Si siede davanti al plico di fogli spiegazzati per l’uso.

Fogli che ha già concluso di scrivere.

Viene da ridere a Osamu Dazai perché mai si sarebbe aspettato di fare una cosa del genere; di trovarsi in quella veste.

Ma lo deve a lui.

Deve solo ultimare il tutto con le ultime cose.
Mette nero su bianco gli ultimi pensieri.

Poi, alla riga sotto, la mano gli trema impercettibilmente.

Sorride nello scrivere l’ultima parte, la più importante.

Al centro. In grande. Ben leggibile.

Il nome dell’autore è Oda Sakunosuke.
 
 
   
 
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