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Autore: DanieldervUniverse    09/01/2022    2 recensioni
Un gruppo di individui sfaccettati sta cercando nella biblioteca della casa di un facoltoso individuo loro amico informazioni per un caso di perdita di memoria, ma ci sono altre cose nella casa che attirano la loro attenzione...
Questa storia partecipa al contest per il dodicesimo anniversario del "The XIII Order Forum".
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: “Una domanda inaspettata”

-Certo che è grande questa casa- commentò T. J. Nest, uscendo dalla stanza che gli era stata consegnata. Il ragazzetto del midwest, abituato a vivere di lavoretti mentre viaggiava lungo le strade della costa orientale, era molto disorientato dalle dimensioni della magione, costruita su addirittura due piani.
-Beh dopotutto, quando l’ha costruita, il Signor Hightower aveva in mente una delle grandi magioni nobiliari della campagna britannica- gli risposi, mentre cercavo di scendere le scale. Alla mia età certi sforzi fisici possono risultare troppo strenui per il mio corpo, ma per fortuna la giovane Marianne O’Hara era lì pronta ad aiutarmi, offrendomi il braccio affinché mi reggessi.
-Sarà come ai vecchi tempi, eh professore?- mi fece l’occhiolino con aria complice. A guardarla mi tornò in mente il tempo in cui le aveva fatto da precettore nella sua casa a Boston, e delle soddisfazioni che mi aveva dato quella giovane irlandese: aveva dimostrato grande talento e passione, attitudine per le lingue come per la letteratura, e ora stava avendo un discreto successo anche come cantante jazz. Io per contro ero rimasto uno scrittore squattrinato, ossessionato sulle mie storie di mistero, condite di elementi fantastici, che mi permettevano di pagare l’affitto e tirare avanti.
-Professor Morrow, esattamente cosa stiamo cercando?- domandò Melvin Razner, mentre ci seguiva. Prese un sigaro dalla tasca interna della giacca e l’accese con dimestichezza. Avere un gangster come compagno di ricerca può sembrare un rischio, quasi un invito a che le cose vadano male, ma il signor Razner era accomunato a noi dalla sua improbabile esperienza e aveva tanto da guadagnare in questa ricerca quanto tutti gli altri. E poi qualcuno che sa come usare un fucile fa sempre comodo, e ve ne renderete presto conto anche voi.
-Qualsiasi informazione che spieghi i nostri buchi di memoria- risposi -Io e il signor Hightower in gioventù abbiamo condiviso interesse per molti eventi misteriosi, e lui ha potuto mantenere una biblioteca piuttosto fornita su tali argomenti.
-Non so quanto potrò esservi utile in questo- osservò T-J, e trapelava dalla sua voce un senso di rassegnazione.
-Oh non preoccuparti ragazzo, tutto l’aiuto che ci potrai dare sarà sufficiente- provai a rincuorarlo.
La biblioteca era un ambiente ampio e ben illuminato, anche se magari non proprio splendente: negli ultimi tempi Hightower si era ritrovato a corto di domestici e la pulizia della casa ne aveva risentito.
Le poche scrivanie presenti erano tutte impolverate e in cima agli scaffali si potevano scorgere delle ragnatele. Marianne prese una delle scale usate per raggiungere i ripiani alti e quella scricchiolò. Io mi accomodai ad una delle scrivanie e quella traballò vistosamente.
-Aspetti professore- intervenne T-J, prendendo un libro dallo scaffale più vicino e usandolo per bilanciare le quattro zampe.
-Ecco fatto- sorrise il giovane, mostrando tutti i denti. Io rimasi a guardarlo con sguardo vacuo, incapace di esprimere il mio disappunto per un uso tanto barbarico e indegno di un libro. Se fosse stato qualche anno più giovane gli avrei assestato qualche bacchettata sulle mani per dargli una lezione. Ma alla fine il ragazzo aveva agito in buona fede, e poi uno nella sua posizione sociale non sorprende che non sappia apprezzare i libri per quello che sono.
-Grazie- feci, sorridendo in modo gentile -Ora per favore aiuta gli altri a trovare i tomi che ci servono per la nostra ricerca.
-Ehm...- balbettò il ragazzo, incerto. A quel punto realizzai di avergli provocato involontariamente imbarazzo, e mi imbarazzai a mia volta per lo strafalcione.
-È tutto okay professore- intervenne Marianne, mentre scendeva da un ripiano carica di tomi -Io e Melvin ce la caviamo da soli.
L’uomo concordò con un cenno di assenso. Vederlo con quel sigaro minaccioso vicino a dei libri mi metteva a disagio, ma Melvin sembrava sapere il fatto suo e tanto convincerlo a non fumare sarebbe risultato impossibile. Sono state rarissime le volte in cui vidi Melvin senza un sigaro in bocca; a un certo punto iniziai anche a sospettare che fumasse anche nel sonno.
-Ah bene, bene...- annuii, dando un lieve sospiro di sollievo. Per fortuna Marianne aveva una mente svelta e sveglia, e mi aiutava a tirarmi fuori dai miei pasticci.
-Ah… eh… a-allora qualcuno vuole che… che gli porti un caffè?- chiese a quel punto T-J, cercando un modo più consono alle sue capacità per rendersi utile.
-Oh grazie caro. Si, moltissimo- intervenne subito Marianne.
-Molto gentile giovane- mi aggiunsi. Una buona riserva di caffè avrebbe fatto molto comodo per la lunga notte che ci aspettava, e permetteva al nostro giovane collega di aiutare senza timori.
-Per raggiungere la cucina riprendi le scale e scendi, e ti ritroverai nell’atrio. Da lì sai bene come passare dalla sala d’arte e poi alle cucine.
-Grazie. Faro in un lampo- rispose T-J entusiasta, uscendo dalla biblioteca con passo di marcia. Ma non feci nemmeno in tempo a infilarmi gli occhiali da lettura che udii il suo richiamo. C’era una certa insistenza nella sua voce, abbastanza da convincere me e gli altri due nostri compagni a raggiungerlo: stava fermo sul pianerottolo dopo la prima rampa di scale, e illuminava con la torcia un quadro.
-Che cosa c’è ragazzo?- gli chiesi, con una certa impazienza.
-Guardate, il quadro: c’è un mostro dentro, ma non riesco a capire che forma abbia- spiegò lui, stringendo gli occhi. Nel quadro in questione c’era una creatura, qualcosa di mostruoso sicuramente, ma come aveva spiegato bene T-J era impossibile distinguerne la forma o i tratti perché in qualche modo finivano per sfuggire al tuo sguardo.
Alla fine rinunciai, facendo spallucce, considerando che probabilmente era solo un’illusione ottica, di ottima fattura, che aveva impressionato Hightower al punto da convincerlo a comprare l’opera e aggiungerla alla sua collezione.
-Avanti giovani, non cincischiate. Abbiamo un lavoro da fare- dissi. Dovetti insistere un po’, ma alla fine ci ritrovammo tutti nella biblioteca, T-J diligentemente intento a versare il caffè mentre noi altri eravamo tutti seduti ai nostri seggi con foglio e penna a prendere appunti.
La biblioteca del mio amico era ben fornita, ma anche con tutto quel materiale ci sarebbe voluta tutta la notte per trarne qualcosa di concreto, e non solo teorie. Ero ossessionato dallo scoprire cosa ci fosse successo, e perché tutti noi avessimo perso sei mesi di memoria: sei mesi eradicati completamente dalla nostra testa, di cui non sapevamo nulla ne comprendevamo il senso di tale perdita. Alla mia età la memoria è una cosa molto preziosa, e il pensiero perderla mi terrorizza e mi incupisce.
Tuttavia, benché fossi assorto nella mia ricerca, il bisogno di recarsi al gabinetto divenne impellente e preferii togliermi lo sfizio fintanto che avevo la forza di alzarmi.
-Vuole che l’accompagni, professore?- mi chiese Marianne, sempre gentile. Io scossi il capo con dolcezza.
-Non preoccuparti ragazza, non è molto lontano. A sinistra nel corridoio, la prima porta- le spiegai, tanto per rassicurarla.
Sfortunatamente ero talmente assorto dalle mie riflessioni che mi ritrovai a scendere le scale. Ci sarebbe stato da ridere se fosse stata una situazione normale, ma in quel momento temetti di aver subito un altro attacco e di aver perso un altro pezzo di memoria. Guardandomi freneticamente attorno riconobbi il pianerottolo dove T-J si era fermato ad osservare il quadro, e la cosa mi diede un poco di sollievo perché almeno sapevo dove ero. Probabilmente avevo confuso la destra con la sinistra, cose che capitano a quell’età. Di riflesso alzai la torcia per illuminare il quadro che avevamo precedentemente ispezionato, ma realizzai subito che qualcosa non andava.
-Ragazzi!- chiamai, con insistenza -Ragazzi venite, svelti!
-Che succede, professore?- domandò Marianne, sopraggiungendo per prima.
-Si è perso, professore?- domandò T-J, chiudendo la fila, con tono divertito.
-Ragazzi guardate! Il quadro!- gli dissi muovendo insistentemente la torcia su di esso.
-Cos’ha che non ha il quadro?- domandò Melvin.
-Ecco, non c’era un mostro dentro?
In risposta un ruggito feroce e potente rimbombò per tutta la casa. Mi strinsi schiena contro schiena con i miei giovani compagni sentendo un brivido corrermi lungo la spina dorsale.
-Avrei preferito che la risposta non fosse stata inaspettata come la domanda- mormorai con voce tremula.

  
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