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Autore: PattyOnTheRollercoaster    04/09/2009    1 recensioni
Abbiamo lasciato Ellen con un'importante decisione da prendere. Che cos'avrà scelto? Seguire l'amato Murtagh e tradire Eragon, oppure abbandonare il sentimento, lasciarselo alle spalle e continuare a combattere per la libertà di Alagaesia?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato Presente & Futuro'
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Avviso: questa fic è la continuazione di L'Ombra del Passato.

Battaglia per il futuro

Capitolo uno: Il doppiogioco

I soldati osservavano il drago rosso bisbigliando fra di loro e ogni tanto lanciavano occhiate sfuggenti alla ragazza seduta dietro al Cavaliere. Ellen non vi faceva caso, preferiva non sentire quello che dicevano. Si chiedeva se aveva fatto la scelta giusta ad andare con Murtagh. Castigo si scrollò leggermente le spalle e lei dovette reggersi al ragazzo più forte. Sentì il caldo del suo corpo. Si forse, dopotutto, era stata una buona decisione, si disse.
Giunsero di fronte alle mura della capitale, da dove potevano scorgere il castello di pietra di Galbatorix. Murtagh si agitò quasi impercettibilmente sulla sella.
“Sei preoccupato?” chiese Ellen.
“No!” rispose il ragazzo contrariato. “No è solo … hem, forse non è stata una buona idea”.
“E’ stata una buonissima idea, invece. Così abbiamo risolto il problema, no?”. Murtagh mugugnò qualche parola incomprensibile che la ragazza non capì. Si diressero, assieme a Castigo, a palazzo. Una volta lì al drago furono offerti cibo e acqua in abbondanza e, quando la guardia stava per occuparsi di Murtagh, questi disse: “Dobbiamo vedere Re Galbatorix”.
“Dovete?” chiese la guardia sospettosa alzando un sopracciglio e lanciando un’occhiata a Ellen.
“Non preoccuparti. Garantisco io per lei”. Dopo un attimo di esitazione la guardia cedette e si recò alla Sala del Trono per annunciare Murtagh ed Ellen. Pochi secondi dopo vennero chiamati davanti a Galbatorix.
Il pesante portone di legno di quercia intarsiato si aprì davanti ai due giovani. Ellen sentiva le gambe tremare leggermente ma decise di non farsi intimidire. Anche Murtagh, anche se non voleva ammetterlo, era nervoso. Galbatorix era un uomo crudele: e se avesse fatto del male ad Ellen? Se avesse cercato di scoprire il suo nome e l’avesse obbligata a giurare nell’antica lingua? Si sarebbe ridotta come lui. A vivere nella vergogna e nella rassegnazione di una vita da traditore! Forse la sua era stata una proposta avventata. Dopotutto Ellen stava bene dove stava. Murtagh non ebbe tempo di pentirsi ulteriormente, erano appena giunti di fronte al trono.
Galbatorix sedeva con le braccia comodamente poggiate sui braccioli della sedia. Il suo sguardo penetrante puntato ora su Murtagh, ora sulla ragazza che lo accompagnava.
“Murtagh” disse con voce flautata, “mi hai portato la tua sposa”. Non era una domanda. Probabilmente aveva visto Ellen nei ricordi di Murtagh quando l’aveva esaminato. “Sei Ellen, non è così?”.
“Si maestà” disse la ragazza senza osare alzare il volto.
“Avanti, non essere timida. Fammi vedere il viso di cui il mio Cavaliere si è tanto invaghito”.
Ellen alzò lentamente il volto e guardò l’uomo negli occhi. Solo allora lo vide bene. Non era come lo immaginava. Il suo viso era solare e, nonostante sapeva avesse almeno cent’anni, non sembrava aver superato i quaranta. Aveva qualcosa di affascinante, ed Ellen si chiese come mai quell’uomo suscitava tanta paura in tutti. A vederlo, non sembrava altro che un uomo. Anzi, un buon uomo, ad essere sinceri.
Galbatorix stirò le labbra in un sorriso. “Capisco perché Murtagh sia tanto innamorato” disse alla fine. Si alzò dal torno e andò lentamente verso Ellen. “Ma ditemi, perché siete qui?” chiese scoccando uno sguardo a Murtagh.
Ellen deglutì. “In realtà … io voglio solo restare con Murtagh. E farò tutto il necessario perché questa guerra finisca, così, quando ci sarà la pace ...” lasciò la frase in sospeso.
“Capisco” disse Galbatorix dopo un attimo di pausa. “Di sicuro sarete stanchi, e affamati. Farò preparare un banchetto. Andate, vi farò chiamare non appena sarà tutto pronto” disse con un sorriso rassicurante.
Alquanto confusi di essere stati congedati così in fretta, Ellen e Murtagh lasciarono la sala senza dire una parola. Murtagh condusse Ellen nella sua stanza, una reggia in miniatura. Nonostante Ellen non avesse mai visto una stanza tanto lussuosa e bella non fece commenti e, a testa bassa, si sedette su un angolo del grosso letto a baldacchino.
Murtagh rimase affianco alla porta, le braccia incrociate sul petto. “Non è stata per nulla una buona idea portarti qui” disse alla fine.
Ellen alzò di scatto la testa. “Perché?”.
“Non so cosa voglia fare di te Galbatorix. E’ un uomo astuto, e potrebbe riuscire a scoprire il tuo nome, come ha fatto con me. Allora saresti costretta a stare ai suoi ordini”.
“A questo non avevamo pensato” disse Ellen mordendosi un labbro. “Come si scopre il vero nome di una persona?”.
“Il nostro vero nome è una parola che ci descrive perfettamente. Non ha alcun effetto se pronunciata nella lingua normale, ma in lingua elfica ha il potere di comandarti”.
Ellen rifletté un attimo, poi disse: “E se io mi comportassi in modo totalmente diverso da quello che sono? Forse così Galbatoix, per quanto si sforzerà, non riuscirà a capire il mio nome vero”.
“Potrebbe funzionare” disse Murtagh lentamente. “Dobbiamo sentire prima che cos’ha in serbo per te Galbatorix, e poi prenderemo una decisione”.
“D’accordo”. Ellen rimase un po’ in silenzio. “Mi dispiace solo di essere scappata così, gli altri saranno preoccupati. Probabilmente penseranno che sia stata uccisa, o rapita”.
“Tranquilla, riusciremo a contattarli e spiegheremo loro ogni cosa” la rassicurò Murtagh sedendosi al suo fianco. Ellen strinse le braccia attorno al suo collo e fece sfiorare le loro labbra.
Qualcuno bussò alla porta. Murtagh sospirò e si allontanò da Ellen, dicendo: “Avanti!”.
“Cavaliere, sono venuta a riferirle che Re Galbatorix vorrebbe che vi sistemaste per il pranzo. Mi ha mandato a portare la signorina ai bagni”.
Ellan, scoccando un’occhiata preoccupata a Murtagh, si alzò. Lui la incoraggiò con lo sguardo e la spinse delicatamente verso la cameriera. La donna, che non poteva avere più di trent’anni, condusse Ellen fino ad una grande bagno con una vasca interamente fatta d’oro. La ragazza fece un lungo bagno che ebbe il potere di farla rilassare almeno un po’, dato che era tesa come una corda di violino. Quando ebbe indossato la biancheria e una vestaglia la cameriera, di nome Annette, le chiese di scegliere un vestito.
La quantità e qualità delle vesti che Ellen si trovò di fronte era incredibile. Ogni abito era sontuoso e orlato di pizzi e i colori erano puri e candidi. Nulla a che vedere con le vesti che aveva indossato fino a quel momento, i vestiti comodi che usava di solito o le gonne che le aveva dato Islanzadi. Quei vestiti sembravano complicati e  molto scomodi. Ellen non sapeva che la prima caratteristica della moda era la scomodità.
Scelse, senza pensarci troppo, un abito color crema, ma poi ebbe tutto il tempo di pentirsi della sua prematura scelta dettata dall’inesperienza: il vestito era senza spalline e le copriva il seno con una fascia, ma appena sotto di essa vi era il bustino, talmente stretto da premerle forte contro le costole e quasi impedirle di respirare. L’abito finiva con una vaporosa gonna dello stesso color crema molto chiaro, e si fermava appena in tempo per non strusciare sul pavimento.
Annette la rifornì di scarpe e bracciali, ed Ellen scelse di tenere la sua collana, dono dei suoi genitori. La pettinarono e profumarono, e, quando si guardò allo specchio, quasi non si riconosceva più: aveva i capelli raccolti in un’alta crocchia, le guancie eccessivamente rosate e una linea nera sopra gli occhi.
Quando la condussero verso la sala da pranzo ad aspettarla c’era Murtagh. Quando il ragazzo la vide sorrise sommessamente, e le porse il braccio. “Come sei elegante”.
“Oh smettila. Mi sembra di essere una bambola di porcellana” sbottò lei.
“Un pochino, in effetti” osservò il ragazzo. Anche lui indossava abiti neri molto eleganti, ma probabilmente quelli erano comodi, pensò Ellen con rabbia.
La porta si aprì verso l’interno e si trovarono di fronte ad una sala enorme dal soffitto altissimo. Al centro troneggiava un’enorme tavolo di legno e, a capotavola, vi era già seduto il Re. I due ragazzi lo raggiunsero e presero posto affianco a lui, uno di fronte all’altro, Murtagh alla destra del sovrano. Tre camerieri portarono subito la prima portata, che sarebbe potuta bastare per almeno una decina di persone. Galbatorix, sorridendo, stappò una bottiglia di vino e li servì entrambi.
Ellen sorrise in modo civettuolo, prese il bicchiere e si bagnò appena le labbra con il liquido scuro. Galbatorix prese la parola: “Siete molto bella Ellen”.
“Vi ringrazio” disse subito lei sorridendo in modo compiaciuto.
“Prima avete detto che avreste fatto qualsiasi cosa per portare la pace, non è vero?” chiese il Re portando alla bocca un pezzo di pane.
“E’ così”.
“Ma fino ad ora siete stata con i Varden, perché ora questo improvviso cambiamento?”.
“Io ho conosciuto il Cavaliere Eragon, ho viaggiato con lui, e ho avuto modo di osservarlo bene. Sono anche stata dai Verden, ma devo ammettere di essere rimasta molto delusa. Eragon di per sé è ancora immaturo, è più giovane di me di un anno, e combatte l’Impero solo per degli schiocchi ideali da contadino. I Varden invece sono disorganizzati, dei ribelli con l’unico scopo di creare confusione nel regno. Quando Murtagh è stato … portato via, ovviamente pensavo fosse morto, ma quando l’ho incontrato di nuovo mi ha raccontato di lei, del vostro castello e della capitale, e …” si fermò, in mancanza di parole da dire.
“Si?” la esortò Galbatorix.
“E ho pensato che, forse, ad essere nel torto fossero i ribelli. Ho parlato con il loro capo ma, dove credevo ci fosse ragionevolezza e solide credenze, ho trovato solo arroganza, eccessiva fierezza e molta, molta disorganizzazione. I Varden sono un gruppo di guerrieri molto forte, questo è certo. Ma ho paura che se prenderanno il potere il paese andrà presto in rovina. Non voglio ciò che ho visto a governare Alagesia”.
Galbatorix meditò sulle sue parole, il mento poggiato sulle mani e lo sguardo perso nel vuoto. “Solo per questo motivo?” chiese.
“No … anche per … seguire Murtagh”. Aveva pensato che era inutile nasconderlo, dunque lo disse, consapevole del fatto che Galbatorix avrebbe sfruttato la loro unione. Tuttavia voleva essere credibile, e sapeva che doveva svelare una parte di verità.
“Quindi il tuo interesse è lui. Sei molto fortunato Murtagh” disse il Re accennando un sorriso. Ellen sorrise a sua volta, sperando di sembrare raggiante. Murtagh lo osservò di sottecchi poi, cercando di stare al gioco, sorrise leggermente, imbarazzato.
“Ellen, che cosa diresti se ti facessi una proposta?”.
“Prima vorrei sentire di che cosa tratta”.
“Ma certo. Tornerai da Eragon e dai Varden, e ti terrai in contatto con me tramite Murtagh, che vi seguirà di nascosto, per darmi tutte le informazioni su spostamenti, eserciti e truppe nemiche, e qualsiasi altra cosa sia di rilevante importanza. Così io potrò avere informazioni utili sul nemico, mentre tu e Murtagh potrete stare assieme”. Nonostante dovesse essere un proposta Galbatorix parlò con tono di comando, duro e preciso.
Ellen fece finta di pensarci. “E cosa dirò ai Verden sulla mia assenza?”.
“Dirai che eri stata catturata da un soldato durante la battaglia, che sei stata imprigionata nella prigione di Uru’baen e che sei riuscita a fuggire. Ti crederanno”.
“E Murtagh? Cosa vuol dire che ci seguirà?”.
“Lascerai Castigo qui, e seguirai loro a piedi. Mi riferirai tutto quello che ti dirà Ellen ogni volta che ti contatterò” disse il Re rivolto a Murtagh.
“D’accordo”.
In realtà Galbatorix aveva esitato a mandare Ellen in missione, ancora non poteva sapere il suo nome, ma ad una prima occhiata le sembrava una ragazza un po’ superficiale, ma decisa, il che la rendeva perfetta per i suoi piani. Però era presto per conoscere il suo nome. L’unica cosa di cui era certo era l’infatuazione di lei per Murtagh, che probabilmente era ricambiata. Poteva benissimo sfruttare questo fatto, e aveva deciso di mandare Ellen in missione concedendogli comunque di vedere Murtagh, così la ragazza avrebbe avuto un motivo più che valido per provare simpatia per lui.
“Vedrai Ellen, non ti pentirai della tua scelta” disse Galbatorix prendendo un sorso di vino. “Io e Murtagh, assieme, riusciremo a risanare questa terra. Alagaesia rinascerà e diventerà più forte, un paese giusto dove tutti potranno vivere in pace”. Per un secondo, Ellen restò affascinata da lui. Il  suo sguardo, il tono della sua voce, i gesti che faceva mentre parlava, sembrava credere a quello che diceva, ed Ellen, per un momento, vide quella Alagaesia di cui parlava affiorare nella sua mente, come una speranza lontana.
Quando il Re li congedò Murtagh ed Ellen si ritirarono nella stanza di lui e, dopo aver chiuso la porta, il ragazzo tirò un grosso sospiro di sollievo. “Credi che ci abbia creduto?” chiese allora Ellen.
“Non lo so, spero di si” rispose Murtagh chiudendo la porta a chiave. “Devo avvisarti di una cosa. Scegli molto bene le informazioni che darai a Galbatorix, non devi dirle tutte nemmeno a me, altrimenti io gliele svelerò tutte, se me lo ordinerà”.
“D’accordo”. Ellen sospirò e si gettò sul letto a pancia in su, fissando il soffitto.
“Ti aveva quasi convinto, eh?” chiese Murtagh cupo.
“Cosa? No” disse Ellen sbuffando e facendo una smorfia. “Era tutto un trucco per convincerlo”.
“Certo, come no”. Murtagh ghignò e si sdraiò di lato accanto alla ragazza. “Guarda che è normale. E’ un uomo molto diplomatico, potrebbe anche convincerti che la guerra è una cosa buona” disse con la testa appoggiata ad una mano, mentre con l’altra accarezzava i morbidi capelli di Ellen.
“Hm … forse, ma non mi va di essere stata … presa in giro in quel modo”. Ellen rimase un attimo pensierosa.  “Oh, cavolo” esclamò poi ad un tratto.
“Che c’è?” chiese Murtagh.
“Questo vestito è strettissimo” disse la ragazza trafficando con i laccetti che legavano stretto il bustino. “Sto soffocando”.
Murtagh si allungò sul letto e cominciò ad aiutarla. “I nodi sono stretti” osservò. Rimase lì a litigare con ogni nodo per almeno dieci minuti abbondanti, ma alla fine il bustino si era leggermente sciolto. “Sai, potresti toglierti il pensiero, e levarlo del tutto” osservò Murtagh.
“E’ proprio una buona idea” disse Ellen sorridendo e prendendo a slacciare la camicia di Murtagh.

Perché Ellen e Murtagh partissero Galbatorix volle aspettare alcune settimane, altrimenti i Varden si sarebbero insospettiti, secondo lui. Per circa un mese Ellen fu costretta ad usare modi sgradevoli con tutti, per non far intuire al Re la sua vera indole. Conobbe Castigo, il quale la prese quasi subito in simpatia, e approvò il piano dei due ragazzi. Dopo che fu passato abbastanza tempo Galbatorix diede loro il permesso di andare.
Ellen si rimise con gioia i vestiti comodi che usava di solito, anche se aveva finto di apprezzare molto quelli che la servitù le portava, e che erano tutti regali da parte di Galbatorix stesso. Presero del cibo a sufficienza per il viaggio e abbandonarono la capitale, dirigendosi verso le pianure dove si era tenuta l’ultima battaglia.
“E se Eragon mi chiedesse se ti ho visto? Dopotutto io ti ho inseguito giù per la collina” osservò Ellen la sera del primo giorno di viaggio, mentre erano fermi per cenare.
“Non lo so, digli che un soldato ti ha catturato prima” disse Murtagh dando un grosso morso ad un tozzo di pane.
Il viaggio durò altri cinque giorni e, quando furono a diverse miglia di distanza, Ellen e Murtagh si separarono, per non far scoprire Murtagh nel caso qualcuno fosse stato messo come guardia attorno all’accampamento.
“E stai attenta a non farti sfuggire nemmeno una parola, capito?” chiese Murtagh quando si stavano per separare.
Ellen sbuffò. “Ancora non capisco il perché di tutta questa segretezza. Se loro sapessero potrebbero darci una mano”.
“Meno persone sono coinvolte in questo doppiogioco, meglio è. Anzi, probabilmente non avrei dovuto chiederti nulla di così rischioso, dovevo sapere che avresti accettato subito”.
“E sai anche perché” disse Ellen con un pizzico di astio nella voce. Però decise di non continuare quell’inutile discussione, non voleva mettersi a discutere con Murtagh proprio adesso che si erano appena rincontrati. Durante quelle poche settimane aveva notato quanto Murtagh fosse cambiato, ma non gli aveva fatto notare nulla per paura di dargli fastidio. Infatti il ragazzo era diventato più aspro, anche con lei, e s’innervosiva facilmente. Quando era di malumore c’era bisogno di un sacco di tempo per farlo ragionare e per togliergli di dosso quell’umore nero. Non era più solare come una volta e non sorrideva più molto spesso.
“Sai perché ho accettato di seguirti” continuò Ellen a testa bassa.
“Si, lo so” disse Murtagh abbracciandola e dandole un bacio sulla fronte. “Va’, ci vediamo appena hai un  po’ di tempo libero. Attenta a non destare sospetti. Io mi accamperò qui, è un po’ lontano, ma …”.
“Non importa” lo interruppe Ellen. Con un sorriso si voltò e cominciò a correre verso l’accampamento.
Corse a passo moderato per diverso tempo, con l’unico scopo di stancarsi per non sembrare troppo riposata quando fosse arrivata a destinazione. In fondo tutti avrebbero creduto che lei fosse appena fuggita dalle prigioni di Uru’baen.
Quando arrivò era davvero spossata e, per fare più scena, cadde ai piedi del soldato che stava di guardia. “Va’ a chiamare Eragon” disse ansimando.
“Chi sei?” chiese il soldato accucciandosi e cercando di aiutarla. “Comunque il Cavaliere non c’è, e non posso lasciarti passare senza una raccomandazione” disse l’uomo.
“Allora va’ a chiamare Arya” tentò di nuovo Ellen. In quel momento l’unica cosa a cui pensava era una borraccia colma d’acqua fresca, e non aveva alcuna voglia di convincere quel soldato semplice a lasciarla passare. Il soldato fece un fischio in direzione del suo compagno, che aveva sentito tutto. Quello annuì e corse via, all’interno dell’accampamento.
In meno di cinque minuti Ellen vide in lontananza Arya correre a velocità inumana verso di loro. “Ellen!” esclamò quando fu più vicina. Si lanciò addosso alla ragazza, scostando la guardia in malo modo, e la sostenne, dato che era molto stanca. “Ellen come sei arrivata qui? Vieni nella mia tenda” disse cominciando a camminare. “Tu!” gridò l’elfa in direzione di un soldato, “fai portare tanta acqua e cibo alla mia tenda!”.




Allora, prima di tutto mi scuso per il ritardo con il quale ho postato. A dir la verità pensavo di iniziare a postarla poco dopo aver finito la prima parte, ma proprio in quel momento mi è venuta in mente una nuova idea, e la sua realizzazione è stata più lunga e complicata di quanto mi aspettassi.
B'è, spero che questo primo capitolo di Battaglia per il Futuro vi sia piaciuto. Non so se si nota, ma ho voluto ricreare una certa analogia con il titolo della prima parte e il titolo della seconda. Infatti in tutti e due si parla di spazio temporale (se così si dice), ossia di passato e di futuro. Così, se nella prima parte abbiamo esitato sul passato dei nostri personaggi, qui li vedremo affrontare battaglie e cambiamenti per il loro futuro.
Che altro dire?
Il solito, lasciare una recensione! ^^
Patty.
   
 
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