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Autore: Sofifi    09/01/2022    2 recensioni
Albus/Scorpius con accenni Victoire/Stan Picchetto ed un pizzico di incest.
Dal capitolo 1: “Erano passate quindici ore da quando quella pettegola di Rose Weasley l’aveva beccato con le mani nel sacco – le dita incastrate a quelle di Scorpius – in un corridoio semideserto del settimo piano; quindici ore da quando si era schiarita la gola e Albus si era accorto della sua presenza e del suo sguardo curioso, giudicante e malizioso.”
Il testo, incentrato sul coming out di Albus Severus e sulle reazioni dei vari parenti, può essere letto sia come prequel a Black Widow, sia come storia a sé stante!
Ambientata nel 2021-2022: per intenderci Albus è al 5° anno e Lily al 3°
Mini-long in 5 capitoli
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Victorie Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black Widow'
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Coming out
3: Il treno dei desideri



 
 
I due fratelli, quell’anno, condivisero per la prima volta il viaggio in treno con qualcuno. La presenza di Scorpius era stata data per scontata da entrambi, ma rappresentava comunque una grandissima novità – un cambiamento che non avevano ragione di temere. I tre, però, non appena avevano trovato una carrozza libera, si erano scontrati con la faccia lentigginosa di Hugo, che dopo aver aperto la porta scorrevole si era fatto tutto rosso in viso e aveva chiesto “Posso?” balbettando. Quell’anno Mark Talbott, il suo migliore amico – nonché unico essere umano che riuscisse a sopportare i suoi sproloqui – era rimasto a scuola per le vacanze di Natale, e Hugo si sentiva un po’ perso tutto solo sul treno, costretto al silenzio. Siccome poco più di un’ora prima aveva aiutato Scorpius, che non conosceva la nuova parola d’ordine, ad entrare nella Sala Comune di Grifondoro, Hugo si aspettava di essere accolto col sorriso, se non addirittura con gentilezza e cortesia, per lo meno dai due fidanzati – dato che per qualche motivo a lui sconosciuto Lily lo aveva sempre trattato con sgarbo. Ciò che Hugo non sapeva, però, era che l’unico a volergli genuinamente bene in quel gruppetto era il cugino Albus, che lo considerava quasi alla stregua un amico, anche se di quelli da sorbirsi a piccole dosi. Gli altri due, per motivi ben diversi, ignoravano il più possibile quel rosso un po’ strambo e chiacchierone.
Non appena il volto di Hugo apparì nello scompartimento, sia Scorpius che Lily cercarono di intercettare lo sguardo di Albus, in contemporanea. Lui, però, stava già sorridendo al cugino, pronto a schiudere le labbra, e lo sguardo dei due ragazzi finì con lo scontrarsi, così, a metà strada.
“S-”
Lily abbandonò subito il grigio delle iridi di Scorpius e si voltò di scatto verso Hugo Weasley. Non poteva permettere che quell’idiota…
“NO!”, si affrettò dunque a coprire il fratello, alzando il volume della sua voce sprezzante, “Dobbiamo decidere cose importanti, che non ti riguardano.”
Lily osservò il cugino rabbuiarsi e poi uscire dallo scompartimento con la coda tra le gambe e istintivamente sorrise, nonostante Albus la guardasse contrariato – senza capire davvero. Menomale, pensò Lily udendo il rumore della porta che sbatte, il peggio è sventato. “Menomale,” fece Scorpius ad alta voce, rivolgendosi alla più piccola, “prima gli ho chiesto la parola d’ordine per andare a chiamare tuo fratello e ha insistito per accompagnarmi fino al ritratto della Signora Grassa. Immaginate: sette piani di scale con lui che non fa altro che parlare di babbani e di tutte le loro innovazioni degli ultimi… boh... cent’anni? …Forse sperava sarei entrato in Sala Comune con una gran voglia di diventare babbano ma, a dire il vero, l’unica cosa che mi ha fatto venir voglia di diventare è sordo.”
Albus lanciò uno sguardo offeso al fidanzato e alla sorella.
“Certo che siete proprio perfidi…”
“Non prendertela, Albus, è solo un parere.”
“Lui parla tanto, ma è una brava persona,” continuò a difenderlo Al, che voleva bene al cugino nonostante i difetti, “bisogna solo avere un po’ di pazienza.”
Lily sbuffò guardando il fratello e si sdraiò poggiando la testa sulle sue gambe.
Scorpius, invece, per farsi perdonare prese a ricoprire il fidanzato di baci; Lily, ad occhi aperti, osservava incuriosita.
Dieci sfioramenti di labbra non bastarono per far passare ad Albus l’incazzatura. Quattro Piume di Zucchero, sei Cioccorane e una confezione extralarge di Calderotti, invece, sì. Albus si faceva corrompere con piacere dai dolciumi e Scorpius ne approfittava sempre; Lily, dalla sua tribuna d’onore sul mondo, osservava quelle dinamiche con interesse.
Il viaggio proseguì pacificamente, tra discorsi più o meno sensati e battute, senza altre spiacevoli interruzioni.
Albus ingoiava un dolcetto dopo l’altro, troppo impegnato da quel confortante rituale per rendersene davvero conto. La pancia, dopo un’ora, gli faceva già male, eppure lui continuava a trovare il posto per l’ennesima Piuma di Zucchero, per un’altra Cioccorana, per il decimo Calderotto... I discorsi, che non si soffermavano mai sulle situazioni spiacevoli affrontate quell’anno, e persino la nausea, lo distraevano dall’imminente Natale; lo zucchero, invece, gli donava una blanda e momentanea felicità. Albus avrebbe fatto di tutto pur di non rovinare il viaggio a Scorpius col suo nervosismo, persino ignorare il consiglio di tenersi qualche dolcetto per i giorni successivi.
“Non credo dovresti finirli tutti.”
“Al, se continui così ti verrà mal di pancia.”
Albus, che aveva già lo stomaco dolorante, sorrise. “Non preoccuparti.” Forse era quella la via d’uscita che stava cercando… Forse… la nausea sarebbe stata una buona scusa per saltare il Natale alla Tana… Ed eccolo scartare l’ultima Cioccorana e controvoglia infilarsela in bocca – una nuova, seppur blanda, speranza a ruggirgli nel cuore.
 
Le ore passavano; le parole, le risate e i baci si accumulavano; il malessere aumentava.
Lily era di nuovo stesa con la testa poggiata alle cosce del fratello quando un frammento di Piuma di Zuccero le sporcò la fronte tersa.
“Ehi, Al, sta’ attento,” ridacchiò la ragazzina, prima di inumidirsi l’indice e pressare quella scheggia sul suo polpastrello morbido. “Sono pulita?”
“Sì, lo sei,” rispose Scorpius, dopo averle studiato fin troppo attentamente il viso.
La più piccola, allora, strofinò il dito contro la stoffa del sedile, poi si aggrappò alla felpa di Albus, e chiuse il fratello in un abbraccio sbilenco, la testa sempre immobile sulle sue gambe.
Albus aspettò che lo zucchero gli si sciogliesse tra la guancia destra e i molari sani, poi sorrise alla sorellina e raddrizzò la schiena, costringendo Lily ad allentare la presa sul suo corpo.
Non voleva dirlo ad alta voce, Albus, che quel peso sulla pancia gli faceva aumentare il mal di stomaco, che le unghie poggiate sulle costole erano fastidiose, che la pressione del capo della sorella sulle gambe stava diventando insopportabile. Non voleva ammettere di stare male, ma non sarebbe riuscito a far finta di nulla ancora per molto; allora muovendo le anche fece capire alla ragazzina che voleva alzarsi, si tirò su in piedi, si scrollò le briciole dai vestiti e uscì dallo scompartimento, diretto verso il fondo della carrozza.
Scorpius, grazie al suo sguardo attento, si era reso conto del malessere malamente celato di Albus da un po’. Il biondo spostò gli occhi dalla porta scorrevole a Lily, desideroso di condividere la sua impressione, e trovò la sorella del fidanzato intenta ad osservare il paesaggio inglese con volto disteso, ignaro, svagato. Il ragazzo si fermò qualche secondo ad ammirare il profilo rilassato ma composto di Lily Luna Potter, prima di borbottare Penso che Al stia male a mezza voce. La rossa, a quelle parole, cambiò completamente espressione: schiuse le labbra, mettendo in mostra i denti dritti e bianchi, e stirò gli angoli della bocca in una smorfia enigmatica, ambigua. “Tu dici?”, fece poi con tono canzonatorio, voltandosi lenta.
Scorpius si ritrovò immobile a fissare Lily Potter, completamente rapito dai suoi movimenti soppesati e dal suo tono di voce irritante, diverso.
“Che intendi?”, riuscì finalmente a chiederle dopo qualche secondo di troppo.
“L’hai visto, no?”
“E non sei preoccupata?”
Lily scrollò le spalle, “Beh, vedrai che non sarà nulla di grave,” poi si allungò verso il posto di mezzo, dove prima sedeva Al, e cominciò a raccogliere i dolcetti avanzati per metterli al riparo dal fratello – per mettere il fratello al riparo da essi.
Scorpius osservò le mani di Lily muoversi agilmente sul velluto dei sedili, sfiorargli spensieratamente la divisa, e si fece rapire da quelle fiamme giallo pastello che erano le sue unghie, perfettamente curate. Dalla mano di Lily lo sguardo di Scorpius salì verso il polso di lei, fino a raggiungere un braccialetto solitario, scintillante. Poi dal polso i suoi occhi percorsero il braccio, coperto dalle maniche di un golfino verde sottile, stretto, che svelava ogni infossamento e ogni sporgenza.
Mentre ammirava il corpo di Lily, Scorpius si ricordò di quando il cappello, non appena posato sulla testa di lei, aveva sentenziato a gran voce Serpeverde. Allora, Lily aveva il viso ripiegato in un’espressione smarrita mentre cercava i fratelli e i cugini e poi si dirigeva nella direzione opposta alla loro. Allora, Lily, nonostante non fosse mai stata gracile, era piccola, timida e confusa.
Erano passati solo due anni e mezzo da quel momento, ma Lily Luna Potter non sembrava ormai più una bambina, non appariva più timida, e quello confuso in quel momento era lui, soltanto lui, pensò Scorpius, che eppure non si rendeva pienamente conto di ciò che stava facendo. Lily somigliava ad una donnina – i segni dell’infanzia sbiaditi dal suo corpo giovane. Lily era la sorellina del suo ragazzo, e lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Quando la ragazza finì di raccogliere i dolcetti sparsi da terra e dai sedili, Scorpius si costrinse a spostare lo sguardo, che poteva muovere, ma non allontanare da quel corpo florido, manco fosse impigliato nella tela di un ragno.
E dal seno sporgente andava alle spalle, e dalle spalle alle labbra, e dalle labbra al polso, e dal polso a quel braccialetto scintillante che aveva catturato prima la sua attenzione.
Quando Lily gli diede di nuovo importanza, lui era impegnato a fissarle il braccio sinistro. Lei se ne accorse e con i polpastrelli della mano destra accarezzò il gioiello con cui ornava il suo corpo.
“Ti piace?”, chiese curiosa.
“Sì,” fece Scorpius, prima di aggiungere incerto, “cos’è? Il regalo di un pretendente?”
“No, un regalo di mia cugina Victoire,” ridacchiò Lily, immaginandosi come sarebbe stato avere uno spasimante che le facesse doni costosi. Utile, forse addirittura bello, ma di certo non necessario.
Se soltanto in quel momento avesse alzato il mento, la ragazza si sarebbe certamente accorta dell’insolito pallore del suo compagno di Casa; ma non lo fece, rimase con gli occhi bassi, assorti, e continuò a parlare come se nulla fosse: “Sai, non credo proprio di aver pretendenti… e per ora mi va anche bene così.”
Fu in quel momento che, con uno strattone, la porta dello scompartimento venne riaperta. Albus, entrando, se la lasciò scivolare alle spalle, poi prese posto nel sedile di fronte a quello su cui era seduto prima. Scorpius, grazie a quel rumore, riuscì a distrarsi dal corpo di Lily; si alzò di scatto, come se si fosse appena accorto di aver poggiato i glutei sul fuoco vivo, e andò a sedersi accanto al fidanzato.
“Albus, tutto okay?”
“Sì.” Una bugia. “Di cosa stavate parlando?”
Lily guardò di sottecchi il fratello, poi si lasciò sfuggire un ghigno soffocato, rivolto al paesaggio inglese.
“Dei miei spasimanti.”
“Dei tuoi che?”
“Spasimanti!”
Lily notò nel riflesso del vetro la reazione di Al – sorpresa – e nascose il viso nella piega del poggiatesta del sedile. Voleva giocare, giocare con lui.
“Devi dirmi qualcosa?”
Il sorriso, i denti contro la stoffa – la voce mogia, timida.
“Forse…”, mentì.
“Cosa?”
Lily trattenne una risata e restando girata alzò le spalle.
“Hai degli spasimanti e non mi hai detto nulla?”
Raddrizzò il busto, la ragazzina, e tornò a fronteggiare Albus. Si mordeva il labbro e teneva gli occhi bassi – in una falsa ammissione di colpa – attendendo un gesto, una parola, un qualcosa che potesse provarle che il fratello… Il fratello cosa? Non lo sapeva bene neppure lei. Eppure, oltre alla genuina curiosità, Lily non percepì nulla, nulla di quello che avrebbe voluto sentire. Valgo così poco per te?
Quel pensiero divenne in fretta martellante: Valgo così poco per te, quando stai male?
Perché sì, il fratello non aveva ammesso ad alta voce il suo malessere, ma lei e Scorpius avevano capito lo stesso che qualcosa non andava.
Fu proprio grazie a quel pensiero che Lily si rese per la prima volta completamente conto del proprio egoismo… e se ne vergognò, ma solo per qualche istante. Albus al primo posto aveva sempre pensato, ma poi, nella quotidianità, a chi aveva dato ascolto? Quali giudizi aveva preso in considerazione? A chi aveva sempre concesso la precedenza? Aveva allontanato i cugini per ripicca, obbligato Albus a seguirla in una ribellione fatta di silenzi, chiamato amiche le compagne di stanza pur di non dover ammettere la propria solitudine…
Quindi... non sarebbe dovuta essere proprio lei a chiedersi Valgo così poco per te? ma il bisogno di essere sempre al centro di tutto era troppo, troppo forte per essere ignorato, e la sporadica vergogna non poteva di certo essere considerata un deterrente a… A cosa, poi? Mica stava facendo del male a qualcuno; voleva semplicemente la propria dose di attenzioni, e la voleva dal fratello, che se trovava il tempo per un semi-estraneo… allora perché non avrebbe dovuto farlo anche per lei?
Eppure, accorgersi di non essere impeccabile era straziante, e a Lily non piaceva aver torto – chiuse gli occhi e ignorò la sua nuova consapevolezza: quello lo sapeva fare bene.
Aveva la testa dura, la ragazzina; trascurava i sentimenti pensando di poter calcolare sempre tutto; si faceva guidare dalle passioni sfrenate senza nemmeno rendersene conto. Incoerente e cieca, pensava di tenere il mondo tra le dita della mano. E invece, poi, la gelosia la obbligava a nascondersi nelle sue stesse bugie rassicuranti, e inconsapevole si faceva governare da quello che le ordinava il cuore infame e trascurato.
Il confine tra finzione e realtà aveva i bordi sfumati e Lily camminava con un piede da una parte e uno dall’altra, vestita di menzogne che si facevano sempre più reali, come le sue labbra incurvate verso il basso, come il suo stato d’animo piccato, dissimulato nella studiata timidezza della sua ultima maschera ingannevole.
Albus taceva e la guardava; non fiutava contraddizioni perché conosceva solamente l’onestà.
“Spasimanti!? Ma figurati,” borbottò Lily, che non aveva più voglia di giocare, precisando subito “scherzavo”.
Questa volta, però, Albus notò il sorriso sbilenco e amaro sulle labbra della sorella – occultato troppo tardi – e si preoccupò. Che sia triste per amore? Che sia stata rifiutata?
“Lil… Ti piace qualcuno?”
La ragazzina sgranò gli occhi, pensando a come potesse, Albus, essersi convinto di una sciocchezza simile. Ma prima di rispondere temporeggiò, perché forse...
“Non saprei,” ammise.
Forse avrebbe potuto rigirare quell’incomprensione a proprio vantaggio, ottenendo una qualche reazione da parte del fratello.
“Cioè… uno vale l’altro,” si lasciò sfuggire la ragazzina assieme ad una risata genuina, poi, notando l’espressione scioccata di Albus – centro! –, allargò ancor più il sorriso.
“Ma no, Lily! Non dire queste cose…”
“Beh, ma è vero. Alla fine cos’ha Scorpius che io non ho? Che il professor Baddock o zio Bill, o Stan, o chiunque tu voglia, non ha? Le relazioni sono tutte dettate dal caso, dalla fortuna di essersi conosciuti al momento giusto, dalla rassegnazione, dagli usi e costumi di una certa cultura…”
Entrambi i ragazzi ascoltavano il discorso di Lily con occhi sgranati: Albus perché sconcertato dalle idee della sorellina – Ma chi le ha messo in testa certe cose? –, Scorpius, invece, perché preso alla sprovvista da un’inaspettata sintonia di pensiero. Scorpius credeva di percepire il significato nascosto di quella rivelazione, di quella frase detta per gioco, perché anche lui, nei meandri della propria mente, aveva rinchiuso idee simili, senza mai gettare la chiave. Per un momento, il ragazzo pensò che quello potesse essere un messaggio in codice, implicitamente diretto proprio a lui… poi una gomitata lo riportò alla realtà: era Albus che con lo sguardo lo supplicava di intervenire, di far rinsavire la sua sorellina. Scorpius finse di non recepire quel messaggio silenzioso e il fidanzato gli lanciò un’occhiata ferita, prima di fare alcuni movimenti scomodi e schiarirsi la gola. “Lily, non puoi pensare davvero una cosa del genere! Pensa a me e Scorpius, vuoi dirmi che siamo solo un caso!? Che quello che ho con lui potrei averlo con chiunque altro, anche con zio Ron o col fidanzato di Vic!? Ma che ti prende?”
Albus si aggrappò con una mano al braccio di Scorpius e con l’altra alla stoffa del sedile, sfinito; il suo stomaco aveva ripreso ad agitarsi e la nausea era ancora una volta a malapena tollerabile.
“Non è un attacco personale... Dico solo che quello che hai tu è raro da tro-”
“Sì, certo, e che mi dici di mamma e papà? Degli zii? Di Stan e Victoire? Di Dominique e Pe-”
“Okay, va bene, forse non così raro,” concesse finalmente la minore, sbuffando.
“Vedi!? Non puoi perdere le speranze a tredici anni.”
“Quasi quattordici.”
Non appena Lily rimarcò la sua età, Albus sorrise. Era dal giorno successivo al suo tredicesimo compleanno che i suoi anni, a sentirla, erano diventati quasi quattordici, e oramai mancavano meno di due mesi ai quattordici veri. Tredici o quattordici, in ogni caso... poco sarebbe importato: Lily era una bambina e Albus voleva soltanto toglierle quell’amarezza in cui amava sguazzare da torno. “E quindi,” fece, addolcendo il tono, “non c’è proprio nessuno che trovi carino?”
Lily sapeva che ripetendo Uno vale l’altro avrebbe soltanto deluso il fratello, per cui non lo fece e cominciò a pensare sul serio alla domanda che le era stata posta. Quali caratteristiche fisiche trovava affascinanti? Non le veniva in mente nulla, non aveva ancora sviluppato un personale metro di giudizio, e non avendo mai avuto cotte non poteva riciclare nessun nome…
Per un istante Lily pensò ad Albus: Lui sì che è un bel ragazzo, ma perché è così speciale? Insomma, ovviamente Lily non era attratta da Al, ma non serviva di certo esserne invaghite per notarne… il fisico asciutto ma fiacco, sedentario? La statura nella media? La pelle ruvida sul mento e i punti neri sopra al naso? I capelli perennemente crespi e opachi? Lily strizzò gli occhi: Beh, c’è molto più del fisico in una persona. C’è la passione per…C’è, c’è… C’è l’intell-, l’acu-
L’attrazione è un qualcosa di inspiegabile.
E quindi, che dire?
Sicuramente il fratello si sarebbe accontentato di una risposta semplice, del nome di di una persona qualsiasi ma universalmente ritenuta attraente, di un nome così celebre da non richiedere ulteriori spiegazioni. Sicuramente il fratello si sarebbe accontentato di Tom Davies: Corvonero del quinto anno. L’unico ragazzo in grado di far sospirare e arrossire Madalynn Nott; l’unico studente mai definito figo da nientemeno che l’esigentissima Cadyah Morton in persona. E allora Lily pronunciò quel nome, seguito da un Forse e da un Oltre a me, ovviamente che fece sorridere Al.
“E brava te! Punti in alto!”
Albus mostrò involontariamente la sua approvazione con brevi cenni del capo e non appena se ne accorse arrossì violentemente e si voltò verso Scorpius: “Scusa, non intendevo che… Cioè… tu sei molto meglio,” farfugliò imbarazzato.
“Tranquillo, Tom è il sogno erotico di mezza scuola,” rispose il biondo con indifferenza, accennando appena un ghigno sognante, “forse però se la tira un po’ troppo…”
Albus aveva ancora le guance rosse di imbarazzo per la sua gaffe e per il termine erotico pronunciato ai quattro venti dal fidanzato; sempre più stretta, invece, era la morsa allo stomaco, acuita da una gelosia assolutamente immotivata. Al avrebbe voluto chiedere a Scorpius se anche lui facesse parte di quella mezza scuola che faceva sogni a luci rosse su Davies, ma non poteva di certo mettersi ad indagare indignato, non dopo che lui stesso aveva fatto apprezzamenti sul compagno… che era attraente, sì, ma per cui non provava assolutamente nulla!
“In realtà sa essere anche alla mano… Mi ha aiutato, una volta, a pozioni…”, balbettò allora, prima di ribadire ancora una volta, “Ma Scop, tu sei molto meglio... Lo sai che intendo, vero?”
Scorpius lasciò scivolare una mano dietro la schiena di Albus, sino a raggiungere il suo fianco destro, e strinse a sé il ragazzo. “Ma certo che lo so, Al,” cominciò sincero, “non mi importa chi altro trovi attraente, basta che io sia al primo posto,” spiegò poi sorridendo.
“Lo sei… Io ti amo, amo solo te.”
“Allora va tutto bene: ti amo anch’io.”
Albus inspirò ed espirò profondamente, tranquillizzandosi, poi lasciò scivolare la testa sul petto del fidanzato. Bum, bum, bum: il biondo appariva tranquillo ma il suo cuore batteva forte forte. Batte per me pensò il minore, prima di sorridere: era così intimo quel momento, condiviso solamente con le persone più importanti della sua vita. Se si fosse fidato abbastanza del proprio stomaco, Albus sarebbe rimasto in quella posizione sino a Londra, magari azzardando persino un bacio sulla stoffa della divisa di Scorpius, ad altezza del cuore. Sarebbe stato perfetto. E invece, controvoglia, si costrinse a rizzare il capo, poi posò una mano sul bassoventre e l’altra sulla propria guancia ruvida e scabra, già umida di sudore, aspettando l’ennesima fitta di dolore che non tardò ad arrivare.
 
Quando Albus si alzò per l’ultima volta dal proprio sedile il treno stava ormai sfrecciando davanti alle prime case della più squallida periferia londinese e i corridoi si stavano lentamente riempendo di ragazzini intenti a perdersi e ritrovarsi.
Al fu costretto a fare lo slalom tra quella folla movimentata, tenuta malamente a bada da un gruppo di prefetti, per raggiungere il fondo della carrozza. All’ennesimo sussulto della locomotiva si portò una mano davanti alla bocca e, voltandosi con un balzo, nascose una smorfia nella parete imbottita, impregnata del sudore di almeno dieci generazioni. Alla sua destra c’era un finestrino, e il ragazzo ne approfittò per osservarsi: era pallido e sudaticcio, e aveva tutta l’aria di poter vomitare da un momento all’altro.
Lo sfondo del vetro pullulava di riflessi traballanti, branchi di studenti entusiasti per l’ormai prossimo Natale. Albus si chiese perché non potesse essere anche lui felice come tutti gli altri, perché dovesse rovinare sempre tutto con le sue stesse mani… E, improvvisamente, si diede dello stupido. Ma a che stava pensando!? Autoprocurarsi tutto quel malessere si sarebbe dimostrato assolutamente inutile. In una famiglia di maghi come la sua – con l’armadietto delle pozioni sempre ben fornito – veniva data fin troppa considerazione al sacro ritrovo di Natale. Non avrebbe mai ottenuto ciò che desiderava: restarsene in pace, preferibilmente chiuso in camera. I suoi gli avrebbero fatto ingoiare una qualche medicina e poi, via, dai nonni; vedi che sei sano?
Sbuffando il ragazzo si rigirò, accasciandosi contro il muro di stoffa, e serrò le palpebre stanche.
Starsene fermo ad occhi chiusi era rassicurante. Non era abbastanza, ma era qualcosa. Il mondo non traballava più – se non per l’occasionale sconnessione delle rotaie – e la nausea, in un certo senso, si affievoliva. Il rumore continuava ad essere fastidioso, ma riempiva la testa confondendo i brutti pensieri.
Albus non avrebbe saputo dire da quanto tempo fosse lì fermo, spalmato contro la parete, quando venne raggiunto da Scorpius.
“Ehi,” annunciò la propria presenza il maggiore, facendo schiudere le palpebre al Grifondoro, “tua sorella è andata a salutare le amiche. Sono venuto a vedere se va tutto bene.”
“Sì, sta’ tranquillo.”
“Bugiardo,” sussurrò Scorpius, senza scomporsi, poi si avvicinò al fidanzato e lo prese per mano. “Hai vomitato?”
“Non ancora…”
Il biondo allora si piegò in avanti, sorridendo, e lasciò un bacio sulle labbra di Albus.
“Merlino, sei disgustoso!”, commentò il minore, arrossendo e facendo ridere Scorp.
“Mal che vada… Siamo maghi, no?”
Il moro arricciò il naso ma poi, senza opporre alcuna resistenza, si lasciò stringere dalle braccia ossute del fidanzato.
L’ultimo abbraccio del 2021, pensarono entrambi i ragazzi che, nonostante il treno stesse rallentando, non volevano saperne di lasciarsi andare. L’ultimo abbraccio prima di dirlo a mamma e a papà, pensò Scorpius, accarezzando la stoffa sopra alla schiena del moro. L’ultimo abbraccio prima del mio Natale infernale, pensò Albus, nascondendo gli occhi lucidi nella tunica nera del biondo… subito prima che lui gli piombasse addosso.
“Ahi!”
“Ehi!”, fece Scorpius, ritrovando l’equilibrio e voltandosi verso il corridoio. James dava loro la schiena e si stava allontanando dalla scena velocemente, quasi di corsa. “Ma che razza di problemi ha!?”, borbottò poi il biondo, portandosi una mano sopra alla spalla sinistra, dolorante per lo spintone appena ricevuto.
Albus incurvò le labbra verso il basso, osservando la figura in movimento del fratello, e scosse lentamente la testa, come per dire Non so.
In quel momento il treno si fermò.
“Scorpius?” Il moro si rivolse al fidanzato con un sussurro tremolante, poi nascose il volto imbruttito dalla tristezza e dall’angoscia piegando il collo verso il basso. “Non… non usciamo subito.”
“No,” concordò il maggiore, in un tono che pretendeva di apparire rassicurante, “aspettiamo ancora un po’.”
 
Mi mancherai tantissimo.”
Anche tu.”
Lo so.”










 
Ciao a tutt*!
Questo capitolo è molto importante, per me, perché proprio qui ho voluto spiegare la nascita di alcune dinamiche che risulteranno fondamentali in Black Widow.
Dal punto di vista stilistico questo capitolo non mi convince per niente, ma lo leggo e lo rileggo e non riesco a capire perché. Insomma, alla fine ho deciso di pubblicare perché era da tanto che desideravo mostrarvi qualcosa in più sulla personalità di Lily e di Scorpius, introdurre la “questione Tom Davies”, etc… ma se avete suggerimenti o notate problemi… beh, sono tutt’orecchi!
 
Se avete letto fino a qui vi ringrazio davvero tantissimo!
A presto,
 
Sofifi
 
P.s. Da pochi giorni ho anche aggiornato Black Widow.
 
  
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