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Autore: Chiara PuroLuce    10/01/2022    8 recensioni
Ernesto scopre un segreto sulla sua vita che gli sconvolgerà completamente l'esistenza... e non solo a lui!
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come, come? Ma Elisa era impazzita del tutto? Oddio, quanto lo avrebbe voluto – fare l’amore con il suo aitante fidanzato – ma si rendeva conto che era ancora troppo presto. Gemma era innamorata persa di Ernesto e si era ritrovata spesso a fantasticare su di lui, ma da quando avevano fatto il passo successivo e aveva sentito la sua tonicità sotto le mani e sperimentato le magie che sapevano compiere le sue labbra… doveva ammettere che quel pensiero era diventato più pressante che mai.
 
«Em… no» le rispose titubante «che ti viene in mente?»
 
«Non so… quelle mani così unite, salde e il vostro rossore – chiaro segno di eccitazione sessuale – stanno lanciando un segnale luminoso con su scritto “ci abbiamo dato dentro come ricci tutto il giorno e non abbiamo ancora finito, quindi vediamo di concludere in fretta questa festa che abbiamo di meglio da fare.”»
 
Gemma era sconvolta. Le stava per rispondere per le rime quando fu anticipata da Ernesto e, suo malgrado, si ritrovò a sorridere dell’espressione che comparve in volto alla sua amica una volta che il gemello ebbe finito e ad arrossire violentemente per i pensieri che le vennero a seguito di quelle parole.
 
«A parte che un cartello del genere sarebbe un poco ingombrante da portare in giro, ma vuoi farci entrare o dobbiamo farci gli auguri qua sulla porta e poi salutarti velocemente per essere liberi di andare a seguire il tuo consiglio? Ti confesso, sorella, che non vedo l’ora.»
 
Quindi anche lui voleva… e aveva pensato spesso a… oh, mio, Dio. Lo guardò con la coda dell’occhio e sentì la sua stretta intensificarsi. Sì, anche Ernesto la desiderava e quella rivelazione le accelerò i battiti del cuore, tanto che aveva paura potessero essere uditi da lui.
 
«Oook, ho esagerato e mi scuso, ma cavoli… se non lo avete ancora fatto, siete sulla buona strada miei cari» insistette ancora l’amica distogliendola da quei pensieri inopportuni.
 
«Elisa!» sbottarono insieme, entrambi imbarazzatissimi.
 
«E io sono felicissima per voi, finalmente» concluse abbracciandoli velocemente e poi «ok, passiamo alle cose più urgenti ora… c’è una torta di là che ci aspetta e se non volete che la mangi tutta io…»
 
Poi Gemma si ritrovò a seguire l’amica, la mano ancora più salda in quella di Ernesto che le sorrise e fece l’occhiolino. Prova superata.
 
«Ehilà, gente, i neo piccioncini sono arrivati e ora, finalmente, si mangia!» Dichiarò con voce tonante una volta raggiunta la sala.
 
E niente, la parola discrezione non faceva parte del vocabolario di Elisa. Bè, poco male, presto o tardi si sarebbe saputo. Gemma si sentì preda di un improvviso panico. Non era troppo presto per farsi vedere in giro come coppia? Eh, forse, ma ora era decisamente troppo tardi se doveva dare retta ai fischi e alle battutine che avevano accompagnato il loro ingresso.
C’erano proprio tutti. La famiglia di Elisa, i genitori adottivi di lei, la sua amica Mara col marito Giulio, e gli amici di Ernesto che aveva intravisto, ma che ancora non aveva conosciuto ufficialmente, a parte Antonio quella mattina stessa in officina.
 
«Io lo sapevo» esordì Mara «tra voi due c’è stata chimica fin da subito. Altro che culona e gran cafone
 
«A dire il vero, fino a stamattina…» provò a dire lei, ma fu subito interrotta da Antonio, anzi, Tony.
 
«Posso testimoniare che, effettivamente, questi due sono stati travolti dalla passione sul tavolo degli attrezzi e che – una volta scoperti da me e dal capo – hanno cercato di minimizzare la cosa, fallendo penosamente.»
 
A quelle parole dell’amico, tutti scoppiarono a ridere mentre sia lei che Ernesto diventavano di tutti i colori. Oh, questa poi. Fu ancora una volta lui a trarla in salvo e Gemma decise che, una volta rimasti soli, gli avrebbe dimostrato il suo ringraziamento in un modo veramente speciale e privato.
 
«Ehi, ma questa è una festa di compleanno o un agguato? E andiamo dai, non esagerate adesso. E, per la cronaca… Gemma, posso?» Le chiese prima di proseguire e quando lei annuì colpita da tanta delicatezza, disse. «Sì, ci amiamo e sì, ci siamo messi insieme stamattina. Il più bel regalo di compleanno di sempre, oserei dire. Soddisfatti? Perché ora accantonerei la cosa e tornerei a festeggiare il vero motivo per cui siamo tutti qui. Il nostro primo compleanno, Elisa. Nostro. Mi spiace non ci sia Bruno, ma tornerà in pianta stabile tra una settimana e allora rimedieremo con una seconda festa, in famiglia. E ora, cara sorella e cari tutti, anche io ho fame e quella enorme torta lì mi sta chiamando.»
 
E da lì in poi, tutto fu più facile. Sì, le battutine al loro indirizzo non scemarono del tutto, ma furono surclassate dagli aneddoti sull’infanzia e sulla vita di entrambi i fratelli, prima di ritrovarsi. Ernesto parlò dei genitori, della sua passione per i motori che tanto li faceva impazzire e di Bruno, tralasciando la setta e la sua ex moglie. Elisa dell’amore per la cucina e delle marachelle che la vedevano coinvolta con le sue due amiche storiche che confermarono e rincararono la dose, oltre a qualche aneddoto spassoso sulle sue gemelle che – vedendosi coinvolte – la pregarono di smetterla di imbarazzale, inutilmente. 
Gemma si trovò subito in sintonia con gli amici di Ernesto, in modo particolare con Claudio che la fece ridere fino alle lacrime con le sue battute.
Finì tutto in un baleno e presto si ritrovò a essere accompagnata a casa da Ernesto. Doveva chiedergli di restare? Doveva mandarlo via? Improvvisamente tutto il coraggio che aveva evaporò come neve al sole. Pensava di essere più coraggiosa e farsi audace con lui una volta soli, ma… non era da lei un atteggiamento del genere e non voleva dargli l’impressione sbagliata. Quel giorno erano già successe tante cose belle e non voleva rovinare tutto con uno stupido impulso sessuale a lungo represso.
 
«Gemma» la chiamò lui distogliendola dai suoi pensieri e quando lo guardò stralunata, riprese «Gemma, ci sei ancora? Non hai sentito una parola di quello che ho detto, vero?»
 
«Cosa? Oh, scusa, no io… ero sovrappensiero.»
 
«Gemma, lo so da me che è troppo presto per fare un certo passo e ti confesso che l’ho lasciato intendere solo per dare una lezione a Elisa e alla sua lingua lunga. Non ti nascondo che mi piacerebbe, eccome, ma non ora. Sogno di vedere quelle tue fantastiche curve al naturale già da molto tempo, ma non voglio correre e rovinare tutto per la fretta. Capisci?»
 
Capiva? Oh, sì, lei capiva benissimo e il fatto che fosse stato lui a parlarne, glielo faceva amare ancora di più.
 
«Hai ragione. Siamo adulti e anche se piacerebbe immensamente anche a me, è meglio aspettare. Allora… non sali neanche per un caffè?» Lo provocò con un sorriso malandrino mentre gli toccava una coscia con fare deliberatamente sensuale.
 
«Mio amore, sei sulla buona strada per farmi mandare al macero tutte le mie belle parole e i buoni propositi.» Le rispose con voce roca facendola ridere apertamente. «Circe, Circe, dei miei stivali, sappi che resisterti è veramente dura, ma devo farlo. In cambio, però, ti ordino di darmi un bacio e che sia da manuale, non un contentino.»
 
E lei lo accontentò, tre volte. Una era troppo poca, due… bè, lei non amava i numeri pari e tre era noto per essere il numero perfetto quindi… e lui non protestò. Neanche. Una. Volta. Anzi, Ernesto le lasciò campo libero al primo bacio, ma poi… prese il controllo della situazione finendo per sedurla e farle rimpiangere la decisione di andarci piano. Era mancato davvero poco per fare una pazzia, lì, in auto, nel parcheggio sotto casa sua e dare scandalo. Come due ragazzini in preda agli ormoni.
Appena entrò in casa, si tolse le scarpe, abbandonò borsa e vestiti in giro per casa e si andò a fare una lunga doccia.
 
 
                                                                                                         ֎֎֎֎֎
 
 
Ernesto era, ufficialmente, uno sciocco. Aveva avuto l’occasione perfetta per andare oltre con Gemma e l’aveva buttata via. Razionalmente sapeva dal principio che era meglio andarci piano e non rovinare tutto, ma una parte ben specifica del suo corpo non la pensava così e l’aveva ben chiarito durante tutto il viaggio di ritorno a casa e anche durante tutta la notte.
Ebbe un sonno così agitato che al mattino si alzò con un tremendo mal di testa e un’ora prima della sveglia che, essendo domenica, non avrebbe comunque suonato. Dannazione. Se non era il signor Brambilla a buttarlo giù dal letto erano le immagini sensuali di Gemma nuda e appagata che lo tormentavano.
Driiiiin Driiiiiin Driiiiiiiiiiiin.
Ecco, appunto. Il campanello.
 
«Arrivo Signor Brambilla, mi dia un attimo» urlò all’indirizzo della porta chiusa.
 
Driiiin Driiiiin Driiiiiiiiiiin.
 
«Mi sa che la sua sordità è peggiorata» borbottò a bassa voce e poi aggiunse urlando e correndo alla porta «eccomiii.»
 
Ma quando l’aprì con un colpo secco, fu lui a rimanerci, quasi. Cosa? Ma… ma come?
 
«Gemma? Ma che… che fai qui a quest’ora?» Le domandò in preda alla confusione.
 
Oddio, era mezzo nudo e spettinato e aveva delle tremende occhiaie e… era già passato in bagno? Sì. Aveva lavato i denti? Sì, per fortuna. Si era fatto la doccia? No.
 
«Pre… prego, entra» balbettò cercando di darsi una sistemata alla chioma con le mani «non ti aspettavo così presto.»
 
Lei entrò di corsa, improvvisamene timida, mantenendo lo sguardo al pavimento. Che le stava succedendo? Non fece in tempo a chiederglielo che lei parlò.
 
«Ho… ho fatto una cosa stupida. Ho seguito uno stupido impulso del momento, che mi era sembrato così giusto e… e niente, ora mi sento stupida.»
 
«Ah, sì? E sei venuta fino a qui all’alba per parlamene? Lusingato. Che hai combinato di così stupido da non potere aspettare?»
 
«Bè, non c’è un modo facile per dirtelo e, in tutta onestà, non ce la farei neanche quindi… credo sia meglio mostrartelo.»
 
E poi si aprì lo spolverino rosso e lo fece cadere a terra con una scrollata di spalle. Ernesto non sapeva cosa dire, cosa fare. Si sentiva come in un film porno dove l’attore principale fantasticava sulla bella protagonista e questa gli si presentava davanti…
 
«Ernesto, ti prego, non restartene lì muto. Io… io lo so da me di non essere questo gran che, ma almeno pensavo che…»
 
«Nuda! Sei… wow, sei nuda.»
 
«Sì, questo lo so da me. Te l’ho detto che era una cosa stupida e ora me ne vado. Mi sono già umiliata abbastanza e forse ho rovinato tutto, vero? Il fatto è che ci ho pensato tutta la notte e mi sembrava una cosa così giusta da fare. Lo so, dopo tutti i bei discorsi di ieri…» fece per abbassarsi a prendere l’indumento quando il braccio le venne bloccato dalla presa salda di Ernesto e lo fissò rossa in volto.
 
«Non mi sembra di avere protestato, ho detto wow! E questa non è una cosa stupida che hai fatto, è l’incarnazione umana dei miei sogni, finalmente. So che ti ho detto ieri, ma cavoli Gemma, tu sì che sai come eccitare un uomo e fargli perdere la ragione.»
 
«Io… ho, ho cinquantadue anni, quasi cinquanta tre a dire il vero e… e certe cose non dovrei neanche pensarle, figurarsi farle» blaterò. «Insomma, dai, non sono più una giovincella che gioca a sedurre il suo uomo e non mi sono mai tirata niente per sembrare più giovane e…»
 
«Hai finito di parlare? Perché io ho smesso di ascoltarti veramente quando hai aperto la cintura. Il mio cervello è partito per i Caraibi e ora il mio corpo già pregusta il tuo quindi…» la trasse a sé con un braccio «ora lo accontento.»
 
E poi Ernesto lasciò parlare veramente il suo corpo che venerò quello morbido e reattivo di Gemma senza trattenersi. Cavoli, erano ancora in piedi, appoggiati alla porta e non andava affatto bene.
 
«Gemma, aggrappati a me, sto per farti conoscere la mia stanza e il mio letto comodissimo, anche se sfatto dopo le lunghe ore insonni. Non credo di avere le forze per prenderti qua, a meno che non vuoi che mi blocchi sul più bello.»
 
E lei lo fece e quando gli chiese se doveva stringersi di più a lui, Ernesto per poco non impazzì seriamente e, la risposta inequivocabile e fisica, la percepì anche lei che arrossì ancora di più e gli affondò il viso nella spalla.
 
«Dio, come sei bella» le disse una volta che l’ebbe fatta sdraiare per poi sovrastarla avendo cura di non schiacciarla. Fu allora che si ricordò di un piccolo particolare. «Preservativi! Ah, sì, ci sono, per fortuna. In bagno, dannazione. Em… li ho presi ieri sera tornando a casa. Lo so, lo so, non…»
 
«Parli sempre così tanto quando sei nervoso?» Gli domandò ridendo e poi aggiunse qualcosa che lo bloccò all’istante. «Non servono, in realtà. Dì grazie alla mia menopausa e non osare neanche scendere da qui.»
 
«Grazie menopausa di Gemma» disse lui in automatico facendola ridere.
 
Poi riprese a baciarla e toccarla ovunque con dolcezza, indugiando su alcune zone che aveva capito essere più ricettive e quando, finalmente, stava per darle piacere con le labbra laddove poi l’avrebbe fatta sua quando…
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin Driiiiiiiiiiiiiiiiiin
No, oh, no, col cavolo che sarebbe sceso ad aprire. Che rompessero pure il campanello, ma niente e nessuno l’avrebbe smosso da lì.
 
«Ehi, tesoro mio, potrebbe essere importante.»
 
«Si fotta chiunque sta suonando. Sono impegnato» le rispose con voce roca. «Lo sai, tu, quanti sogni erotici mi hai fatto fare? Quante docce fredde ho dovuto farmi al mattino o alla sera dopo che eravamo usciti insieme? Quante volte mi sono svegliato con l’alzabandiera al vento? Eh, lo sai? No, lo so io e morire se ti lascio qui ad aspettarmi.»
 
La risata incredula e genuina di Gemma lo calmò e riprese da dove si era interrotto fino a quando… driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
 
«Ma… ma insistono e credo che dovresti proprio andare» e quando lui la guardò con sguardo alla ma non dire cazzate, aggiunse «io non scappo. Sono dove voglio essere e poi mi dici tu dove andrei in questo stato?»
 
«Non si sa mai. Non voglio rischiare che un altro uomo ti veda così e… no, no e poi ancora no. Visto? Ha smesso» aggiunse poi quando quel fastidioso suono si bloccò. «Dove eravamo rimasti, piccola dea rossa?»
 
La ritrovata affinità durò pochissimo, poiché per la terza volta il campanello riprese e lui non ci vide più.
 
«Adesso basta, ma alla domenica non dorme più nessuno da queste parti?» Sibilò, poi aggiunse guardando la sua amata negli occhi «ti prometto che mi libero del signor Brambilla e torno subito da te. Dammi due minuti. Lo scandalizzo e poi torno» la baciò un’ultima volta con passione e scese di malavoglia.
 
Poi, mentre Gemma rideva, si rimise i boxer e si fiondò nuovamente alla porta, la spalancò con rabbia e inveì contro quello che credeva essere il suo vicino guastafeste e rompiscatole.
 
«Senta, Brambilla, come vede sono piacevolmente occupato di là, non le pare di esagerare con…»
 
«Ma dai e quindi alla fine hai trovato una poveraccia che ti vuole? Lo sa che lì sotto è tutto fumo e niente arrosto? Forse è meglio che entri e glielo dica io, così le risparmio un’umiliante sorpresa.»
 
Gianna? Che cazzo ci faceva lì la sua ex moglie e per giunta a quell’ora?
   
 
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