Cammino con te su questo sentiero
di cemento e terra ubriaca,
promessa franca del nostro futuro.
Dalla tua mano cullata, estasi
trovo in ogni momento vissuto
accanto al tuo respiro sicuro.
Domani il mio orologio segna
l’ora sbagliata; voglio urlare,
negare, perdonare questo buio.
Dolore diviso, corpo e mente,
unica forza nel viaggio funesto
verso meta di bramato sollievo.
Campione dallo smagliante sorriso,
bianca menzogna d’oro vestita;
cuore bastardo tradito si spezza.
Smorfia trattenuta dal viso chiaro,
come la pioggia ridente resiste
nel cuore di bimbo dimenticato.
Riscopro nel silenzioso mirare
momenti effimeri tra le fronde
del monotono fluire del tempo,
lasciati in pasto alla crudele
bocca divora speranze, preziosi
per cui lottare prima della fine.
Fiore strappato dal petto ferito,
mangime donato in buona fede
per nutrire un destino mancato.
Note autrice:
Ho l'impressione che a primo sguardo questa poesia non rifletta molto il prompt, ma quando l'ho scritta avevo in mente la relazione tra mio nonno e mia nonna, che è stato un viaggio con molte difficoltà e complicazioni. Il "sacrificio" in questo caso è delle persone che stanno all'esterno, perchè il resto della famiglia ha nascosto ad entrambi che nonno aveva un tumore allo stadio finale. Sapevamo che nonno aveva al massimo un anno di vita, e volevamo che se lo godessero in pace, senza questa spada di damocle che gli pendeva sulla testa. Quindi, non so, il "sacrificio" per come la vedo io è il senso di colpa che ci siamo portati dentro noi che lo sapevamo, in particolare quando nonno se ne usciva con frasi tipo "sento qualcosa che mi mangia da dentro". Non so se sia prassi spiegare le poesie, però... Boh, sentivo il bisogno di spiegare. Credo ci si possa comunque leggere qualcosa di diverso.