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Autore: MissKeroro16    10/01/2022    0 recensioni
"C'era una volta, Måne la dea della luna, che giurò di far innamorare perdutamente di sé stessa, ogni essere vivente. L'unico a sfuggire al suo fascino era il freddo e distaccato dio Sol, che aveva solennemente giurato che nessuna donna avrebbe mai potuto farlo capitombolare sotto i propri artigli. Quando stava per arrendersi al millesimo anno. Måne si gettò ai piedi di Sol sconfitta, piangendo lacrime che caddero sulla terra sotto forma di stelle. Sol, intenerito dalla sua vulnerabilità, pregò Måne di non smettere di rincorrerlo perché ormai si era abituato a lei e aveva scoperto di amarla più di quanto amasse persino sè stesso. Ma come il sole e la luna, erano destinati a rincorrersi sempre poiché lo spirito Jord, anch'esso innamorato della dea, gli lanciò un potente incantesimo per tenerli i due amanti per sempre distanti.
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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1301 – Norvegia
“Vostra Maestà, la principessa chiede di essere ricevuta. La faccio entrare?” Il re annuì e con un lungo e sentito sospiro, si allontanò dalle scartoffie e dalle mappe per sollevare lo guardo verso le porte di faggio scuro.
“Lo sai vero che non vi è alcuna necessità di farti annunciare?” Disse il padre mentre gli angoli dei suoi occhi si arricciarono in segreto divertimento. La principessa sollevò il mento in un movimento che agli occhi di una persona non abituata alla sua presenza, sarebbe bassato inosservato; ma il padre la conosceva abbastanza da notare anche il minimo cambiamento nella sua figura.
“E voi lo sapete, padre, che se non lo facessi, Margaret probabilmente avrebbe la mia testa? Non posso proprio sopportare quello sguardo tutto tronfio che mi riserva ogni volta che manco di rispetto alla sua preziosa etichetta!” il padre rise, e posò i pugni sui fogli sparsi sul tavolo. La ragazza e suoi lunghi capelli e si fece vicina all’alto uomo con cui condivideva non solo il colorito cinereo ma anche i tratti somatici, e appoggiò il mento sulla sua spalla.
“Ancora problemi a nord?”
“Sempre, vorresti dire. Purtroppo ancora non si rassegnano che abbia spodestato il loro re. Un po’ ammiro la loro fedeltà, sono passati ormai quasi vent’anni. È lodevole l’ardore con cui cercano in tutti i modi di farmi arrivare il messaggio che non sono ben accetto nel mio stesso regno.” Gli occhi della fanciulla si strinsero mentre osservavano la figura del padre incurvarsi. Marcus non era un re vecchio, con i suoi ormai vicini quaranta inverni, rimaneva un uomo prestante, i cui capelli non accennavano a brizzolarsi. L’unico sintomo dell’età avanzante, era quando un’ombra di tristezza calava sul volto del padre macchiandolo per qualche momento. Gli occhi gli diventavano grigi e le ciglia pesanti e per qualche secondo attorno alla sua figura, si chiudeva in un’armatura impenetrabile chiudendo anche la sua stessa figlia fuori.
“Padre?” chiamò la figlia stringendogli il braccio.
“Perdonami, Ciri. Mi sono perso per un momento. Stavamo dicendo?”
“Nulla di importante.” Lo rassicurò Ciri scuotendo il capo e regalando al padre uno dei suoi più sinceri sorrisi.
“Vi lascio alle vostre faccende padre.” Cirilla fece un elegante inchino ma prima che potesse allontanarsi di un passo, il padre le prese il gomito piano per fermarla.
“Aspetta, Ciri. Queste sono cose che interessano anche te. Lo sai come la penso su tutta la faccenda. Sarai anche una donna, ma sei la futura regina e devi essere al corrente su tutto quello che accade nel tuo reame. Non permetterò che mia figlia cresca ottusa e ignorante sul proprio regno. Non è così che facciamo le cose, qui in Måne.” Cirilla sollevò gli occhi al cielo e sbuffando in un modo poco elegante si approcciò ancora una volta al tavolo.
“Veramente io stavo cercando di scappare perché avevo una faccenda poco raccomandabile per una fanciulla da fare, come ad esempio prendere Ruben dalle stalle.” Il padre le diede un buffetto sul naso.
Quando quelle porte si chiudevano, loro ritornavano ad essere padre e figlia. Le corone rotolavano via e così anche tutte riserve che il loro rango richiedeva. Marcus era una figura autoritaria per molti, ma con sua figlia si scioglieva e mostrava la sua vera natura amorevole. Cirilla infatti, era una delle poche figlia di re che poteva davvero dire di essere amata. Di solito una figlia femmina era vista come una sfortuna, specialmente se poi si rivelava essere l’unica erede al trono, ma quando Marcus aveva scoperto che sua moglie aveva dato alla luce una bambina, il cuore gli era scoppiato di gioia. E mentre tutti bisbigliavano cose nefaste, maledicendo quella sfortunata nascita, Marcus stringeva la piccola Cirilla, nata con poco più che due ciuffetti biondi slla testa ma grandissimi occhi verdi, come il bene più prezioso.
Non sapeva dire cosa gli avesse fatto cambiare idea sulle donne in generale, se fosse stata la sua adorata moglie o sua figlia; però sapeva che mai avrebbe permesso a nessuno di far del male alla sua prole e che quella bambina sarebbe cresciuta consapevole di essere amata e non come un bene di scambio.
“Ho sentito che Emil si è molto lamentato dello stato pietoso in cui hai riportato Ruben e sta valutando di impedirti di entrare nelle stalle per un bel po’.”
“Oh, era solo un po’ di fango! Non è stata colpa mia, padre se ha iniziato a piovere di colpo.”
“Però è stata colpa tua fargli attraversare il guardo invece che prendere la strada più lunga?” Cirilla si morse il labbro colpevole ma il padre la intercettò prima che potesse inventarsi una scusa.
“Lo so che sei andata a trovare i contadini al limite della foresta sølvbladskog. Come sta la piccola? Ho sentito che l’avevano data per spacciata.” Cirilla, colta sul fatto non poté fare altro che ammettere la verità e raccontare al padre gli ultimi aggiornamenti.
“Quel cialtrone di Olaf le aveva somministrato un clistere. Cosa dovrebbe farsene un infante di una cosa del genere quando ha una febbre alta e non riesce a respirare?”
“Ho anche udito che qualcuno di poco signorile gli ha tirato appresso un utensile da cucina per farlo scappare.” Il padre osservò l’espressione mortificata di Cirilla e scoppiò in una ampia e calorosa risata.
“Lo negherò fino alla morte, sappiatelo padre!” Esordì la principessa cominciando ad arrossire. “E che Margaret non lo venga mai a sapere o sarò io ad essere inseguita con un calderone!”
Gli occhi i Marcus si spalancarono ma lasciò cadere la faccenda, ricomponendosi e ritornando al materiale sul tavolo. Prima che potesse proferire parola, qualcuno bussò alla porta.
“Il consigliere Mathias chiede di essere ricevuto mio signore.” Con un cenno della mano, un uomo incurvato dal tempo e arcigno fece il suo ingresso. Al contrario della cima del suo capo, portava dei baffi folti e bianchi, vestiti troppo larghi per la sua esile figura e gli occhi scuri erano sempre stretti attorno a qualcosa come se facesse fatica nel vedere oltre il suo grosso naso aquilino.
“Oh bene, la principessa è qui anche lei! Che onore vederla qui, milady.” Cirilla combatte contro la necessità di arricciare il naso e si proferì in un elegante inchino, seppure troppo profondo per essere preso sul serio.
“Abbiamo un’altra richiesta di matrimonio per la principessa, vostra maestà.”
“Cos’è tutto questo entusiasmo consigliere Mathias? Vi sembra forse motivo di gioia il fatto che dovrò rinunciare alla mia amata figlia in favore di frivolezze e titoli?” il consigliere cancellò immediatamente il sorriso dal suo volto e si scusò prima di approcciare i due reali. Cirilla lo stava osservando da vicino nel tentativo di carpire le sue vere intenzioni. A dirla tutta, quel consigliere non le era mai andato a genio e per quanto comprendeva la necessità di un suo buon matrimonio per il bene del regno, sembrava sempre eccessivamente contento. Come se non vedesse l’ora di sbarazzarsi di lei.
“Siamo ormai a dodici richieste solo questo ultimo mese. A quanto sembra in molti hanno addirittura rifiutato vantaggiose offerte, in favore di questa potenziale unione e attendono tutti un invito formale per venire nel nostro paese a conoscere di persona vostra signoria e milady.”
“Certo che non c’è da stupirsi, Consigliere. Avete visto mia figlia? Ognuno di questi trogloditi sarebbe fortunato ad averla, è bella come lo era sua madre.” Il volto del re si ammorbidì mentre regalava uno sguardo di paterno amore verso sua figlia. Il pensiero di cederla a qualcuno a quel modo lo stava mangiando vivo, ma non aveva molte altre scelte. Aveva posticipato per quanto possibile e se avesse continuato, Cirilla sarebbe potuta rimanere sola e la sua indecisione l’avrebbe macchiata per sempre.
“Potremmo invitare i principi con le rispettive corti a palazzo per tutta l’intera settimana precedente al compleanno della principessa, mio signore. Così voi avreste l’opportunità di valutare da vicino i pretendenti e milady potrà conoscerli di persona. Ho sentito tante cose tremende, sire. Di fanciulle date in sposa a energumeni solamente perché i consiglieri avevano consegnato alla famiglia un ritratto vecchio di vent’anni.”
Mathias non se ne accorse ma Cirilla sì. Suo padre aveva perso molto colorito. Quella notizia poteva anche risparmiarsela, pensò Cirilla raggiungendo il fianco di suo padre.
“Sono sicura che nulla di tutto ciò accadrà a me. L’idea mi aggrada consigliere, cominciate i preparativi.”
L’uomo si inchinò per quanto possibile, date le sue condizioni precarie e uscì senza dare le spalle alle loro maestà.
“Tu non andrai in sposa a nessun energumeno. Io-“
“lo so padre! Cosa credete? Mi avete cresciuta bene, so cavarmela in ogni situazione.”
Lui le prese le mani nelle sue e se le strinse al petto. Cirilla udì il suo cuore correre velocemente sotto la tunica di raso blu.
“Per quando vorrei facessi un’unione favorevole, questo è secondo solo al fatto che tu ti sposi per amore. Non mi perdonerei mai che la mia unica meravigliosa figlia viva la sua vita in un’unione senza amore. Tua madre l’ho amata tantissimo e per quanto veloce la sua vita mi sia scorsa tra le mani, non avrei voluto nient’altro per me e di sicuro non voglio niente di meno per te.”
Quante volte aveva sentito quel discorso. Quante volte suo padre, che sembrava quasi ossessionato dal fatto che lei non rimasse sola gliel’aveva raccontata, la storia sua e della madre che si erano innamorati sotto un albero di mele in un freddo giorno di primavera.
“Non succederà. Adesso, abbiamo poco tempo per organizzare una settimana di intrattenimenti per i nostri ospiti. Dodici giovani uomini saranno un’impresa da gestire con i loro ego e le loro pretese. Dobbiamo essere pronti a tutto.”
   
 
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