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Autore: H0sh1    10/01/2022    2 recensioni
"Una cosa, però, Lumine l'aveva ben insinuata: Tartaglia provava una sincera attrazione per Dragonspine. La neve, il ghiaccio, il silenzio... tutto di quell'ambiente spoglio e selvaggio era in qualche modo specchio di Snezhnaya. Se avesse chiuso gli occhi, di certo gli sarebbe parso di sentire le grida gioiose di Teucer o i vani tentativi di Tonia che, pacata come sempre, tentasse di contenere la sua smisurata energia di bambino. Fu così che, mestamente, Tartaglia tornò col pensiero ai suoi fratelli."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lumine, Tartaglia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Specchio di neve -
 

La vista al di sotto del ponte era completamente offuscata dalla fitta nebbia che avvolgeva i monti tutti intorno: solo le silhouette dei rilievi e degli alberi erano visibili e la tenue luce azzurra della statua di Barbatos, che dominava sulla vallata sottostante, rischiarava appena il limitare del ponte distrutto. Come centinaia di aghi che pungono la carne esposta, il gelo di Dragonspine bruciava la pelle su cui i tanti piccoli fiocchi bianchi si posavano. Sulla sommità del capitello, l'archon di pietra pareva vegliare su un ragazzo dalla chioma rossa che, con le mani nelle tasche del cappotto bianco, osservava in silenzio la neve cadere sulla pietra nuda della statua e del pavimento.

«Sbrighiamoci, non dovremo stare al freddo per così tanto.»

Una voce femminile, calda e incalzante, fendette il silenzio e il giovane, buttando così un ultimo sguardo giù nel burrone, la seguì verso le rovine a cielo aperto alle loro spalle. Appena sotto un'architrave crollata, tra vecchi cocci rotti, Tartaglia si posò con la spalla contro una colonna crepata e osservò Lumine procedere rasente al muro per sottrarsi alla forte corrente che soffiava dal buco al centro del pavimento. Sorridendo alla vista delle sue guance arrossate dal freddo, incedette a grandi falcate lungo lo stesso percorso della ragazza, la quale sparì dietro l'angolo. Svoltato quest'ultimo, la trovò vicino al rifugio di un Seelie dalle calde sfumature rosse e gialle, a braccia tese verso l'esserino in cerca del suo tepore.

«Senti, signorina» le si rivolse sornione, guardandola dall'alto con le braccia incrociate sul petto. «spiegami, perché continuiamo a tornare? Ci sono parecchie cose che potremo fare e sono tutte molto più stimolanti che venir qui a dar da mangiare alle volpi.»

Lumine, da risposta, sbuffò appena mentre si sfregava le mani al petto.

«Perché è il desiderio di Joserf e io voglio esaudirlo*» disse poi, non con poco disappunto. «E poi, credevo ti piacesse venire qui.»

Senza degnarlo di un ulteriore sguardo, la viaggiatrice si rimise in cammino verso l'entrata della caverna poco distante, dove la neve era andatasi ad accumulare per via delle forti raffiche di vento – che soffiavano ad ogni ora del giorno – e il freddo aveva formato grosse stalattiti e stalagmiti di ghiaccio. Il perché la ragazza si ostinasse tanto a risalire la montagna ogni giorno, tra le intemperie, a Tartaglia non era per nulla chiaro; la gentilezza che spingeva Lumine ad assecondare il desiderio di qualcuno che neanche conosceva sfociava ai suoi occhi in un'inutile perdita di tempo: cosa gliene sarebbe venuto in tasca ad aiutare quell'uomo? La mancanza di un qualsiasi guadagno non sarebbe mai valso lo sforzo, eppure lei era lì, in una remota grotta a dar bacche alle volpi della montagna...

Una cosa, però, Lumine l'aveva ben insinuata: Tartaglia provava una sincera attrazione per Dragonspine. La neve, il ghiaccio, il silenzio... tutto di quell'ambiente spoglio e selvaggio era in qualche modo specchio di Snezhnaya. Se avesse chiuso gli occhi, di certo gli sarebbe parso di sentire le grida gioiose di Teucer o i vani tentativi di Tonia che, pacata come sempre, tentasse di contenere la sua smisurata energia di bambino. Fu così che, mestamente, Tartaglia tornò col pensiero ai suoi fratelli. Ormai non contava più i giorni in cui lo avevano confinato a Liyue, lontano da loro, e le lettere di Tonia non bastavano più: voleva solo riabbracciarli, tornare a giocare con Teucer, a pescare con Anthon sul lago ghiacciato alla periferia della città e ascoltare Tonia parlare per ore, raccontandogli tutto ciò che nelle sue lettere non trovava spazio.

Osservò l'architrave di ghiaccio e perfino lui, forgiato dalle basse temperature di Snezhnaya, trasalì quando una forte raffica di vento e neve gli piombò sul collo. Si voltò verso l'entrata per osservare quella che in principio era una leggera nevicata diventata ormai tormenta. Respinse i visi sorridenti dei fratelli per entrare a gamba tesa nell'accampamento, dove Lumine stava acquattata a terra a carezzare la testolina di una volpe bianca. Un paio di altre sue compagne, invece, si stavano servendo delle bacche che la ragazza aveva offerto loro in un logoro piatto di ferro.

«Fuori il tempo è peggiorato, compagna» esordì il ragazzo, tornato con il suo caratteristico sorriso sbarazzino in viso. Indossò una maschera perfetta, tanto che Lumine, in un primo momento, sembrò non accorgersi del groviglio di malinconia che aveva preso a vorticargli dentro. Invece, scattò con la testa alle spalle del ragazzo, dove i fiocchi avevano iniziato a trapelare dall'entrata della caverna e il ruggito del vento rimbombava sulla roccia.

«Allora sarà meglio accendere il fuoco, preparo qualcosa di caldo.»

Con un'ultima carezza, la ragazza si alzò da terra, scrollandosi la neve dalla gonna. Con il fuoco acceso, tirò fuori quel che era rimasto nella borsa e lo gettò nel pentolone, dove la neve che avevano raccolto si era sciolta e aveva iniziato a bollire. Il ragazzo, dal canto suo, guardava la brace ardente come rapito. Chissà se anche i suoi fratelli erano riuniti intorno al fuoco... anche loro stavano pensando a lui?

«Ehi, Ajax...»

«Uh?»

«Qualcosa non va? Sei stranamente assente.»

Tartaglia, seduto a gambe incrociate vicino a Lumine, posò il gomito sul ginocchio e la guancia sul palmo della mano. A guardarla, con uno di quei piccoli animaletti in grembo a prendersi le sue attenzioni, pareva in apprensione. A memoria, Tartaglia non ricordava di averla vista una sola volta preoccuparsi per lui. Pensò fosse perché, probabilmente, non gliene aveva mai dato occasione: troppo impegnato a pavoneggiarsi della sua forza, con la mente sempre impegnata e rivolta a nuove sfide e battaglie, le nascondeva il lato più fragile di sé. Doveva essere quel posto ad averlo fatto esporre così: la neve non faceva altro che ricordagli quanto desiderasse tornare a casa.

Sorrise: «Aaaah, mi chiedevo se anche a casa mia stia nevicando.**»

* * *

* World quest “Lost in the snow”, Mondstand

** Line di Tartaglia (Childe) “When it snow: foreign country”

   
 
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