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Autore: nikita82roma    12/01/2022    5 recensioni
Ambientata ad inizio sesta stagione, dopo la proposta di matrimonio. Kate è a Washington, Rick in tournée a Philadelphia… [2 capitoli]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Philadelphia era calda.

Philadelphia era nuvolosa e umida. Come sempre.

Alle 17:30 il sole era ancora alto in quegli ultimi giorni di agosto e la fila davanti a lui era ancora discretamente lunga.

Aveva un sorriso per tutti, Richard Castle ed ogni persona che gli porgeva una copia dell’ultimo capitolo di Nikki Heat veniva da lui ringraziato per essere venuto lì, prima di autografare il libro.

Era bravo nel suo lavoro, lo era sempre stato, soprattutto in quella parte di rapporto con il pubblico ce ne erano pochi come lui. Stephen King aveva il maggior numero di trasposizioni cinematografiche, James Patterson era lo scrittore più ricco del mondo, Michael Connelly aveva venduto 40milioni di copie ma nessuno aveva un rapporto con i suoi fan come Richard Castle. Si divertiva in quelle occasioni, dava il meglio di sé stesso, intratteneva il pubblico e lo rendeva partecipe, non dava mai la sensazione che stare lì era solo un obbligo imposto dalla sua casa editrice, lui era coinvolgente, brillante e divertente, ma quel giorno era sicuramente anche un bravo attore, perché sarebbe voluto essere da tutt’altra parte ma quel tour infinito per Deadly Heat sembrava non doversi concludere mai. Ed era solo a metà.

Un mese. Anzi 32 giorni, per l’esattezza. 32 giorni che non la vedeva. Lei a Washington, lui in giro per la East Cost. Dovevano incontrarsi la settimana precedente, quando lui era stato per due giorni nella capitale, ma lei era dovuta andare per qualcosa top secret a Boston. Proprio in quei due giorni. Ed era saltato tutto: la cena che aveva prenotato in quel famoso ristorante francese che lei aveva detto da tempo di voler provare e soprattutto la notte nella suite del Mandarin Oriental dove già si immaginava di fare con lei lunghi bagni e piccantissime docce nell’immensa camera da letto. Niente di tutto questo.

“Ciao, è un piacere vederti qui”

“Ciao, sono contento che ti piacciono i miei libri”

“Ciao, ti ringrazio per il tuo affetto”

“Ciao, a chi devo fare la dedica?”

“Ciao…”

“Ciao…”

“Ciao…”

“Ciao…”

“Ciao Castle.”

Alzò lo sguardo stupito, non si aspettava di vederla. Non gli aveva detto niente. Aveva fatto benissimo la sua parte, con la copia del suo libro in mano, in fila, come tanti altri, una delle ultime, in realtà. Era bellissima. Poteva essere più bella dell’ultima volta che l’aveva vista? Lo era, con la camicia blu e i capelli raccolti in una coda alta, un filo di trucco e uno zaino lasciato penzolare dalla spalla destra.

“Puoi dedicarlo a Kate” Lui rimase immobile mentre lei gli porgeva il libro, lo schiarirsi la voce di qualcuno dietro di lei lo convinse a prendere il libro e scrivere qualcosa sorridendo. 

“Aspettami, ho quasi fatto” Le sussurrò mentre le dava indietro la copia e Beckett si voltò vedendo che c’erano ancora solamente una decina di persone. Avrebbe finito presto. Castle fece un cenno ad uno dei responsabili della libreria che la lasciò passare, così Kate si mise alle sue spalle, qualche passo più indietro rispetto ai cartonati che lo raffiguravano con le copie di Deadly Heat in mano. Ricordava quando le aveva fatto una videochiamata dal loft circondato dalle sue copie di cartone e di tutte le sue battute sulla possibilità di avere più di un Richard Castle contemporaneamente. Erano finiti a fare discorsi decisamente vietati ai minori, ridendo tantissimo ed accentuando la mancanza che provavano uno per l’altra. 

Persa nei suoi pensieri, bastò una mossa di Rick per attirare di nuovo la sua attenzione al presente, sentì il rumore della sedia che si spostava e lui che si stava alzando, ma non era per andarsene: una ragazza decisamente procace e altrettanto decisamente scollata si era generosamente piegata verso di lui per una sua firma speciale.

“Allora dove lo vuoi?” Chiese Rick sorridendo malizioso, ma non c’era bisogno di chiedere, perché era evidente e sotto lo sguardo gelido della sua fidanzata, che non poteva però vedere, le autografò la parte alta, molto alta ci tenne poi a specificare, del seno alla giovane che se ne andò via, proprio sotto lo sguardo contrariato di Kate, molto soddisfatta.

Washington - Philadelphia era poco più di un’ora e mezzo di treno. Le avevano detto che aveva 24 ore di permesso poco dopo mezzogiorno e le era bastato il tempo di andare a casa, mettere un cambio nello zaino, andare alla stazione e prendere il primo treno. Era arrivata a Philadelphia poco prima delle 17:00, poi aveva preso un taxi e lo aveva raggiunto in libreria. Solo quando aveva visto che ancora c’era una fila di fan piuttosto consistente ed altri in arrivo, aveva deciso di comprare una copia e mettersi in fila anche lei. Lo osservava da lontano, sperando che non la vedesse e preso com’era dal suo lavoro non aveva fatto caso alla sua presenza tra gli altri lettori in attesa.

Aspettò con pazienza che finisse di salutare anche l’ultimo dei suoi fan, un ragazzo molto timido che lo aveva ringraziato più volte imbarazzato e gli aveva stretto vigorosamente la mano, prima di scappare via, quando si era reso conto che dopo di lui non c’era più nessuno. Kate lo vide infine respirare profondamente, appoggiando entrambi i palmi delle mani sulla scrivania e poi alzarsi rumorosamente. Due solerti addetti della libreria aveva già cominciato a spostare le sagome ed il resto del materiale pubblicitario, lasciandola in bella vista a lui, appena si girò. Non riuscì a trattenere un sorriso sincero, non più velato dallo stupore del vederla lì all’improvviso, inaspettatamente. Con due passi fu da lei e l’abbracciò stretta, inspirò il profumo dei suoi capelli, accarezzò con il naso la sua guancia, scivolando fino al collo, le diede un bacio, indugiando per un po’ sulla sua pelle e poi corse a cercare le sue labbra. Dovettero entrambi trattenersi, ricordandosi di essere in un luogo pubblico.

Dio, quanto si erano mancati!

“È bello vederti.” Le disse la cosa più ovvia che poteva dire. “Quanto…”

“Domani alle 17.00 ho il treno per Washington. Domani sera devo essere a lavoro. Mi hai detto di non avere impegni domani…” Glielo aveva detto qualche giorno prima, sperava che nel frattempo non avesse preso qualche altro impegno. Lui solitamente la teneva aggiornata su tutti i suoi appuntamenti, un modo per condividere la sua vita con lei, ma non sapeva se magari avesse avuto qualcosa da fare che lei non sapeva.

“Non ho impegni. Ma anche se li avessi avuti li avrei cancellati. Mi sei mancata.”

“Anche tu.”

Erano ancora abbracciati nella libreria, con le mani che accarezzano le rispettive schiene, scendendo lungo la spina dorsale e si resero entrambi conto che forse era meglio se fossero andati a finire quei discorsi in qualche luogo più adatto.

 

 

 

“Stai vendendo meno copie o sei solo diventato meno megalomane in queste settimane?” Gli chiese Kate mentre entravano in una stanza decisamente più piccola degli standard a cui Castle era abituato, non una camera standard, ma nemmeno la suite più grande a disposizione dell’hotel.

“Sto vendendo molte copie, sono sempre megalomane, ma non c’erano altre camere disponibili. E poi non pensavo di doverla dividere con nessuno.”

Chiuse la porta dietro di loro e la spinse delicatamente contro il muro, baciandola sul collo e accompagnando il suo zaino a terra, facendolo scivolare via dalla sua spalla, così da poterla stringere meglio.

“Quanto mi sei mancata Kate…” Le disse ancora assaggiando la sua pelle mentre le mani cercavano i bottoni della sua camicia per arrivare alla sua pelle.

Beckett respirò profondamente godendosi le sue attenzioni. Sapeva che sarebbe stato difficile convivere con la sua mancanza ma non immaginava così tanto. La presenza di Castle era diventata per lei molto più importante di quanto volesse ammettere a se stessa e di quanto avrebbe mai ammesso a lui. Però era così, le era mancato tanto, così tanto che teneva il conto di ogni giorno che passavano distanti e controllava sul calendario quando si sarebbero potuti rivedere, aggiornando il conto dopo ogni volta che per un imprevisto non riuscivano ad incontrarsi. In quei mesi non era la prima volta che scappava all’improvviso per raggiungerla o che lui si presentava a Washington anche solo per passare qualche ora insieme, come aveva appena fatto.

“Babe…” Sospirò mentre lui aveva finito di aprire la camicia. Le accarezzava i fianchi, stringendole poi la vita e risalendo la schiena verso il laccetto del suo reggiseno mentre scendeva dal collo baciandole l’osso sporgente della clavicola e poi ancora più giù verso i suoi seni.

Il suono del cellulare di Castle ruppe improvvisamente il loro idillio. Kate respirò profondamente tirando indietro la testa fino a toccare il muro mentre riconosceva dalla suoneria che era Alexis che stava cercando suo padre, rimasto con le labbra sulla sua pelle, titubante su cosa fare. 

“Rispondi a tua figlia, non scappo, promesso.” Gli disse accarezzandogli i capelli. Rick alzò gli occhi e sembrò chiederle scusa, poi si allontanò per qualche istante, il tempo di salutare frettolosamente sua figlia e poi tornare da lei.

“Scusami…” Le disse facendole vedere che aveva messo il cellulare in modalità aereo, poi allungò la mano per sfiorarle con la punta delle dita il seno sopra il pizzo dell’intimo blu. 

“Oggi quante ne hai autografate?” Chiese sorprendendolo

“Trecento, quattrocento… non lo so…” Rispose senza prestare troppa attenzione a quella domanda così fuori contesto.

“Tette?” Rise Kate e lo fece sobbalzare.

“Eh? Cosa? No, copie dei libri!”

“Ti ho visto con quella, prima di me.” Lo guardò intensamente. Sorrideva e lui non capiva se era seria o stesse scherzando.

“Cosa? Dai Beckett… Lo sai… Io… Loro…Ti amo!” Balbettò come a volersi giustificare mentre continuava ad accarezzarla.

“Vado a farmi una doccia…” Prese la mano di Rick e baciò le sue dita.

“Ehy ma…” Provò a protestare.

“Una doccia veloce Castle. Aspettami, non scapperò in accappatoio.” Sorrise e gli diede un rapido bacio sulle labbra prima di andare verso il bagno, lanciandogli la sua camicia una volta oltre la porta, prima di chiudersela alle spalle.

Fu veramente una doccia breve, tornò dopo poco con i capelli raccolti come li aveva messi sotto la cuffia per proteggerli, e l’accappatoio bianco dell’hotel che le arrivava poco sopra le ginocchia, lasciando scoperta gran parte delle sue lunghe gambe. Si avvicinò a lui, seduto sul bordo del letto ed entrambi si sorrisero, come se ognuno nascondesse un segreto all’altro. 

“Dove lo vuoi?” Le chiese quindi tenendo in mano un pennarello di quelli che usava per fare i suoi autografi, pensando di sorprenderla, ma fu lei a farlo, scostando l’accappatoio e scoprendo parte dell’inguine.

“Qui.” Indicò un punto preciso, guardandolo maliziosa, sorridendo mordendosi il labbro inferiore.

Fu solo un attimo di esitazione e poi Rick lasciò la sua firma sulla pelle di Kate che subito dopo fece scivolare l’accappatoio ai suoi piedi, rimanendo completamente nuda davanti a lui, che per i suoi gusti aveva ancora troppi vestiti addosso.

 

“Mi manchi già” le disse mentre la teneva stretta contro il suo fianco, guardando dritto davanti a se. Un treno stava arrivando in stazione proprio in quel momento e il rumore pensò avesse coperto le sue parole. Kate si strinse di più a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla e baciandogli il collo. Anche a lei sarebbe mancato terribilmente. Il vento causato dai treni le scompigliava i capelli facendoli volare davanti al viso di Castle: il suo sarebbe arrivato tra poco, lo avevano già annunciato.

“Ehy Babe...” gli sussurrò stampandogli un bacio sulle labbra facendo fatica a resistere a quello sguardo triste da bambino che aveva. E lui sospirò, forte.

“Verrò la prossima settimana.” Le promise.

“Non so se potrò prendermi un giorno libero...” si morse il labbro per celare il disappunto. Non una bella mossa. Rick sospirò più forte perché quel gesto gli riportava alla mente cose della notte precedente, e del pomeriggio precedente e di quella mattina, che avrebbe volentieri ripetuto anche in quel momento.

“Non importa. Ti aspetto a casa. Sarò bravo. Prometto.”

Kate rise forte e lo baciò ancora, proprio mentre il treno stava arrivando.

“Ti amo, Babe.”

“Ti amo, Kate.” Lasciò la sua mano mentre lei stava salendo ed aspettò che il treno ripartisse, per poi avviarsi decisamente triste al suo hotel.

   
 
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