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Autore: eclissidiluna    13/01/2022    1 recensioni
Un anno fa iniziavo la mia esperienza come autrice, con “Una seconda occasione”. Gli anniversari vanno in qualche modo “onorati”. Una piccola cosa. Niente più di questo.
AVVERTENZE: SPOILER SU TUTTA LA SERIE PER EVENTUALI RIFERIMENTI e se non avete letto il finale “opzionale” di “Yin e Yang” (capitolo 12), risulta difficilmente comprensibile. Se vi imbattete in questa piccola cosa e decidete di dare un’occhiata…be’, magari vi verrà voglia di conoscere i personaggi di cui parlo. In ogni caso, come sempre, buona lettura!
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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NOTE DELL’AUTORE: A metà gennaio 2021, sono uscita dall’ “ombra” e ho “spiccato il volo”, spingendomi oltre il ruolo di recensore. Voglio ricordarmi quel “coraggio”. In alcuni periodi dell’esistenza abbiamo bisogno di rammentare, a noi stessi, l’audacia dimostrata. Anche nelle cose all’apparenza più banali. Ma “svelarsi”, mettersi in gioco, non è mai banale.

 In quasi tutte le mie storie c’è un forte presenza femminile. Fondamentale, essenziale, salvifica. Donne ferite, zeppe di cicatrici, marchiate a ferro e fuoco che hanno saputo trasformare la propria lava in linfa vitale.  A loro mi sono “ispirata”. A loro mi ispiro ogni giorno. E non parlo di Fanfiction.

La storia che mi rappresenta di più è “Yin e Yang”, è quella più intima dove traspare in pieno la mia visione dei concetti di Bene e di Male, di sofferenza e resilienza…spunti di riflessione squisitamente filosofica che, la serie Supernatural, suggerisce. A dirla tutta è anche quella che si conclude in modo innegabilmente “non canon”…ma è il “mio” finale. Il mio. Questa è una sorta di “approfondimento” della storia. Qua e là ho inserito dei “riferimenti” ai “treni” che, in questo anno, hanno “sferragliato” con me. E’ stato un “vagare per binari” affascinante e “catartico”!

Dedicata alle Donne che ho incontrato…anche qui. Un abbraccio a Cin75 che mi ha donato il coraggio di quel primo… volo.

 
E’ un giorno di primavera.

Amy gli ha detto di appendere il cartello “CLOSED”, consigliandogli di non entrare in negozio. Perché oggi è quel giorno.

Amy sa che il dolore ancora urla e Sam è sofferta cassa di risonanza. Ma Sam ha rifiutato categoricamente l’idea, pur sapendo che è l’amore a “consigliare”. Un amore che accetta, comprende, consola.  Sam è certo che lei non vorrebbe quel “CLOSED”. E allora, come ogni giorno, lo scacciaguai appeso alla porta d’ingresso ha tintinnato e Sam si è messo dietro al bancone.

Ha preso l’abitudine di Liz…leggere attendendo gli avventori. Un libro in bella vista, a fianco del registratore di cassa. Può avere la copertina lucida, fresca di stampa o più opaca, indice di un’uscita non proprio recente... poco importa. Le ore, in attesa dei clienti, trascorrono più liete con quel “compagno di viaggio”.

Dopo una frugale e breve pausa pranzo lo scacciaguai scampanella e Sam alzando lo sguardo in direzione dell’ingresso, distingue chi non è un semplice acquirente di romanzi.

“Castiel! Che ci fai qui? Credevo che fossi super-impegnato con Chuck! Ti fai vedere sempre meno!” esclama Sam, felice e stupito, andando incontro all’amico.
“Ciao Sam.” risponde educatamente l’angelo, annuendo un po’ imbarazzato. “Lo so…e Dean non fa che rinfacciarmelo…” ammette con rammarico, inarcando le sopracciglia “ma ho delle responsabilità in Paradiso. Chuck e Amara mi hanno dato fiducia e mi spiace che, questo mio nuovo ruolo, mi impedisca di esserci…quanto e come vorrei…”

Sam sorride. Suo fratello è profondamente cambiato. E’ un uomo completo, appagato, in qualche modo “risolto” anche se, quel cuore bizzoso, è stato lo scotto da pagare per la sua “prima vita”.
Ma Jenny, paziente e inarrestabile guerriera, lo ha guarito. Senza fretta. Renderlo padre ha completato quel percorso di lenta riabilitazione.

Tuttavia Sam continua a temere per la sua salute, in particolare quando si dedica troppo al lavoro o s’infervora in una discussione. Fortunatamente è lontano il tempo in cui litigavano ferendosi l’un l’altro, offuscati da sentimenti di rabbia, frustrazione e rimpianto. Spesso, qualche discutibile decisione assunta individualmente e che, inevitabilmente, coinvolgeva entrambi, portava a violente dispute. Ma, ogni frase aspra e tagliente, era dettata più dalla paura di non sapere chi, tra i due, “sarebbe rimasto in piedi”, che dal rancore provato per non essere stato interpellato. Ora lo hanno compreso appieno. Oggi, per “risolverla”, si lascerebbero andare a un sincero “Mi dispiace!” e non faticherebbero a concedersi un liberatorio…abbraccio.

Oggi Sam mai rimprovererebbe Dean per averlo salvato, facendolo possedere da Gadreel
Oggi Dean non oserebbe biasimare Sam per non aver distrutto il Libro dei Dannati.

Sono cresciuti. Sono diventati più saggi. Qualcuno direbbe che sono semplicemente…invecchiati. Sam benedice ogni capello canuto scovato su Dean.

Sam, quando temeva che, dopo il Marchio, suo fratello sarebbe esploso come bottiglia sotto pressione, non riusciva a ipotizzare fili bianchi ad impreziosire l’ambrata capigliatura del maggiore. Al contrario, un corpo freddo su un giaciglio di fuoco, appariva plausibile certezza.

Dean non è scoppiato. “Solo” il suo cuore è esploso. Ma lo hanno riparato. Frammento dopo frammento.
E Dean è tornato.

E’ meno impulsivo e irruento Dean ma, quando Castiel ha diradato le sue visite, se l’è presa parecchio. Ha alzato la voce e Sam si è improvvisamente trovato innanzi “il giovane Dean”. Ha dovuto ricondurlo alla calma.  Castiel è stato scelto per tutelare e in qualche modo “rinnovare” il Paradiso.  Dean dovrebbe essere orgoglioso di lui. E, in realtà, Sam sa che è così.

Dean è fiero di Cas. Ma gli manca e, in questo, Dean non è cambiato. Non sa nascondere le proprie emozioni. Per lui Cas è un fratello. Per Dean la famiglia viene sopra ogni cosa, superando anche la “ragion di Stato” di un Paradiso da “ristrutturare”.

“Lo capirà…lo capirà…sai com’è fatto” conclude Sam, tentando di rassicurare Castiel.
“Lo so com’è fatto…lo so bene…” sospira Castiel, tra il rassegnato e il divertito “ma non sono qui per Dean, sono qui per te, Sam” continua poi senza indugio.
“Per me?!” domanda Sam, tradendo curiosità.
“Sì…Chuck mi ha concesso di consegnarti una lettera…”
Sam deglutisce. “Un avvertimento? Devo stare attento a Dean…?!” “Devo stare attento a Dean!”, è un mantra, la deduzione che appare sempre  la più ovvia, scontata.
Sam non riesce ancora a sentirsi “al sicuro”, teme che, da un momento all’altro, quella felicità conquistata a fatica possa esser loro sottratta. Quando sei abituato alla pioggia battente e continua, quella che si trasforma spesso in grandine, penetrandoti nelle ossa, paralizzandoti, è difficile fidarsi totalmente di quel tepore che scalda e risana, senza chiederti nulla in cambio.

“No, non si tratta di questo.” si affretta a tranquillizzarlo l’angelo. “E’ una lettera di Liz”
Sam sgrana gli occhi. “Di Liz?!”
“Sì…” e Castiel gli porge una busta color avorio.
Sam l’afferra con cautela, con mano tremante. Non ha mai avuto dubbi sul fatto che Liz fosse in Paradiso. Ma non ne ha mai parlato con Castiel.
“Perché?!” domanda Sam, incredulo e disorientato.
Castiel gli sorride motivando “Credo che tu ne abbia bisogno, Sam. E’ stata Liz a chiedere ad Amara il permesso di fartela avere. Le cose sono cambiate in Paradiso, te l’ho detto. Ora i defunti non solo possono rivivere i propri momenti felici ma, tutte le volte che lo desiderano, è consentito loro di osservare chi hanno amato, chi hanno lasciato sulla Terra.”
“Davvero?! Quindi anche la mamma, Bobby…” e Sam fa una rapida carrellata di tutti quelli che, nel tempo, hanno perso.
“Sì Sam e vegliano su di te…su di voi…” conferma Castiel, commosso.
Sam, con gli occhi lucidi, scopre una forza nuova, inattesa.
“Ma nessuno può comunicare con voi in un modo così tangibile…lo sai, solo Bobby ci è riuscito, in passato…e non senza conseguenze…”
“Ma allora come…come ha potuto?!” chiede Sam, sempre più attento.
“Sai che ho seguito Liz e Jenny per molto tempo, lo ricordi, vero?”
“Sì…certo…per questo le hai “scelte” per noi, quando abbiamo deciso di cambiare vita…”
“Esattamente. Lei, non so come, deve avermi “riconosciuto”. Un giorno, mentre ero in una delle mie “ispezioni”, ha attirato la mia attenzione dicendomi che le ero parso in sogno più volte, durante la sua esistenza terrena. Da ragazzina, quando temeva di non superare la notte, in quel vicolo…o da giovane donna, quando non si rassegnava alla perdita di Emily…Liz mi “sentiva”, percepiva la mia presenza. E’ una dote strabiliante Sam, non comune…avvertire il soffio degli Angeli!” e Castiel, raccontando, sembra ancora profondamente colpito. Al contrario di Sam. Lui ha sempre saputo quanto Liz fosse creatura straordinaria “Non mi stupisco Castiel…Liz è una persona “non comune”! Ha compreso me e Dean in pochi mesi…senza sapere praticamente nulla di noi!” e Sam ancora si intenerisce, ripensandoci, rifiutandosi di coniugare un verbo al passato.
“E’ così…è così Sam. Per questo non le ho negato il favore.” dichiara Castiel, solenne.
Sam stringe a sé la lettera, annuendo “Grazie Castiel…grazie…”
“Ora devo andare Sam ma tornerò presto anzi…ti prego, saluta Dean da parte mia e digli che, una di queste sere, passerò a bere una birra con lui...”
“Ne sarà felice…” poi Sam, sapendo di far piacere all’amico di vecchia data, aggiunge “lui…lui è fiero di te, Castiel…gli manchi terribilmente.”
Le iridi di Castiel si tingono di un azzurro più intenso. “Mi mancate anche voi, Sam” ammette svanendo, con un sorriso sincero sulle labbra.

Lo scacciaguai risuona ma Sam sa che la porta non si aprirà.
---
Sam, rimasto solo, scruta la missiva. Ci vuole coraggio. Ne ha avuto parecchio, in ogni momento della sua strampalata esistenza! Lucifero, ogni tanto, ancora si diverte a tormentare il suo sonno però basta un lieve tocco di Amy, sulla sua spalla nuda, per tornare a respirare. Ha un mostro accanto che, ogni notte, mettendo a tacere i suoi…mostri, gli ricorda che il buio può essere luce.

Ci vuole coraggio ad affrontare quella morte “naturale” che non ha potuto evitare.
Ci vuole coraggio ad aprire una lettera immaginando una voce che non può più ascoltare.

Il rumore della busta lacerata sancisce quell’ardire. Sam si aggiusta gli occhiali sul naso. Occhiali che ormai gli servono. Davvero. Rammenta ancora la gioia provata nel confermare, a un semplice controllo oculistico di routine, quella “guadagnata presbiopia”. Non ha mai scommesso sul fatto di poter invecchiare. Insieme a Dean.
Sospira e mette da parte il libro che stava leggendo. C’è qualcosa di molto più prezioso da leggere.

“Caro Sam,
schiena dritta e togliti quella smorfia da beota stampata in viso!”

Sam sorride. Un inizio decisamente appropriato…“alla Liz”!

“Sono finalmente riuscita a ricordare dove avevo già visto Castiel. Non era un semplice “amico di famiglia”, un Angelo che vi ha aiutato durante la vostra travagliata esistenza. Era già legato a me. Prima di esserlo a voi. Era già con me. Era già nel mio dolore prima che io mi avventurassi nel tuo, figliolo.”
E Sam immagina il volto pensieroso di Liz, quello riflessivo, da “cervello in movimento” che ha imparato a riconoscere e amare.

“Mi ha protetto nei momenti difficili…sentivo la sua presenza. Qui sta facendo un ottimo lavoro. Per questo mi sono rivolta a lui con fiducia…per arrivare a te.
Posso vederti, Sam. E, a volte, non mi piace ciò che vedo.”

Sam sussulta. Non può accettare l’ipotesi di deluderla. Non Liz.

“Ti racconto una storia, Sam. Una di quelle che mi sarebbe piaciuto raccontare alla mia piccola omonima.

Quando sei entrato nella mia libreria non ti avrei dato un penny. Ho pensato che fossi l’ennesimo scocciatore. Cercavi di dimostrarti preparato, cordiale e, quel tuo modo di fare così disponibile, ossequioso, da “bravo ragazzo”, non faceva che darmi sui nervi!
Ti guardavi intorno con sospetto e stupore, catturato dall’enorme quantità di volumi che ti sovrastavano. Volevi ottenere il lavoro, volevi essere “messo alla prova” e io ho pensato che sarebbe stato divertente. Saresti stato “un passatempo” per movimentare la mia giornata, inesorabilmente solitaria e uguale alle altre. La traduzione era solo un pretesto. Sapevo che non avresti potuto terminarla in tempo. Non con le condizioni che ti avevo posto… “I clienti prima di tutto!”, a proposito…mi auguro che sia sempre la somma, imprescindibile regola!

Eppure tu non ti sei dato per vinto.

Gentile, cordiale, pronto ad accogliere, con competenza e garbo, ogni persona che entrava. Anche se non sapevi dove mettere le mani! In quel momento ho capito che non saresti stato un “passatempo”. Saresti stato un dono.
E lo sei stato, Sam. Lo sei stato.”

Sam deglutisce. “il dono di Dio” come Liz aveva “definito” Jenny…quando ancora non sapeva cosa avrebbe significato. Per Dean.

“Non sei arrivato in tempo per “salutarmi”. Continui a rimproverartelo. Per questo non riesci ancora a sederti sulla poltrona. Per questo non riesci ancora a posare gli occhi sul divanetto.”
Sam boccheggia e gli occhi pungono mentre una lacrima scende giù, fino a bagnargli il colletto della camicia.

“Non mi è mancata la tua mano, Sam. Conosco quella stretta, come tu conosci la mia. Non sarebbe stato nulla di nuovo. Non diversa da quando ti serravo il pugno teso nei miei palmi, per sedare il tuo cuore in rivolta, specchio, agitato e sofferente, del cuore di Dean.

Avresti voluto dire le “parole giuste”. Avresti voluto catturare le mie “ultime parole”…ma non ricordi la lezione del Piccolo Principe, Sam?

“Le parole sono fonte di malintesi”.  

Non ho mai avuto bisogno che tu mi spiegassi il perché di quelle occhiaie, di quel masticare improvvisamente più lento, di quel respiro più affaticato…ti ho sempre “letto”, Sam, pagina dopo pagina, senza dover ricorre alle “note a margine”. Una complicità costruita passo passo, sorseggiando il caffè tenuto in caldo. Quel caffè era il “tuo caffè”. Ti aspettava. Come ogni mattina.

Come la volpe, ormai addomesticata, aspettava il Piccolo Principe.
Come ti aspettavo io.

Ci siamo “addomesticati” a vicenda, figlio mio. Nel momento in cui ho avuto la consapevolezza che non sarei riuscita a bere il mio ultimo caffè, sentirmi chiamare “mamma” avrebbe reso meno grave il doverti lasciare? Il sentirti definire “figlio” ti avrebbe reso più dolce l’addio?!

Già ci “definivamo” così. Ancor prima che lo sguardo si facesse parola. Era il nostro innocuo segreto. A cosa sarebbe servito ribadirlo nell’attimo dell’arrivederci? A nulla.

 Mentre ero libera cenere mi hai comunque riservato quel prezioso appellativo e Dean, superando l’amore per Mary, si è unito a te.
Mary vi ha messo al mondo ma non ha avuto il privilegio di amarvi come avrebbe voluto. Il mio ventre è stato condannato ad essere arida superficie lunare ma ho potuto conoscervi, assistere alla vostra rinascita, farne parte…e allora… mai ci fu maternità più completa, Sam!

Dean è vivo grazie a te. Alla tua ostinata resilienza, alla tua incrollabile volontà di strapparlo alla Morte, che a lui pareva “salvezza” sicura. Tu hai scelto di “farti stupire dalle persone”, ti sei fatto meravigliare da me e da Jenny. E, alla fine, Dean, si è rigenerato in quella sorpresa.
Io, con la mia Emily, ho fallito. Ma tu no.

Tu hai avuto coraggio, Sam. Quello che ti appartiene da sempre. Quello che ti riconosce Dean, quando dice che sei più forte di lui. E lo sei, Sam.
Lo sei."

Sam vorrebbe che entrasse qualcuno. Per interrompere la lettura. Perché ormai la vista è appannata e il bavero della camicia risulta fastidiosamente umido. Ma la porta resta chiusa.

Invece il telefono squilla.

Sam si scuote.
…”
“Ehi! Ciao Belle, la Bestia dove l’hai lasciata?!”
“Dean…” e il timbro di Sam è nota musicale che “canta” le emozioni provate, sfogliando spartito divino.
“Sammy! Che c’è?! Non ti sarai mica offeso?! Era solo una battuta…tu, la tua passione da topo di biblioteca e Amy che…be’…ecco…se la spiego troppo perde senso…insomma…” balbetta Dean, avvertendo quel suono così lontano, di gola, in quel “Dean” pronunciato in un fiato interrotto “… era solo una stupida battuta…a ripensarci non fa nemmeno così ridere…” conclude, mesto, quasi giustificandosi.
“No…no…lascia perdere Dean, non mi sono offeso…qualche problema?” taglia corto Sam, schiarendosi la voce.
“No…nessun problema…volevo solo dirti di chiudere prima il negozio. Sono già davanti a scuola, sono passato a prendere Liz.”

Situazione imprevista. Incognita. Angoscia. Sam torna immediatamente vigile e presente a se stesso.

“Ma doveva andarci Amy…che cosa è successo?!”
Dean stringe il cellulare, in un moto di snervata sopportazione.

“Non allarmarti subito, Sam! Ogni volta che c’è un cambio di programma reagisci come se fosse il preludio di un’Apocalisse! Caspita, Sammy! Passano gli anni ma non ce lai fai proprio a rilassarti!” lo rimprovera Dean.

Sam annuisce. E’ cosciente di essere ancora incredibilmente irrequieto. A sua parziale “discolpa”, però, ha un paio di elementi estremamente razionali: la patologia cardiaca di Dean, una kitsune per compagna, l’essere padre di una figlia “fornita” di artigli retrattili che la piccola, precocemente “addestrata”, cela con cura. Indubbiamente queste “condizioni oggettive” non aiutano a tenere a freno una certa innegabile tendenza all’ansia!

 “Ok…allora puoi, gentilmente, spiegarmi il cambio di programma?” e Sam si sforza di sembrare disteso.
“Così va meglio! Ho sentito Amy…stasera se ne starà con Jenny, una serata tra donne e noi andremo con i bambini alla cascata. Dormiremo sulla Chevrolet…non sarà l’Impala ma ci si accontenta! E poi non è venuta così male…” esclama Dean, con una punta di orgoglio.
“Ma perché Dean? E’ primavera ma non fa così caldo…dormire in auto…di notte…si ammaleranno…”
“Ma non dire sciocchezze! I nostri figli, Sammy?! Sono geneticamente predisposti ad avere una massiccia dose di anticorpi!  Ogni tanto John usa il trucco del termometro sulla lampadina per fregarci e non andare a scuola! E Jenny e io facciamo finta di crederci… non sempre s’intende!! E vogliamo parlare di Liz?! Davvero, Sammy? Devo essere io a ricordarti le doti di “resistenza fisica”, ereditata da parte materna?! Poi d’accordo, te lo concedo, forse Sarah è troppo piccola…meglio che resti con Jenny ma vedrai che, i nostri due primogeniti, si divertiranno come pazzi!” e Sam avverte tutto l’entusiasmo che è solito percepire nel maggiore.
Dean è sempre stato…un entusiasta. Anche quando era un ragazzino con incubi che, come fameliche termiti, rosicchiavano i suoi sogni. Gli bastava poco per rinnovare quello spirito di fanciullo, per prendersi a morsi un paio di bocconi di negata adolescenza. E permettere a Sam di fare altrettanto.

“Non lo so Dean…potrebbe essere pericoloso…anche se Crowley e Amara hanno i loro patti e vige un delicato “equilibrio” …sappiamo cosa si può nascondere là fuori…”
“Per questo avremo la compagnia di Capitan Uncino! Se ne starà un po’ in disparte, pronto a ogni evenienza. E poi lo sai che John non resiste alle storie di pirateria di Benny! E’ già euforico! Ti prego, Sam! Non rovinarmi la festa! “
Sam chiude gli occhi. Per un attimo gli balenano i fuochi d’artificio del 4 luglio, quelli “di nascosto”, solo per loro. Perché si meritavano quella “festa”, quei razzi a trapuntare la notte di colore. Perché dovevano poter credere, ancora, che l’oscurità più impenetrabile potesse essere trafitta.

“Sarà divertente Sam e poi andremo a caccia…”
“A caccia?!” ripete Sam, destandosi all’istante.
“Di stelle papà! Andremo a caccia di stelle!”
Sam si commuove al sopraggiungere della voce di sua figlia. La immagina strappare il telefono di in mano a Dean “Ehi! Ciao tesoro! Allora, a quanto pare tu e lo zio avete già organizzato tutto?!”
“Nei minimi dettagli! E non porteremo nemmeno il telescopio, ad occhio nudo…perché zio Dean ha controllato il bollettino dell’Osservatorio e dicono che sarà una delle notti più nitide dell’anno! Sarà bellissimo, papà!”
“Ok, ok…sarà bellissimo!” conferma Sam, amorevolmente arrendevole.
“Allora ti sei…ti sei… convinto fratellino?” chiede Dean, ansante.
“Si, Dean…mi sono convinto…ma perché hai il fiatone? Dean?!” domanda Sam, rimettendosi sulla difensiva.
“Sto bene…va tutto bene…solo che…che sto giocando a rincorrere tua figlia…” precisa Dean, a mozziconi.
“Dean!”
“Non mi prendi!” lo sfida la piccola.
“Aspetta che…che te lo faccio vedere io se non ti prendo…nanerottola bisbetica!” sbuffa, Dean.
“Liz! Smettila subito di giocare con lo zio!” tuona Sam e si rende conto di essere stato un tantino imperativo. “Mi spiace papà…mi sono fermata…” comunica Liz, mortificata.
“Scusa Liz…non volevo essere sgarbato ma lo sai, solo giochi tranquilli con lo zio…” la invita Sam, usando un tono severo ma più comprensivo.
“Ehi Samantha, dacci un taglio! Non far preoccupare mia nipote!” puntualizza Dean, riappropriandosi del cellulare.
“Dean…per favore…”
“Sam…non farti venire un attacco di panico…ti ricordo che questo week-end Jacob non rientra a casa dal campus, non può aiutarti!”
“Veramente sei tu che continui ad aver bisogno dei suoi consigli!” puntualizza Sam piccato.
“Ok…ok… volevo solo sdrammatizzare…comunque sono già seduto su una panchina, buono buono. Vai a giocare Liz…mi riposo un attimo, ma non allontanarti, ok?!”
“Sissignore!”
“L’adoro quando fa il soldatino obbediente!” esulta Dean. Sam “materializza” nella mente sua figlia che, impettita, fa il saluto militare e “vede” Dean.
Lo “vede”. Con quell’amore incondizionato negli occhi. Lo stesso che riservava al “nanerottolo Sammy” che, da adulto, si sarebbe preso la sua “rivincita”… centimetro dopo centimetro!

“Sammy…”
“Sì?”
“Smettila di preoccuparti per il mio cuore, Sam. Il dottor Nelson è ottimista…mi sto comportando bene”
“Lo so…lo so Dean...” conferma Sam. Ma la paura è più forte di ogni rassicurazione medica, di ogni terapia assunta con scrupolo e beneficio, di ogni battuta ironica di Dean. Sam non riesce a liberarsi totalmente. E’ ancora ostaggio di quel terrore. Quel cuore potrebbe tradirli. Potrebbe pompare troppo svelto. Persino a causa di uno stupido, apparentemente inoffensivo svago. Ma Dean vuole continuare a giocare.
“Sam…se tu…se tu non…be’…il mio cuore sarebbe fermo da un pezzo…”
Sam deglutisce, stringendo tra le mani la lettera di Liz.

Dean vuole continuare a giocare e…
 ci vuole coraggio.

“Mi hai salvato Sam…con la tua tenacia, con la tua forza. Ma, se non ci fosse stata Liz…be’…io non so cosa ne sarebbe stato di me, di noi. Forse non ti saresti confidato con Jenny e, senza il tuo intervento, per lei sarei rimasto un immaturo irresponsabile, uno stronzo da cui stare alla larga! E, a quest’ora, non ti lagneresti di trascorrere una notte “diversa”, in macchina... temendo di buscarti un raffreddore.  Andresti alla cascata…da solo, in silenzio. Avresti talmente tanto gelo “dentro” che non ti cureresti dell’escursione termica notturna.
Cammineresti lungo la riva, osservando la spuma bianca della cascata, recitando una preghiera… per un fratello senza lapide.”

Dean sa essere tragicamente realistico, coinvolgente, persuasivo. Un brivido attraversa Sam, dalla base del collo fino alle caviglie. E ora, l’idea di dormire in auto, sembra grandiosa.

“Dean…”
“E’ ok Sammy, è tutto ok…” ride Dean, scrollando il capo “ma sai che dico il vero. Io voglio vivere Sam…per Jenny, per i miei figli, per te…credo di non essere mai stato così attaccato alla Vita da quando questo orologio malconcio che mi piroetta in petto, fa a gara con la cipolla d’oro del Bianconiglio!  Non voglio perdere un solo attimo, Sam, un solo battito. Fino all’ultimo. So che oggi…oggi ti farà bene guardare il cielo, Sammy. E non sarai solo a cercare Liz, tra le stelle…”
“Grazie…grazie Dean…” sussurra Sam, sentendosi l’uomo più grato sulla faccia della Terra.
“Ti aspettiamo alla cascata, Sammy…prepara un borsone da mettere nel bagagliaio della “nuova” Impala!”
“Come ai vecchi tempi?” rincara Sam, sfregandosi gli occhi.
“Sì ma, al posto di un arsenale anti-mostri, coperte, thermos con tè caldo e non dimenticare Miss Rose!”
“Quel peluche gigante a forma di piovra che hai regalato a Liz?!” esclama Sam, disgustato.
“Lei lo adora!”
“E va bene…porteremo anche Miss Rose…almeno se avrà freddo si scalderà con i tentacoli!”
“Sammy?”
“Che c’è? Altri peluche da coinvolgere nella spedizione?!”
“Non potrei desiderare fratello migliore…” sentenzia Dean, non facendo nulla per nascondere la propria commozione.
“Vale lo stesso per me, Dean…lo stesso…”

Sam riaggancia sbottonandosi la camicia. Ormai il colletto è intriso.
Piacevolmente intriso.
---
“Wow!! Papà ha detto sì! Sei grande, zio!”
“Avevi dubbi, piccola?! Lo sai che ho un certo ascendente su tuo padre…se no a che servirebbe essere il fratello maggiore?! Ed ora sei pronta a scappare?!” la incita Dean, facendole l'occhiolino.
“No…papà ha detto che ti fa male…che…”
“Oh e allora non glielo diremo! Non sarà una bugia…sarà solo omessa verità…”
“Uhm…non suona proprio onesto…lo hai fatto spesso con papà?” domanda Liz, non troppo convinta.
Dean riflette, un po’ a disagio “Be’ sì…a volte…a volte è capitato e, in effetti non sempre è andata bene ma…erano verità decisamente più difficili da nascondere!” chiarisce, facendo spallucce.
Liz lo squadra con un’espressione che sa di rimprovero ma poi, senza preavviso, urla “Ok…allora…prendimi!”
Dean colto di sorpresa fa uno scatto per raggiungerla ma, ben presto, non scorge più Liz. Nemmeno un movimento tra le querce, un calpestio di minute scarpe sul tappeto erboso. Nulla.

Cammina a passo sempre più svelto, cercandola tra le siepi, sperando di scovarla dietro a un albero del parco ma di Liz non c’è traccia.

Comincia a correre, a chiamarla, con la voce sempre più spezzata e la tachicardia che corre con lui. E’ costretto a fermarsi. La schiena ricurva, i palmi sulle ginocchia, la salivazione azzerata…poi si sente tirare per un lembo del giaccone.

Dean chiude gli occhi, ridendo, espirando profondamente e, voltandosi, esclama paonazzo “Accidenti Liz! Vuoi farmi davvero…davvero prendere un colpo?!”
“Ma non lo diremo a papà, giusto zio Dean? Com’è che l’hai chiamata? Ah, ora ricordo…omessa verità!” precisa lei, sorniona.
“Scaltra come tua madre e responsabile come tuo padre! Ho imparato la lezione! Solo giochi tranquilli, come vuole papà!” afferma Dean, alzando le mani in segno di resa.
“Ti voglio bene, zio Dean!”

L'affanno lascia il posto a una serenità teneramente quieta. Dean sorride, prendendo in braccio sua nipote. Non prova sforzo alcuno. I battiti rallentano immediatamente. E’ la sua terapia “salvavita”.

Dean continuerà a giocare.
Anche senza correre.
 
---
 
E quando ti mancherò troppo Sam, siediti sulla  poltroncina senza timore di profanarla. Bevi il tuo caffè nella mia tazzina preferita ed evita di indugiare troppo nell’ala segreta della libreria… antichi geroglifici egizi. Non hai perso il tuo interesse per la traduzione, vero Sam? Materiale curioso, affascinante, in particolare il testo riguardante una formula per rievocare i defunti, per rivederli almeno una volta, senza incorrere nelle ire di Dei pagani o, in alternativa, di un Dio cristiano.  Ti pare saggio, Sam?! Non ne hai neppure parlato con Dean! Ricominciamo con i sotterfugi?! Tieniti lontano dai guai, Samuel Wilson!”

E Sam si sente scoperto!

“Non ti serve tornare alla magia, alle subdole “scorciatoie” di “quel mondo”, Sam. Mi puoi trovare in qualche battuta “al vetriolo” di Dean. Mi puoi scorgere nella pupilla verticale della donna che ti è stata restituita grazie a un atto d’amore fraterno, che mai avresti creduto possibile. Mi puoi rivedere in chi porta il mio nome e che, come ti avevo promesso, è miracolo e non abominio.

Infine cercami tra le stelle, figlio mio. Io sarò lì, ad attenderti. E quando pensi a me fallo con gioia, non con dolore. Perchè ho avuto la fortuna di essere…Liz. Semplicemente…Liz.
Una donna che si credeva arida superficie lunare e che invece, grazie a un “giovane libraio dal cuore puro”, è diventata fertile terra, abbagliata da un Sole che dona la Vita.

Anche dopo la Morte.

Con Amore.

Liz"

Sam sospira un paio di volte, recuperando la calma. Piega con cura la lettera mettendola nella tasca dei jeans, avviandosi verso il retro. La poltroncina è illuminata da tiepidi raggi solari di fine marzo. Si accomoda. Dopo un anno esatto. Quasi può sentirne la voce
Ben fatto! Era ora, ragazzo!”

Resta così, in pace…a riappropriarsi di quello spazio.
Poi sente lo scampanellio. Stavolta è davvero un cliente.

“Come posso aiutarla?”

Sorriso sulle labbra e fare gentile. Come gli ha insegnato Liz.
---
Manca un’ora alla chiusura ma Sam sa che lei lo perdonerà. C’è una… “caccia” da preparare.
Mentre posiziona il cartello “CLOSED” alza gli occhi al Cielo.
Dean e i bambini lo stanno aspettando.
E c’è qualcun altro che, in bilico su qualche costellazione, lo attende.
Chiude la porta dietro di sé, accompagnato dal suono ormai noto di quello scacciaguai.

Il Piccolo Principe può proseguire il viaggio.
Non servono parole.

Domani Sam si preparerà il caffè. E lo berrà nella tazzina sbeccata, quella azzurra.

Ci vuole coraggio.

 
Note dell’autore: sempre devota a “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry che cito più volte ma che, nel mio cuore, non è “citazione”…è fonte inestimabile di un’etica sapiente, semplice e potentissima  che mi guida e mi conforta. Ogni giorno.

Grazie a chi ha viaggiato con me, in questo anno di…volo.


Eclissidiluna
   
 
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