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Autore: Donatozilla    13/01/2022    2 recensioni
[Hazbin Hotel]
Bob è un Peccatore che vive a Pentagram City, vivendo la sua non-vita nello stesso modo in cui aveva vissuto la sua esistenza sulla Terra: Con totale pigrizia.
Bob, infatti, potrebbe essere tranquillamente considerato la rappresentazione vivente, o non vivente, della pigrizia.
Ora però dovrà trovare al più presto un lavoro in modo da poter pagare l'affitto e non essere cacciato di casa. Ma sceglierà un lavoro che uno come lui nessuno si aspetterebbe mai: il lavoro di guardia di un magazzino.
Riuscirà ad avere successo nel suo primo giorno lavorativo? La sua pigrizia sarà un ostacolo in questo suo nuovo lavoro... o andrà a suo vantaggio?
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Inferno non è certo il posto migliore in cui finire una volta che si muore.

Certo, non è proprio l’orrendo posto di sofferenza che tizi come Dante hanno descritto, ma non è neanche una passeggiata nel parco.

Non vieni torturato per l’eternità, ma finisci in un mondo dove sei non sei abbastanza furbo o abbastanza forte finisci per morire… di nuovo.

Alcuni Peccatori col tempo diventano più forti e temuti pur si sopravvivere, altri finiscono subito con l’essere immediatamente schiacciati… ad altri invece non importa per niente.

Proprio come al protagonista di questa piccola storia che state per leggere.

Nella stanza di un appartamento lurido e sporco dormiva un Peccatore, con una grossa bolla che usciva dal naso da quanto ronfava. La sua stanza non era certo nelle migliori condizioni: c’erano vestiti e pezzi di cibo ovunque, sembrava quasi che non venisse pulito da mesi. D’un tratto la sveglia vicino al letto del Peccatore iniziò a suonare, svegliando il nostro protagonista dal suo sonno e facendogli esplodere la bolla che si era formata dal suo naso.

Con la propria mano spense la sua sveglia che mostrava l’orario del momento: le 18:59.

Il Peccatore si alzò dal letto osservandosi intorno con un sorriso quasi ebete sul volto.

Signore e signori, ecco a voi… Bob.

Sì, solo Bob.

Un comune e semplice Peccatore che potreste vedere ad ogni angolo di strada senza farci troppo caso.

Con solo un piccolo particolare.

Se il casino e la poca cura della sua stanza non fossero abbastanza chiari, il nostro qui presente Bob è pigro.

Molto pigro.

Quasi lo si può considerare la definizione vivente di pigrizia… o morta in questo caso.

Era stato così pigro in vita che quando morì dopo essersi soffocato mangiando una pizza finì qui.

Il nostro Bob non fu molto sorpreso di finire all’Inferno per quanto pigro era stato in vita, ma rimase sorpreso nel scoprire di non essere finito tra i pigri come lui, bensì nel cerchio dell’Orgoglio.

A quanto pare tutti i Peccatori della Terra non finiscono in Cerchi che hanno a che fare col peccato che più li rappresenta, ma finivano nel cerchio dell’Orgoglio senza la possibilità di spostarsi in altri.

Come?

Non ne aveva idea, e a dirla tutta non gliene importava più di tanto.

Era fin troppo pigro per farlo.

In generale era fin troppo pigro per importarsene se era finito all’Inferno.

Inferno, Terra, non vi era alcuna differenza: se avesse avuto la possibilità di dar sfogo alla sua pigrizia non avrebbe avuto problemi.

Ora erano passati ben cinque anni dal suo arrivo all’Inferno e non aveva avuto molti problemi.

Certo, vi erano sempre gli occasionali Peccatori e demoni che cercavano di derubarlo o peggio ma riusciva ad uscirne sempre indenne grazie a una sua specialità.

Bob tirò un sospiro stanco anche se aveva dormito praticamente quasi tutta la giornata e fece per alzarsi dal letto… ma cadde al suolo.

Non emise neanche un gemito di dolore. Semplicemente si limitò a strisciare per il pavimento, grattandosi il sedere già che c’era.

Entro in bagno sempre strisciando come un verme, ed entrò nella sua vasca da bagno, accendendo l’acqua e facendosi una bella doccia mattutina… sempre con i vestiti addosso.

Una volta finito uscì dalla vasca da bagno e si tolse i vestiti bagnati, gettandoli in un cumulo di vestiti che si era venuto a formare in quei cinque anni in cui viveva lì.

Fatto ciò aprì l’armadio osservando con occhio critico i vestiti che si sarebbe messo quel giorno… e con vestiti intendo la solita T-Shirt bianca con felpa grigia e pantaloni marroni.

No, sul serio, quelle tre cose erano gli unici indumenti che si trovano in quell’armadio e che Bob indossava ogni vola che usciva di casa.

Una volta presi li indossò e si guardò a uno specchio lì vicino, potendo anche osservare il suo aspetto: dopo la sua morte e dopo essere arrivato all’Inferno si era tramutato in un bradipo umanoide, con la pelliccia marrone scuro, e come l’obera in vita, era anche un pò paffuto, con una pancetta ben visibile e guance gonfie.

“Ma guarda un pò” cominciò a dire Bob con un espressione neutrale “Cicciottello e sempre con gli stessi vestiti…” un sorriso sornione apparve poi sul suo volto “ragazzi, sto una favola.”.

Fatto ciò cominciò a dirigersi con passo lento verso la porta per uscire, ma solo allora notò un foglio che era stato fatto entrare dall’apertura sotto la porta.

Si abbassò per raccoglierlo e una volta fatto iniziò a leggerlo.

Avviso di ritardo affitto.

Hai tempo fino alla prossima settimana prima che tu venga cacciato a calci nel culo.

Mr Hellovitch.

Durante la lettura di quel breve messaggio di minaccia sfratto, Bob rimase sempre con quel suo pigro sorriso dipinto in volto.

“Uh, così non va bene. Rischio di essere cacciato via di casa” iniziò a dire con un tono di nonchalance “Dovrò subito trovare un lavoro che paghi bene per ciò. Ma quale lavoro? Mmmm?”.

Fu forse per destino o per convenienza di trama che la soluzione arrivò sotto forma di mattone.

La finestra della stanza di Bob fu rotta da un mattone volante che cadde ai piedi di Bob, il quale, rimase per un attimo a sentire la discussione proveniente fuori dall’appartamento tra chi aveva lanciato il mattone un suo compare.

“Che cazzo di idea è quella di lanciare messaggi di assunzione con mattoni?!”.

“Mi sembrava divertente…”.

“No! E a causa di questa tua ida ‘divertente’ siamo inseguiti da un orda di Peccatori incazzati!”.

Bob ignorò i rumori dei due che fuggivano e della folla inferocita che li inseguiva, limitandosi a leggere il messaggio sul mattone.

Cercasi individui che facciano da guardia a un magazzino di Big Jack. Questo è l’indirizzo della casa del capo per poter parlare con lui dei dettagli dell’assunzione.

“Ah però” fece Bob “Sembra proprio che il destino mi stia sorridendo quest’oggi. Andrò subito all’indirizzo indicato. Sono sicuro che mi assumeranno subito.”.

“Mi stai prendendo per il culo, piccoletto?”.

Big Jack era un demone dall’aspetto parecchio intimidatorio: aveva l’aspetto di un grosso gorilla, un occhio bianco e privo di pupilla attraversato da una grossa cicatrice, con addosso una giacca di pelle nera con degli spuntoni di metallo che spuntavano dalle spalle e pantaloni dello stesso materiale. Era un temuto boss criminale di Pentagram City, conosciuto principalmente per i suoi traffici di droga.

In quel momento egli sedeva dietro una scrivania e stava osservando in maniera torva Bob il quale non pareva affatto intimorito dalla stazza del demone, anzi, continuava sempre ad avere quell’espressione con un sorriso pigro e gli occhi socchiusi mentre sedeva su una sedia dinnanzi alla scrivania.

“Per niente signor Big Jack. Sono venuto qui per l’offerta di lavoro che mi è arrivata in casa con questo mattone.” Rispose Bob mostrando l’oggetto in questione col messaggio sopra scritto.

“Matto… DANNAZIONE JIMMY E MARK! QUANTE VOLTW VI AVRÒ DETTO DI NON USARE DANNATI MATTONI PER LE PROPOSTE DI LAVORO?!” Urlò il gorilla ad altri demoni nella stanza, un topo ed un gatto, i quali erano ricoperti di bende dopo esser stati pestati a sangue dalla folla inferocita di poco prima.

“Non prendertela con me, capo!” Disse Mark, il gatto “Avrò detto mille volte a Mark che era una cattiva idea!”.

“Ma pensavo che fosse…” tentò di dire Jimmy, il topo, ma fu zittito da un pugno in testa datogli dal compare.

“DIVERTENTE UN PAIO DI PALLE!”.

“Che simpaticoni” disse Bob osservando la scena “Sono sicuro che mi divertirò un mondo con loro quando lavorerò qui.”.

“E chi ha detto che lavorerai qui, piccoletto?” Disse di tutto risposta Big Jack continuando ad osservare in maniera torva il piccolo Peccatore.

“Beh, il messaggio diceva chiaramente che avete bisogno di qualcuno che faccia da guardia a uno dei vostri magazzini, quindi…”.

“Tu sembri tutto tranne che qualcuno capace di fare la guardia!” Disse Big Jack alzandosi di scatto dalla sua sedia.

“Ouch.” Disse sarcasticamente Bob sempre con la stessa espressione sorniona.

“Si vede lontano un miglio che sei pigro. Pigrissimo oserei dire!” Continuò a dire Big Jack iniziando ad avvicinarsi a Bob.

“Me lo dicono in molti, e non finisce mai di rallegrarmi.” Rispose Bob sorridendo.

“Non era un complimento!”.

“Per una persona pigra essere chiamato ‘pigro’ è un complimento, mio buon signore.” Fece spallucce Bob con il tono di qualunque che non sembrava spaventato nel ritrovarsi un grosso gorilla dinnanzi a lui.

Una smorfia indescrivibile apparve sul volto di Big Jack “… mi stai prendendo in giro, pidocchio?”.

“Io? Mai signor Big Jack, signore. Sono troppo pigro pure per questo.”.

“…”.

Quegli attimi di silenzio misero in tensione Jimmy e Mark, i quali si aspettano una sfuriata da parte del loro capo dato che da come Bob stava parlando pareva che lo stesse prendendo in giro.

Ma ciò non accade.

“Okay lo ammetto, hai fegato nel parlarmi così, e lo posso rispettare” ricominciò a parlare Big Jack “Ma come ho detto, si vede lontano un miglio che sei pigro. E le… proporzioni corporee non vanno a tuo favore” osservò per un secondo la sua pancetta “Queste due cose non vanno bene per una guardia di uno dei miei magazzini. Dunque dimmi…” avvicinò il suo sguardo a quello di Bob “perché mai dovrei assumerti?”.

Bob rispose immediatamente con ancora la stessa espressione che aveva avuto fino a quel momento “Perché volete darmi una piccola chance?”.

Passarono nuovamente alcuni secondi di silenzio, seguiti poi da Big Jack che scoppiò in una sonora risata “Ah! Lo ammetto, sei divertente nel tuo essere diretto, piccoletto! Sai una cosa? Mi sento generoso” diede una grossa pacca alla spalla destra di Bob facendogli uscire un ‘oof’ dalla bocca “Dunque ti darò una possibilità! Farai da guardia ad uno dei miei magazzini più importanti. Con la roba più preziosa in mio possesso. Tutte le Gang di Pentagram City hanno provato ad entraci per rubare tutto ciò che si trova al suo interno… ma non ci sono mai riusciti per via delle mie guardie. Il tuo compito sarà di fare la guardia a quel magazzino.. tutto da solo.”.

“Uh, sembra abbastanza facile.”.

“Ma! C’è sempre un ma, mio caro bradipo!” Continuò a spiegare Big Jack stringendo la sua presa sulla spalla di Bob “Se fallisci… se qualcuno entra e ruba qualcosa… ti farò a pezzi con le mie mani.”.

Passò qualche secondo di silenzio in cui Big Jack pensò di esser riuscito ad intimidire Bob ma quest’ultimo, sempre con quel pigro sorriso, fece segno dell’okay con la sua mano sinistra dicendo “Mi sembra giusto, boss.”.

Ed ora eccolo lì, il nostro caro Bob, che si trovava dinanzi alla porta del grosso magazzino di Big Jack.

Aveva le mani nelle tasche dei pantaloni, guardandosi pigramente a destra a sinistra.

L’obiettivo era semplice.

Fare la guardia al magazzino fino all’alba quando Big Jack sarebbe tronato per vedere la situazione.

Bob non sapeva, però, che Big Jack sarebbe stato lì ad osservare la situazione tutta la notte.

Il gorilla, infatti, era nascosto dietro un palazzo vicino ad osservare Bob. Non si fidava neanche un secondo di lui, dunque sarebbe rimasto a osservarlo. In caso qualcuno avesse tentato di derubare il magazzino superando Bob, lui sarebbe intervenuto immediatamente. 

“Che io sia dannato più di quanto lo sia adesso che mi fido di un Peccatore qualunque. Soprattutto uno come… quello.” Pensò Big Jack osservando Bob tirare uno sbadiglio mentre si grattava per l’ennesima volta il sedere.

Passò qualche ora dove non accadde assolutamente niente, quando d’un tratto dinnanzi al magazzino si fermò un auto molto grossa.

Big Jack la riconobbe subito.

“I Gators!” Pensò lui, riconoscendo l’insegna dell’alligatore che si trovava al lato dell’auto. 

Era una delle tante bande che avevano provato a derubare quel magazzino in passato, e ora erano di nuovo lì.

Avevano intenzione di derubarlo ora che vi era una ‘guarda’ facilmente superabile.

Vide quattro alligatori umanoidi uscire dall’auto per osservare ben bene Bob, il quale semplicemente li guardò con il suo classico sorriso.

“Salve.” Salutò il bradipo togliendo una mano dalla sua tasca per salutare.

I quattro alligatori si guardarono con delle espressioni stranite. Poi rientrarono nell’auto e proprio come erano arrivati, se ne andarono.

“… eh?” Fece Big Jack confuso.

Perché se ne erano andati?

C’era solamente una guardia lì di fronte, una dall’aspetto a dir poco miserabile addirittura.

Una facile preda, insomma.

Quindi perché se ne erano andati subito dopo aver visto Bob?

Un ora dopo arrivarono altre due macchine, appartenenti ad un altra gang, quella dei Killer Bunnies.

Non fatevi ingannare dal secondo nome: saranno conigli, ma proprio come dice la prima parte del nome, sanno essere sanguinari e temibili.

Dalle due auto uscirono dei conigli umanoidi molto grossi con mazze ferrate e pistole e si avvinarono a Bob il quale, anche stavolta, non si dimostrò spaventato.

Rimaneva ancora una volta estremamente rilassato con il suo solito pigro sorriso.

I conigli famelici si guardarono confusi, per poi fare la stessa cosa che fecero i Gators.

Rientrarono nelle loro auto e se ne andarono.

“Cosa… come…” fece Big Jack sempre più confuso.

E così che continuò la notte.

Molte bande che in passato avevano tentato di derubare il magazzino si fermavano davanti esso, osservavano Bob per qualche secondo e poi se ne andavano via senza più tornare.

E Big Jack non capiva perché.

Quelle gang non si fermavano davanti a niente pur di entrare in quel magazzino, lo sapeva bene.

Quindi vedere uno come Bob a fare da guardia avrebbe dovuto convincerli ad attaccare il magazzino e derubarlo di tutto ciò che possedeva.

Eppure niente.

“Qual’è il tuo segreto, piccoletto?!” Pensò Big Jack osservando Bob che era sul punto di addormentarsi solo per svegliarsi di colpo.

D’un tratto arrivò un altra auto che Big Jack riconobbe subito: i Big Bad Wolves.

Una delle bande peggiori che avesse mai avuto il dispiacere di affrontare, sopratutto il loro capo, Zeke.

Era un lupo nero dagli occhi rossi come il sangue, con addosso una giacca di pelle nera quasi quanto la sua pelliccia. Uscì fuori dall’auto seguito da tre dei suoi uomini, un coyote con addosso la giacca di un meccanico, una volpe senza l'orecchio destro con addosso una camicia rossa e pantaloni grigi e un cane zoppo con addosso una semplice canottiera e jeans.

I quattro osservarono Bob il quale rimaneva in silenzio a fissarli a sua volta col suo classico sorriso dicendo “Salve.”.

E a quel punto i quattro scoppiarono a ridere.

“AH! Seriamente?! Quella brutta scimmia di Big Jack ha mandato via tutte le sue guardie… lasciandosi dietro solo questo qui?!” Rise Zeke..

“Ma dov’è l’ha trovato uno come questo?!” Rise il coyote “Sembra quasi che sia sul punto di crollare a dormire!”.

“Beh, non hai tutti i torti…” sbadigliò Bob.

“AHAHAH MA SENTITELO! OHOHOH NON RIESCO A RESPIRAREEHEHEHEHEH!” Rise la volpe buttandosi a terra e colpendo il terreno con i propri pugni.

“Basta! Basta! È troppohohohohoho!” Rideva il cane.

Zeke si asciugò una lacrima uscita dai suoi occhi a causa delle risate e si avvicinò al Bob “Ah! Basta solo vederlo per capire che ci troviamo dinnanzi a un Peccatore finito qui per esser stato pigro in vita.”.

“Avete indovinato, mio buon signore. Pigro in vita, e pigro anche qui all’inferno” rispose Bob “Ora posso sapere chi siete voi, di grazia?”.

“Io? Io sono Zeke Wolf! Il capo dei Big Bad Wolves!”.

“Come la favola dei tre porcellini?” Chiese Bob.

“Sì, proprio co…” tentò di rispondere il cane, ma fu zittito da un pugno in testa di Zeke “No! È un nome totalmente originale inventato da me!”.

“Uh, e poi dicono che sono io il pigro qui.” Disse Bob.

“Come hai detto scusa?!” Fece irritato Zeke guardando dall’alto verso il basso Bob. Rise poi divertito dicendo “Sai una cosa? Mi sento di buonumore oggi, quindi facciamo così. Tu ci fai entrare nel magazzino, e noi non ti faremo assolutamente nulla.”.

“Proposta allettante, ma credo che dovrò rifiutare” rispose Bob con nonchalance “è il mio primo giorno di lavoro, e non vorrei farmi mettere in cattiva luce dal capo.”.

“Sarà anche il tuo ultimo se non ci farai passare!” Disse la volpe con fare minaccioso, ma Bob non sembro affatto intimorito.

Il suo sorriso, che fino a quel momento non era mai scomparso, sembrò allargarsi leggermente “Facciamo un accordo allora.”.

“Un accordo?” Ripetè Zeke confuso.

“Proprio così. Io vi sfido… ad una gara di insulti.”.

“… eh?” Fu la risposta generale detta non solo dai quattro criminali, ma anche da Big Jack.

“Proprio così. Voi quattro mi sfiderete ad una gara di insulti se volete passare di qui. Se riuscirò a battervi al punto che non poterete più continuare, ve ne tornerete a casa e se battete me al punto in cui io non potrò continuare… voi potrete passare. Allora che ne dici mio buon Zeke?” Allungò una mano al lupo.

Quest’ultimo rimase in silenzio per qualche second per poi scoppiare a ridere “Scherzi? Sarà un giochetto batterti!” E strinse la mano a Bob.

“Molto bene. Prego, potete iniziare voi.” Disse Bob facendo segno ai quattro di cominciare.

“Fate fare a me, capo” rise il cane “Ci metterò pochi secondi a batterlo!”.

Si piazzò davanti a Bob e iniziò a parlare “Tua mamma è così grassa… che ha dovuto condividere parte del suo grasso a te quando sei nato!” E dietro di lui partirono degli ‘ohhhhh’ dei suoi compagni.

Bob non sembrò affatto colpito da quell’insulto arrivando addirittura a dire “Ohhh, fiacca questa.”.

“C-come hai detto scusa?” Disse il cane mentre i suoi compagni smettevano di far rumore.

“Insulto sulla grasso di qualcuno. Abbastanza cliché, sentita e risentita. Per niente originale” iniziò Bob, quasi come se fosse un critico d’arte dinnanzi a un affresco “Ma pur sempre più originale di entrare a far parte di una gang con canidi. Che c’è, il fatto che sei un cane non significa che devi avere poca originalità nelle tue idee gang in cui unirti.”.

Il cane sentì come un pugno invisibile lo avesse colpito allo stomaco.

Letteralmente.

Quell’insulto, infatti, sembrò abbastanza forte da lanciarlo via, facendolo strisciare al suolo con gli occhi lucidi.

“Pensavo sarebbe stat un idea carina per via della mia aestethic…” pianse il povero canide.

“Ma che… diavolo…” fece confuso Big Jack.

“Okay, il cane è fuori. Il prossimo prego.” Disse Bob.

“Okay, ora tocca a me!” Fece la volpe piazzandosi dinnanzi al Peccatore per poi sparare subito il suo insulto “cos’ha che non va la tua faccia, bradipo? Incidente, o la bruttezza è parte della tua famiglia?”.

La volpe sorrise pregustandosi la sua vittoria e di vedere lo sguardo offeso di Bob.

Cosa che non avvenne mai.

Il peccatore, infatti, si mise un artiglio nell’orecchio destro dicendo “Perdonami amico, ma temo di non aver sentito bene. C’era qualcosa nel mio orecchio destro. Ma credo tu non abbia certi problemi… dato che non lo hai più.”.

La cosa successa al cane, accadde anche alla volpe.

Fu come se quell’insulto avesse assunto una forma invisibile per colpirlo allo stomaco con un calcio, facendolo rotolare vicino al suo compagno in lacrime.

Zeke osservò sconvolto ciò che stava accadendo, e vide il coyote vicino a sé tremare di paura. “E smettila di fare il cagasotto e fatti avanti!” Urlò Zeke spingendo il coyote dinanzi a Bob, che attendeva paziente.

“B… beh… beh e-e-ecco…” tentò di dire il coyote.

Bob gli fece segno di continuare con la testa.

“E-ecco… i-io… t-tu…” ma anche stavolta il coyote non riuscì a dire nulla.

“Cavolo, sei proprio lento” iniziò allora Bob “Non solo Beep Beep è più veloce di qualsiasi altro coyote, ma scommetto che sarebbe pure più veloce a parlare di te.”.

Quell’insulto dritto nell’orgoglio della sua specie lanciò via il coyote, che finì vicino ai suoi due compagni precedenti, unendosi a loro nel pianto.

“Ma che… cosa… come…” disse Big Jack che aveva visto tutto quanto.

Che diavolo stava succedendo?!

Zeke guardò stranito i suoi tre compagni per poi urlare “Vi siete fatti battere così?!”.

“M-ma capo…i suoi insulti… sono cattivi…” piagnucolò il cane.

“Grrrrr tornatevene in auto! Ci penso io!” Urlò Zeke. Si voltò poi verso Bob e si avvicinò a lui, mentre i suoi tre compagni ritornavano in auto.

“Beh, i tuoi tre compagni non sono stati affatto una sfida” sbadigliò Bob “Mi vien quasi voglia di addormentarmi.”.

“Oh, non preoccuparti, quando avrò finito con te, tu tornerai nel luogo che accomuna i parassiti della società come te: in un letto, rinchiuso nella propria stanza!” Rispose Zeke iniziando con un insulto.

Bob non sembrò affatto preso in contropiede da ciò. Infatti si limitò ad inarcare un sopracciglio “Siamo all’inferno, amico. Tecnicamente non siamo tutti qui dei parassiti della società?”.

La risposta sembrò prendere contropiede Zeke che non seppe cosa dire se non “Ecco… uh…”.

“Beh, se non ti dispiace è il mio turno” disse Bob crocchiandosi le dita “Sai, a quanto ho capito tu sei il capo dei questa gang. Dovresti vincere facilmente questa sfida, infatti scommetto insulti giornalmente i tuoi uomini. Eppure eccoti qui… che sta ad avere problemi con un pigro, grasso Peccatore come me” il sorriso di Bob non mostrava alcuna malizia, continuando a restare totalmente pigro, ma le sue parole facevano male “Chissà… credo che tutti se la rideranno quando sapranno che un grosso lupo cattivo com te ha avuto problemi contro di me” Bob fece poi spallucce “Beh,  alla fine tutti ce lo saremmo dovuti aspettare. Il lupo viene sempre battuto dai porcellini, non importa la versione. Sopratutto questa che sta avvenendo proprio ora.”.

Quest’ultima parte colpì Zeke nel profondo: l’insulto lo lanciò letteralmente contro l’auto, facendolo sbattere contro essa.

Il lupo si rialzò tremante e con gli occhi che pizzicavano, cercando di non piangere davanti a Bob il quale disse “Awww, non c’è bisogno di trattenere le lacrime. Piangi liberamente se vuoi, fa bene.”.

“S-sta zitto!” Urlò Zeke rientrando nell’auto “Non è ancora finita, fottuto bradipo! Avrò la mia vendetta!”.

“Sono sempre disponibile.” Salutò Bob con la mano.

Zeke lanciò un urlo di rabbia e disperazione partì a tutto gas, allontanandosi così dal magazzino.

“Beh, è stato più facile di quanto pensassi.” Sorrise Bob mentre l’alba di un nuovo giorno iniziava.

“Beh, è arrivata l’alba. Il boss dovrebbe essere qui da un momento all’al…”.

“TU! PICCOLETTO!” Urlò Big Jack uscendo dal nascondiglio per correre verso Bob, che si voltò verso di lui.

“Oh, salve boss” salutò il Peccatore “è arrivato qui velocemente.”.

“Spiega!”.

“Uh? Spiegare che co…”.

“Tutto quanto!” Urlò il gorilla “Perché tutte le gang che sono passate qui davanti non hanno provato ad entrare?! C’eri solo tu, il magazzino era una preda facile! Hanno sempre provato ad entrare quando c’erano tantissime guardie, ma non hanno fatto niente quando ci sei stato solo tu! E perché quando i Big Bad Wolves, l’unica gang che ha deciso di provare ad entrare, è stata battuta… da dei semplici insulti?!”.

Bob rimase in silenzio per qualche secondo per poi chiedere confuso “Lei è stato tutta la notte a vedere che stessi facendo?”.

“RISPONDI!”.

“Okay, okay, va bene boss, nessun problema” disse Bob mettendo le mani dinnanzi a sé per calmare il gorilla, per poi rimetterle in tasca e sorridere “è perché sono pigro.”.

“… eh?”.

“Mi spiego meglio, boss. Vedete, io sono dell’idea che più un posto è sorvegliato, più i delinquenti hanno l’idea che ci sia qualcosa di importante da difendere. Voi stesso avete detto che le gang passate stanotte hanno sempre provato a derubare il magazzino nonostante fosse sempre protetto da molte guardie. Ecco il punto: volevano derubarvi perché vi erano troppe guardie, capendo che c’era qualcosa di importante da proteggere. E non si sarebbero mai fermati, non importa quante guardie ben addestrate ci fossero. Da qui la mia teoria: se un luogo ha solo una guardia, una che non da neanche l’idea di essere addestrata, in questo caso io, allora la gente penserà che ciò che sta venendo ‘protetto’ non vale chissà che dato che c’è solo una guardia che sembra addirittura incapace di difendersi. Quindi non proveranno a rubare. E la mia teoria è stat provata giusta quest’oggi: vedendo che vi ero solo io, e vedendo il mio aspetto da pigro, le gang hanno pensati che ciò che stavi proteggendo non era chissà che o che lo avevi spostato da qualche altra parte.”.

“Ma i Big Bad Wolves…”.

“Non se ne sono andati? Vero, e da qui la mia seconda teoria. Non devi rompere il corpo di qualcuno in un combattimento per vincere. Basta distruggergli il morale. Se distruggi il morale di una persona allora hai vinto a prescindere. E da qui la mia sfida di insulti. Distruggendo il morale dei Big Bad Wolves con i miei insulti, li ho fatti andare via.”.

“Ma come pensavi che avrebbe funzionato?” Chiese confuso Big Jack.

“Non per vantarmi boss, ma io sono stato quattro volte campione consecutivo dell’annuale gara di insulti del Bar Loscus” disse Bob tirando fuori dalla felpa una foto che mostrava lui che dormiva appoggiato a un muro in cui si trovavano delle foto sempre di lui con sotto scritto ‘campione della gara di insulti’.

“Uh… non me lo sarei mai aspettato…” disse Big Jack mentre Bob rimetteva la foro nella sua felpa “Pensavo tu avessi un qualche potere nascosto che ti rendesse OP, o roba del genere.”.

“Nah, non sono quel tipo di peccatore boss. Sono un semplice Peccatore pigro abbastanza bravo con gli insulti, tutto qui.” Fece spallucce Bob.

Big Jack sospirò “Beh… in ogni caso, hai superato la prova piccoletto. Dunque… posso dire che sei assunto.” Allungò una mano che fu subito stretta da Bob.

“Grazie mille, boss.”.

“Solo una cosa. Ogni volta che assumo nuovi dipendenti, chiedo sempre i loro nomi, mai prima. Per questo ti ho chiamato piccoletto finora. Dunque… qual’è il tuo nome?”.

Bob sorrise “Il mio nome è Bob, signore.”.

“Uh… tutto ui?”.

“Tutto qui.”.

“Niente cognome?”.

“Nope.”.

“Uh… un nome abbastanza semplice per un Peccatore semplice allora.”.

“E pigro, non se lo scordi.” Rise Bob.

“Ah!” Rise a sua volta Big Jack “Ben detto, Bob. Ora tieni questi” disse merendò in mano a Bob delle banconote “Questo è per l’ottimo lavoro fatto stanotte. Ripresentati domani alla base alle 21:00 in punto. Il tuo lavoro ufficiale… inizia domani.”.

Bob sorrise nuovamente, annuendo “Ricevuto, boss.”. Ed iniziò ad incamminarsi via contando i soldi. 

“L’affietto.”.

La voce di Mr Hellovitch catturò l’attenzione di Bob prima che potesse entrare. Si voltò per vedere  il proprietario dell’appartamento, un Peccatore simile ad un grosso orso con addosso una giacca rossa “Sei in ritardo, Bob. Ti avevo pure lasciato un avviso al riguardo.”.

“Scusi tanto, Mr Hellovitch” rispose con nonchalance Bob “Ho giusto trovato un lavoro che paga abbastanza bene. Tenga i soldi” porse metà della paga datagli da BigJack “Credo che possa bastare per l’affitto mensile.”.

Mr Hellovitch contò i soldi per qualche secondo per poi dire “Mi sembra più che giusto, Bob. Ma che non riaccada più.” Finì indicandolo con un artiglio.

Bob alzò le mani in aria in segno di resa, ma sempre col suo sorriso sornione dipinto in volto “Si fidi, non accadrà più. Andrà tutto per il meglio da adesso in poi.” E rientrò nella sua stanza.

“Beh, ora un bel riposino non me lo toglie nessuno” sbadigliò Bob cominciando a camminare verso il suo letto per poi buttarcisi addosso, addormentatosi in un lampo e russando come non mai, senza neanche togliersi i vestiti.

Sì, sarebbe andato tutto per il meglio.

   
 
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