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Autore: sabrinaebasta    13/01/2022    0 recensioni
Kirishima e Bakugo tornano entrambi nella propria città natale, per motivazioni differenti e si ricontrano dopo anni, il primo completamente diverso rispetto a prima, il secondo..beh è Bakugo
Peccato che entrambi siano nati a Lake View, una cittadina della Carolina del sud, con la mentalità retrograda e anche un pò bigotta. Un posto dove per sentirti libero e essere te stesso sei costretto a fuggire via, il più lontano possibile, cosa fatta da entrambi i nostri protagonisti ma la vita è stronza e alla fine che a te piaccia o no ti riporta sempre a casa...
Adesso Kirishima e Bakugo che faranno? Rimetteranno le loro maschere costruite da adolescenti..o sfideranno tutto e tutti essendo al 100% loro stessi?
E nel momento in cui la fama busserà alla porta di Bakugo che farà? Riuscirà a tenere separate la sua carriera e la sua vita privata?
Quirkless AU
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Bakugo 

 

Rosso 

 

Lo vidi entrare alla festa con mezz’ora di ritardo, era davvero bello, così tanto che mi accorsi perfino io che lo stavo fissando da troppo ma non riuscivo a staccargli gli occhi da dosso. 

Mi rivolse un piccolo sorriso imbarazzato e un cenno di saluto poi scappò via in cucina, probabilmente per prendersi da bere. 

Così spinto dal troppo poco alcol che avevo ingerito lo seguì. 

Quanto vorrei che fosse stato il mio secondo drink a farmelo fare, peccato che io regga l’alcol piuttosto bene e che quindi fossi più che lucido. 

 

«Se fra meno di dieci minuti vuoi ritrovarti in bagno a vomitare anche l’anima direi che sei sulla giusta strada» dissi con il mio solito tono strafottente, ma in realtà era solo una stupida scusa per parlargli. 

Lui sorpreso mi guardò per qualche secondo prima di rispondere

«Non è quella la mia intenzione, so reggere piuttosto bene l’alcol ma comunque anche se fosse non sono affari tuoi Bakugo» marcò il mio cognome, come a voler sottolineare il fatto che fossimo dei semplici ex compagni di scuola

«Tsk ne riparliamo tra dieci minuti capelli di merda» 

I suoi capelli non erano di merda, anzi gli stavano anche piuttosto bene però detestavo che mi chiamassero per cognome, chiunque rimacasse la mia appartenenza a quella famiglia mi faceva girare i coglioni. 

Sono stato sempre piuttosto bravo a capire le persone e sapevo che quel commento lo avrebbe fatto incazzare, perché nessuno si tinge i capelli di rosso fuoco se non lo considera il suo punto di forza.

«Ehy ma chi ti ha dato tutta questa confidenza? E poi i miei capelli sono bellissimi e ci ho messo un sacco di tempo a farli» e proprio come mi aspettavo rispose un pò alterato dalla mia affermazione.

«Beh hai solo buttato il tuo tempo per farli, fanno davvero schifo» risposi continuando la mia sceneggiata con il mio solito tono strafottente.

«Se sei venuto fin qui solo per insultarmi puoi tornartene da dove sei venuto Bakugo»

 

In quel momento entrò Deku e inizio da subito a fare le sue stupide considerazioni borbottate fra sé e sé che mi fanno saltare i nervi e infatti gli tirai uno schiaffo piuttosto forte sulla nuca, magari sta volta avrebbe imparato la lezione 

 

«Katsuki Bakugo è atteso in console, ripeto Katsuki Bakugo è atteso alla console» 

«Nono meglio così, Katsuki pallone gonfiato Bakugo è atteso alla console o in cassa 4» disse la voce di Denki al microfono.

CHE CAZZO AVEVA APPENA DETTO? IO LO AMMAZZO A QUEL PIKACHU DEL CAZZO. 

«COME CAZZO MI HAI CHIAMATO FULMINATO?!» dissi ad un passo dallo spaccargli la faccia

«Katsuki pallone gonfiato Bakugo» ripetè Pikachu al microfono ridendo a crepapelle

«TI CONVIENE CORRERE PRIMA CHE TI AMMAZZO.» Urlai io incazzato come non mai 

«Dai su smettila e vieni a cantare, non vorrai deludere i tuoi fan»

Ecco che tocca il mio tasto dolente, quella frase era studiata e in realtà significava “non vorrai mostrarti debole davanti a tutti”

«Tsk non pensare nemmeno per un attimo che sia finita qua.» gli strappai il microfono dalle mani

“Questa volta lo ammazzo sicuro o gli faccio rimpiangere di essere venuto al mondo” pensai mentre quel cretino del morto di sonno sceglieva la canzone.

 

Poi partì la base e guardai Shinso che era in console con Denki come per dire “sei serio?” e lui in tutta risposta mi fece un sorrisino del cazzo. 

Che grandissimo bastardo, fra tutte le canzoni esistenti lui scelse proprio quella che parlava di quanto questo tizio, sicuramente fatto di acidi se no non si spiega, sia felice di tornare a casa.

 

Era un gioco che facevamo sempre io, Shinso e Deku, consisteva nello scegliere la canzone che avrebbe cantato l’altro al karaoke senza alcuna limitazione, potevi sul serio ritrovarti cantare di tutto. 

Una volta ho fatto cantare a Deku Toxic di Britney Spears ed è stata la scena più divertente di tutta la mia vita.                                                                     

 

“They say it's a matter of time

A thousand days and the sun won't shine

Before I come back to you

And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way”

 

In quel momento tutti i pensieri mi abbandonarono come sempre quando cantavo, pensai all’unica cosa che per me contasse, la musica.

Mi arrivò però pensiero per un misero secondo e mi ricordò che comunque tra poco sarebbe finito tutto, non avrei mai più suonato la batteria, sentito cantare orecchie lunghe o il nerd oppure il morto di sonno suonare la chitarra. 

 

“Tanto fra poco non sentirai più niente” 

 

Quel pensiero una pugnalata al cuore, ero appena riuscito a farlo a pezzi da solo. 

Quanto cazzo potevo essere masochista, per farmi questo?

 

“For your love, I will go far

I wanna be wherever you are

I know I'm coming back for you

Our love is a river long

The best right in a million wrongs

I know I'm coming back to you”

 

Quando sarebbe successo, sapevo che avrei passato tutti gli anni che mi restavano da vivere a rimpiangere di non poter più cantare o suonare.

 

“And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way

I go solo, oh, I go solo

I'm making my way home, I'm making my way”

 

Erano anni che combattevo quella battaglia da solo, nessuno sapeva della mia malattia, oltre ai miei genitori e nessuno lo avrebbe mai e poi mai scoperto fino a che non sarebbe stato inevitabile, solo al momento in cui avrei mandato a puttane la mia intera vita e la cosa che amo di più al mondo, forse allora avrei permesso a qualcuno di aiutarmi, forse

 

“For your love, I will go far

I wanna be wherever you are

I know I'm coming back for you

Our love is a river long

The best right in a million wrongs

I know I'm coming back to you”

 

In quel momento il mio sguardo cadde sul pubblico per la prima volta da quando avevo iniziato a cantare e notai il rosso che mi guardava con quei suoi occhi bellissimi, catturavano ogni minimo particolare. Fece una cosa che non mi sarei mai aspettato mi sorride incoraggiante come se volesse spronarmi a fare del mio meglio 

 

“And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way

I go solo, oh, I go solo

I'm making my way home, I'm making my way”

 

Il mio corpo reagì d’istinto, la mia voce fece altrettanto. Cantare quelle parole fu improvvisamente più facile, era come se il peso che mi portavo addosso si fosse alleggerito un po’. 

Come se quel fardello non stesse più schiacciando il mio cuore.

                     

“And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way

I go solo, oh, I go solo

I'm making my way home, I'm making my way”

 

La musica finì e io avevo voglia di cantare altre 10 canzoni e probabilmente o avrei fatto una volta tornato a casa da solo nella mia stanza.

Adesso sarebbe stato frustrante perché non avevo voglia di cantare per bene come quando facevo i miei concerti o al karaoke. Avevo voglia di farlo solo e unicamente per me per sfogare tutta quella rabbia verso quella stupida malattia e verso le mie stupide orecchie malate.

 

«Sei stato bravissimo bro» Disse Mirio avvicinandosi a me e mi diede una pacca sulla spalla

«Tsk come sempre» risposi scansando la mano bruscamente 

 

Detesto il contatto fisico soprattutto se quel contatto arriva dall’ormai ex capitano della squadra di football, un arrogante pieno di sé. Lo liquidai quasi subito, non avevo nessuna voglia di parlare con lui o con qualsiasi altra persona in quella stanza, iniziava a mancarmi l’aria dovevo uscire da lì il prima possibile.

 

Andai fuori e presi una delle mie sigarette speciali, comunemente chiamate degli altri canne. Fu 

Deku a chiamarle così quando eravamo più piccoli da allora non abbiamo mai smesso, per nessuna ragione in particolare. 

 

Peccato che fuori insieme a me venne quella puttana di Nejire 

«Kat..amore mio quanto mi sei mancato» disse mentre mi abbracciava 

Non l’avevo sentita arrivare quindi non ero riuscito a schivarla, però nessuno potette fermarmi dallo scansarla malamente.

«Vattene! Sei l’ultima persona con cui voglio parlare qua dentro» dissi stringendo i pugni e trattenendomi dallo spaccarle la faccia. 

Mai mi permetterei di toccare una donna ma lei in alcune occasioni mi ha sul serio quasi tentato a farlo, mi sarei rovinato la vita si, ma la soddisfazione sarebbe stata immensa.

«Dai Kat non ce l’avrai ancora con me?» Mi guardó con i suoi occhi da cerbiatta e il suo sorrisino innocente che faceva cadere tutti ai suoi piedi. Con me ormai non attaccava più.

«Vattene!» Ripetei di nuovo a denti stretti.

La mia pazienza aveva un limite e lei stava per raggiungerlo. 

 

«Ehy non hai sentito quello che ha detto? Vattene e non fare storie» disse una voce alle mie spalle, una voce che probabilmente avrei riconosciuto anche da ubriaco.

Nejire si girò verso di lui e lo guardò come se lo avesse notato solo ora, probabilmente era così.

«Kirishima? Mio dio stento quasi a riconoscerti…sei cambiato così tanto» sorrise e si avvicinó a lui 

Lui la guardò, ridacchió e poi mormorò un semplice «con me non attacca Nejire»

«Comunque stavamo facendo due chiacchiere e basta» disse lei guardandolo e facendo una risatina

Lui la sorpassò e venne da me, io in quel momento ribollivo di rabbia. 

 

“Ma come cazzo si permette questa grandissima stronza a rivolgersi così al rosso? E ovviamente ad ignorare quello che gli dico!”

 

«A me non sembra, visto che ti ha ripetuto per ben due volte di andartene» 

«Oh lo sai che Kat è fatto così, dice una cosa ma in realtà intende altro» ridacchió di nuovo

Il rosso a quel punto, probabilmente perché aveva perso le speranze con lei, si rivolse a me

«Tutto okay Bakugo? Ti vedo abbastanza alterato» disse con un tono abbastanza dolce, come se fosse seriamente preoccupato per me 

«Sto bene capelli di merda» mormorai fissando torvo il pavimento e con i pugni serrati 

«Okay ho capito» sospirò e poi si giró verso l’altra persona, non dovrei neanche definirla così. 

“«Comunque tu lascialo stare e torna dentro a goderti la festa..ci penso io a riportarlo a casa visto che non credo si stia sentendo bene»

Nejire lo guardò e poi guardò me 

«Due noiosi di merda» disse e se ne tornò alla festa 

 

Io aspettai che fosse abbastanza lontana e poi esplosi

«CHE CAZZO TI È SALTATO IN MENTE DI DIRE CHE STAVO MALE DEFICIENTE.» Mi avvicinai infuriato

«Stavo cercando di aiutarti» Indietreggió

«ADESSO TUTTI PENSERANNO CHE SONO UN PAPPAMOLLE CHE AL SECONDO BICCHIERE SI SENTE MALE IDIOTA» mi avvicinai ancora fino a ritrovarmi ad un palmo dal suo naso

Lui spalancò gli occhi e si allontanò di scatto come se gli avessi tirato uno schiaffo.

Aveva la stessa espressione del nerd.

Quel pensiero mi riportó alla realtà e mi resi conto che la mia rabbia mi stava per far commettere una cazzata per l’ennesima volta. 

In quegli anni io non ero cambiato di una virgola, fingevo il contrario ma era così. Stavo di nuovo per fare del male a qualcuno che voleva soltanto aiutarmi. 

 

Indietreggiai anche io, mi sedetti in terra portandomi le mani al viso e sospirai frustrato

«non volevo» mormorai con le mani ancora sul viso. 

Lui mi guardò e poi scoppiò a ridere 

«Scusa è che non credevo che tu potessi chiedere scusa» disse lui portandosi una mano alla pancia per le troppe risate 

«Infatti non te l’ho detto» tolsi le mani dalla faccia e lo guardai male 

«Invece lo hai fatto, non direttamente ma lo hai fatto» continuò a ridere e si sedette vicino a me 

«Non l’ho fatto.»mormorai a denti stretti 

«Okay okay non l’hai fatto» alzò le mani in segno di resa.

«Comunque non preoccuparti è tutto okay» disse e poi mi fece un piccolo sorriso.

Dopo scese il silenzio, non uno di quelli imbarazzanti dove ti scervelli a trovare qualcosa da dire, ma quello dove ti rilassi e ti godi il panorama circostante, anche se in questo caso eravamo seduti su un marciapiede a contemplare una villetta piena di ragazzi ubriachi che limonavano sul portico. 

«Andiamo» disse ad un certo punto mentre guardava le stelle 

«Dove?»alzai un sopracciglio 

«Nella tana di riflessione dello sfigato di Lake View» si alzò e mi tese la mano.

Io la afferrai lo seguì senza fare ulteriori domande.  

 

Fu la nottata più strana di tutta la mia vita.





























 

SPAZIO AUTRIC* 

 

Buonasera fantasmini, 

Si sono viva e dopo un sacco di tempo sono riuscita a finire questo capitolo.

Ammetto che mi piace particolarmente 

 

Scusate se ho fatto attendere quei due tre che leggono la mia storia ma in questo periodo oltre a non stare bene ho anche un sacco di cose da fare. 

 

Con crush alla fine è andata male, ma sono cose che capitano dai ahaha 

Voi invece come state? 

 

Non aggiornerò mai ad un orario decente 

Buonanotte fantasmini <3

  
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