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Autore: jarmione    14/01/2022    1 recensioni
[crossover]
[crossover]Dopo che la memoria e la magia sono tornate, la città si "risveglia"
Le famiglie si riuniscono e le coppie tornano insieme, ma il caos e la voglia di vendetta inizia a far strada nei cuori di molti abitanti e nuovi pericoli sono in agguato.
Amy riuscirà a far fronte alla nuova situazione?
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve!

Nuovo capitolo di questa long e spero vi piaccia...o che almeno non sia una vera e propria schifezza.

 

ATTENZIONE: questo capitolo contiene una scena hot (essendo rating arancione mi sono moooooolto limitata...anzi, non si descrive granché, proprio per evitare problemi)

Se questa cosa urta la sensibilità di qualcuno, vi prego, ditemelo.

Non voglio creare problemi a nessuno.

 

Buona lettura

 

 

 

“Ok, un momento, vediamo se ho capito bene” Loki si portò l’indice ed il pollice della mano sinistra alla base del naso “Mi state dicendo che per aiutare la biondina e per sbloccare il confine, dobbiamo andare a prendere un pozionista, fargli fare qualche intruglio e far tornare normali...delle statue di pietra?”

Lo sguardo del Dio era decisamente scandalizzato e al limite della sopportazione.

“Hai dimenticato che non si trova qui a Storybrooke” aggiunse Amy, che già stava elaborando un piano differente, ma nulla le veniva in mente.

Il libro, recuperato da Sherlock, parlava chiaro.

Se volevano riportare indietro persone o creature pietrificate, dovevano trovare un pozionista che avrebbe utilizzato le piante di mandragora per creare un infuso adatto a togliere quel tipo di maledizione.

Il problema sorgeva perché questo pozionista non si trovava a Storybrooke e nessuno di loro aveva modo di uscire da lì.

Era un contro senso e tutti si stavano per rassegnare che dovevano attendere la nascita del bambino di Evelyn.

“Non esiste un altro metodo?” domandò Michael che, insieme a Bonnie e Devon, aveva raggiunto Amy alla tavola calda per vedere il punto della situazione.

Evelyn non c’era ed era meglio così, stessa cosa Luke.

Se avessero sentito la conversazione, a lei sarebbe venuto un infarto e lui avrebbe di nuovo tentato di portarla via.

“Vi avrei proposto questa soluzione, se ne avessi un’altra di riserva?” domandò Jareth sbuffando “Avete una bella considerazione”

“Vuoi davvero sapere che considerazione ho di te?” disse Loki, in segno di sfida, facendo alzare in piedi Jareth, pronto all’attacco.

“Signori, per cortesia” intervenne Devon, con la sua famigerata flemma “Non mi pare il caso di mettersi a discutere in questo modo e in un luogo pubblico” guardò Loki “Signor Loki, credo che il signor Jareth abbia già valutato tutte le alternative e questa è la migliore che ha trovato, mentre lei…” guardò Jareth “Quanto ci vorrà per ottenere un risultato, se riusciamo a contattare questo pozionista?”

Jareth si schiarì la voce “Circa quattro mesi”

“Cosa!?” fu il coro di Amy, Bonnie e Loki

“Io non sono donna, ma so quanto occorre per una gestazione e la biondina fra circa quattro mesi avrà un marmocchio in giro per casa!” precisò Loki “Ti pare che abbiamo quattro stra fottuti mesi!?”

In effetti si sentivano tutti presi in giro, ma Jareth non aveva altre soluzioni in mente...almeno così sembrava.

Mentre si limitava a mantenere lo sguardo impassibile, non sfuggì ad Amy un piccolo movimento delle dita del Fae.

Con le braccia incrociate, picchiettava i polpastrelli sul fianco con fare nervoso.

Amy aveva lo strano sentore che nascondesse qualcosa e, probabilmente, non era nemmeno l’unica a pensarlo.

Quel gesto non era sfuggito neanche a Sherlock, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

Dopo aver dato ad Amy uno sguardo di intesa, prese finalmente la parola.

“Sentite, restare qui ad accusare e criticare non serve a nulla” disse “C’è sempre una seconda possibilità”

“E quale sarebbe, genio?” domandò Loki

“Nulla che ti riguarda, se non ti dai una calmata” intervenne Michael che, oltre ad aver capito che c’era qualcosa sotto, era stufo di sentire Loki lamentarsi.

“E chi saresti, tu, per darmi ordini?” ribatté “Nessuno può darmi ordini!”

Michael scattò in piedi e sembrò sul punto di colpirlo, ma Bonni e Devon intervennero.

“Michael, calmati” disse lei, tenendolo per un braccio e sentendo il corpo dell’uomo contrarsi per respingere gli impulsi omicidi nei confronti del Dio.

Micahel cercò di respirare profondamente “Andiamo via” guardò anche Amy “subito”

“Papà, io…”

“Ho detto subito, Amy” il tono era risoluto, non ammetteva un no come risposta.

Amy obbedì ed uscì, sentendo il suo cellulare vibrare.

Salutò con un cenno tutti quanti e seguì i genitori fuori dal locale.

Una volta fuori, prese il telefono e lesse al volo il messaggio ricevuto, era da parte di Sherlock.

 

-Lascia fare a me-

 

*****

Dopo aver placato Loki e dopo aver abbandonato il locale, Jareth era rientrato in possesso di casa sua.

Seduto sull’enorme letto a baldacchino della sua stanza, sentiva dentro di sé sensazioni mai sentite prima.

I sensi di colpa.

Aveva imparato cosa fosse la paura, di qualunque genere, aveva persino imparato cosa fosse il rimpianto.

Ma i sensi di colpa non li aveva mai provati ed era la sensazione più spiacevole che ci fosse.

Erano simili alla paura di farsi scoprire mentre si fa qualcosa di brutto, solo più accentuati e con una morsa allo stomaco in aggiunta.

E tutto per aver detto che non esisteva altra soluzione al problema che era sorto.

Esisteva, invece, una soluzione ma non voleva applicarla per due semplici motivi: primo, applicarla adesso avrebbe allungato le tempistiche previste, secondo...non avrebbe avuto più una via di fuga per se stesso.

La risposta ad ogni problema era un fagiolo magico che, se posato a terra, avrebbe creato un portale che lo avrebbe ricondotto in qualunque luogo egli avesse voluto.

Anche nell’Underground.

Aveva resistito parecchio alla tentazione di coltivarlo ed utilizzarlo, solo lui aveva il potere di crearlo e, per questo, lo aveva gelosamente sigillato e nascosto.

Con la maledizione, sapeva che il luogo di ritrovo sarebbe stato il banco dei pegni di quello squinternato re Ghiaccio e quella vampira adolescente.

Con quale faccia si poteva presentare lì e farne richiesta?

Avrebbe potuto rubarlo, ma che senso aveva?

Era o non era, ancora, il sindaco della città?

Il motivo per cui voleva coltivarlo e utilizzarlo era misto tra la sua fuga e la soluzione al problema di Evelyn Dalton.

Sarebbe stato difficile, ma non sapeva che altro fare.

Decise di muoversi e, dopo aver fatto un cambio abito utilizzando una semplice sfera creata dal nulla, uscì di casa.

Ma si bloccò sulla veranda, quando vide davanti a sé Sara e Sherlock che lo fissavano.

“Che ci fate qua?”

“Posso aiutare con quello che serve” rispose Sherlock, con uno strano sorriso stampato in volto.

“E cosa ne sai di quello che serve?” chiese di nuovo Jareth “E perché hai portato anche lei”

“Perché voglio vedere fino a che punto vuoi arrivare” fu la risposta di Sarah “E’ vero che non vuoi aiutare Evelyn?”

Jareth cambiò espressione e, preso dalla rabbia, creò una sfera e fece per lanciarla contro Sherlock il quale, per un soffio, riuscì a scansarsi.

“Che cosa le hai detto!?” sbottò il Fae, con l’intenzione di colpire il detective.

“Basta!” esclamò Sarah, posando le mani sul petto di Jareth “Smettila, subito”

Jareth tentò di calmarsi, ma gli era difficile.

“Le ho detto la verità” rispose Sherlock con una calma innaturale “Penso di aver capito cosa serve e sarò io stesso a recuperarlo”

“Perché mai dovrei fidarmi di te?”

“Perché non sono l’unico ad aver capito che menti” spiegò “Ed anche perché il luogo dove vuoi recarti è sotto sorveglianza”

Jareth non sapeva cosa rispondere.

In quel mondo lui poteva essere sindaco o persino presidente, ma il potere lo aveva chiunque e non solo lui.

Non era il re, non era a capo di un intero regno dove le persone e le creature erano suoi sudditi ed obbedivano ad ogni suo ordine.

Non fece in tempo a ribattere che Sherlock era già partito.

Non sapeva se fidarsi o meno di quello strano tipo, ma che altra scelta aveva?

“Jareth…” Sarah richiamò l’attenzione del Fae su di sé “Sherlock ha detto che esiste una soluzione alternativa per sbloccare il confine...senza bisogno di mettere in mezzo Evelyn” fece un profondo respiro “Perché hai mentito?”

“Perché quella soluzione non avrebbe comunque aiutato” spiegò “Non solo volevo tenerla per me, ma quando ho realizzato che potevo usarlo, ho fatto i conti e siamo punto e a capo”

Sarah annuì, capendo il punto di vista di Jareth e percependo la verità nelle parole udite.

Strano come il Fae riuscisse ad aprirsi con lei.

Sarah non aveva bisogno di magia per farlo cadere ai suoi piedi.

Lei lo ama, lo teme, fa ciò che gli dice e lui è completamente suo schiavo.

Sei lei parla, lui parla, se lei chiede lui risponde.

“Forse...c’è un’altra soluzione” disse Jareth “Ma ti avverto, Sarah, non è convenzionale e non so quanto possa essere di aiuto”

“Qualunque cosa” Sarah era tutta orecchie.

Jareth la fece entrare in casa, stare sotto la veranda non era per nulla conveniente.

“Premetto che attendere la nascita del figlio della bionda non avrebbe danneggiato nessuno e mai avrei detto o fatto qualcosa contro questo bambino” Sarah annuì e lo lasciò proseguire “Non potendo dimostrare questa mia intenzione all’interessata e al suo damerino, potrei...mandare lei direttamente dove desidera, senza bisogno di toccare il confine e senza mettere a rischio la sua incolumità”

“Che intendi dire?” Sarah non capì “Se puoi mandare Evelyn altrove...perchè non lo fai anche con noi?”

“Perché posso mandarla solo in un luogo da lei scelto e...non credo che tu desidera andare in un posto che non è casa tua”

Adesso era chiaro, Jareth voleva davvero aiutare Evelyn.

Ma c’erano sempre dei rischi e Jareth non era sicuro di volerli correre.

“Qualcosa si farà” sorrise appena Sarah “Per ora mi basta sapere che tu ci tieni all’incolumità delle persone”

“Tu dici?” domandò Jareth “Io sono ancora intenzionato a far fuori il damerino che ti ha portata qui”

Sarah alzò gli occhi al cielo e, istintivamente, si avvicinò a Jareth e affondò il viso contro il suo petto.

In un primo momento, il re rimase talmente stupito da non saper reagire.

Poi si sciolse e cinse la vita della sua preziosa...avvertendo sensazioni nel basso ventre.

Sarah se ne accorse e alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi in quelli di lui.

“Lo sai che è sbagliato” mormorò Jareth

“Nel tuo mondo no, in quello di Evelyn nemmeno” ribatté Sarah “Perchè dovrebbe essere sbagliato qui?”

“Perché…” ma Jareth non riuscì a finire la frase.

Sarah si alzò in punta di piedi e posò un dolce bacio sulle labbra di lui.

Un bacio che Jareth agognava da molto tempo.

Era vero, perché a Storybrooke doveva essere per forza sbagliato?

La maledizione aveva colpito ovunque e c’erano molte persone che giungevano da luoghi dove sedici anni erano l’età giusta per sposarsi, fare figli ed eventualmente dare la propria figlia in sposa ad un uomo più adulto di lei.

Erano leggi che molti possedevano e come esempio vi erano proprio Lucky Luke ed Evelyn Dalton.

Forse Jareth aveva ancora la mente annebbiata dalla maledizione e dalle leggi del mondo in cui erano finiti, ma non aveva scordato le sue...quelle del suo mondo.

Provò ad aggrapparsi a quelle regole e ricambiò quel bacio con trasporto, prendendo Sarah fra le sue braccia e portandola fino al divano e adagiandola su esso.

Amare era difficile, così come era difficile per lui mostrare la sua vera natura al mondo.

Era strano poterla mostrare a Sarah, ma giurò a se stesso che lei sarebbe stata l’unica a vederlo così...vulnerabile.

E pensare che in quel momento si stava facendo guidare da istinti mai provati...o meglio, mai provati per amore.

Nel giro di poco divennero uno solo elemento, sospeso nel tempo e nello spazio, in un luogo dove nessuno poteva entrare.

Un luogo dove Jareth era libero di amare.

 

*****

 

Amy se ne stava sdraiata sul letto, con lo sguardo rivolto verso il soffitto.

Suo padre si era parecchio infuriato quel giorno e non solo per Loki e la sua boria.

La situazione era pesante e, nonostante comprendesse tutti gli abitanti di quella città, chi davvero si stava muovendo erano sempre i soliti.

Persino il Dottore, Logan e John Watson si stavano prodigando a loro modo per aiutare, ma erano sempre presi con il lavoro e il Dottore riparare la macchina del tempo per renderla adatta a sopportare la magia.

KITT avrebbe voluto aiutare e scoprire di più sul confine e come passarlo, ma non essendo più un auto non potevano fidarsi a chiedergli di superarlo e vedere se gli faceva lo stesso effetto di Loki il quale, volente o no, sarebbe stato ancora utilizzato come cavia con grande piacere di Logan.

I fratelli Dalton stavano tenendo quasi segregata Evelyn la quale, non volendo rischiare di vedere Luke nemmeno per sbaglio, accettava quella reclusione e si limitava a parlare tramite messaggi con Amy.

Povera Evelyn, giovane e con mille responsabilità, per non parlare del suo bambino.

Ancora non era nato e già aveva su di sé il peso di un’intera città.

Era anche normale che Evelyn accettasse di restare chiusa in casa.

Era persino arrivata a confessare che se mai fosse nato non lo avrebbe detto a nessuno, salvo poi fare i conti con la magia.

Lo avrebbero saputo tutto che era nato, poco ma sicuro.

Amy si chiese quali altre soluzioni ci fossero e perché Jareth era così nervoso quando glielo si chiedeva.

Sicuramente vi erano altre soluzioni e voleva saperle tutte.

Ma suo padre l’aveva portata via prima che potesse parlare e doveva attendere Sherlock.

Le aveva scritto Lascia fare a me ma non lo aveva più sentito da quella mattina.

Non osava chiamarlo perché temeva di disturbarlo.

Sbuffò.

Il loro rapporto era strano.

Lei si sentiva parecchio infatuata e sentiva di amarlo, ma la sua giovane età non giocava a suo favore.

Che ne sapeva lei dell’amore? Come faceva a capire se si trattava di qualcosa di serio o di semplice cotta adolescenziale?

E perché Sherlock non dimostrava segni tipici dell’amore?

A mala pena erano riusciti a baciarsi.

Lo faceva per darle un contentino, oppure la amava davvero ma aveva paura?

“Perché è così difficile?” mormorò

“L’amore non è mai semplice” fu la risposta che ottenne e che la fece sobbalzare.

Volse lo sguardo verso la finestra.

“S-Sherlock!” fece dei profondi respiri per calmarsi “Sei impazzito? Come hai fatto a…”

“Me lo stai chiedendo davvero?” sorrise appena lui, tornando quasi subito serio “Stai bene?”

“Fino a un minuto fa sì” rispose sarcastica, alzandosi e avvicinandosi all’uomo.

Lo strinse e si lasciò stringere.

Rimasero così per lunghi secondi.

Secondi dove Amy si accorse che la stretta di Sherlock era salda, come se non volesse lasciarla.

Lo sentiva fremere e...sentiva anche altro.

“Abbiamo trovato una soluzione” disse Sherlock, staccandosi da Amy e guardandola negli occhi “Anche se non accadrà nulla né ad Evelyn e nemmeno al suo bambino, so che i fratelli e Luke non saranno disposti a correre questo rischio” precisò “Quindi la soluzione è mandare Evelyn nel luogo dove si trova il pozionista e farla restare lì fino alla fino a che l’infuso, per riportare le persone pietrificate al loro stato originale, non è pronto”

Amy scosse la testa, sentendo di essersi persa qualche passaggio.

“Ma...come fa a…?”

“Ad andare in quel mondo?” Sherlock sorrise furbo “Nulla di più semplice, entro un mese avremo in mano il modo per muoverci e sapremo anche come usarlo al meglio”

Amy continuava a non essere in grado di seguirlo, ma non aveva il coraggio di fare altre domande.

Si appuntò mentalmente che entro un mese avrebbero trovato un modo per andare in un altro mondo e da lì in poi buio totale.

Volendo vedere era meglio di niente.

“Mi prometti che ad Evelyn non accadrà nulla?”

“Te lo prometto”

Amy abbozzò un sorriso, mentre Sherlock le accarezzava dolcemente il volto.

Lei gli prese la mano e lui iniziò a tremare e non certo per paura o freddo.

“Sherlock…” lui indietreggiò “Sherlock, perché?”

“Lo sai perché” mormorò lui, avvicinandosi alla finestra e mettendosi a cavalcioni su di essa.

“A-aspetta” Amy si avvicinò “I-io…”

Senza aspettare la fine della frase, Sherlock la attirò a sé e posò le sue labbra su quelle di lei, chiudendole in un dolce bacio.

Questo lasciò Amy così sorpresa e così presa che, quando Sherlcol si staccò da lei, non si accorse che era già sparito.

Mentalmente avrebbe voluto maledirlo, ma non fu in grado di farlo.

Il suo volto divenne rosso come un peperone e andò a nascondere il volto sotto al cuscino.

Adesso aveva la risposta al suo quesito.

Era davvero amore.

  
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