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Autore: Ikki_the_crow    14/01/2022    0 recensioni
SERIE MOMENTANEAMENTE IN IATO: in quanto basata su una campagna in corso, devo aspettare che gli eventi procedano prima di andare avanti...
Momenti di vita quotidiana di alcuni avventurieri, quando non sono impegnati a salvare il mondo o esplorare dungeon. A volte le avventure più emozionanti sono quelle che vivi tutti i giorni...
0) Istantanea n.0: come tutto ebbe inizio.
1) Istantanea n.1: una serata in accampamento, per iniziare a conoscerci meglio.
2) Istantanea n.2: anche i più duri dei duri hanno bisogno di qualcuno (in collaborazione con The_Red_Goliath)
3) Istantanea n.3: alcune ferite iniziano a guarire
4) Istantanea n.4: un’uscita tra amiche. O forse no.
5) Istantanea n.5: la conclusione di una giornata memorabile.
6) Istantanea n.6: un arrivederci che suona quasi come un addio.
7) Istantanea n.7: una splendida giornata e una terribile nottata.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ISTANTANEE DI VIAGGIO 5
In cui un’offerta viene rifiutata, il passato rialza la testa e la luna osserva il futuro che nasce.

22-08-1373. Sera. Silverymoon.
 
L’anno precedente, il Conservatorio di Musica di Utrumm era stato spostato dalla Riva Nord del fiume alla Riva Sud, in modo da accorparlo al campus del giovane Conclave di Silverymoon. Anche se le sue aule e gli archivi erano stati svuotati di tutto il materiale, l’edificio del Conservatorio era ancora in piedi, momentaneamente chiuso e in attesa di conoscere il proprio futuro. Visto dall’esterno, il palazzo era enorme ma anonimo; all’interno, tuttavia, si poteva ancora respirare la grandezza dei giorni passati.
Quando Daisy le aveva proposto di entrarci, in un primo momento Fianna era rimasta perplessa: per quale motivo la ragazza dalla pelle scura, solitamente così attenta e ligia alle regole, la stava invitando in un edificio abbandonato? Una serie di ipotesi le fiorirono nella mente, alcune delle quali le causarono un leggero rossore sulle guance.
Una volta dentro, però, capì di essersi sbagliata. Quell’edifico era tutto fuorché abbandonato: torme di studenti, e qualche personaggio un po’ più avanti negli anni, passeggiavano tra le sale vuote, chiacchieravano negli angoli o leggevano stravaccati contro alcune delle colonne che sostenevano la sala grande.
“Da quando il Conclave ha spostato tutta la mobilia, l’edificio viene usato come punto di ritrovo dagli studenti, soprattutto da quelli di musica bardica,” stava spiegando Daisy con un sorrisone. “Sai che in questo palazzo c’erano più di quaranta stanze insonorizzate? Molte sono state smantellate, ma almeno la metà è ancora attiva. Gli studenti ci organizzano corsi, eventi, spettacoli e concerti di continuo, ma soprattutto alla fine dell’estate. C’è perfino un programma!” Allungò all’altra un volantino scritto in una calligrafia ricercata che elencava un numero sorprendente di eventi. Ed è solo per questa settimana, notò Fianna.
“Ed è legale?” domandò.
A quella domanda, Daisy arrossì. “Beh, tecnicamente no,” concesse, con una punta di imbarazzo. “Ma le guardie e l’Università sanno perfettamente cosa succede qui, e chiudono un occhio. Ci sono anche dei responsabili, in giro. Sia studenti che non.”
Indicò un giovane umano dall’aria simpatica che distribuiva volantini come quello che Fianna aveva in mano. Sul petto aveva una spilla con incisa sopra un’arpa.
“Se hai bisogno, cerca qualcuno con quel simbolo. E non preoccuparti: le porte qui dentro sono tutte prive di serratura.” Daisy le sorrise di nuovo, e Fianna non poté fare a meno di ricambiare.
Chi lo avrebbe mai detto? Questa è una vera sorpresa, pensò.
 
“Allora, com’è che sei esperta della scena musicale sotterranea?”
Fianna era seduta a terra e appoggiata contro una delle pareti in uno dei due auditorium al pianterreno. Le panche in platea erano state tolte, ma i gradoni in muratura erano ancora lì, e anche il palcoscenico. In quel momento, un gruppetto di studenti si stava lanciando in un’opera satirica improvvisata dal titolo “Le Merde d’Argento” in cui prendevano in giro figure di spicco della zona. Alcune parti erano ben fatte, ottima satira politica sulla situazione attuale; altri interpreti erano meno ispirati.
Accanto a lei, Daisy tirò fuori dalla sacchetta una piccola borraccia di metallo e la poggiò per terra assieme a due tazze di coccio. Quando svitò il tappo, si sentì un leggero odore di limone.
“È una storia un po’ lunga. Sicura che ti va di sentirla?” Leggermente imbarazzata, la ragazza dalla pelle scura allungò una delle due tazze all’altra. Era piena di un infuso agli agrumi molto zuccherato, che Daisy aveva preparato per combattere la stanchezza. Susan si era tanto raccomandata che Fianna non si stancasse troppo, e Daisy non aveva intenzione di deluderla. Quando aveva pensato alla giornata, aveva calcolato i minuti di cammino e previsto pause ogni venti minuti massimo, sempre in posti dove ci sarebbe stato modo di sedersi.
Fianna annuì, portandosi la tazza alle labbra.
“D’accordo.” Di nuovo, Daisy sembrò in imbarazzo. Per prendere tempo, bevve un sorso dalla propria tazza. Poi si buttò.
“La verità è che mi ha introdotto Ingrid. La mia… La mia ex ragazza.” Fece un sospiro. “Siamo state insieme poco più di un anno, tra la fine dei miei studi e l’inizio del periodo come assistente della professoressa. Lei… è molto diversa da me. Adora le feste, il rumore, la gente. L’alcol. Conosceva ogni singolo punto di ritrovo di Silverymoon, ogni distilleria clandestina, ogni gruppo musicale. Me li ha fatti provare tutti…” Lasciò sfumare la voce, persa nei ricordi. Anche lei seduta per terra, si era portata le ginocchia al mento, e in quel momento si stava abbracciando le gambe con entrambe le braccia.
Fianna provò maldestramente a intervenire: “Scusa Daisy, non sapevo che…”
L’altra scosse la testa. “Non ti preoccupare. È tutto a posto.” Le rivolse un sorriso malinconico. “È finita da anni ormai. Non fa più male. Beh, quasi più.”
Fianna non le credette neppure per un attimo. “Se posso chiederlo… Ti manca?”
“No.” La risposta di Daisy fu immediata e lapidaria. “Eravamo troppo diverse. Mi stava distruggendo. Mi manca come mi faceva sentire all’inizio, però. Sai, quando tutto è nuovo e incredibile, tutto da scoprire e tu ti senti… viva?”
Di colpo si rese conto di cosa stesse dicendo, e a chi. “Scusa! Non volevo –”
Fu il turno di Fianna di scuotere la testa. “Non preoccuparti. Va tutto bene.” La maga stese le gambe di fronte a sé. “No, non è vero. È stata un’esperienza terribile, disgustosa, e più cerco di non pensarci e più mi torna tutto in mente.”
Nella penombra della sala, mosse la mano a terra finché non trovò quello che stava cercando.
“Da tutta questa storia di merda – il rapimento di Danny, la morte di Bor e Ezekiel, tutto quanto – è uscita una sola cosa buona.” Con delicatezza, intrecciò le dita intorno a quelle di Daisy. “Ho incontrato te.”
Per un po’ restarono così, con le risate del pubblico dello spettacolo a fare da sottofondo.
 
“Non sapevo che genere di musica ti piacesse, spero che tu ti stia divertendo.” Daisy gridò per farsi sentire sopra la confusione del pubblico che applaudiva. Un gruppetto di musicisti aveva appena terminato la prima parte del proprio spettacolo, un’alternanza di pezzi recitati e cantati in cui raccontavano le vicissitudini di una studentessa tormentata dalle proprie compagne di corso.
Fianna annuì. “Sono molto bravi!” concordò.
Ormai il sole era calato del tutto: quando la luce del tramonto aveva iniziato a filtrare dalle vetrate dell’auditorium, Daisy si era alzata a malincuore e aveva accompagnato Fianna ad una delle salette insonorizzate che erano ancora in attività. Le aveva spiegato che l’aveva portata lì con il preciso scopo di farle vedere quello spettacolo, che lei lo aveva visto qualche mese prima e le era piaciuto molto. La compagnia era un gruppo di studenti dell’ultimo anno, e questo era il loro spettacolo di addio a Silverymoon: probabilmente anche per questo, quando le ragazze erano arrivate, la sala era già stipata, con i pochi posti a sedere occupati.
Mentre si guardavano intorno, un giovane halfling dalla zazzera castano chiaro si era avvicinato tutto sorridente. Aveva una spilla con la lira ben in mostra sul petto.
“Che mi venisse un colpo! Daisy Woolen!” aveva esclamato. “Sono secoli che non ti si vede in giro, ragazza! Come stai?”
La ragazza si era illuminata in un sorriso. “Alan! Che bello vederti!” I due si erano abbracciati rapidamente, prima che Daisy facesse le presentazioni.
“Fianna, lui è Alan. Uno degli organizzatori degli spettacoli.”
“Ti prego, dimmi che ci hai ripensato e vuoi unirti alla commissione.” Gli occhi dell’halfling si fecero grandi come piattini. “Saresti favolosa! E sai che ti accoglierebbero tutti a braccia aperte, sì?”
“Sei gentile, ma non posso. Ultimamente sono sempre in viaggio.” Il sorriso di Daisy si era allargato. “Scusa, Alan. Posso chiederti un favore? La mia amica non può stare in piedi a lungo, ma le sedie sono tutte occupate e seduti per terra non si vede nulla…”
“Non dire altro!” L’halfling era scomparso tra la folla, per poi rimaterializzarsi pochi secondi dopo con una sedia dall’aria economica sotto ciascun braccio. Daisy e Fianna si erano guardate per un attimo, con lo stesso pensiero in testa.
A McGraw verrebbe un infarto se le vedesse!
Da quando Daisy aveva parlato di Ingrid, e Fianna di quanto le era successo sul Grande Ghiacciaio, un qualche equilibrio si era spostato. Era come se un muro invisibile tra di loro fosse crollato. Prima erano state attente, guardinghe l’una con l’altra, senza neppure rendersene conto. Entrambe avevano paura che sfuggisse loro una parola di troppo.
Adesso non più.
Avevano ringraziato Alan, si erano accomodate su un lato della sala e si erano godute lo spettacolo. Sapevano che l’altra era lì, ma questo non era più motivo di apprensione. Era un’altra cosa che rendeva speciale quella serata.
Ora, mentre gli attori si sistemavano il trucco e i musicisti aggiustavano gli strumenti in vista del secondo atto, Daisy si alzò in piedi.
“Vado a prendere qualcosa da bere. Ho visto uno dell’organizzazione con un barile d’acqua e qualche altra bevanda. Tu vuoi qualcosa?”
Fianna si morse il labbro. Sembrava combattuta. Alla fine, prese coraggio.
“Veramente, non pensavo di fermarmi per il secondo atto.”
Daisy parve sgonfiarsi. “Non ti è piaciuto? Scusa, avrei dovuto parlartene prima, magari non era il tuo genere. Se preferisci, ci sono tanti altri spettacoli che…”
La maga la interruppe prima che l’altra tirasse fuori il volantino e iniziasse ad elencare.
“Tranquilla, Daisy. Loro sono bravissimi, eccezionali! È solo che…” esitò. “C’è un altro posto dove vorrei andare.”
“Sei stanca. Ti riaccompagno a casa.” Daisy si raddrizzò. Ma certo, che sciocca. E dire che Susan glielo aveva anche detto. È ancora debole, non farla stancare troppo…
“Non esattamente.” Allo sguardo perplesso dell’altra, Fianna rise e fece un cenno con la testa. “Vieni.”
 
Appena fuori da Silverymoon, lungo la strada che conduceva a casa di Susan, il fiume faceva un’ampia curva e rallentava fin quasi a fermarsi. Sul lato interno dell’ansa, a poca distanza dalla strada, c’era una spiaggetta di ghiaia nascosta da una piccola macchia di cespugli.
“Perché siamo qui?” Daisy, che aveva seguito Fianna fino a quel momento, si guardò intorno con curiosità. Il suo retaggio da vampiro le permetteva di vedere anche nell’oscurità più completa, ma quella sera non era necessario. Alla luce della luna, il fiume luccicava come fosse stato davvero d’argento. “Non c’è niente qui,” ridacchiò.
“C’è silenzio.” Fianna inspirò profondamente. In effetti, gli unici suoni erano gli insetti tra l’erba e l’acqua che sfiorava i ciottoli a pochi metri da loro. “E ci sei tu.”
La maga si voltò verso Daisy. “Devo darti alcune cose, e non posso farlo in mezzo alla gente.” Le scappò una risatina, poi si chinò a frugare nella propria borsa. Ne estrasse una scatoletta di legno dall’aria vissuta e la porse all’altra.
Sul coperchio erano incise le parole: Che tu possa sempre trovare la via di casa.
Anche senza la luce della luna o i suoi occhi da vampiro, regalo di suo padre, Daisy l’avrebbe riconosciuta tra mille. Tese la mano e la prese con un sorriso.
Anche la maga sorrise. “Come promesso. Grazie per avermela prestata.”
“Lo dirò alla nonna. Sarà contenta di sapere che è stata utile.”
“Poi, c’è questa.” Fianna si chinò ancora a frugare nella sua borsa, e riemerse con una busta in mano. “Tu mi hai mandato una lettera, così te ne ho scritta una anche io. Non sapevo dove spedirla, però, così ho pensato di dartela di persona…”
Daisy rise. “Ti ringrazio per il pensiero. Spero sia solo la prima di tante.”
“Di sicuro. C’è un’ultima cosa.”
Daisy, che aveva abbassato lo sguardo per mettere via la bussola e la lettera, risollevò gli occhi. Fianna era in piedi, con le spalle al fiume. La serata era calda, quindi aveva lasciato la giacca bordata di pelo legata intorno alla vita ed era rimasta solo con la maglietta a maniche corte e i calzoni da viaggio. Non aveva in mano nulla.
Alla luce della luna, Daisy poteva vedere bene il suo viso. Sembrava nervosa, agitata. La ragazza dalla pelle scura la osservò perplessa e con una punta di ansia.
“Va tutto bene? Cosa –”
Senza preavviso, la maga fece un passo in avanti e premette le labbra su quelle di Daisy.
Si erano già date dei baci amichevoli in passato, sulle guance o sulla fronte. Questo non era uno di quelli. In pochi attimi, divenne chiaro a tutte e due che era qualcosa di ben di più.
Quasi in automatico, le braccia di Daisy si avvolsero intorno alla vita dell’altra e la strinsero a lei. Fianna fece lo stesso, prima di baciarla ancora più profondamente.
Rimasero così a lungo, con il canto dei grilli a fare da sottofondo.
   
 
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