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Autore: niny95    14/01/2022    4 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11.
 
Eloise era a casa, il negozio dove lavorava era corso ai ripari e una volta annunciata l'emergenza COVID aveva chiuso i battenti. 
Adesso era stravaccata sul divano, ricordando per un attimo sua figlia. Suo padre era seduto sulla poltrona, gli occhi fissi sul giornale. 
La tv accesa dava a ripetizione aggiornamenti sul COVID e neanche navigare sui social l'aiutava. Non negava che quella situazione iniziasse a essere insostenibile. 
Sospirò e poi impulsivamente, prese il telefono e compose il numero del marito: sapeva che Roger avrebbe potuto essere occupato ma aveva davvero voglia di sentirlo e, in fondo le decisioni impulsive erano tipiche di lei. Roger avrebbe capito, o almeno così sperava.  
Suo padre alzò lo sguardo dal giornale al suono dei tasti, un sopracciglio inarcato. 
Suo marito rispose al secondo squillo:«Eloise! Stai bene?» la sua voce piena di preoccupazione riempì d'affetto il cuore della donna «Sto bene. Volevo solo sapere come stavi.» 
Roger sospirò «La situazione qui è … complicata. » la voce dell'uomo appariva piena di dolore «Se avessi saputo io … non me ne sarei andato» disse. 
Eloise scosse la testa nonostante il marito non potesse vederla «No, Roger io … capisco. Alice aveva bisogno di questo. E mi rendo conto che questa è stata una buona idea; Alice adesso ha un bel rapporto con i suoi cugini, ha un amica. Adesso sembra davvero felice.»  
«Sì è vero. Stare qui sembra aver sortito un buon effetto su Alice, però …» Roger si fermò come se stesse mettendo in ordine i pensieri poi continuò « Eloise farò di tutto per tornare da te al più presto possibile.»  
Nonostante tutto Eloise sorrise.   

«Quindi in cosa consiste esattamente il tuo lavoro?» chiese Ingrid quel giorno, la donna le aveva portato una scatola di donnut: ultimamente lei e James sembravano fare a gara su chi fosse il più premuroso, forse per cercare di sopperire a 33 anni di mancanze. Emma non negava che i suoi genitori ce la stavano mettendo davvero tutta, ma la parte di lei che ancora soffriva per anni e anni sballottata tra una casa affidataria e un'altra non si fidava. Ciò nonostante sorrise lievemente «In questo momento supervisionare il Van Gogh e verificare che tutti rispettino le disposizioni sanitarie, ovviamente.» rispose «Ma se vuoi sapere il mio parere preferisco sicuramente la prima.» sospirò «Almeno il quadro resta fermo. Sono davvero stanca di discutere con gente che si rifiuta di capire.»  
«Eppure indossare la mascherina non dovrebbe essere così difficile, no?» domandò Ingrid indicando la mascherina che in quel momento teneva abbassata «D’altronde la usavamo già quando avevamo un po’ di influenza, no? È un modo di salvaguardare noi e chi ci circonda»  
«Eppure ti stupiresti di sapere di quanta gente dice che siamo vivendo in una dittatura sanitaria e che se si ammalano i più deboli è solo selezione naturale. Mi disgusta soltanto l’idea di dividere la mia aria con questa gente.»  
Ingrid scosse la testa partecipe «Allora parliamo del Van Gogh. Dev'essere bello avere nel museo di una piccola città un quadro così famoso.» disse. 
Emma annuì «È un gran bel traguardo per Storybrooke.» confermò.  
«Sai che l’arte di Van Gogh fu riconosciuta soltanto quando morì?» chiese Ingrid con uno strano luccichio nello sguardo «Da giovane ho studiato arte.» spiegò allo sguardo interrogativo di Emma.  
 Emma rimase in silenzio pensierosa, non riusciva a capire a quale parte di sé dare ascolto: a quella che le diceva di aggrapparsi a questi attimi insieme ai suoi genitori o a quella che le diceva di non fidarsi, che l’avevano lasciata comunque sola per 33 anni.  
Ingrid sorrise, forse capendo i dubbi della figlia «Beh ti lascio lavorare in pace. Ci vediamo!» disse lasciando la stazione.  

 Alice era seduta sul divano, scorreva distrattamente la home di Facebook.  
Robyn le aveva chiesto di uscire ma la ragazza aveva rifiutato, non sopportava la mascherina e oltretutto presto avrebbe dovuto tornare a Seattle. Che senso aveva far progredire quel rapporto? Per farla soffrire al momento in cui sarebbero state divise? Non aveva proprio voglia di aggiungere altro dolore al mucchio, grazie tante. 
Proprio in quel momento il suo cellulare squillò, Alice gettò un occhiata veloce: Robyn, sospirò, ma quella ragazza non si arrendeva mai? «Prendere o lasciare: usciamo?» la salutò l'altra ragazza. 
«Grazie ma no.» rispose Alice, la sua voce tremava lievemente. 
 L'altra ragazza fece un sospiro, Alice non riusciva a capire se fosse grato o di frustrazione «Ti ho fatto qualcosa?» chiese infine, la sua voce suonava ferita. Il cuore di Alice sussultò di rimando; Robyn era una delle poche persone a mostrarsi gentile con lei e le dispiaceva che potesse soffrire a causa sua «Cosa? Certo che no!» esclamò. 
«E allora cosa ti prende?» il sorriso che di solito condiva ogni parola della ragazza era stato sostituito dalla preoccupazione «E non osare mentirmi! So che mi stai evitando.»  
Alice sospirò «È … è complicato.»  disse infine. 
«Bene, ho tempo.» dal tono di voce era chiaro che Robyn adesso stava sorridendo «Posso venire?»   

Henry era appena uscito dalla biblioteca, l'ultimo volume delle origini di Shadowhunters al sicuro nella tracolla — era proprio curioso di sapere come si sarebbe svolta la situazione alla fine, soprattutto era curioso di sapere alla fine chi avrebbe scelto Tessa tra Will e Jem! — quando incontrò Ivy, per un attimo non la riconobbe con la mascherina addosso «Dove vai di bello?» chiese curioso.  
«Stavo per fare un salto al Granny's, ti unisci a me?» propose la ragazza.  
Henry annuì. 
Circa dieci minuti dopo erano seduti a un tavolo aspettando il proprio ordine.  
Ivy guardò il ragazzo con curiosità, una mano poggiata sotto il mento «Quindi…  come va con…  come si chiamava?» chiese.  
Henry scosse la testa divertito, da quando l’aveva scambiata per Violet Ivy gli poneva sempre la stessa domanda.  
La ragazza sospirò, forse insultandolo internamente come era solita fare Alice «Lei ti piace sul serio?» chiese.  
Uno sguardo confuso si dipinse nel volto dell’amico «Certo. Perché?»  
Ivy scosse la testa «Certo che voi maschi siete proprio tonti.» commentò «Non penserai mica che starà ad aspettare la tua dichiarazione per sempre? Devi darti una mossa!»  
Henry abbassò lo sguardo «Lo so, però…» intrecciò le dita tra loro «Come faccio a sapere che prova lo stesso?» domandò infine.  

    «Quindi mi stai dicendo che ti è sembrata una buona idea troncare i rapporti con me perché hai paura di quello che succederà quando lascerai Storybrooke?» chiese Robyn dopo che Alice finì di raccontare il motivo per cui la stava evitando, le due erano sedute sul letto, in quella che al momento era la stanza di Alice.  
Alice sbuffò «Non ho paura.» bofonchiò a bassa voce. 
Robyn alzò gli occhi al cielo, poi si sedette di fronte all'altra ragazza costringendola a guardarla negli occhi «Alice sii seria!» esclamò «Siamo nel ventunesimo secolo: abbiamo le videochiamate, le mail, whatsapp. Abbiamo i mezzi per spostarsi e mi stai davvero dicendo che dovremmo troncare la nostra amicizia perché a breve lascerai Storybrooke?» il tono della ragazza era dolce, come il tono usato da un insegnante quando spiega un argomento piuttosto difficile. 
«E perché mai dovresti fare tutto questo per me?! Puoi essere amica di chiunque!» sbottò Alice, la sua voce si alzò di diversi toni. Da quando aveva abbassato le sue difese non aveva più alzato la voce con Robyn e se ne pentì all'istante, fece per scusarsi ma l'altra ragazza la fermò con una mano «Sai, Alice a volte sei più ottusa degli adolescenti che giudichi tanto.» rispose con voce fredda «Farei tutto questo per te perché ci tengo. Ma evidentemente per te non è lo stesso.» 
A sentire quelle parole la risposta di Alice si fece altrettanto tagliente « E per quale ragione allora pensi che ti abbia detto questo?! Dio Robyn! Ti ho detto cose che non ho mai raccontato a nessuno. Come puoi pensare che non ci tenga a te?!» sbottò mentre una lacrima solitaria le bruciava lungo la guancia, se l'asciugò con foga. 
La voce di Robyn si ammorbidì «Allora dimostralo, Alice. L'amicizia richiede che ci si sforzi da entrambe le parti.»   

Bastò sentire il ticchettio affrettato dei passi di Regina per rendessi conto che la donna era di pessimo umore. Ciò venne confermato quando fece il suo ingresso nell’ufficio dello sceriffo, nonostante la donna indossasse la mascherina non era difficile capire il suo umore. La bionda scambiò uno sguardo perplesso con Roger, gettò uno sguardo colpevole alle carte che ancora doveva compilare prima di chiedere «Regina! Cosa ti porta qua?»  
La bruna si gettò con aria stanca nella sedia disponibile «Swan, sono davvero esausta!» nonostante Emma fosse sposata da un pezzo, Regina continuava imperterrita a chiamarla col suo cognome da nubile «Questa situazione mi sta davvero facendo impazzire. Potremmo dover chiudere tutto a breve e non ho ben capito se devo consegnare il quadro alla National Gallery o no» sospirò «Posso chiederti di fargli una telefonata? So che non tocca a te ma se la faccio io rischio di sbranarmeli e non mi sembra il caso.»  
Emma ridacchiò alle parole dell'altra donna ma annuì «Lo faccio subito!» disse componendo immediatamente il numero, ma il telefono sembrava suonare a vuoto. La bionda non si fece intimorire e riprovò altre due volte ma la situazione non cambiò, scosse la testa «Suona a vuoto.» 
Regina sospirò «Grazie lo stesso.» stava per andarsene quando la voce di Emma la fece fermare: «Vuoi parlarne o qualcosa del genere?» 
«Non c'è niente di cui parlare, sono solo terribilmente stressata. Ma grazie.» rispose il sindaco prima di lasciare la stazione. 

 Roger sospirò, la telefonata di Eloise il giorno prima l'aveva alquanto destabilizzato. Avrebbe voluto solo fare la valige e tornare da Eloise insieme ad Alice. Sospirò. 
Killian si sedette sul divano accanto al fratello, gli porse una tazza di cioccolata calda senza dire nulla.  
Roger ne bevve un sorso rigenerante. Sospirò «Hanno bloccato i voli. Mi chiedo se ho fatto bene ad andarmene.»  
Nonostante Killian non avesse mai approvato la sua storia con Eloise, lo sguardo del fratello era così calmo e … gentile che l'uomo si ritrovò a continuare a parlare quasi senza accorgersene «Non avevo intenzione di stare lontano tutto questo tempo. » la voce di Roger tremava leggermente «Solo che … io e Eloise litigavamo giorno e notte per ogni minima cavolata e ho pensato che questo non facesse bene ad Alice o, forse semplicemente, ero solo io che volevo ritrovare un po’ di tranquillità.» 
Killian posò una mano sopra la spalla del fratello «Hai cercato di preservare tua figlia, se nel frattempo hai voluto trovare un po’ di tranquillità nessuno può biasimarti.» rispose con voce calma. 
«Beh invece dovrebbero! Sapevo a cosa andavo incontro quando l'ho sposata come mi hai ricordato tu giusto qualche mese fa. » sbottò Roger, la sua voce si era alzata di diversi toni. 
La voce di Killian rimase calma però «Io ero arrabbiato e, ammetto, per motivi futili. Non avevo nessun diritto ad essere arrabbiato con te per come hai deciso di vivere la tua vita.» 
Roger sospirò «Mo dheartháir , non capisci. Non amavo Eloise quando ci siamo sposati, ho solo fatto quello che pensavo fosse il mio dovere per Alice. » la sua voce era dolce, nessuno poteva dubitare che l'uomo non stesse facendo altro che mettersi a nudo «Ma poi ho imparato a conoscerla, e man mano che l’ho vista prendersi cura di Alice me ne sono innamorato, non so esattamente come sia successo ma … — » 
«Roger, Roger frena!» disse Killian con un sorriso gentile «Io non metto in dubbio quanto tu ami Eloise e se sia o no una buona madre. Dico solo che non ti biasimo — non più — per aver voluto mettere in primo piano il benessere di tua figlia. E non dovresti farlo neanche tu.»  
Roger non trovò le parole per rispondere così tutto quello che fece fu stringere il proprio gemello tra le braccia. 

«Dobbiamo sbrigarci» James stava facendo avanti e indietro nella stanza d'albergo che condivideva con Ingrid. 
«Maledizione, siediti! Mi stai facendo girare la testa!» sbottò infatti la moglie «So benissimo che dobbiamo fare in fretta. Ma abbiamo bisogno di ancora un po’ di tempo, sono sicura che arriveremo al punto in cui nostra figlia —» il tono di voce di Ingrid sembrò quasi mettere in evidenzia la parola figlia «si fiderà totalmente di noi.» 
James sospirò «Lo so, so che siamo facendo del nostro meglio ma questa situazione mi sta facendo venire l'esaurimento!» 
Ingrid sorrise «Lo so benissimo.» si piazzò di fronte al marito abbracciandolo, lo baciò, un bacio che aveva ben poco di casto «Ti va di coccolarci un po’?» 
James per tutta risposta ghignò. 
  
  
 
  Note: Allora intanto mi rendo conto che è passato quasi un anno dall'ultima volta che ho aggiornato e mi dispiace anche! Però nel frattempo ho fatto la scaletta per non rieschiare di combinare più casini quindi adesso dovrei scrivere senza troppi danni! Altra cosuccia: io non avevo intenzione di inserire il Covid ma mi sono resa conto di doverlo fare per forza, la storia ha inizio all'incirca a settembre/ottobre 2019 quindi per forza maggiore bisognava inserirlo. Piccola lezione di irlandese: mo dheartháir-> fratello mio e ci vediamo presto!
Niny :)

 
   
 
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