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Autore: Aagainst    14/01/2022    4 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo-Flames

 

I'm left with nothing more than ashes
Falling to the ground like snowflakes
almost wish we never happened 
(Mod Sun feat. Avril Lavigne-Flames)

 

 


Clarke aprì gli occhi piano, non del tutto convinta di volersi svegliare. Allungò la mano, ma la ritrasse subito. Il materasso era così freddo. Soffocò un urlo e schiacciò il volto contro il cuscino. Da quanti giorni stava così? Ormai aveva perso il conto. Chiuse nuovamente gli occhi, cercando conforto nei suoi ricordi. Frammenti di memorie, frammenti di istanti si susseguirono nella sua mente. Era tutto ciò a cui poteva appigliarsi ora. Tutto ciò che le era rimasto. 

 

“Ehi, tu devi essere quella nuova. Clarke Griffin, piacere.”. La ragazza di fronte a lei allungò il braccio e le strinse timidamente la mano, un gesto che le colmò il cuore di tenerezza. 

“Lexa Woods, il piacere è tutto mio. È un onore poter lavorare al tuo fianco.”. Clarke la scrutò, soffermandosi sui suoi occhi. Erano incredibilmente verdi e profondi, un angolo di un mondo, di un universo che avrebbe voluto conoscere fino in fondo. 

“Wallace mi ha fatto vedere i tuoi casting, lasciami dire che è il contrario. Sono io a dovermi sentire onorata, sei incredibile.”. Lexa fece spallucce, visibilmente in imbarazzo per quel complimento. “Ti troverai bene qua, il cast di Arkadia è speciale.”

 

Già, speciale. Lexa era speciale, questa era la verità. Clarke si rigirò nel letto e si accartocciò nelle coperte. Avrebbe voluto piangere, ma ormai non aveva più lacrime da versare. Il dolore era troppo. Il vuoto che provava era troppo. Tutto era troppo. 

 

“E stooop. Perfetto ragazze, avete una chimica eccezionale.”

“Grazie signor Wallace.” rispose Lexa, con un sorriso. Cage Wallace, il produttore della serie, era famoso per non scomporsi mai più di tanto e un complimento da parte sua era più unico che raro. Clarke si voltò a guardare Lexa. Era più giovane di lei e, nonostante nella serie interpretasse un personaggio molto forte e determinato, nella vita reale era decisamente molto più schiva e timida. 

“Bel lavoro oggi.” le disse, più per attaccare bottone che per altro. Lexa era sempre così schiva, così chiusa. Clarke voleva solo conoscerla meglio. Ne aveva bisogno. 

“Sì, sono molto contenta. Questa stagione sta venendo bene.” rispose la più giovane. Clarke le sorrise, lasciando che i loro occhi si incontrassero. D’istinto, Lexa chinò lo sguardo, ma la bionda l’obbligò a rialzarlo.

“Stasera io e gli altri usciamo, ti va di unirti a noi?” Clarke propose, anche se Lexa ebbe il sospetto che volesse dirle ben altro. 

“Io… Beh, ecco…”

“Dai, non esci mai con noi. Insomma, può essere un’occasione per legare di più, anche in ottica lavorativa può tornare utile.”. Non era stata Clarke a parlare. Le due attrici si voltarono. Di fronte a loro una ragazza dai capelli scuri e di chiara origine latina le fissava, le mani poggiate ai fianchi. 

“Rae, non metterle pressione.” Clarke rimproverò la sua collega e amica, lanciandole un’occhiataccia. Raven alzò gli occhi al cielo e scosse il capo.

“Oh, andiamo Woods.” insistette. Lexa sospirò, voltandosi prima verso Clarke e poi verso Raven. 

“Vorrei, ma non posso. Ho già un impegno.” disse, infine.

“Un impegno? E con chi? Con il tuo fidanzato?”. A quelle parole Lexa si irrigidì. Si massaggiò il collo, palesemente a disagio.

“Ehi, tranquilla. Raven stava solo scherzando.” Clarke provò a rassicurarla, preoccupata da quella reazione. 

“No è che… Ecco io…”

“Lexa, non ci devi spiegazioni, davvero.” le sussurrò Clarke, posandole una mano sulla spalla. Si maledisse subito di quel gesto tanto impulsivo. Aveva i brividi e non per le basse temperature che caratterizzavano quelle giornate. C’era qualcosa in Lexa, qualcosa che l’attraeva e la destabilizzava al tempo stesso. Qualcosa a cui non sapeva dare un nome, ma di cui, al tempo stesso, sentiva di non poteva fare più a meno.

“Sentite, mi dispiace. Il fatto è che ho una telefonata importante da fare stasera. Non con il mio fidanzato, ma con la mia ragazza.” Lexa confessò, distogliendola dai suoi pensieri.

“Oh.” fu tutto quello che riuscì a dire. 

“Già. Quindi scusatemi, ma ora devo proprio andare. Ci vediamo domani, ragazze. Grazie comunque per l’invito.”. Clarke restò impassibile mentre la osservava scomparire nella sua roulotte. Quella notte non seppe capire se la morsa allo stomaco era frutto della gelosia verso la misteriosa ragazza di Lexa o della sorpresa di scoprire che a quest’ultima interessavano le ragazze. L’unica cosa di cui era certa era che era fregata. Sì, perché era cotta, cotta di Lexa Woods. E non avrebbe dovuto. 

 

No, non avrebbe dovuto. Ma come avrebbe potuto evitarlo? Avrebbe fatto di tutto per quella ragazza dagli incredibili occhi verdi. L’avrebbe protetta, l’avrebbe venerata, adorata, servita. Avrebbe scalato le montagne per lei. L’avrebbe amata, semplicemente. Eppure, Lexa non gliel’aveva permesso. Clarke si era solo illusa, nient’altro. Strinse le lenzuola e si coprì il volto. Si sentiva così vuota, così derubata di qualsiasi prospettiva. Prese un respiro profondo e allungò la mano verso il comodino, fino a prendere il cellulare. Sbloccò lo schermo e cominciò a scorrere la rubrica, cercando qualcuno da chiamare. Avrebbe voluto telefonare ad Octavia e a Raven e chiedere loro di passare la giornata assieme, ma si bloccò poco prima di cliccare sullo schermo. Il suo sguardo si posò sul suo nome, il nome di Lexa. Scosse il capo. I ricordi, avrebbe voluto fermare il fluire dei ricordi. Ma non era possibile e lei lo sapeva. 

 

“Aspetta O, mi sta squillando il telefono.” Clarke disse, frugando nella borsa. Era il loro giorno libero e avevano deciso di passarlo assieme, facendo shopping e uscendo poi la sera con gli altri membri del cast.

“Chi è?” chiese Octavia, curiosa.

“Lexa.” rispose Clarke, incredula. L’ultima cosa che si sarebbe mai aspettata era una sua telefonata. 

“Beh rispondi, no?” la esortò Octavia. Clarke annuì e sbloccò il telefono, portandoselo poi all’orecchio. 

“Lex, è tutto a posto?” chiese, preoccupata. 

“Io… Io non sapevo chi chiamare. Non… Ho bisogno…” farfugliò la più giovane. Era completamente preda del panico e Clarke non poté nascondere un certo turbamento. La rassicurò, promettendole che sarebbe arrivata da lei in poco tempo e, salutata Octavia, salì sul primo taxi e tornò indietro sul set. Giunse alla roulotte di Lexa e bussò alla porta, non ottenendo però risposta alcuna. Provò ad aprire e, con sommo stupore, notò che non si era chiusa dentro.

“Lexa?” mormorò, entrando. Le tende erano tutte tirate e le luci spente. Clarke aveva il cuore in gola. Che le fosse successo qualcosa? Che qualcuno l’avesse aggredita? Si addentrò per la roulotte, cercando Lexa in ogni dove. 

“Lexa!” esclamò, non appena la vide. Era seduta per terra nella sua stanza, addossata alla parete. Aveva la testa china fra le gambe e singhiozzava disperatamente.

“Lexa, ehi. Che succede?” Clarke chiese preoccupata, sedendosi accanto a lei. Le circondò il volto con le mani, costringendola a girarsi verso di lei. Non appena i suoi occhi azzurri si scontrarono con quelli verdi smeraldini della più giovane, Clarke sentì il cuore battere all’impazzata. Cercò il più possibile di ignorare i suoi sentimenti, non era né il luogo, né il momento.

“Lexa, parlami.” insistette. Per tutta risposta, la più giovane le si accoccolò al petto, in lacrime. Clarke non sapeva bene cosa fare, completamente colta alla sprovvista. La strinse a sé è la cullò con dolcezza, aspettando che si calmasse. 

“Co-Costia.” mormorò Lexa all’improvviso. Clarke inarcò un sopracciglio, confusa.

“La mia ragazza. Lei è… Lei mi ha… Dio.”. Non riuscì a terminare la frase. Allungò a Clarke il telefono, mostrandole una foto che ritraeva due ragazze baciarsi. La bionda sentì una morsa al cuore. Lexa non meritava un simile trattamento.

“Magari è solo un fotomontaggio.” provò ad indorare la pillola, inutilmente. Quella foto era reale, lo sapeva benissimo anche lei. 

“Lei mi ha tradita. Dio, perché? Cos’ho che non va?”

“Nulla, Lex. Semmai, è lei che deve porsi questa domanda.” rispose Clarke, carezzandole i capelli con tenerezza. Lexa alzò lo sguardo, con aria interrogativa. Clarke le sorrise, cercando di trasmetterle tutto l’affetto possibile.

“Se fossi Costia e avessi il privilegio di stare con t-… Con una ragazza come te, beh non farei mai una cosa del genere. Farei di tutto per farti… Cioè, per farla felice. Non me la lascerei scappare così, non mi passerebbe mai per la testa di poterla ferire in un modo simile.”. Lexa aveva smesso di piangere e guardava Clarke a bocca aperta, incredula a quelle parole. Rimasero così, senza parlare, per nemmeno loro seppero quanto. 

“Davvero?” chiese poi Lexa, in un sussurro. 

“Davvero.” confermò Clarke, con un sorriso. Restarono così, una di fronte all’altra, per un tempo non quantificabile. Nessuna delle due osava aprire bocca, per paura di rovinare il momento con parole completamente fuori posto. 

“Io… È meglio che io vada.” disse infine Clarke, alzandosi in piedi. “È tardi e magari vuoi riposare.” Lexa annuì, anche se era chiaro dalla sua faccia che avrebbe voluto invitare la bionda a restare con lei. Entrambe, però, sapevano che non sarebbe stata una buona idea.

“Buonanotte Lexa.” la salutò Clarke, schioccandole un bacio sulla guancia. Scappò via, per evitare di cambiare idea. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter restare, per poter stare con lei. Ma non poteva, ne era consapevole.

 

No, non poteva. Non avrebbe potuto. Non avrebbe dovuto. Eppure, non aveva resisto. Clarke si coprì gli occhi con le mani. Si sentiva come se le avessero strappato il cuore dal petto e, in un certo senso, era così.

“Basta.” mormorò. “Basta.”. Non voleva più ricordare. Non voleva più soffrire. Eppure, la sua mente non le dava tregua. E, in fin dei conti, come è possibile cancellare dalla propria anima momenti, frammenti di istanti di tale portata? 

 

“Domani dovrò andarmene, Clarke.”

“Lo so.” sospirò la bionda. Erano entrambe stese sul tetto della roulotte della più giovane, una birra in mano. 

“Mi mancherà tutto questo.” dichiarò Lexa, con una punta di amarezza nella voce. 

“Mi… Ci mancherai anche tu.” Clarke sussurrò. Scosse il capo e si mise a sedere, per poi invitare Lexa a fare altrettanto. La pallida luce lunare le illuminava il viso e le faceva risaltare i meravigliosi occhi verdi, rendendoli più brillanti del solito. Clarke deglutì, incapace di articolare un pensiero di senso compiuto.

“Mi mancherai tantissimo.” confessò Lexa, con quell’aria timida di cui la bionda si era completamente innamorata. Sì, perché Clarke era perdutamente innamorata di Lexa, ormai ne era sicura. Posò la bottiglia di birra ormai vuota sul tetto e scese dalla roulotte, aiutando la mora a fare lo stesso.

“Ci sarò sempre, Lex. Per qualsiasi cosa.” la rassicurò.

“Lo so.” la mora asserì. “È che è raro trovare persone come te nel nostro lavoro. Insomma, da quando ho cominciato a lavorare come attrice mi sono sempre accontentata di rapporti frivoli, superficiali. La stessa relazione con Costia non è stata altro che un tentativo di sopravvivere alla routine e alla banalità, l’ho capito solo da poco.”. 

“Beh, probabilmente la vita non dovrebbe essere soltanto sopravvivenza. Non credi che meritiamo di meglio?”. Lexa si morse il labbro. Chinò il capo, per poi rialzarlo poco dopo. 

“Probabilmente sì.” disse poi, sporgendosi in avanti. L’ultima cosa che Clarke si sarebbe mai aspettata era ritrovarsi le labbra di Lexa sulle sue. Sussultò a quel contatto, ma dopo pochi istanti si perse completamente in quel bacio così inatteso, così insperato. Si ritrovano all’interno della roulotte, nemmeno loro seppero come. 

“Lex…” mormorò Clarke, col fiatone.

“Shh.” la zittì la più giovane. Clarke sentì le lacrime bagnarle le guance. Lexa era dentro di lei, un tutt’uno con lei, con le sue membra, un tutt’uno con la sua anima. E, per la prima volta in vita sua, Clarke si sentì finalmente completa.

 

La bionda scosse il capo. Non era nient’altro che un relitto in frantumi. Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.






Angolo dell'autrice

E rieccomi con una storia in italiano. Questo è solo il prologo, ma spero vi sia piaciuto.
Due cose: la prima è che potrebbe sembrare una classica storia in cui Clarke e Lexa si riavvicinano, ma non sarà così. Come vedete, tra i personaggi ho inserito Madi e non sarà solo una comparsa. Non dico di più, ovviamente.
La seconda cosa è che, purtroppo, i miei aggiornamenti non saranno costanti e puntuali. Tra studio e vita ho poco tempo per scrivere, ma cercherò comunque di pubblicare il più velocemente possibile.
Detto questo, spero di non avervi annoiato. Alla prossima!

   
 
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