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Autore: _Cthylla_    15/01/2022    1 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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26
(Inizia il conto alla rovescia)













Ayyyy ,porqué no me amas, Alejandro?!


“È una mood, Gabrijela!” pensò Soundwave, portando alla bocca una cucchiaiata di azoto gelato.

Erano passati due giorni da quando lui e Spectra avevano rotto. Il divorzio c’era stato per ottimi motivi e di comune accordo, ma era ancora freschissimo e per quanto soffrisse per l’intera faccenda non poteva evitare di al suo processore di regredire all’adolescenza e fantasticare su un improbabile ritorno di fiamma… tra qualche vorn. O qualche eone. Prima avrebbero dovuto trovare la forza di riuscire a guardarsi in faccia, e al momento l’idea di combattere dodici insecticons gli risultava più facile rispetto all’altra.

Pensando a questo decise che tanto valeva fare la maialata, dunque buttò nell’azoto gelato tutte le chips di rame che erano rimaste.

Soundwave aveva la vaga impressione che se avesse continuato in quel modo la parte di tessuti tecnorganici che poteva aumentare di volume avrebbe fatto esplodere certe parti della sua armatura, ma tra il lavoro e lo sfasciarsi il processore a suon di melodrammi sudamericani di pessima qualità -e meno melodrammatici del suo stesso divorzio- si teneva in allenamento così che nessuno potesse rimproverarlo per essersi lasciato andare, nemmeno lui stesso o Megatron.

O “Snitchertron”: sì, forse sarebbe stato più accurato.

Quando aveva iniziato a ragionare più lucidamente non aveva impiegato molto a fare due più due: Spectra poteva aver tratto per conto proprio determinate conclusioni, ma chi aveva dato una spintarella al tutto era stato Megatron, il suo amico… o “amico” per modo di dire, aveva pensato all’inizio, per poi rendersi conto che comunque non era stato Megatron a prendere la decisione avventata che aveva messo fine a un matrimonio altrettanto avventato e allo sbando da un pezzo.

Non aveva avuto nemmeno l’energia per imbestialirsi con lui, ma quando Megatron gli aveva portato le chips di rame da mangiare insieme al gelato -un vago accenno di senso di colpa, forse?- Soundwave non si era risparmiato di ricordargli quante ne avesse mangiate lui ai tempi dell’arena tra un taglio di testa e l’altro, sempre per una questione di femmes. O meglio di una precisa femme che a un certo punto, dopo una prova di lealtà non da poco e svariati incontri parecchio focosi, era scomparsa dalla sua esistenza. Megatron poteva non aver mai avuto difficoltà a trovare delle donne che gli scaldassero la cuccetta ma neppure lui, sentimentalmente parlando, aveva avuto particolare fortuna.

“Dovrei farla finita, sono patetico” pensò poi, tirando su una grossa cucchiaiata di quella deliziosa porcheria “Non ha funzionato e basta”.

Un ritorno di fiamma era improbabile già solo perché Dreadwing era stato riammesso nei ranghi dopo un lungo colloquio con Megatron e, anche se il seeker non lo sapeva ancora, questi aveva già varie idee su come utilizzarlo in futuro una volta conclusa la faccenda dell’Omega Lock e quella con Spectrus Specter. Dreadwing in molte di queste idee era responsabile di questo o quel quadrante del cosmo, di certi settori di Cybertron o della Terra stessa una volta cyberformattata; non nella Nemesis o nella base operativa dove sarebbero stati lui e Megatron, dunque, e Soundwave immaginava che per Spectra sarebbe stato lo stesso. Loro due si erano divisi, per il resto Spectra non aveva veri amici tra gli ufficiali che sarebbero stati presenti, dunque non aveva motivo di rimanere.

“Dove andrà a stare e con chi non mi riguarda più, devo ripetermi questo”.

Era probabile che in futuro non avrebbe più visto di persona la sua ex moglie.
Non sapeva com’era possibile sentirsi allo stesso tempo sollevato e triste all’idea, ma immaginava che facesse parte del pacchetto “rottura fresca”, fino a quel momento mai vissuto personalmente e con tale intensità.

In tutto ciò persino il sogno probabilmente profetico di Spectra era passato in secondo piano, o meglio: era allarmante e tutti, una volta che Spectrus avesse deciso di attaccare, avrebbero fatto in modo di evitare la morte di Megatron, ma il fatto che Spectra fosse in grado di fare certi sogni era stata per Soundwave l’ennesima cosa da aggiungere a quelle di cui lei non gli aveva mai accennato.

Una più, una meno, tanto ormai.

Pensò a questo, pensò che una volta concluso il tutto sarebbero stati altri a gestire le reazioni inaspettate di Spectra e le sue omissioni qui e là… e quello non lo intristì nemmeno un po’.





***





«… avrei dovuto farlo l’altra volta ma vedendoti abbastanza provata ho preferito evitare di nuocere alla salute di qualcuno in grado di dare avvertimenti utili. Al momento come puoi vedere l’Omega Lock non è attivo, contrariamente a ciò che hai visto nel tuo sogno, ma era questa la struttura ad anello di cui ci hai parlato?»

«Sì, Lord Megatron! Era questa, ne sono sicura» disse Spectra.

La Nemesis in quel momento aveva interrotto il suo vagare nell’atmosfera terrestre, e la costruzione ad anello mastodontica vista da Spectra e finalmente ultimata le si rivelava in tutto il proprio splendore di ingegneria Decepticon di massimo livello. Contrariamente a com’era stata messa la fazione di Spectrus fino a quando i membri erano stati online, i Decepticon avevano i mezzi per fare quello e altro.

«E credo che Lei si trovasse lì» aggiunse Spectra indicando un punto preciso della struttura.

«Direi che questa sia un’ulteriore conferma. Tu non avevi visto i progetti ed è la prima volta che questo Omega Lock viene aperto» disse Megatron «E a giudicare dal rapporto del qui presente Shockwave sulla stabilizzazione dell’energon sintetico, direi che manchi poco anche all’attacco».

«A breve non avremo più bisogno dell’Autobot. Nonostante dei sospetti non confermati che lui in questi giorni abbia tentato di rallentare il processo, il tutto sta giungendo a conclusione» disse lo scienziato Decepticon.

«Riguardo la tabella di produzione?...»

«La tecnologia di iperaccelerazione è pronta all’uso».

«Molto bene. Presto potremo finire il lavoro che ho cominciato tempo addietro con Darkmount!» esclamò Megatron.

Spectra si avvicinò ulteriormente alla struttura ad anello e guardò in basso.
Ricordò l’impressione che aveva avuto nell’osservare la Terra per la prima volta, le era sembrata un bellissimo gioiello azzurrino. Era triste pensare che a breve o non sarebbe stata più così: un numero incalcolabile di esseri viventi sarebbero stati spazzati via dalla cyberformattazione o Megatron sarebbe morto e, come nel suo sogno, la Terra sarebbe rimasta com’era… almeno fino a quando gli umani avrebbero provveduto da soli al proprio annientamento.
Quando il discorso “cyberformattazione” era venuto fuori per la prima volta e lei stava ancora insieme a Soundwave, questi le aveva spiegato che in base ai loro comportamenti era la fine più probabile.

«Vorrei solo aver visto di più» mormorò «Avete concluso che sarà Spectrus ma io non mi sento tranquilla. Non sono convinta lo stesso».

«Starscream è riuscito a fare almeno una cosa utile e nell’andare per esclusione siamo stati tutti della stessa idea» le ricordò Tarn, avvicinandosi a sua volta al bordo «E del resto abbiamo già parlato: nessuno di noi usa bene le proprie abilità quando è agli inizi».

Benché un paio di giorni prima neppure a Spectra fosse sfuggito un po’ di sconcerto da parte di Tarn nel venire a sapere di quella sua abilità, al di là del contenuto del suo sogno, di lui poteva dire soltanto che anche in quell’occasione era stato molto di supporto. Non le era sembrato dispiaciuto all’idea che potessero avere in comune l’essere “outliers” -la definizione che aveva usato era quella- e le aveva anche spiegato brevemente la situazione precaria in cui le persone come loro avrebbero potuto trovarsi in passato, molto diversa rispetto a un presente in cui la mentalità generale era cambiata e certe pene non esistevano più. Spectra era anche venuta a sapere che una di esse era stata del tutto abolita da suo padre, Spector Specter, e le aveva fatto piacere l’idea che un membro della sua famiglia avesse fatto una cosa buona per la comunità.

Curiosa com’era non si era risparmiata dal chiedere a Tarn come fossero andate le cose per lui ma non aveva ricevuto una risposta, se non “Per quanto sia una lunga storia non c’è quasi nulla che valga la pena menzionare prima del mio incontro con Lord Megatron”. Ricordando chi era e come era la persona cui aveva fatto quella domanda, in quel momento Spectra aveva avuto la vaga sensazione che oltre a essere una lunga storia potesse essere anche spiacevole, dunque per una volta aveva evitato di insistere. In fin dei conti neppure Tarn aveva insistito nel voler sapere le ragioni precise del suo divorzio -ragioni precise che lei non avrebbe dato in ogni caso: mettere in difficoltà il suo ex compagno di vita non era nelle intenzioni di Spectra. Nulla di quel che era successo si sarebbe ripetuto e chi doveva esserne al corrente, ossia Megatron, lo era già- dunque il minimo che aveva potuto fare era stato ricambiare il favore.

«Il fatto è che non so né come allenare questa cosa né se posso, Tarn, dato che succede mentre sono in ricarica. È diversa dalla tua…»

«Quando avrò del tempo libero potrei indagare su questo e sul funzionamento generale del tuo processore» disse Shockwave, mosso da pura curiosità scientifica «Benché gli outliers che ho avuto modo di studiare non siano pochi, sarebbe la mia prima analisi di un meccanismo in grado di “vedere” qualcosa diverso dal presente».

«A volte è meglio non indagare troppo a fondo» osservò Megatron «Le origini di certi sogni o certe visioni possono essere più oscure di quanto si creda. A proposito, Spectra: hai avuto mal di testa, avvertito effetti strani sul tuo corpo, sentito qualcosa di simile al rumore di una Scintilla pulsante?... no? Ottimo».

«Questo è molto specifico, Lord Megatron» osservò Spectra.

«Riguarda la natura stessa di questo pianeta ed è una delle ragioni per cui intendo terraformarlo. È una storia abbastanza lunga ma-» sentendo un tentativo di contatto in entrata portò una mano al comm-link «Knockout, che succede?!»


Ehm… non so come dirglielo, Lord Megatron, ma, ecco, il prigioniero è scappato! Ha anche causato dei danni a-


«Ed ecco perché mettere un segnalatore al dottore è stata una buona idea» commentò Megatron, seguendo il segnale su un datapad «Possibile che non ti si possa lasciare solo un minuto?!... Shockwave, vai a verificare l’entità dei danni, all’Autobot penso io. Questo colpo di testa gli costerà».

«Sarebbe stato terminato comunque» osservò lo scienziato.

«Ma in modo più rapido. Un regalo per i tuoi uomini, Tarn!»

«Vari di loro non aspettavano altro» replicò il Decepticon in questione.

«Naturalmente. Vieni con me, farò aprire un Ponte per…»

Passi conosciuti. Dreadwing -lì perché in cerca di qualcuno o per tenere d’occhio la struttura, per quel che poteva sapere Spectra- rimase immobile dopo aver dato una breve occhiata alla stanza e aver incrociato per un nanoclick il suo sguardo.

Quella, dal ritorno di Dreadwing, era la prima volta in cui Spectra era riuscita a vederlo. In quei giorni non c’erano stati contatti tra loro: non una visita -comprensibilmente, trovandosi lei insieme alla DJD- non un tentativo di contatto via comm-link, niente di niente, al punto di aver concluso che i propri pensieri riguardo il fatto che Dreadwing si fosse rotto le scatole potessero essere corretti. Lei avrebbe voluto cercare un contatto, in quei giorni lo aveva pensato molto spesso e in certi momenti l’aveva quasi fatto, salvo lasciar perdere ogni volta: il discorso sul non imporre la propria presenza era sempre valido, lui era al sicuro, doveva bastarle.

«Stavo per dire “farò aprire un Ponte perché Spectra torni nella tua nave” ma direi che non sia necessario scomodare Soundwave» concluse Megatron «Eri qui per fare rapporto, Dreadwing?»

«Nossignore, notando l’Omega Lock aperto ho solo pensato che fosse tutto pronto».

«Lo sarà appena Shockwave avrà risolto i problemi creati dal prigioniero in fuga. Tu portala nella Peaceful Tiranny» indicò Spectra con un cenno del capo «Tarn, con me».

«Sissignore» fu la sola risposta di quest’ultimo.

Spectra immaginò che Tarn non fosse particolarmente felice all’idea che Dreadwing entrasse nella sua astronave ma c’era un Autobot in fuga, e in ogni caso l’ordine di Lord Megatron era stato molto chiaro e conciso.

Lei e Dreadwing rimasero soli in compagnia del più totale silenzio.

«Una conversazione con Lord Megatron mi ha fatto intuire che dietro il mio essere ancora online ci sia tu. Ti ringrazio» disse Dreadwing.

«Lui non ti ha mai voluto morto, c’è stato qualche… problema interno… e ci sei andato di mezzo. Non ce ne saranno altri, non penso».

«Bene».

Il suo tono di voce era distante come Spectra non l’aveva mai sentito prima di quel momento e aveva l’impressione che il Decepticon non la stesse neppure guardando direttamente, preferendo piuttosto un qualche punto imprecisato dietro di lei.

«Ho sentito che sei tornato nell’esercito…»

«Sì».

Il seeker non aggiunse altro.

“Avevo pensato bene” pensò Spectra “Era palese, ha smesso di cercare un qualsiasi tipo di contatto già da un po’. Non posso dargli torto”.

Cercò di ricacciare indietro le lacrime nonostante la stretta allo “stomaco” fosse piuttosto dolorosa. Era assurdo, ma l’atteggiamento di Dreadwing in quella circostanza la faceva soffrire molto più della fine ufficiale di un matrimonio che aveva desiderato per tutta la vita, che invece le causava solo molta amarezza nel ripensarci.
Notando quell’ultima cosa nei giorni passati aveva iniziato a pensare che forse la disperazione nera provata quando lei e Dreadwing erano fuggiti era stata dovuta anche alla consapevolezza che tra lei e Soundwave fosse finita già da allora, per quanto avesse(ro) potuto provare a negarlo e per quanto, nel dirgli di aver davvero voluto provare a sistemare le cose e di aver pensato che potessero avere un futuro, fosse stata sincera. Avrebbe spiegato molte cose.

«Dreadwing, mi dispiace per…»

Si interruppe. Gliel’aveva già detto nel rispondere ai suoi messaggi, e altre scuse, per quanto fossero sincere da parte sua, non sarebbero servite assolutamente a niente, parole vuote per qualcuno che aveva giustamente deciso di prendere le distanze.

«… per tutto, ma già lo sai. Mi ha fatto piacere rivederti e- no» aggiunse, vedendolo fare un passo in avanti «So cos’hanno detto ma posso tornare nella Peaceful Tiranny da sola, non c’è bisogno che tu faccia altro per me, mi sto riprendendo man mano. Se tu e Lord Megatron siete riusciti a chiarirvi sono felice, adesso dovresti essere al sicuro, a me basta questo» diede a Dreadwing un’ultima occhiata «Ci vediamo».

Ebbe solo il tempo di voltarsi e fare due passi verso il corridoio prima di essere avvolta in una stretta che in tutto il tempo che lei e Dreadwing avevano passato insieme aveva imparato a conoscere molto bene, con la differenza che in quei momenti non aveva mai potuto avvertirne il tremore leggerissimo che invece avvertiva adesso.

«Dreadwing-»

«Non dovrei fare questo» disse il Decepticon, con la voce leggermente incrinata «Mi ero ripromesso di starti più lontano possibile perché se c’è una cosa su cui Soundwave ha ragione è che io sia stato solo dannoso per te. Non sono riuscito a capire cos’era giusto fare, non sono riuscito a proteggerti, non sono riuscito a essere utile in niente per te! In niente!»

Spectra dovette concludere di essersi sbagliata per l’ennesima volta, perché era chiaro perfino a lei che quella non era la reazione di un mech cui non importava più nulla di qualcuno.

«Non è-»

«In questi giorni non ho fatto altro che pensare e ripensare a questo, poi quando sono tornato mi hanno detto che tu hai cercato…» fece una pausa.

«Di morire. Non pensavo che te lo avessero già detto» commentò lei, senza però sentirsi particolarmente stupita.

«Dunque è vero».

«Sì. Però- aspetta!» sentendolo sciogliere la stretta, la femme si voltò abbastanza rapidamente da riuscire a prendere il viso del Decepticon tra le proprie mani e poggiare la fronte contro la sua «Non andare via, non andare…»

«Spectra-»

«Ho fatto molto male anche a te, se tu volessi stare lontano da me per questo non insisterei, ma se è perché pensi che quel che è successo sia stato colpa tua allora ti prego, non farlo» continuò Spectra, accarezzandogli il viso «Mi sei sempre stato vicino, mi hai sempre ascoltata, se per la mia fissa di essere un peso per gli altri non avessi smesso di parlarti di certi pensieri che ho avuto forse non sarei nemmeno arrivata a tanto, e se invece non ci fossi stato tu forse l’avrei fatto molto prima. Tu hai fatto di tutto per aiutarmi, non è colpa tua, non è colpa tua» ripeté «Hai chiamato la DJD per salvarmi e sei quasi morto!…»

Nel dire quelle parole l’idea di Dreadwing morto -per mano di Tarn e gli altri, oltretutto- la colpì profondamente come fino a quel momento, tra un tentativo concreto di salvarlo, un sogno profetico e un divorzio, non aveva fatto. Realizzò quanto lui fosse andato vicino al finire offline in modo atroce e quanto trovasse insopportabile l’idea che la Scintilla di quel transformer potesse spegnersi.
In quei giorni era la seconda volta in cui scoppiava a piangere tra le braccia di qualcuno, stavolta in un miscuglio di rimorsi e di sollievo: i primi per tante ragioni, considerando quel che lui aveva rischiato, il secondo perché erano entrambi vivi, erano entrambi lì… ed erano ancora insieme. Non smise di accarezzarlo neppure per un secondo, accorgendosi solo allora di quanto grande fosse stata la sua angoscia all’idea di non avere più modo di farlo, la stessa che aveva avvertito chiaramente nei messaggi che lui tempo addietro le aveva lasciato nel comm-link.

«Ho avuto tanta paura» disse, guardandolo dritto nelle ottiche «Se non fosse… se le cose fossero andate diversamente e tu fossi morto, io non-»

«Ne ho avuta anche io, più per te che per me. È anche per questo che alla fine sono tornato, al di là di aver pensato che magari se mi fossi consegnato avrei avuto più probabilità di una morte veloce di quante ne avrei avute se, restando fuori, la DJD mi avesse trovato».

L’idea di sopravvivere non sembrava essere stata presa molto in considerazione da Dreadwing, o comunque era quel che sembrava sentendolo parlare in quel modo. La cosa non fece piacere a Spectra, che comprese una volta di più come dovevano essersi sentiti gli altri per colpa sua.
Mai più.

«N-non… non hai pensato di andare via dal pianeta? Quando ne avevamo parlato tempo fa-»

«Passare la vita a scappare sapendo di essere nella Lista non era qualcosa che volevo» replicò Dreadwing «E anche senza la DJD di mezzo non l’avrei fatto. Non da solo. In questi giorni ho pensato spesso anche a questo, se già da allora avessimo lasciato il pianeta…»

«Tu saresti ancora considerato un disertore. Se potessi tornare indietro ti ripeterei esattamente quel che ti ho detto quel giorno» disse Spectra «Tu sei tornato dove volevi tornare e io ho risolto le cose con Soundwave. Non è finita benissimo ma poteva andare molto peggio, e se non altro sia io che lui possiamo andare avanti. Sapevi già che?...»

Dreadwing annuì. «Io e Lord Megatron abbiamo parlato molto a lungo di vari argomenti. Tra le cose che mi ha detto è degno di nota anche il “Tra moglie e marito non bisogna mettere il dito, e tu ci hai messo tutto te stesso”».

“Proprio lui va a rimproverare altri per questo?...” pensò Spectra, evitando però di esprimersi.

«Tu mi avresti riportata qui se io te l’avessi chiesto. Tu volevi solo cercare di aiutarmi, non mi hai tenuta lontana per altri motivi! Mentre eravamo via, prima di quel che è capitato nel bosco, non credo che tu mi abbia mai vista in “quel” modo. Giusto?»

«Mentre eravamo via, prima di quel che è capitato nel bosco, no. Sai che alcune cose che avevo visto mi erano piaciute poco ma posso giurare su quel che mi è più caro che non ho mai pensato, neppure per un momento, di cercare di “portarti via” da Soundwave».

Una risposta che sarebbe potuta essere sufficiente, eppure Spectra aveva la vaga impressione che Dreadwing non avesse ancora finito.

«Poi però è successo quel che è successo» continuò lui, infatti «Non sapevo dov’eri, se eri ancora viva oppure no, e mi sono reso conto di quanto mi sentissi perso».

Stavolta fu il Decepticon ad accarezzarle il viso, mentre lei realizzava il significato di quel che aveva appena sentito.
Nonché il fatto di esserne meno stupita di quanto forse avrebbe dovuto.

«Mi hai detto che se non ci fossi stato io forse saresti andata offline prima ma forse hai dimenticato che è lo stesso che io ho detto a te. Aiutarti mi ha evitato di fare cose che avrebbero portato alla mia terminazione» proseguì il seeker «Anche tu mi hai ascoltato quando ti parlavo di Skyquake, di Lord Megatron e di tutto quanto, anche tu mi sei stata vicina, anche tu hai cercato di fare di tutto per aiutarmi, al punto che ora non mi trovo più nella Lista. Non ti ho mai vista come un peso, nei momenti in cui eravamo particolarmente vicini io stavo… bene. Nonostante tutto».

Era un pensiero fin troppo simile a certi che Spectra, nel ricordare il tempo trascorso insieme, aveva avuto nei giorni in cui lei e Dreadwing si erano persi di vista. Non poteva negarlo né avrebbe mai potuto prendersela con lui per qualcosa che in quei momenti aveva provato a sua volta, e a sua volta senza iniziare a vederlo in “quel” modo… in quel periodo.

«Per me è stato lo stesso nonostante tutto il disastro in cui eravamo in mezzo» ammise lei «Dunque ti capisco».

Aveva notato di essere meno stupita del dovuto, ma in effetti perché avrebbe dovuto essere diverso? Dreadwing c’era sempre stato per lei, Dreadwing sarebbe stato pronto a battersi per lei, a lasciare il pianeta, a rinunciare ai Decepticon. Dreadwing sarebbe stato capace di arrivare a dare la propria vita pur di salvare la sua, cosa che comunque lei sperava di convincerlo a non fare se mai si fossero trovati in quelle condizioni.
Spectra sapeva benissimo tutto ciò e non da pochi minuti: il fatto che né lei né Dreadwing avessero voluto -o fossero riusciti a- vedere le implicazioni era un’altra cosa.

«Credo di capirti anche in altre cose. Tengo veramente tanto a te, Dreadwing, anche se purtroppo in certi momenti ho dimostrato il contrario, e quello di noi due insieme da qualsiasi parte tra qualche tempo è un pensiero che… che non mi dispiace, ecco. È solo che io e Soundwave abbiamo divorziato da pochissimo, io n-non mi sento-»

«Lo so. Non voglio niente da te, volevo solo che tu sapessi come stanno le cose. So che adesso non è un buon momento, infatti se ho pensato di chiudere i rapporti è stato anche per cercare di non complicarti la vita. Solo che…»

«Solo che non ci sei riuscito. Per fortuna».

«“Per fortuna”?»

«Sì!»

Dreadwing sorrise e si chinò per baciarle la fronte. La sensazione che Spectra avvertì fu gradevole quanto il calore sulle sue guance.

«Credo che ora sia il caso di riportarti in infermeria» disse poi il seeker.

«Sì! Siamo quasi in uno dei momenti della giornata in cui Nickel controlla i miei valori. È molto attenta nel suo lavoro».

«Considerando che l’alternativa sarebbe stata Knockout è un’altra buona ragione per dire “meglio così”» commentò Dreadwing «Andiamo».





***





“Sono morti… morti…

Era stata quella la molla che aveva spinto Ratchet a decidere di sabotare il poco che aveva potuto -creando più rumore che danno, temeva- e cercare di fuggire… in qualche modo.
Essersi accorto solo all’inizio di quel corridoio di aver avuto un segnalatore addosso per tutto il tempo non era certo d’aiuto alla sua impresa.

“Ecco perché non sono mai venuti ad aiutarmi” pensò mentre, trasformato, cercava di correre verso una capsula di salvataggio. Cercare di orientarsi con le poche frecce di segnalazione a terra non era semplice “Ecco perché sono passati giorni, giorni e giorni e non si è mai visto nessuno. Sono offline, lo sono stati da quando Soundwave mi ha portato quassù!”

La lingua lunga di Knockout aveva colpito anche in quell’occasione, lasciando sconvolto il medico Autobot che aveva trovato alle proprie domande una risposta terribile. Non c’erano altri Autobot sul pianeta, era rimasto solo, nessuno sarebbe venuto a salvarlo: ogni vaga speranza che poteva aver avuto fino ad allora si era distrutta completamente.

Pensieri in netto contrasto con le sue azioni iniziarono ad affacciarsi nel suo processore.

“Perché lottare ancora?”

“A che pro scappare?”

“Per andare dove?”

“La Terra verrà cyberformattata a breve anche grazie a te”.

“Jack, June, Miko, Fowler, Rafael…”

“Se anche non fossero stati nella base quando Starscream l’ha fatta saltare in aria, a breve saranno morti, tutti morti, morti, morti, morti-”

Il piede di Megatron, arrivato all’improvviso da dietro di lui, raggiunse all’improvviso il suo parabrezza con tanta forza da incrinarlo. Ratchet abbandonò la propria alt mode in un riflesso condizionato, cercando di rialzarsi in piedi e fronteggiare il nemico, per quanto inutile potesse essere quell’azione.

«Fine della corsa, dottore» furono le parole del leader dei Decepticon «Andando avanti non avresti avuto più fortuna».

Si voltò, trovandosi davanti nientemeno che il boia Decepticon per eccellenza, ed ebbe la conferma che la sua non sarebbe stata una fine veloce. Averlo immaginato in quei giorni non diminuì comunque la sensazione di terrore provata, alla quale in quel momento riusciva a far fronte in parte solo grazie alla rabbia.

«Li hai uccisi!» esclamò rivolto a Megatron «Hai fatto saltare la base-»

«Un’occasione per togliermi qualche spina dal fianco troppo valida per essere sprecata in favore di un’ultima battaglia con Optimus Prime» replicò Megatron.

«Vuoi farmi fare la stessa fine? Non vuoi neppure sprecarti a farlo con le tue mani ed è per questo che hai portato con te questo mostro?!» sputò fuori l’Autobot «Bene! Ma non avrai mai la formula completa-»


Lord Megatron, qui Shockwave. La informo che le azioni del prigioniero non hanno causato danni irreparabili. Non solo: posso dire con sufficiente sicurezza che la formula dell’energon sintetico è finalmente stabile. Ho attivato la tecnologia di iperaccelerazione e col suo permesso posso attivare anche l’Omega Lock.


«Ottimo tempismo, Shockwave. Attiva l’Omega Lock!»


Sissignore.


«Sentito, dottore? Cybertron potrà essere salvata nonostante le tue azioni scellerate e non sei più necessario. Dopo una chiacchierata con Tarn e i suoi uomini potrai riunirti ai tuoi compagni nell’Allspark: sii felice».

Era finita.

Finita.





***





Nel farsi prendere in braccio da Dreadwing, Spectra aveva provato una sensazione simile a quella di “tornare a casa”. Forse quel sentimento non sarebbe stato giusto in quel momento, pensando a Soundwave di certo non le sembrava tale sebbene si fossero lasciati, ma non era sicura di volersi preoccupare anche di una relazione non nata.
Lungo il tragitto verso la Peaceful Tiranny continuò a parlare di qualsiasi cosa con assoluta scioltezza, incluso il modo in cui era stata trattata dagli abitanti di quell’astronave. Evitò di parlare con precisione solo dei dettagli che le avevano fatto intuire la misura in cui Tarn si curava di lei, perché aveva la vaga idea che lui non avrebbe gradito che venissero spiattellati in giro.

«… vorrebbero che tornassi con loro, sai? Kaon me l’ha detto più volte da quando sono qui e non ti nascondo che in questi ultimissimi giorni ci ho pensato sul serio. Mi trovo bene e mi sono detta che non posso restare nella Nemesis ancora per molto, visto il divorzio non è il caso. Dopo quel che mi hai detto prima, però…»

«Non so bene dove verrò mandato in futuro e a fare cosa, Lord Megatron non è stato specifico su questo. Con la cyberformattazione che stiamo per fare forse neppure lui lo sa di preciso» disse Dreadwing «Ma cercherò di far sì che tu possa essere con me fin da subito o raggiungermi il più presto possibile».

Arrivati nell’infermeria trovarono Nickel e Kaon intenti a discutere di qualcosa riguardante un guasto.

«Sì, lo so che non ti piace andare nei condotti, ma è la cosa più rapida, si tratta di cambiare un fusibile!» esclamò Kaon, con un datapad in mano «Certo che un surriscaldamento da quella parte della nave è strano ma considerando tutto quel che la Peaceful Tiranny ha visto ultimamente forse nemmeno tanto e- oh, Lilleth, sei…»

L’espressione di Kaon, da allegra che era, cambiò in modo repentino quando notò che Spectra era in braccio a Dreadwing. La rimozione dalla Lista era ancora troppo recente perché le cose potessero essere diverse.

«Dreadwing è stato così gentile da riportarmi qui, ovviamente Tarn e anche Lord Megatron lo sanno» disse Spectra.

«Henn da combattimento numero due su tre» commentò Nickel «D’accordo, controllo i valori di Spectra e vado nei condotti. Appoggiala sulla cuccetta vuota» disse poi al seeker «Vediamo… buone notizie: alcuni valori sono tornati a un livello del tutto normale. Sei sulla buona strada, Spectra».

«Sono contenta» sorrise la femme, rivolgendosi poi a Dreadwing «Sentito? Va meglio!»

«Anche grazie a lui» disse Kaon «Ah, no».

Nickel alzò brevemente gli occhi al soffitto e, sapendo dove andare e che passando da lì non avrebbe impiegato molto, entrò nel condotto e li lasciò soli.

«Vi ha chiamati lui... ha chiamato proprio te, giusto?» domandò Spectra a Kaon, con l’aria più tranquilla del cosmo «E per questo siete arrivati in tempo, quindi è più un “Ah, sì”. Di sicuro sono grata a tutti voi allo stesso modo».

«… non si apre».

«Come?»

«La porta» disse Dreadwing, premendo pulsanti a lato che tuttavia erano inattivi «Non si apre».

«Fino a un attimo fa funzionava… Kaon?»

Kaon scosse il datapad, ora improvvisamente morto. «Fino a un attimo fa funzionava anche questo. I comm-link di Tess e Helex… no, sento solo statiche, non mi piace, non mi piace per niente. Tarn!» esclamò nel comm-link «Tarn, mi senti?»





***





«Ti sento. Che succede?»

Lord Megatron, di fianco a Tarn, sollevò brevemente un sopracciglio mentre il medico Autobot, reduce dalla cattura e da una sentenza di morte non ancora eseguita, rimase in ginocchio.


Dreadwing ha riportato qui Spectra ma quando stava per uscire la porta si è bloccata, il datapad è morto, non riesco a contattare Tess e Helex anche se dovrebbero essere qui, c’è qualcosa che non-


Il rumore di un colpo violentissimo attraverso il comm-link di Tarn, come se qualcosa di grosso si fosse schiantato contro la Peaceful Tiranny a poca distanza dall’infermeria, venne avvertito anche da Megatron.

«Kaon! Kaon, che sta-»

«L’Omega Lock è stato attivato, le tempistiche del sogno di Spectra corrispondono. L’attacco è iniziato» disse Megatron, con l’intento di andare a prendere la Star Saber oscura prima di subito «Soundwave, apri qui un Ponte verso la Peaceful Tiranny. Tarn, sai cosa fare».

«Spectrus Specter non si avvicinerà ulteriormente alla Nemesis, glielo assicuro!» fu la replica decisa del Decepticon.

Quel pazzo bastardo di un mech aveva scelto di iniziare l’attacco cercando di portare a termine il lavoro che aveva iniziato nel bosco, ma quella sarebbe stata l’ultima decisione sbagliata che avrebbe avuto modo di prendere.





***




Lo scafo della Peaceful Tiranny era stato sfondato dalla Jackhammer. L’astronave era estremamente danneggiata ma ancora attiva e pronta sia a fare retromarcia sia a un atterraggio d’emergenza grazie a scudi che solo in quel momento stavano iniziando a cedere.

In quel delirio di fumo, scintille e scarti di metallo, uno Spectrus Specter privo di un braccio al posto del quale era stata montata la madre di tutte le motoseghe, ora attiva, e armato fino ai denti premette il pulsante di attivazione di una bomba “gentilmente” fornita da alleati che ne avrebbero fatto volentieri a meno.

«Si va in scena!»










Non credo di dover aggiungere molto altro se non “Il mio cervello, grazie a vermissen_stern e al suo farmi notare che il divorzio nel capitolo precedente ha avuto una grossa dose di melodramma, ha fatto un paio di associazioni con Helluva Boss e Soundwave è diventato un attimo Stolwave”.
Per via di Stolas.
GABRIJELA-
Ora immagino Soundwave con le gambe da barbagianni.

Allora!

Per chi non sa cos’è uno snitcher: è qualcuno che fa quel che ha fatto Megatron nello scorso capitolo, alias fare in qualche modo la spia :’D da lì “Snitchertron”, e la femme a cui si riferisce Soundwave è Scylla (se avete letto “Not the odyssey” probabilmente c’eravate arrivati da soli. Se non l’avete letta… vi consiglio di farlo quando e se avrete tempo e voglia xD)

Tra uno o due capitoli dovrebbe concludersi tutto.

Grazie a tutti quelli che continuano ad avere la pazienza di aspettare i miei capitoli, leggerli e, in certi casi, addirittura recensirli. Alla prossima!

_Cthylla_
   
 
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