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Autore: Striginae    15/01/2022    2 recensioni
America accennò una risatina nervosa. Sapeva che sarebbe stato più saggio aspettare la fine del meeting ma non riusciva più ad attendere. Bramava quella cosa più di tutto l’oro del mondo perché era ciò che non poteva avere. Aveva il fascino del proibito a cui era impossibile resistere.
Inoltre, la pazienza non era mai stata una virtù di Alfred.
Se voleva una cosa la doveva ottenere immediatamente.
A qualsiasi costo.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, FACE Family/New Continental Family, Nord Italia/Feliciano Vargas, Russia/Ivan Braginski, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fissi sul grande orologio a muro, gli occhi di Alfred F. Jones seguivano la lancetta dei secondi quasi nel tentativo di spingere il tempo ad andare più veloce. Irrequieto, batteva il piede sul lucido parquet della sala conferenze. Mancava soltanto un minuto e poi Germania avrebbe concesso loro una pausa. E a quel punto, avrebbe agito.
 
Era da quando era venuto a conoscenza che la riunione mondiale si sarebbe tenuta in Italia che America aveva iniziato a fare il conto alla rovescia dei giorni che lo separavano dall’evento, desideroso più che mai di mettere le mani su una certa cosa.

Doveva resistere solo altri pochi secondi e poi il suo piano diabolico avrebbe avuto inizio.

«Per adesso fermiamoci qui. Riprenderemo tra quindi minuti.»
Annunciò infine Germania, facendo vagare lo sguardo sui presenti per avvertirli silenziosamente che non avrebbe tollerato ritardi. Assicuratosi che il messaggio fosse passato, poi, Ludwig ripose ordinatamente i suoi fogli in una cartella.
 
A quelle parole, America saltò su dalla sedia e si guardò attorno, finché non individuò coloro di cui aveva bisogno. Trattenendo a stento l’entusiasmo si diresse a grandi falcate verso i due fratelli Italia, sventolando una mano in cenno di saluto. Dei due, solo il minore si curò di ricambiare il gesto.
 
«Ehi, ragazzi!»
Quasi urlò Alfred, allegro, e i due fratelli si scambiarono uno sguardo sorpreso. Non erano in cattivi rapporti con America e se capitava di incrociarsi nei corridoi dei palazzi in cui si tenevano i meeting scambiavano sempre qualche parola, ma era un po' strano che l’americano li cercasse nello specifico, soprattutto durante una pausa.
 
«Che c’è?»
Chiese Sud Italia, decisamente sospettoso.
 
«Nulla, volevo solo salutarvi. Vengo in pace!»
Rise l’americano ma i due fratelli non sembravano molto convinti.

«Okay, okay, in realtà avrei una richiesta... ma è una cosetta da nulla! Visto che siamo in pausa mi piacerebbe fare un giro per la città e sarebbe fantastico se voi due foste le mie guide!»
Spiegò Alfred, con tono cordiale. Feliciano e Lovino si scambiarono un’occhiata.
 
«Intendi... adesso? Non penso che ci basti il tempo e se torniamo in ritardo Germania non finirà più con i rimproveri.»
Osservò Nord Italia, adocchiando Ludwig che dritto come un palo stava discutendo di qualcosa con Austria.
 
America accennò una risatina nervosa. Sapeva che sarebbe stato più saggio aspettare la fine del meeting ma non riusciva più ad attendere. Bramava quella cosa più di tutto l’oro del mondo perché era ciò che non poteva avere. Aveva il fascino del proibito a cui era impossibile resistere.
Inoltre, la pazienza non era mai stata una virtù di Alfred.
Se voleva una cosa la doveva ottenere immediatamente.
A qualsiasi costo.
 
«Allora accompagnatemi in un supermercato!»
Esclamò Alfred, risoluto più che mai. Il piano A non aveva funzionato ma aveva già pronto il piano B... che consisteva nel portare i due italiani all’esasperazione fino a quando non avrebbero ceduto. Alfred sperava che non ci fosse bisogno di spingersi fino in fondo, ma era pronto a tutto. Non si sarebbe fatto alcuno scrupolo.
 
«Che diamine devi fare al supermercato?»
Domandò allora con tono accusatorio Lovino, che l’unica cosa che voleva era andare a prendere un caffè. Ovviamente però, Alfred aveva pensato bene di mandare all’aria i suoi piani e aveva tutta l’aria di chi non si sarebbe perso d’animo con facilità.  
 
«Devo... ah, non importa! Suvvia ragazzi, ve lo chiedo per favore. Ho pure scordato la mia carta di credito in hotel, in tasca ho solo dollari e ho davvero bisogno di questa cosa, è introvabile da me!»

«Eh? Non capisco, questa... cosa la puoi trovare solo qui da noi?»
Domandò Feliciano, un po’ stupefatto. Cosa scarseggiava in un supermercato americano ma era presente in uno italiano? Era più probabile che si verificasse il contrario. Che dovessero preoccuparsi?

«No, ma in Italia ci sono quelli originali!»
Rispose Alfred mentre appoggiava le mani sulle spalle dei due italiani.

Feliciano sembrava più confuso di prima. Lovino, invece, aveva già smesso di ascoltare. 

«Perciò mi aiuterete, vero? Per favore?»
Da dietro le lenti degli occhiali, Alfred rivolse ai due italiani uno sguardo supplichevole che sperava bastasse per convincerli.
 
Lovino sbuffò ma la tecnica di Alfred sembrava aver funzionato con Feliciano che impietosito dall'impegno di America, appariva volenteroso dargli una mano. 

«Certo che ti aiuteremo!»

«Te lo puoi scordare!»

Lovino e Feliciano si scambiarono l’ennesimo sguardo. Era necessario trovare un compromesso sulle loro opinioni divergenti e Lovino stava già cercando una scusa per tirarsi fuori dalla questione e lasciare che se ne occupasse il fratello ma, chiaramente, quella non era la sua giornata fortunata.

«Italia!»
Tuonò Ludwig dall’altro lato della stanza, facendo cenno a Feliciano di raggiungerlo.

Nord Italia si girò verso Germania e, senza nascondere un po’ d’apprensione, tornò a rivolgersi al fratello e all’americano.

«Credo che Germania abbia bisogno di me. Allora ci pensi tu, eh Lovi!»

«Cosa?! Ma...»

Feliciano però si era già girato e stava trotterellando verso Ludwig, lasciando Lovino in balìa di America.

«Perciò mi aiuterai, sì?»
Riprese senza alcuno scrupolo Alfred con gli occhi pieni di speranza, esattamente come quelli di un bambino che scrive una letterina a Babbo Natale.

«Facciamo in fretta, però.»
Concesse allora Sud Italia, trovandosi con le spalle al muro.

«Grandioso!»
Esultò America, sollevando una mano per farsi dare il cinque che, con scarso entusiasmo, venne ricambiato.


* * *


Nella speranza di fare più in fretta possibile, Lovino aveva portato Alfred al supermercato più vicino che, per sua immensa gioia, si trovava ad appena cinque minuti dal palazzo in cui si stava tenendo il meeting.

Davanti all’entrata del negozio, poi, Alfred si era fatto prestare dieci euro dall’italiano e come un fulmine si era precipitato dentro, non prima di aver chiesto –o meglio, ordinato– a Lovino di attenderlo all’esterno dato che non voleva fargli sapere cosa stesse comprando. Non c’era una ragione precisa, semplicemente sapeva di essere troppo cresciuto per certe cose e non voleva apparire troppo infantile davanti all’italiano.
Non che Lovino reputasse Alfred una persona matura, comunque. America però questo non poteva certo saperlo.

Una volta acquistato ciò che voleva lo aveva raggiunto nuovamente, soddisfattissimo, con una busta biodegradabile in mano. Quando Lovino provò a sbirciare all’interno di essa, Alfred se la portò al petto con fare protettivo, per nasconderne il contenuto.

«Eh no! Segreto!»
Lo ammonì America, facendosi poi una risata.

A quel punto non rimaneva altro che tornare al palazzo dei congressi e Lovino quasi si sentì sollevato quando finalmente vi arrivarono dato che non ne poteva più di tutte le chiacchiere di Alfred, che non era rimasto in silenzio neppure per due secondi.

Raggiunto il loro piano, avevano trovato Feliciano ad attenderli fuori dalla sala conferenze che, ancora, stava parlottando di qualcosa con Germania.

«Hai trovato quello che cercavi?»
Chiese Nord Italia all’americano che fece cenno di sì con la testa, tutto contento.

«Yeah! Grazie ancora ragazzi!»
Disse Alfred, raggiante.


«Grazie Lovino, vorrai dire.»
Borbottò l'italiano ma Alfred era troppo su di giri per prestargli attenzione. 


«Allora ci vediamo alla riunione!»
Si congedò America, rientrando rapidamente nella stanza e lasciando da soli i due italiani.
 
«Quindi... mancano ancora due minuti, magari abbiamo il tempo di un caffè!»
Esclamò Feliciano per tirare su di morale il fratello, gli sembrava abbastanza nervoso. Lovino annuì, il pericolo di rinunciare al suo caffè era ciò che più lo aveva infastidito di tutta quella questione. E poi, altre due ore di Ludwig che dirigeva l’assemblea non erano tollerabili senza una buona dose di caffeina in corpo.

«Diamoci una mossa.»
Fece Lovino, seccato.

«Di che aveva bisogno, comunque?»
Chiese Feliciano, curioso.

«Ovetti Kinder.»
Rispose Lovino, inserendo cinquanta centesimi nella macchinetta e premendo il tasto che corrispondeva ad un caffè corto. Nonostante gli ingenui sforzi di Alfred per celare il suo acquisto, era stato abbastanza semplice capire cosa contenesse una busta bio semi-trasparente.

Feliciano sollevò un sopracciglio.

«Pensavo che li considerasse illegali. Avrà cambiato idea?»

«Ma che ne so, al prossimo meeting glieli faccio trovare direttamente al suo posto se ci tiene. Basta che evitiamo questa farsa, mi ha quasi preso tutta la pausa!»


 
* * *


America entrò trionfalmente nella sala riunioni in cui erano già presenti Francia e Inghilterra, che come al loro solito stavano litigando, Canada che cercava di riportare pace tra i due e Russia che con un sorrisetto innocente si stava godendo lo spettacolo offerto dagli altri tre.

Alfred non badò a nessuno di loro e si sedette al suo posto.

Alla stessa stregua di un supercattivo dei fumetti, con un luccichio sinistro degli occhiali, si strofinò le mani e con un ghigno tirò fuori la confezione di cartone e, incapace di attendere ulteriormente, aprì la scatola da cui estrasse il suo preziosissimo ovetto di cioccolato.

Sorrise tra sé e sé.
Finalmente era suo.
Il Kinder Sorpresa.
Due confezioni da tre, per un totale di sei ovetti di finissimo cioccolato al latte.
Banditi per legge, negli Stati Uniti era impossibile trovarli e Alfred si sentiva peggio di un criminale ma non aveva saputo resistere alla tentazione di provarne uno. Già pregustando il momento, una scarica di adrenalina gli scese lungo la schiena.

Aveva sentito tanto parlare di quegli ovetti... in particolare alla scorsa riunione, quando aveva visto qualcuno dei suoi colleghi regalarli alle micro nazioni per fare merenda e giocare insieme ad assemblare le sorprese. La parte più bambinesca di lui, sopita ma mai del tutto svanita, non aveva resistito.
Ne voleva uno!
Non lo aveva mai provato e non era affatto giusto.
Sapeva però che non glieli avrebbe regalati nessuno... perciò si sarebbe dovuto arrangiare da solo.

Senza troppe cerimonie quindi strappò la carta stagnola, sollevando poi l’ovetto per ammirarlo in tutto il suo splendore.

«Mio, finalmente.»
Mormorò Alfred, senza mai distogliere lo sguardo dal suo piccolo tesoro.

America non si era accorto che gli altri, insospettiti dal suo fare un po' losco, lo stessero tenendo d’occhio.

«Amerika, hai finalmente ceduto e sei regredito alla tua fase orale?»
Lo prese in giro Russia, mellifluo, che in silenzio aveva osservato ogni movimento dell’americano.

America non lo sentì neppure.
Aveva cose più importanti a cui pensare, non avrebbe permesso a Ivan di intromettersi in quel momento perfetto tra lui e l’ovetto.

Senza staccare gli occhi dalla merendina, Alfred aprì la bocca.

E fu un attimo prima del disastro, nel quale quattro voci differenti risuonarono all’interno della stanza.

«America, no
Dissero in coro Inghilterra e Francia, in perfetta sincronia.

Il sorrisetto di Russia si allargò.
«In un sol boccone, Amerika
Incitò Ivan, perfettamente cosciente di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

«America aspetta! Devi prima...»
Iniziò Canada, ma era ormai troppo tardi.

Alfred si era già cacciato l’ovetto in bocca, tutto intero, sorpresa compresa.

«... togliere la sorpresa.»
Concluse Matt, inutilmente.

America infatti aveva già deglutito, senza neppure masticare.

Ci fu un momento di attonito silenzio.

Poi Alfred prese a tossire convulsamente e si portò una mano al collo. Com’era prevedibile, aveva finito per strozzarsi.

«A-aiuto!»
Riuscì a singhiozzare l’americano, sputacchiando ovunque nella speranza di tirarsi fuori l’ovetto dalla gola.

«Te lo avevo detto, Alfred.»
Sospirò Canada, schiaffandosi una mano sulla fronte.

«Soffoco!»

«Su, su, resisti.»
Gli disse Canada che, dopo essersi posizionato dietro al fratello, aveva iniziato ad assetargli delle fin troppo potenti pacche sulla schiena.

Anche Francia e Inghilterra si erano alzati per soccorrere Alfred ma prima che potessero fare qualsiasi cosa, dopo l’ennesimo schiaffone sulla schiena da parte di Matt, America sputò via l’ovetto che, con la micidiale precisione di un proiettile bavoso e già un po’ sciolto, aveva colpito il povero Francia dritto in fronte.

Con eccessiva drammaticità allora il francese si era portato una mano in fronte ed era crollato a terra, causando un eccesso di ilarità in Inghilterra che si era piegato in due dalle risate.

«Pfft, ben ti sta!»
Esclamò l’inglese, che ormai stava lacrimando dal ridere.

«Sta’ zitto, Angleterre
Esalò il francese steso sul pavimento, recuperando l’ovetto che giaceva accanto a lui e spiaccicandolo in faccia ad Arthur che per tutta risposta, inviperito, gli si era messo sopra a cavalcioni e si era avventato sul suo collo per provare a strangolarlo.

«Se vuoi praticarmi dell’asfissia erotica aspetta almeno di portarmi a letto!»

«Chiudi quella boccaccia, bloody frog

Ignorando del tutto Francia e Inghilterra e i loro attriti, Canada aveva iniziato a fare una lavata di capo al fratello ma America giaceva inerme sul tavolo, troppo provato da quella brutta esperienza per prestare attenzione alle ramanzine di Matt.

L’unico nella sala ad apparire allegro era proprio Russia che, in totale onestà, era da un bel po’ che non si divertiva così tanto durante una riunione.

«Questo sarà il mio nuovo ricordo felice!»
Affermò quindi Ivan, con gli occhi scintillanti, genuinamente lieto di aver assistito al quasi strozzamento di Alfred.

«Fottiti, Ivan.»
Brontolò Alfred, sollevando la testa per fulminarlo da dietro le lenti degli occhiali.

«Non è un lessico appropriato ad un bambino, Alfred.»
Lo rimproverò il russo, ostentando falsa indignazione, senza neppure nascondere la risatina che seguì alla sua affermazione. 

Con un grugnito, Alfred tornò ad accasciarsi sul tavolo.


Forse, aveva finalmente capito perché negli Stati Uniti certi prodotti erano banditi.




Note finali
Salve a tutti! 
Era da un po' che non scrivevo una shot nonsense, spero di esserci riuscita LOL 
Comunque, gli ovetti Kinder sono illegali negli Stati Uniti perciò... non poteva non uscirci una fic a tema Hetalia. Ufficialmente non ho segnato nessuna coppia perché effettivamente non ne sono presenti, ma se ci vedete qualche accenno FrUk (e RusAme *coff coff*) ben venga, eh! 
Quindi, ringrazio chiunque abbia letto fino a qui :) 
E ci vediamo alla prossima! 
   
 
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