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Autore: Evola Who    16/01/2022    1 recensioni
Non erano più dentro alla nave, nel bel mezzo della galassia e diretti a Nevarro. Adesso erano davanti al maestoso ingresso di un palazzo in marmo, con due piccoli prati verdi ben curati, circondato da un portico colonnato e costruito con architetture esotice. Sopra di loro, il cielo azzurro brillante e il sole caldo, i cui raggi splendenti erano accompagnati da qualche leggero refolo di vento e dai dolci cinguettii di uccelli...
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

L’ospitalità di
Dorne
 

    



Oberyn guardò per qualche istante Mando con un volto inespressivo, per poi far comparire un sorriso smagliante sul volto rispondendo: “Perché così tanta fretta? Soprattutto dopo il lungo viaggio che avete fatto, e lo spiacevole incontro con le nostre guardie.”

Mando sotto il basker era confuso. Chiedendosi il perché di quelle parole, ma soprautto di quello strano sorriso.

“Perché non vi prendete un attimo di riposo?” continuò il principe: “In fondo, credo che vi meritiate un po' di ozio. Così, ci facciamo anche perdonare dello spiacevole disguido di prima…”

Prese il cristallo dalla mano della sua amante, tenendolo stretto nel pugno, continuando il suo discorso: “Del resto, noi di Dorne siamo famosi per tante cose. E l’ospitalità è una di quelle” e guardò i due viaggiatori con un sorriso chiuso. Facendo nascere un enorme sospetto da parte di Mando.

“In fondo, qui abbiamo tutto quello che potete desiderare…” soggiunse la donna: “Cibo, carni, dolci, vino, donne, uomini, tutto quello che volete.” E fece un mezzo sorriso malizioso, come l’amante.

Mando era pronto a rifiutare la proposta con durezza. Ma fu fermato da Cara, che rispose con sicurezza: “Accettiamo! Saremmo dei maleducati, a rifiutare la grande ospitalità del sovrano di Dorne in persona.”

Oberyn non nascose la sua soddisfazione a quelle parole, con un volto compiaciuto.

“Comunque, non ci siamo ancora presentati,” notò lui: “Principe Oberyn Martell. Fratello minore di Doran Martell, della casata Martell.” E sorrise. “E lei è la mia bellissima amante, Ellaria Sand.” La abbracciò sui fianchi e la baciò sul suo collo, facendola ridacchiare.

“Cara. Cara Dune.” si presentò, ignorando la scena con tono educato: “Piacere di conoscervi, vostra altezza.”

Sia Oberryn che Ellaria rimasero sopresi dalla sua educazione.

“Lieto di conoscerla, signora Dune.” disse il principe, avvicinandosi. Le prese il dorso della mano e lo baciò con delicatezza per poi sorridere.

La ribelle fu presa di sorpresa da quel gesto, cercò di sorridere, cercando di non dimostrarsi a disagio: “Preferisco Cara. La ringrazio.”

Oberyn ridacchiò dicendo: “Va bene, Cara.” Scambiò con lei un altro sorriso, per poi spostarsi davanti a Mando: “E lei, invece? Come si chiama?” e lo disse con aria maliziosa, mentre guardava la sua armatura in ogni suo dettaglio e in tutto il suo splendore.

Ne ammirò i particolari fino all'elmo. Tentò di cercare i suoi occhi, sotto alla spessa visiera nera.

Il cacciatore di taglie cercò di evitare quello sguardo, ricordandosi che non era lui. Che non erano i suoi di occhi, che lo stavano fissando. Che non aveva niente in comune, con quest'uomo.

Ma più lo sentiva vicino, più provava una forte sensazione di disagio. Quasi una paura incomprensibile. Non sapeva che cosa aspettarsi, da un tizio imprevedibile come lui.

Oberyn lo fissò, in attesa di una risposta. Fu Cara a darla: “Mando”, attirò l'attenzione del principe: “Noi lo chiamiamo Mando.”

“Mando?” chiese Oberyn, guardandolo con curiosità: “Solo Mando? Nient'altro?”

“Sì,” rispose teso. “Solo Mando...”

“Curioso.” disse il sovrano con il solito sorriso.

Mando stava per ribattere. Ma Cara decise di cambiare di nuovo argomento: “Vorremmo risposarci un po'. Così, possiamo affrontare la vostra 'famosa ospitalità' di Dorne.” Sorrise.

Oberyn ricambiò lo sguardo, e li accontentò chiamando due guardie, a cui disse di scortarli alla camera con la vista più bella del palazzo.

“Se volete un po' di intimità,” disse Ellaria maliziosamente, avvicinandosi a Mando: “Vi posso tenere il bambino con...”

“Il piccolo resta con me” rispose Mando duramente, stringendo il piccolo a sé.

La donna rimase suggestionata da quel tono, facendo un passo indietro. I due si allontanarono accompagnati dalle guardie, lasciando il principe e l'amante da soli.

“Che intenzioni hai?” domandò subito Ellaria diretta, guardandolo.

“Nulla. Assolutamente nulla.” rispose il sovrano con disinvoltura “Voglio solo dimostrare la nostra famosa ospitalità.” E guardò l'amante con un sorriso sfacciato, mettendole il braccio intorno al fianco.

Elleria ricambiò lo sguardo, ma con lo stesso tono rispose: “Sei attratto da lui. Dal tizio in armatura. Non è vero?”

Oberyn fece una finta faccia stupita ma poi la trasformò in un volto divertito, dicendo: “Oh, dolce tesoro, con te non posso nascondere proprio nulla...” e le diede dei baci sul collo, stringendola a sé, accarezzandola dolcemente sulla schiena e facendola sorridere.

“Però...” disse lei, staccandosi lentamente da lui, “Perché?”

Oberyn fissò il volto serio della donna, intessa della sua spiegazione
“Perché è un cavaliere che non si definisce come tale.” rispose “Si è dimostrato protettivo solo con il bambino. Il che è normale. Ma hai visto come si è comportato?”

Elaria rimase stranita, non capendo a che cosa si stesse riferendo.

“Era teso. Ma allo stesso tempo, era combattivo. Voleva solo quello che era suo. E cioè quello che stava proteggendo.” Il volto del principe diventò serio, mentre ripensava alle parole di Mando.

“Si è quasi dimostrato invulnerabile, davanti a noi. Ma è rimasto anche riconoscente a noi e alle bambine... però, è diretto con le risposte, ma non è bravo con le domande. Nasconde una gran parte di sé.”

Oberyn si perse nei suoi pensieri, continuando: “E nonostante avesse l'elmo, ogni volta che lo guardavo, cercava sempre di evitare il mio sguardo. Dimostrando per poco la sua debolezza...”

“E questo ti incuriosisce.” concluse Ellaria con un mezzo sorriso.

“Voglio solo conoscere la storia di questo Mando. E che cosa ci sia dentro quella armatura.” disse, immaginando già un probabile passato tragico da parte di quel misterioso uomo.

“Non so il perché, ma vorrei sapere di più su di lui. Voglio capire e conoscerlo. In fondo, si è già dimostrato vulnerabile una volta, forse lo farà ancora.”

Elleria guardò l'amante con curiosità, cercando di intuire alcune delle sue vere intenzioni.

“E perché ti sei tenuto il cristallo?” domandò.
 
Oberyn guardò in cristallo che teneva chiuso dentro alla mano e rispose solamente: “Hai sentito quello che ha detto, che si riprendono il cristallo e poi se ne vanno. Perciò, perché tutta questa fretta?”

Lanciò il cristallo in alto, prendendolo al volo con la mano, sorridendo soddisfatto.

“Ti interessa davvero tanto di quest'uomo.” disse Ellaria divertita: “Non sai nemmeno che volto abbia.”

“Mia cara Ellaria. È questo il mistero più bello di lui...” rispose: “Scoprire che volto abbia un uomo del genere. In fondo, non c'è niente di più eccitante che svestire un uomo di tutto quello che ha.” Sorrise con malizia, immaginando di avere ottenuto tutto quello che avrebbe voluto da Mando.

Ellaria ricambiò il sorriso, mettendo una mano sul suo petto e guardandolo con fare complice. In fondo, sapeva del grande appetito del suo amante. Come il suo, del resto.

“E tu pensi che lui ne sarà contento?”

“Gli abbiamo dato la nostra ospitalità e la stanza migliore. Perché mai ne sarebbe scontento?”

 

***

 
“È chiaramente una trappola!” disse Mando convinto: “Ci sta tenendo qui dentro come prigionieri!”

Il cacciatore di taglie faceva avanti e indietro nella immensa camera, al cui centro si trovava un letto a baldacchino, con vista sulla terrazza dei giardini.

“Rilassati Mando.” rispose Cara, fuori sul terrazzo, seduta su una sedia con i piedi appoggiati alla grande balaustra in marmo, con la testa reclinata all'indietro e piluccando di tanto in tanto un chicco d'uva dalla grande ciotola, appoggiata sopra a un piccolo tavolino. Si stava riscaldando e si godeva il sole.

“Se questa è una prigione, allora è la cella più bella che io abbia mai visto! E te dico per esperienza!” e ridacchiò, mangiando un altro chicco d’uva.

Mando sopirò paziente, guardando attraverso alla finestra con le mani sui fianchi.

“Perché dovrebbe offrirci la sua ospitalità, per poi tenerci prigionieri?” chiese la ribelle: “Per quale motivo?”

“Ucciderci.”

“Ucciderci?” ripeté lei divertita: “Se ci voleva uccidere, perché non l’ha fatto subito?”

“Non lo so, vuole perdere tempo?”

Cara sospirò paziente, si alzò della sedia, entrò nella stanza e gli si avvicinò.

“Mando, da amica te lo devo dire, stai diventando paranoico.” E si mise a braccia conserte.

“Paranoico?” disse Mando.

“Andiamo, Mando! Siamo stati in situazioni peggiori!” rassicurò Cara.

“Certo, forse non è nemmeno delle migliori, ma almeno non stiamo affrontando degli imperiali o uno spietato boss del crimine.”

“Non ci ha dato il cristallo!” ricordò Mando: “Perché?”

“Questo non lo so.” rispose. “Ma si è dimostrato gentile con noi. Soprattutto con il bambino. In fondo, in un certo senso siamo noi nel torto. Ma quando ha capito che siamo delle persona affidabili, ci hanno dato la loro ospitalità e gentilezza. Magari ci sarà qualcosa dietro, ma non penso.”

“Quindi, tu credi che siano delle persone affidabili?” chiese Mando guardandola.

Cara ci pensò, facendo spallucce: “Beh, si è preso la responsabilità delle sue otto figlie illegittime, lasciandole vivere nel palazzo con lui.”
“E questo ti sembra sufficiente?”

“Mando, tu non hai idea di quanto sia difficile e dura la vita di un figlio illegittimo. Sia nei piccoli villaggi che nelle famiglie più prestigiose.” spiegò: “Sono quasi sempre abbandonati a loro stessi e destinati ad una lunga vita fatta di sofferenza e umiliazione. Soprattutto se eri il bastardo di un imperiale.” Il volto di Cara divenne più serio, colpendo anche Mando. “E tu non hai idea, di quanti figli illegittimi degli Imperiali ho visto combattere con noi! Insieme!” Abbassò gli occhi, nascondendo una espressione malinconica: “Hanno vissuto una vita di inferno. E almeno quelle bambine stanno vivendo una infanzia serena.” E fece un sorriso triste.

Alzò la testa continuando: “Perciò sì, solo per questo, lo rende una persona degna di fiducia. E per il resto su dove siamo, che posto è questo o perché si sia tenuto il cristallo, non lo so. Ma per ora, accettiamo la sua ospitalità, stiamo al suo gioco – qualsiasi esso sia - e vediamo che cosa succederà.”

Mando pensò alle sue parole, capendo che doveva rilassarsi e fare quello che diceva. Nonostante i sospetti che nutriva sul principe. E ignorando lo strano caso che fosse una sua copia fisica.

Ma almeno si era davvero mostrato buono con il piccolo e le sue figlie. Lo aveva liberato per farglielo in braccio, e gli aveva offerto tutto quello che volevano. Forse non era un tipo losco, ma mai dire mai.

“Perciò approfittiamone, d’accordo?”

Mando fece un altro sbuffo, guardando il piccolo alieno, che per tutto il tempo era stato tranquillo giocando per terra, tirando una papera di legno con le ruote: “D’accordo.” Ma alzò la testa verso di lei e con tono deciso disse: “Ma se inizia a comportarsi in un modo sospetto, io inizio regire! Chiaro?”

“Come vuoi.” rispose Cara alzando le mani a dargli ragione.

Dopo un attimo di silenzio, sentirono bussare alla porta della stanza.
“Siamo noi” annunciò una voce femminile.

Capirono che si trattava delle figlie del principe. Così Cara andò ad aprire la porta, trovandole tutte e quattro insieme. Stavolta non avevano i loro bastoni di allenamento.

“Sì?” chiese Cara, perplessa.

“Ci dispiace disturbare il vostro riposo.” disse la più grande. “Ma… vorremo chiedervi una cosa, prima che voi decidete di andarvene.”

“Uhm, certo, chiedete pure.” rispose la ribelle aprendo la porta per farle entrare.

Tutte e quattro si fermarono davanti a Mando e a Cara. Mentre lei si mise al fianco del cacciatore di taglie.

“Voi siete dei guerrieri? Giusto?” domandò Elia.

I due si scambiarono delle occhiate perplesse, e fu Cara a rispondere: “Sì.”

“Quindi, sapete difendervi con le armi e con la difesa corpo a corpo?” chiese Obelia.

“Fin da quando ho memoria!” ripose Cara divertita, mettendo le mani sulle ginocchia e abbassandosi su di loro.

“Allora, ci potete insegnare qualche mossa di combattimento?” chiese Elia entusiasta.

Cara e Mando rimasero colpiti dalla sua richiesta, soprattutto dal suo entusiasmo. Elia raccontò che sia loro, che le sorelle più grandi avevano sviluppato insieme la passione del combattimento e per le armi. Per essere pronte come future guerriere della loro città. Con lo scopo di essere abili in ogni tecnica di combattimento.

Cara era sorpresa dalla loro storia, ammirando la loro tenacia.

“Beh, perché no.” rispose lo sceriffo. “In fondo, non è la prima volta che addestriamo qualcuno alle prime armi.” E guardò Mando, riferendosi alla loro esperienza su Sorgan.

“Quindi, ci volete mostrare qualche tecnica di addestramento?” chiese Elia

“Tutte le migliori che conosco” rassicurò lei, facendo crescere l'entusiasmo delle quattro sorelle.

“Ma non qui.” aggiunse un’altra voce femminile.

Tutti guardarono verso alla porta ancora aperta, trovandoci Ellaria, a braccia conserte ma sorridente.

“Non voglio che distruggiate un’altra stanza.” disse. “Perciò, andate nei giardini delle vostre stanze. Così sarete più libere di fare tutto quello che volete.” Sorrise alla figlia. Ma lanciò anche un altro sorriso più malizioso verso Cara, che non ci fece molto caso.

“Io posso giocare con lui?” domandò Lorenza, cercando di prendere in braccio il piccolo, che si protendeva verso di lei.

“Questo lo devi chiedere al suo protettore.” rispose la madre con gentilezza e indicando il Mandaloriano con gli occhi.

Lorenza si girò verso Mando, chiedendo di nuovo se potesse giocare con lui. Cercò di fare gli occhi dolci, pur di convincerlo.

Mando, sotto al besker, non poté rimanere indifferente a quello sguardo. Soprattutto vedendo come il piccolo la stesse guardando, facendo uno dei soliti versi.

Il cacciatore di taglie sospirò, rispondendo: “Okay, potete giocare insieme.”

“Sìììì!” disse Lorenza entusiasta: “Andiamo! Ti insegnerò a fare le torri con i cubi colorati!” e corse via verso la porta, uscendo fuori dalla stanza, tutta felice con il piccolo in braccio.

“Aspetta, Lorenza! Così lo farai cadere!” disse la sorella Dorea, raggiungendola.

“Andiamo!” disse Elia prendendo la mano di Cara: “Ti daremo i bastoni più grandi che abbiamo! E forse, anche una delle nostre migliori spade!”

“Preferisco di no…” rispose Cara nervosa, mentre si faceva trascinare da lei, fuori dalla stanza.

“Noiosa!” aggiunse Obella seguendole.

Mando rimase solo nella camera, con Ellaria appoggiata allo stipite della porta aperta, a braccia conserte, che guardava le sue figlie correre via.
Lui sospirò e disse, avvicinandosi a lei: “Sono sempre così le sue figlie?”

“No,” rispose Ellaria: “Oggi sono più tranquille. Di solito, quando sono insieme alle sorelle maggiori, sembra di stare in un campo di battaglia!” e ridacchiò.

Mando non riusciva a immaginare una scena del genere. Ma poteva solo ammirarla. Visto che doveva gestire quattro figlie ancora bambine, e tre non sue. Accettando quel lato del suo amante.

“Posso capire…”

Stava uscendo dalla stanza, ma fu fermato dallo sguardo della Sand, che disse: “Il principe Oberyn la vuole vedere nelle sue stanze.” Con tono fermo e sguardo tagliente.

Mando provò sospetto per quella richiesta, chiedendosi se queste parole fossero una cosa positiva o meno. Ma da lui, non sapeva che cosa aspettarsi.

“Prendo il piccolo e lo raggiungo.”

“Da solo.” dichiarò lei a tono fermo.

A Mando questo atteggiamento non piacque, e non fece che accrescere il sospetto negativo che aveva su di loro.

“Io non vado da nessuna parte senza di lui.” chiarì con durezza.

Ma Ellaria non si scompose. Anzi, lo fissò con volto inespressivo e braccia conserte, rispondendo: “Ordine del principe. E l’unica persona che ha il coraggio di disubbedirgli sono solo io.” E fece un mezzo sorriso.

Mando non si fece intimidire da lei, come non si fece distrarre dalle sue parole o dai suoi sorrisi.

“Il bambino starà bene. Visto che la sua amica è con lui, insieme alle mie figlie. E io sarò con loro.”

Il cacciatore di taglie non rispose, capendo che doveva accettare l’ordine. Almeno aveva la consapevolezza che il piccolo sarebbe stato al sicuro con Cara. Sperando che non fosse una trappola.

“Va bene” rispose.

Ellaria chiamò una guardia, ordinandogli di condurlo nelle stanze del sovrano. Tutto avvolto da un lungo silenzio. E Mando, era consapevole di dover salvare i suoi amici e riprendersi il cristallo.

 
Fine capitolo
   
 
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