Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Stria93    16/01/2022    0 recensioni
- Cap. 145 del manga -
"Sollevò il padroncino tra le braccia e gettò uno sguardo vago all'ultimo occupante della vettura. Bravat respirava e non sembrava aver subito gravi danni, a parte forse uno o due bernoccoli. D'altro canto, la sua presenza non sarebbe stata di alcuna utilità e loro non potevano permettersi di sobbarcarsi un peso che avrebbe rischiato di rallentarli... o tradirli. Il demone decise dunque di lasciarlo semplicemente ai bravi uomini della Yard, a magra compensazione della loro fuga.
Diede le spalle al carro della polizia e s'incamminò nel ventre oscuro della foresta, inghiottito dalle tenebre alle quali apparteneva per sua stessa natura."
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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sebastian


Sebastian si liberò con facilità dalle manette che gli stringevano i polsi. Il metallo cedette come paglia secca sotto la lieve pressione esercitata dalle sue braccia. Sospirò di sollievo davanti alla prospettiva di poter smettere i panni del prigioniero e sfondò con un calcio lo sportello della vettura di Scotland Yard dove gli agenti li avevano rinchiusi per prenderli in custodia.

Provocare quel deragliamento per consentirgli la fuga era stato un gioco da ragazzi. Non aveva ricevuto alcun ordine diretto dal suo padrone, ma quest'ultimo era ancora troppo scosso per pensare lucidamente e, ad ogni modo, il maggiordomo dubitava che farsi portare in centrale per rispondere a tutte le false accuse che gli erano piovute addosso rientrasse tra i desideri del conte. E così aveva agito di sua iniziativa.

Bravat e il padroncino giacevano sul lato del veicolo rovesciato, privi di sensi. Sebastian si affrettò a trascinare il ragazzo fuori dalla carcassa di legno e ferro, non prima di essersi accertato che stesse bene. Il colpo doveva averlo tramortito temporaneamente, ma non si era ferito e pareva non esserci alcuna ragione di temere per la sua salute. Molte ragioni c'erano invece per preoccuparsi dei loro inseguitori. Dovevano sfruttare quell'occasione e andarsene al più presto.

Sollevò il padroncino tra le braccia e gettò uno sguardo vago all'ultimo occupante della vettura. Bravat respirava e non sembrava aver subito gravi danni, a parte forse uno o due bernoccoli. D'altro canto, la sua presenza non sarebbe stata di alcuna utilità e loro non potevano permettersi di sobbarcarsi un peso che avrebbe rischiato di rallentarli... o tradirli. Il demone decise dunque di lasciarlo semplicemente ai bravi uomini della Yard, a magra compensazione della loro fuga.

Diede le spalle al carro della polizia e s'incamminò nel ventre oscuro della foresta, inghiottito dalle tenebre alle quali apparteneva per sua stessa natura.



Sebastian viaggiava a passo svelto da circa un'ora. Il passaggio della sua sagoma nera tagliava la foschia notturna e lattiginosa del sottobosco mentre gli squarci di cielo visibili tra le chiome degli alberi iniziavano a rischiararsi di un tenue madreperla, annunciando l'arrivo dell'alba.

Il padroncino non si era ancora svegliato ma il suo respiro era calmo e regolare contro il suo petto, inoltre il demone immaginava che recuperare un po' di sonno arretrato non avrebbe potuto che giovargli. Gli ultimi sviluppi del caso riguardante la Sphere Music Hall l'avevano impegnato a 360 gradi, privandolo della possibilità di riposarsi a dovere, per non parlare delle surreali circostanze che li avevano portati ad essere arrestati dalle autorità alle quali avevano sempre funto da preziosi alleati.

Il mondo si era tutto a un tratto capovolto. Le leggi stesse della Vita e della Morte erano state sovvertite e il bambino sfortunato che quella notte di tre anni prima era stato sacrificato perché Sebastian potesse manifestarsi in quella dimensione, aveva fatto ritorno per occupare il posto che gli spettava di diritto e spodestare il fratellino usurpatore.

Il suo giovane padrone era un abile stratega e un eccellente giocatore di scacchi, ma non avrebbe mai potuto prevedere la mossa che il destino aveva tenuto in serbo per lui.

In tutta onestà, neppure Sebastian stesso si sarebbe mai aspettato che il gemello del signorino, il vero Ciel Phantomhive, sarebbe tornato per reclamare ciò che il fratello minore gli aveva sottratto, a cominciare dalla sua identità e dal suo nome, insieme naturalmente al titolo di Conte nonché erede della casata.

Tale possibilità non aveva mai neppure sfiorato la loro mente, poiché entrambi avevano assistito con i propri occhi alla cruenta dipartita del ragazzino. L'ultima volta che avevano posato lo sguardo su quel corpicino martoriato, esso era avvolto dalle alte fiamme evocate dal demone dopo che il padroncino gli aveva impartito l'ordine di ridurre in cenere ogni cosa, compresa qualsiasi traccia potesse ricondurre allo scambio con il gemello e svelare l'inganno. Ciò comprendeva, ovviamente e soprattutto, le spoglie mortali di Ciel.

E ora, contro ogni previsione, il maggiore dei fratelli Phantomhive era riemerso dalla tomba, deciso a disfarsi dell'operato dell'impostore e a riprendere nelle proprie mani il futuro della casata.

Tutto ciò sarebbe stato irrealizzabile senza l'intromissione di un essere sovrannaturale dalle abilità non comuni perfino tra gli appartenenti a quella categoria.

Sebastian corrugò la fronte, pensieroso.

L'intervento del tutto imprevisto di Undertaker e i suoi considerevoli sforzi per sottrarre alla morte Lord Ciel gli apparivano tuttora senza senso. A cosa mirava l'ex Shinigami? Quali schemi stava perseguendo? Cosa lo collegava alla famiglia Phantomhive?

Il legame con il casato del signorino doveva risalire a molti anni prima, considerando che uno dei suoi medaglioni commemorativi conteneva una ciocca di capelli della nonna paterna dei gemelli.

C'era poi quella criptica dichiarazione che il Mietitore si era lasciato sfuggire a motivazione per il suo gesto: “Non potevo sopportare di perdere un altro Phantomhive”.

No, i fini dell'agire di Undertaker rimanevano imperscrutabili perfino a lui. Se l'obiettivo di Lord Ciel era chiaro come il sole di mezzogiorno, le motivazioni di Undertaker gli sfuggivano inesorabilmente, inafferrabili. Celate e inconoscibili come il lato oscuro della luna arcuata che stava tramontando sopra di loro. D'altra parte, egli era stato così furbo e accorto da riuscire a mantenere segreta la propria natura non umana per tutto quel tempo. Inoltre, nei loro scontri precedenti a bordo della Campania e al Weston College aveva dato prova di possedere anche ottime doti di combattente: che fosse un nemico da non sottovalutare e dal quale guardarsi con attenzione era un fatto ormai assodato.

Ciel Phantomhive e Undertaker. Il Conte spodestato dal fratellino e lo Shinigami reietto.

Entrambi si stavano servendo l'uno dell'altro per perseguire fini diversi ma complementari. Un'alleanza di comodo per le due parti; un agire in sintonia, quasi in simbiosi, sfruttandosi a vicenda per spazzare via qualunque ostacolo si fosse parato sul cammino verso la vittoria del gioco. Un tipo di legame che Sebastian conosceva fin troppo bene e che rendeva quell'improbabile coppia particolarmente pericolosa.

In fondo, osservare Undertaker e Lord Ciel non era poi così diverso dal guardare se stesso e il padroncino in uno specchio leggermente distorto.

Solo il futuro avrebbe risposto alle loro domande e sbrogliato i dubbi. Per il momento, avevano solo la certezza di trovarsi di fronte alla sfida più ostica mai presentatasi da quando il loro sodalizio era cominciato. Avrebbero dovuto avanzare con cautela, una casella dopo l'altra, vagliando attentamente le loro mosse successive.

Una cosa per volta. Si disse Sebastian, pragmatico. Almeno per ora, la priorità era nascondersi dalla polizia e trovare un luogo sicuro in cui riparare per riflettere con calma sul da farsi.

A quel punto, non si trattava più di una normale partita. Le regole erano cambiate. La scacchiera era stata rovesciata e nessuna delle loro strategie si sarebbe rivelata efficace contro quei nuovi avversari.

Avrebbero dovuto escogitare qualcosa di inedito.



Il sole nascente si stava facendo largo tra gli alberi, ora più radi.

Sebastian uscì dall'intrico di rami e foglie per ritrovarsi su un sentiero della quieta campagna inglese. Confidando di essere riuscito a far perdere le loro tracce ormai da tempo, il demone si arrischiò a proseguire il cammino lungo la stradina deserta e fangosa, punteggiata di pozzanghere.

Una nebbiolina sottile confondeva le sagome tutt'intorno, adornando con un velo di mistero l'alba incipiente.

A un tratto, il demone udì lo sferragliare di un calesse in avvicinamento alle proprie spalle. Il mezzo avanzava a velocità sostenuta, come se fosse stato condotto da qualcuno animato da una gran fretta.

Sebastian si appiattì un poco contro il fogliame per non dare nell'occhio e attendere il passaggio del carretto, ma questo rallentò e infine arrestò la sua corsa proprio di fronte a lui.

- Hey, voi due. - fece il conducente, stringendo una sigaretta accesa tra i denti. Sebastian riconobbe la voce dell'uomo e subito si rilassò, distendendo le labbra in un sorriso soddisfatto.

- Come d'accordo, siamo qui per ricevere la nostra paga. -

La coperta che celava il carico del carro si sollevò, lasciando emergere le figure di Finny, Mey Rin e Snake. Bard, seduto al posto di guida, reclinò la tesa del berretto calcato sulla testa bionda e fece balenare un sorriso fiero alla volta del maggiordomo, quasi a volerlo sfidare. Pensavi davvero che ce ne saremmo rimasti con le mani in mano senza far nulla?

- Credevo di avervi detto di aspettare. - sospirò Sebastian, fingendosi esasperato dal loro comportamento. - Vedo che diventate solerti e puntuali solo quando si tratta di intascarvi del denaro. Cielo, che servi venali! - aggiunse con un sorrisetto divertito.

Passò in rassegna i volti dei quattro servitori, scrutandoli intensamente: i loro sguardi accesi esprimevano una determinazione e una combattività che lasciavano ben sperare. Una naturale propensione alla violenza e all'autoconservazione maturata dalle loro esperienze passate si univa alla sincera devozione nei confronti del padroncino che, in un modo o nell'altro, li aveva salvati da un misero destino offrendo loro una casa e una ragione di vita: due qualità che avrebbero giocato un ruolo decisivo a loro favore.

Il demone sogghignò con rinnovata fiducia. Forse, dopotutto, avevano a disposizione le pedine giuste per poter affrontare il loro avversario. Anche su una scacchiera rovesciata.


  
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