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Autore: Chiara PuroLuce    18/01/2022    17 recensioni
In tempo di vaccini, Aziraphale convince un riluttante Crowley a sottoporsi alla famigerata punturina... ma andrà tutto liscio o... avrà qualche strano effetto collaterale sul suo amato?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ma come ti sei conciato!»
 
Crowley non si stupiva mai di nulla. Nel corso dei secoli vissuti aveva visto di tutto e niente poteva più sconvolgerlo… niente, eccetto…
 
«Se non te ne sei reso conto, mio caro, fa freddo. Tremendamente freddo e non voglio prendermi un raffreddore.»
 
… eccetto Aziraphale in tenuta eschimese. Sopra al suo solito completo del secolo scorso color bianco sporco che lui si ostinava a chiamare tortora – e prima o poi avrebbe trovato quel sarto che glieli confezionava e gli avrebbe detto il fatto suo, si ripromise per l’ennesima volta – indossava un giaccone beige enorme e imbottito con tante di quelle piume che… non era del tutto sicuro che il suo angelo avesse ancora le ali. Il cappuccio tirato sopra la testa, due mascherine a coprirgli la bocca e il naso e due paia di guanti in vinile alle mani.
Di contro, lui aveva solo il suo giaccone in pelle con tenuta coordinata sotto, i suoi immancabili occhiali, i guanti in pelle nera e i suoi amati anfibi.                                                                   
 «Altro che raffreddore, sembra tu stia andando in guerra.»
 
«Che non è tanto distante da quello che stiamo andando a fare realmente» gli rispose lui prontamente.
 
Ok, adesso sì che era curioso.
 
«Angelo, dimmi ancora perché siamo venuti qui.»
 
«Be’, non è ovvio? Tutti questi cartelli sparsi in giro non ti hanno detto niente?» Poi, quando lo vide fare spallucce, aggiunse. «Stiamo andando a vaccinarci contro questo diabolico virus, caro.»
 
Cheee? Ma era serio? Sì, a giudicare da come gli stava sorrid… em, no, impossibile vedere il suo bel sorriso nascosto lì sotto, diciamo che lo capiva dagli occhi ridenti, ecco.
 
«Diabolico, dici. Ssssì, hai ragione, lo è. Il mio di capo, si è molto divertito a spargerlo qua e là in giro per il mondo e a causare atroci sofferenze agli umani. Peccato che, anche se tardi, si siano svegliati e abbiano iniziato a fare qualcosa per uscirne. Ma poi… funzionerà davvero? Mh… e chi lo sa, forse sì e forse… eh eh eh, no!»
 
«A. J. Crowley! Abbassa la voce per favore» gli disse con un tono che voleva risultare perentorio, ma che fallì miseramente facendolo ridere.
 
E niente, Aziraphale arrabbiato proprio non riusciva a starci.
 
«Ma non lo vedi, caro? Il caos regna ancora sovrano e tutto questo odio, questa paura, questa sfiducia nel prossimo… ahhh, è come… come… vedi, per me è paragonabile a quello che provi tu quando bevi quei tuoi intrugli ambrati e fumanti. Oppure, hai presente quando motivo le mie piante? Ecco, è esattamente la stessa cosa, mi dà soddisfazione.»
 
«Quegli intrugli, come li chiami tu, sono diverse qualità di tè tra le migliori esistenti al mondo» specificò l’angelo facendogli alzando gli occhi al cielo, eh sì proprio così.
 
«Ma proprio a me dovevi appioppare un tipo del genere? Amante di vestiti orrendi e di brodaglie puzzolenti che beve a tutte le ore? Non ce n’era che so… uno un po’ più… cool?» Lo accusò.
 
«E per quanto riguarda le tue piante…» continuò Azi come se non lo avesse sentito «loro non la pensano allo stesso modo. Poverine, le insulti sempre. Sono terrorizzate da te, ecco perché sono sempre così verdi e rigogliose, altro che pollice verde.»
 
«Se evitassero di appassire… non lo farei» rispose lui candidamente «e comunque funziona, no? In tutta Londra non c’è neanche un vivaio che abbia le piantine belle come le mie» si lodò da solo «e come vedi, il fine giustifica i mezzi.»
 
«Se lo dici tu…» liquidò la questione l’angelo e poi continuò «oh, guarda, la fila si sta muovendo. Avanza, mio caro, prima arriviamo lì dentro, prima mi scaldo, prima finiamo e prima potrò gustarmi una buonissima tazza di cioccolata calda fumante. Il mio corpo già la reclama» gli disse poi picchiettandosi la pancia.
 
«Ma se l’altro giorno ti lamentavi per la tua linea!»
 
«Io? Non mi ricordo e anche se l’ho fatto, non era inclusa la cioccolata nei lamenti. È una bevanda così gustosa e salutare…»
 
«Certo, certo» liquidò la questione lui. «Torniamo al fatto che tra poco dovrei farmi pungere un braccio, se non ti dispiace. Mi dici almeno il perché?»
 
Crowley vide Aziraphale roteare gli occhi al cielo prima di tornare a fissarlo e scuotere la testa sconsolato.
 
«Oh, Crowley caro, è un nostro dovere di cittadini e dobbiamo dare il buon esempio» gli rispose quello.
 
«Cittadini? Noi? Oh, andiamo… non crederai davvero di esserlo sul serio. Noi siamo esseri ultraterreni e viviamo attraverso i secoli, dove ci pare e piace… vedi di ricordartelo. Ci siamo fermati a vivere a qui per un po’, per colpa della tua… dannata libreria e della vicinanza ad Adam che ogni tanto necessita di una nostra visita a sorpresa. E poi non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, noi
 
«Come sei… petulante, oggi, caro» gli rispose lui.
 
Petulante? Che fosse in vena di complimenti il suo Azi?
 
«Sì, in effetti… quando vengo svegliato senza motivo, nel cuore della notte, per poi essere trascinato a fare una fila stratosferica sotto un freddo pungente… lo divento, eccome.»
 
«Cuore della notte? Ma se ti ho svegliato due ore fa e ora sono le 15.30!» Gli ricordò lui. «Va be’ dai, lasciamo perdere, caro. E poi… senza motivo? Oh, io non credo proprio, perché vedi…»
 
«Il prossimo!» Urlò un uomo tarchiato fuori dal padiglione.
 
«Credo stia chiamando te» gli ricordò l’angelo.
 
Oh, perfetto, quindi – non solo era inchiodato lì con altre decine di persone sconosciute e una che in quel momento preferiva ignorare – ma ora aveva davanti anche un tizio con addosso una giacca fluorescente gialla sopra una divisa nera e una banda rossa al braccio, che lo fissava impaziente. Gli lanciò uno sguardo scuro di rimando e fece per oltrepassarlo quando…
 
«Mascherina e gel» lo bloccò all’ingresso il tizio di prima.
 
«Insomma, prima mi dice che devo entrare e poi mi ferma? Si decida una buona volta.»
 
«Non ha capito. Lei deve entrare, ma solo se munito di masch…»
 
«Sì, sì, avevo già capito la prima volta. Mi ascolti bene lei, ora. La prima la metto sssolo di notte, sa… per proteggere i miei ssstupendi occhi» gli disse abbassando gli occhiali e facendolo rabbrividire un po’ «e il secondo… ehhh, non ne ho bisogno. Non posso certo rovinarmi questi bei capelli rossi e soffici con quella poltiglia schifosa, non trova? Non scherziamo dai!»
 
L’uomo ebbe la compiacenza di tacere, lui fece per oltrepassarlo con grande soddisfazione quando…
 
«Le mani!» Gli urlò ancora quello con fare nervosetto.
 
«Oh, sì, le ha notate? Sono fantastiche, vero? E queste unghie affilate… sa come fanno a restare così nei secoli? È perché le appuntisco quando incontro qualcuno che non stimo, non mi piace, o semplicemente… mi dà ordini!» Rispose lui mostrandogli una mano aperta davanti alla sua faccia con tutte quelle unghie lunghe e aguzze.
 
«Co… o… saaa…?» Balbettò quello.
 
«Crowley» lo richiamò Azi poco dietro di lui.
 
«Oh, andiamo angelo… e lasciami divertire un po’. Tutta questa gente mi mette ansia addosso e non mi piace. Anzi, ora che ci penso…» e scoccò le dita «adesso va molto meglio. Che fai, vieni o rimani lì a fare il manichino?» Gli disse guardandolo da sopra la spalla mentre si incamminava all’interno del padiglione.
 
«Ma… ma che hai fatto. Falli tornare tutti, subito!» Gli intimò quello guardandosi in giro.
 
E be’… che aveva fatto di male adesso? Così era tutto più tranquillo, no?
 
«Oh, non ti preoccupare per quegli insulsi e dispotici umani» gli disse «torneranno tra poco, non appena abbiamo finito qui. Sono solo andati a farsi un giro ai piani bassi e quando riappariranno, non si ricorderanno di niente, promesso. Al massimo saranno un po’ abbronzati o… bruciacchiati, come preferisci tu. Fidati di me una buona volta.»
 
«Ecco, appunto. Come posso fidarmi di uno che spedisce un blocco di umani innocenti all’inferno solo perché non ama averli attorno?»
 
«Su, su, poche storie. Dopotutto quelli dentro ci sono ancora, no?»
 
A volte non riusciva proprio a capirlo quello strano e inamidato angelo. Si preoccupava per degli sconosciuti e se la prendeva con lui, reo solo di avergli regalato una vacanza al caldo. Dopotutto era inverno – erano appena agli inizi di febbraio – non si meritava un ringraziamento?
 
«Allora, te la dai una mossa o no? Ti ricordo che se sono qua è per colpa tua. Hai insistito tu per fare questa… cosa e adesso non vorrai tirarti indietro, vero?»
 
«Certo che no, per chi mi hai preso. Sono un angelo di parola io, lo sanno tutti» gli disse raggiungendolo «e poi dobbiamo tutelare la nostra salute.»
 
«Come? A noi non serve una punturina, lo sai. Noi siamo immuni da virus e malattie. E la vuoi togliere quella mascherina che mi sembri uno di quei bestemmiatori che vengono spediti da noi dopo il giudizio Divino?»
 
«Davvero? Oh, questa non la sapevo. Racconta, racconta. E così il Grande Capo prima di farli cadere nel grande calderone li munisce di mascherina? Ahahah, che simpatico spiritosone, non trovi anche tu?»
 
Crowley stava per rispondergli per le rime quando fu interrotto da un altro tizio fosforescente che lo raggiunse.
 
«Ma insomma, John, non fai entrare più ness… ma… dove sono andati tutti? Fino a poco fa era pieno» si stupì guardandosi in giro.
 
«Sssì, in effetti c’era un po’ di gente, ma…» disse lui guardandosi in giro con finta aria smarrita allargando le braccia «sono andati via. Che peccato, vero? Che… incivili. Che brutte persone. Non pensano minimamente a tutelarsi da questo tremendo virus e a salvaguardare anche gli altri.»
 
«Mh… già» sentenziò quello ancora dubbioso. «Allora siete rimasti solo voi due?»
 
«Come si dice… pochi, ma buoni, giusto? Non vedo l’ora di fare il bravo cittadino. Ci faccia strada» gli disse, poi si diresse verso il suo angelo personale, lo prese a braccetto e si avviò all’interno.
 
 
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Aziraphale non aveva mai avuto voglia di picchiare qualcuno, tantomeno di insultare, ma Crowley ci stava andando molto vicino quel giorno, molto.
Oh, lo sapeva bene anche lui che loro due ne erano immuni e che potevano evitare di farsi il vaccino. Sapeva anche che poteva procurarsi la documentazione valida necessaria per attestare che l’avevano fatto entrambi, solo schioccando le dita, ma così voleva dire imbrogliare e gli angeli non imbrogliavano, mai!
Ragion per cui aveva prenotato il mese prima, all’insaputa dell’amico e quel giorno ce l’aveva trascinato, riuscendo a farla passare come una casualità. In fondo, si disse, le bugie bianche erano consentite poiché non arrecavano male a nessuno.
Dopo aver dato le loro generalità – dove scoprì che Crowley si era registrato come Red Snake con stupore dell’addetta alla registrazione che subito dopo si comportò come se fosse normale – vennero fatti accomodare in attesa di chiamata. Ah, il potere della persuasione e il potere ipnotico degli occhi serpentini di Crowley non si smentiva mai.
 
«Ci faranno aspettare molto?» Gli chiese Crowley, accomodandosi accanto a lui.
 
«Hai da fare… Red Snake?» Ribatté lui, sarcastico.
 
«Sssì, è un bel nome, vero? Mi è venuto… così, un lampo di genio. E ti informo che sì, ho da fare, devo passare al bar per riprendermi da questa disss - avventura. Mi serve dell’alcool e anche con una certa urgenza.»
 
«Ah… alcool» fece lui, stizzito «un giorno non lontano, mi implorerai per assaporare uno dei rinomati tè inglesi.»
 
«Forse – e dico forse – accadrà» e poi aggiunse quando lo vide strabuzzare gli occhi dalla sorpresa «quando il Paradiso e l’Inferno si scambieranno di posto.»
 
Aziraphale alzò gli occhi al cielo – non per la prima volta quel giorno – e mormorò una preghiera di scuse che fece ridere il rosso al suo fianco, come previsto.
 
«Red Snake e Aziraphale White» li chiamò una voce metallica «recarsi ai box 2 e 3, grazie.»
 
«White? E poi ti lamenti del mio nuovo e bellissssssimo nome provvisorio?» Lo prese in giro il rosso, prima di alzarsi e seguire l’indicazione ricevuta.
 
Esasperante. Crowley era esasperante. Ma era anche terribilmente sexy e dolce quando battibeccava con lui.
 
«Signor… White» gli disse una dottoressa leggendo il nome su un foglio «prego, si accomodi e mi parli brevemente di lei. Generalità, patologie, medicinali che assume...»
 
E mentre lui assicurava la donna di essere sano come un pesce, sentì la risata di Crowley in lontananza. Una risata bassa, roca e tremendamente peccaminosa.
 
 
                                                                                                       ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
 
 
Una settimana dopo, appartamento di Crowley.
 

 
«Tu… tuuuu… esssere… angelico dei miei ssstivali!»
 
«Oh, caro, non fare così che poi ti agiti e…»
 
«Non me ne fotte un pifffffffero sssssssai? Io, creatura dal ssssssangue freddo per eccellenza… lo sai cossssss’ho? Eh? Lo sssssssai?»
 
«Sì, caro, attualmente 39.8 di febbre e stai delirando. Quindi ora prendi la medicina da bravo serpentello malato e sdraiati. Vado a farti del latte caldo con taaaaanto miele.»
 
E, prima che lui potesse replicare, l’angelo uscì di corsa.
 
«Sssssscappa, ssssscappa sssì, tu e la tua punturina del casssssso! Com’è che dicevi? È nostro dovere di cittadini» gli urlò contro. «Mi vendicherò, angelo, mi ssssssenti?»
 
Inaudito. Lui era abituato al calore, alle fiamme e… ehi, un momento, come l’aveva chiamato?
 
«Ehi, io non sono un serpen… serp… sssss malato, proprio… nnno!» e poi si addormentò di botto.
 
Al suo risveglio, si sentì fresco e riposato, strano. Eppure, stava malissimo fino a…
 
«Quanto tempo ho dormito?» Chiese ad Azi seduto lì vicino a leggere un libro, come al solito.
 
«Caro, sei entrato in una specie di letargo e dormi da una settimana» gli rispose lui chiudendo di scatto il libro.
 
«Che… che cosa? E tu sei stato qua con me tutto il tempo?»
 
«Non potevo andarmene lasciandoti febbricitante. E sì, hai preso il virus, ops, scusa.»
 
«Scussssssaaa? Tu mi hai fatto fare la puntura per evitare il virus e l’ho preso lo stesso?»
 
«Sì, evidentemente… ah ah, per noi non era necessario farla perché siamo immuni per natura e… ah ah, le punturine ci fanno stare male.»
 
«Ah, ah» gli fece il verso lui «e così sono stato male per colpa tua e del tuo senso… puah, civico.»

«Em… però hai avuto visite mentre eri ko. Ligur, Hastur, brrr, non è stato simpatico avere a che fare con loro. Ah, sì e poi anche Gabriele e Michele sono passati di qua. Ma chissà perché, ridevano tutti. A quanto pare sei diventato ancora più famoso.»
 
«Oh, perfetto. Niente di meno che i pezzi da novanta del Paradiso e i peggiori pettegoli dell’Inferno. Famoso, dice lui. Zimbello, dico io. E tutto perché non ho saputo resistere ai tuoi occhioni dolci, mio diabolico Aziraphale» sbottò facendolo arrossire.
 
«Diabolico proprio no, non insultarmi. Però mi hai fatto molto preoccupare. Caro, a quanto pare l’hai preso in forma molto brutta. Febbre altissima e costante, tosse, brividi, deliri. Se fossi stato umano saresti morto e invece…eccoti qua. Dimmi grazie.»
 
Cosa? Grazie per averlo fatto stare malissimo? Ma si era ammattito? Stava per rispondergli per le rime quando…
 
«Deliri angelo? Che cosa ho detto?» S’informò.
 
Era una domanda semplicissima eppure Aziraphale tergiversò, arrossì vistosamente – oh, oh, a quanto pare non era riuscito a tenere a freno la sua lingua biforcuta – e cercò di uscire di sprofondo dalla stanza. Doveva bloccarlo, subito.
 
«Fermo lì angelo, ferm…» e crollò per terra «ahiahiahiahiahiiiii.»
 
Che succede? Perché sono per terra?
 
 
                                                                                                       ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
 
 
«Crowley, oh caro, stai bene?»
 
«Invece di chiedermi se sto bene, aiutami a tirarmi su.»
 
«Certo, arrivo subito» disse e si precipitò da lui.
 
Oh, Signore Benedetto, quel cocciuto! Era ancora troppo debole per potersi muovere dopo una settimana senza scendere.
Non appena gli fu vicino e fece per prenderlo, Aziraphale si sentì afferrare per un polso e ribaltare sul letto di Crowley. Cosa? Era inchiodato al materasso dal suo corpo e ora era così vicino… così… vicino.
Gli occhi magnetici di Crowley lo fissavano bramosi e la lingua biforcuta fece capolino tra le sue belle labbra che da tanto, troppo tempo, desiderava assaporare. Ma che andava a pensare adesso? Non era il momento di…
 
«Allora, caro il mio Azi, dimmi… cosa ti ha fatto arrossire in modo così spudorato e delizioso?»
 
«N… niente, assolutamente niente.»
 
«Ahi ahi, angelo, non mentire. Resterà tra di noi, fidati.»
 
«Io davvero non…»
 
Oh, aiuto, ha ragione. Un angelo che mente… non si è mai sentito. Se lo scoprissero ai piani alti…
 
«Sto aspettando, dimmelo, sono curioso. Cos’ho detto? Hai il cuore a mille e quindi deve essere qualcosa di…» e poi gli sussurrò nell’orecchio facendolo rabbrividire suo malgrado «sconcio, indecente, immorale, depravato?»
 
«I… iooo, ok, te lo dirò, te lo dirò» cedette col cuore in gola mentre l’altro sorrideva sornione. «Hai detto che… che tu… oh, insomma, che tu vorresti scoparmi fino allo sfinimento e per l’eternità perché… perché mi ami e il mio corpo ti fa venire strani pensieri.»
 
Ecco, l’aveva detto. Oddio che imbarazzo. Istintivamente si coprì il volto con le mani. Mani che gli vennero spostate da Crowley che lo fissava con uno sguardo misto tra sconcerto e desiderio.
 
«Ma… ma evidentemente era la febbre a farti parlare e quindi non… non darci troppo peso, ecco.»
 
«Tu mi vuoi, angelo?»
 
Ma che domande gli faceva adesso. Come poteva rispondergli senza arrossire? Come poteva dirgli “Ti voglio da tanto, troppo tempo”?
 
«Ripeto. Tu mi vuoi?» Insistette quello.
 
E il suo sguardo di fuoco lo fece cedere.
 
«Che Dio mi perdoni, ma… ti voglio. E da quando mi hai detto quelle parole, non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di noi due che facciamo l’amore. Ovunque.»
 
Bene, l’umiliazione era completa. E adesso? Cosa avrebbe fatto Crowley? Avrebbe riso? Ma lui lo sorprese. Si alzò, fiero nella sua nudità – eh, sì, perché lo era e averlo spogliato durante quel primo giorno, l’aveva mandato in tilt – e lo tirò in piedi, lo fissò e prese a spogliarlo lentamente. Infine, lo prese per mano e lo ricondusse sul letto, dove gli si sdraiò accanto e iniziò ad accarezzarlo lentamente, con gesti languidi, prima di sostituire la bocca alle mani.
 
«Sai, angelo» gli disse tra un bacio e l’altro «credo proprio di doverti ringraziare. Dopotutto è merito suo se mi sono ammalato e se ti ho confessato le mie fantasie su di te. Se avessi saputo che questi sarebbero stati gli effetti collaterali del vaccino, l’avrei fatto molto prima e senza protestare. Quindi ora, ti dimostro quanto ti sono riconoscente.»
 
«Ve… veramente avevi giurato vendetta» gli ricordò con l’ultimo spazio di lucidità che gli era rimasto.
 
«Davvero? Ah, ma allora mi hai sentito. Oh, bene, e vendetta sia allora» gli disse prima di impossessarsi famelicamente delle sue labbra. 
«E questo è solo l'inizio, mio dolce e sexy angelo.»
 
Poi, con suo grande stupore, Crowley, si dedicò alla sua vendetta per tutto il resto della giornata e lui non si lamentò nemmeno una volta.
   
 
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