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Autore: ChrisAndreini    19/01/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Faccio amicizia con la mia nemica giurata, che simpatica!

Era prima mattina, e una figura incappucciata camminava cautamente nella fitta foresta, facendo particolare attenzione a non essere notata. Era arrivata a Jediah da poco, ma neanche il tempo di fare due passi nel regno delle pietre preziose, che rischiò di finire dritta in una trappola, che evitò per un pelo, facendo un salto di lato.

-Vedo che i Lindberg hanno aumentato la sicurezza… non troppo però. Interessante- osservando la trappola e i propri dintorni, la figura prese un blocco per appunti che teneva in tasca e segnò delle informazioni, con attenzione e parecchi scarabocchi.

Le sue mani tremavano leggermente per la tensione di quel momento, ma aveva una missione da compiere, e delle risposte da trovare.

E soprattutto, una persona in particolare da evitare a tutti i costi, anche se temeva si fosse già accorta del suo arrivo.

Sospirò, intascò nuovamente il blocco per appunti, e sistemò il cappuccio sul volto, per essere il meno riconoscibile possibile.

Non vedeva niente di strano nei dintorni, era meglio raggiungere la città più vicina il prima possibile e cominciare le sue ricerche da lì.

Pregò cinque dei che tutto sarebbe andato per il meglio. Era meglio non attirare l’attenzione degli altri due.

Nè di eventuali guardie della famiglia reale. Essere così vicini al confine di Valkrest non era un buon biglietto da visita in quei tempi pieni di incertezza e minacce di una guerra imminente tra le due casate.

Manco fossimo in Game of Thrones!

Ma, se i suoi calcoli erano giusti, quel regno era altrettanto pericoloso, o lo sarebbe stato presto. Era il caso di sbrigarsi.

 

Leo aveva un proposito molto importante, come forse ricorderete dallo scorso capitolo: ignorare con tutte le sue forze Dotty la nuova cuoca che aveva scioccamente spinto dritta tra le braccia del principe nonostante egli avesse cercato in tutti i modi di cacciarla via da palazzo.

E Leo riuscì a rispettare quell’importante se non fondamentale proposito per… diciamo sedici ore… quasi tutte passate nella sua giornata libera lontana dalla cucina o a dormire, quindi senza la minima possibilità di vedere neanche da lontano Dotty, e senza sapere se fosse stata presa n squadra.

Ma andiamo con ordine…

Quando entrò in cucina il giorno seguente, sbadigliando ma estremamente riposato, non ebbe il tempo di controllare che venne praticamente aggredito dalle sue più strette colleghe di lavoro: Anna, Mary e Jane, che intonarono insieme alle altre cuoche una canzone che Leo aveva imparato essere il “Tanti auguri a te” di quel mondo, e con in mano una piccola torta glassata al cioccolato con una piccola perla sopra, ovvero l’alternativa alla candelina di compleanno.

Leo era molto, molto confuso.

-Grazie, ragazze, apprezzo davvero… e buongiorno, a proposito, ma oggi non è il mio compleanno- spiegò, prendendo comunque il tortino e sorridendo alle tre amiche e al resto dello staff, che dopo un grande sorriso tornò al proprio lavoro.

Non credeva di aver mai detto la data del suo compleanno, né di essersene inventata una. Aveva già troppe informazioni finte da ricordare, una finta data di nascita non ci voleva proprio.

…ma non è che l’aveva detto comunque a qualcuno per sbaglio? No, okay, se insistevano sulla storia del compleanno poteva fingere di essersi dimenticato che giorno fosse.

In effetti tra tutto quello che stava succedendo non ricordava affatto che giorno fosse.

-Lo sappiamo che non è il tuo compleanno- la frase di Mary, accompagnata da un risolino di Anna, lo tolse dallo stato di ansia, ma non soddisfò la sua confusione.

-Ho preso l’augurio di compleanno di qualcun altro?- chiese Leo, guardandosi intorno. Erano ancora in pochi in cucina, e non c’erano visi nuovi. Neanche Mildred era presente, forse stava proprio occupandosi delle nuove reclute.

-Ma no! È il tuo mesiversario!- spiegò Anna, saltellando da una parte all’altra.

-Mesiversario?- chiese Leo sempre più confuso.

-Sei un cuoco nel palazzo da un mese preciso. Beh, sarà un mese preciso stasera, ma non riuscivamo ad aspettare, quindi abbiamo deciso di farti una sorpresa già adesso!- spiegò Jane, pratica.

Era la più pratica delle tre.

Leo si sentì toccato al cuore. Davvero avevano fatto tutto quel lavoro solo per festeggiare l’anniversario di un mese da quando aveva iniziato a lavorare lì? Ma che carine!

-Awwww, ragazze! Siete dei tesori!- Leo posò la torta in un angolo e le cinse tutte e tre in un grande abbraccio.

-Ci siamo svegliate due ore fa per preparare tutto- spiegò poi Anna, godendosi l’abbraccio e restando qualche secondo in più rispetto alle colleghe.

-Oh, e non devi ringraziare solo noi, ma anche una delle nuove arrivate. È la nostra nuova coinquilina, e quando abbiamo spiegato il nostro piano, ha insistito per darci una mano- aggiunse poi Jane, solenne.

Leo riprese il suo tortino, e lo osservò, cercando di captare ogni dettaglio prima di mangiarlo. Il lato decorativo era straordinario, soprattutto l’uso del cioccolato.

-È un portento! Credo sia la migliore recluta che abbiamo, anche se tu sei molto più bravo. È stata lei a decorare il tortino- spiegò Mary, indicando le rifiniture.

Leo non era un tipo invidioso o competitivo. Infatti probabilmente se fosse mai andato a Masterchef sarebbe stato il concorrente più leale e giusto della competizione, e avrebbe rischiato di essere il primo eliminato perché avrebbe giocato troppo pulito rispetto agli altri. Per lui una persona più brava era un’occasione per migliorarsi ulteriormente, e uno dei motivi per cui tutte le cuoche lo adoravano, era che sebbene fosse più bravo a cucinare di loro in linea generale, era anche estremamente desideroso di imparare tecniche, trucchi del mestiere, e insegnare ciò che sapeva lui.

Insomma, ammirò la torta con estremo interesse.

-Chiunque sia, è davvero bravissima! Sono desideroso di conoscerla!- esclamò, senza pensare, sinceramente colpito.

Prima che potesse divorare la colazione, o ascoltare il nome di tale persona, il quartetto venne distratto dall’arrivo nella stanza di Mildred, che stava accompagnando le nuove reclute.

Lo sguardo di Leo venne immediatamente attirato da Dotty, che sembrava spiccare in mezzo a tutte le altre… classico fascino da protagonista.

Ordinaria nell’aspetto, ma la prima che viene notata appena entra in una stanza.

-E qui si conclude l’orientamento. Ora, appena arriva… oh, eccolo il nostro Leonardo- Mildred notò immediatamente l’arrivo dell’unico cuoco maschio nella stanza, e si avvicinò accennando un sorrisino.

Anna, Mary e Jane, invece, impallidirono e si affrettarono a disperdersi, con aria colpevole.

-Leonardo, ti presento..- senza in un primo momento rendersi conto dello strano comportamento delle sue sottoposte, Mildred iniziò a rivolgersi tranquillamente a Leo, per poi bloccarsi di scatto, e fissare il dolcetto tra le sue mani.

Si irrigidì, e si girò verso le cuoche che tentavano invano di nascondersi.

-Avete già festeggiato il mesiversario di Leonardo?! Vi avevo detto di aspettare la sera, o quantomeno aspettare il mio arrivo!- si indignò, fulminando le tre ragazze responsabili con lo sguardo.

-Non riuscivamo ad aspettare!- si giustificò Mary, in tono lamentoso.

-È stata un’idea di Anna!- Jane si affrettò ad indicare la collega.

-Ehi! Non è vero! Eravamo tutte decise a farlo subito! Così non perdiamo tempo con il lavoro dopo!- Anna mise le mani avanti, e lanciò un po’ di farina contro Jane, che starnutì e provò a ricambiare, ma venne fermata da Mildred, che sbatté il mestolo sul tavolo.

-Basta! Abbiate almeno la decenza di tenere un comportamento adeguato ad una cucina reale, soprattutto davanti a nuove reclute!- le riprese. Le ragazze tornarono sull’attenti.

-Chiediamo scusa, Madame Mildred- dissero in coro, con un inchino del terzo tipo.

Mildred alzò gli occhi al cielo e fece un cenno di congedo, facendole tornare a lavoro.

Poi si rivolse a Leo, che nel frattempo, mentre osservava la situazione, aveva mangiato il dolce che gli era stato offerto. Era stranissimo vedere Mildred prendersela con qualcuno che non fosse lui.

-Visto che non sono riuscita a dirtelo di persona, beh… buon primo mese in cucina, ragazzo. Ma non adagiarti ancora sugli allori! Devi continuare a lavorare sodo se vuoi restare qui- la capocuoca fece un augurio dal retrogusto di minaccia, e Leo le sorrise, riconoscendo la situazione a cui era più abituato.

-Non batto mai la fiacca, lo sai, Mildy- si concesse però il lusso di usare il soprannome che aveva coniato per lei. La donna alzò gli occhi al cielo, ma non lo corresse.

-Basta perdere tempo! Oggi la principessa Opal vuole mangiare le crepes, dobbiamo sbrigarci se vogliamo farle in tempo. Poi passerai l’intera mattinata a conoscere e addestrare le nuove reclute. Dobbiamo già cominciare a lavorare sul banchetto. Abbiamo poco più di una settimana, ormai è alle porte!- Mildred tornò concentrata, e incoraggiò Leo e il resto della cucina a fare altrettanto.

-Mi metto subito a lavoro- Leo non se lo fece ripetere due volte, e si fiondò verso la farina, solo per essere bloccato sul posto dalla possente mano di Mildred.

-Aspetta, dato che le crepes sono il dolce preferito della principessa e uno dei piatti forti del banchetto, spiegale alle nuove reclute. Fatti aiutare da Anna- lo incoraggiò, indicando le nuove reclute, che fissavano Leo con curiosità e interesse. Dotty sembrava impaziente di mettersi a lavoro, le fremevano proprio le mani.

-Sì! Arrivo subito!- Anna si precipitò verso Leo con entusiasmo, ma inciampò sul bordo di un tavolo e per poco non fece cadere una ciotola piena di cacao, che venne prontamente afferrata da Jane, che era lì vicino.

-Ripensandoci… fatti aiutare da Mary- riconsiderò Mildred, indicando l’altra ragazza, che fece un cenno di vittoria e una linguaccia verso Anna, che, sconfitta, tornò al suo posto, ricevendo qualche pacca sulla spalla da parte di Jane.

Leo fu felice di avere una delle cuoche più brave della cucina con lui, probabilmente l’avrebbe aiutato a non fare la figura dell’incompetente di fronte a ragazze a cui non aveva idea di come insegnare la semplicissima ricetta delle crepes.

-Okay… innanzitutto mi presento, sono Leonardo, il responsabile del banchetto della principessa, ma non per questo sono il vostro superiore o altro. Dobbiamo lavorare insieme e in armonia per preparare ottimi piatti!- improvvisò un discorso di incoraggiamento.

-Meno chiacchiere e più cucina! Scattare, hop, hop, hop!- Mildred però mise da parte ogni convenevole, e Leo iniziò a preparare le crepes.

Fu molto meno tragico di quanto pensasse. Le cuoche erano tutte molto tranquille, attente ai procedimenti, e pronte a ripeterli. Dotty non era diversa da loro, anzi, forse per certi versi era anche più impacciata in alcune preparazioni.

E non sembrava riuscire a farle venire rotonde.

-Chiedo scusa…- disse rammaricata, dopo la terza crepes uscita storta.

-Ma questa come mai è stata selezionata?- sentì Leo borbottare da una delle altre reclute.

Si irritò non poco.

Non era loro compito valutare la bravura d’altri.

Ma non era neanche compito suo riprendere un comportamento poco gentile.

…okay, forse era compito suo dato che era responsabile di quelle ragazze, ma aveva detto che avrebbe ignorato Dotty, quindi non avrebbe nuovamente preso le sue difese tanto presto! 

Lui era la Svizzera!

-La forma tonda è la base, ma con le crepes si possono anche creare una serie di figure artistiche, ad esempio cuori, stelle, qualche animale. Io partirei da un cuore, la forma più semplice. Basta essere molto rapidi e molto precisi. Ora, ognuna di voi, provi a fare una forma, a scelta- Leo continuò la lezione, spiegando il suo metodo di fare le crepes più particolari.

Poi girò tra le cuoche per controllare i lavori.

E rimase piuttosto sorpreso da quello di Dotty.

E non in positivo.

-È un polipo?- chiese, concedendole il beneficio del dubbio.

-Doveva essere un cuore, ma sono negata… mi dispiace tanto!- si rammaricò lei, provando ad aggiustare il tiro ma molto più impacciata di quanto Leo si sarebbe mai aspettato dalla protagonista.

Sapeva di doverla ignorare, ma insomma, era una sua “sottoposta” e il compleanno di Opal doveva essere perfetto! Aiutarla era un dovere morale imprescindibile!

-Aspetta, prova a piegare il polso così- le suggerì, prendendole la mano con la sua e mostrandole il movimento.

La sentì irrigidirsi appena, ma non disse nulla, e cercò di replicare il movimento.

-No, non così. Guarda, deve essere un movimento continuo e meccanico. Ci riuscirai con più pratica- spiegò Leo, mostrandoglielo di nuovo, e poi incoraggiandola a girarla prima che si bruciasse da un lato.

-Grazie, maestro- Dotty gli sorrise, con occhi brillanti.

Leo si irrigidì.

-Eh? No! Chiamami Leo!- obiettò. Non era mica in un anime giapponese. Non era il maestro di nessuno! Al massimo boss, ma neanche, visto che l’unica vera boss lì dentro era Mildred… e la famiglia reale ma erano un’altra tipologia di boss. Lui era sono un fortunello che sapeva cucinare più o meno bene.

-Oh… no, non potrei mai…- borbottò Dotty, arrossendo appena, prima di provare una nuova crepe. Le uscì molto meglio.

-Ottimo, hai capito il movimento!- si complimentò Leo, orgoglioso del progresso.

-Posso… posso chiedere una cosa circa le crepes?- Dotty approfittò che lui fosse lì vicino per fare due chiacchiere.

Leo controllò un attimo le persone vicine, ma Mary stava facendo quasi tutto il lavoro, quindi poté concentrarsi quasi interamente sulla nuova recluta che avrebbe dovuto ignorare completamente.

-Certo, chiedi pure- le concesse, accomodante, ma guardandola poco negli occhi.

-Ha mai provato a farle con aggiunta di cacao, o caffè? O anche con il cocco. Credo che il gusto potrebbe essere arricchito. Dico in generale per altri tipi da aggiungere a quelle basilari- chiese la ragazza, sinceramente curiosa di conoscere l’opinione di Leo alla sua idea.

-Il cacao lo uso spesso, a dire il vero… e il cocco lo aggiungo sopra, non ho mai provato a metterlo nell’impasto, penso possa uscire troppo forte. Ma il caffè… è davvero un’idea interessante! Dobbiamo provarla più tardi!- Leo, che fino a quel momento era stato il maestro (no, non maestro, lui non era il maestro di nessuno) più impassibile e indifferente del mondo soprattutto nei confronti di Dotty, si illuminò subito, interessato alla sua proposta.

La ragazza sobbalzò, e per poco non fece cadere la bacinella con il resto dell’impasto delle crepes.

Jane, che passava di lì per altre preparazioni, lo prese al volo.

-Dotty attenta- la riprese, senza particolare irritazione.

-Uh… oh! Scusa! Ero un attimo… davvero le piace la mia idea, maestro?- chiese Dotty, illuminandosi.

-Non chiamarmi maestro, e ti prego dammi del tu, avremo la stessa età- provò ad obiettare Leo.

-Oh no, credo di essere più grande. Io ho già 22 anni- ammise Dotty, un po’ a disagio.

-Confermo, abbiamo la stessa età. Ho anche io 22 anni- spiegò Leo, con nonchalance.

Tutta la cucina, sia vecchie cuoche che nuove reclute, si fermarono di scatto, e si girarono in contemporanea verso di lui, sconvolte.

-S_scusa… quanti anni?- chiese una delle persone con cui Leo aveva interagito di meno in quel mese, una tale Sara.

-22, perché?- chiese lui mettendosi sulla difensiva.

-Te ne avrei dati massimo 18- borbottò lei, sorpresa.

-Generosa, a me sembrava 12- disse una delle nuove reclute, quella che prima aveva commentato contro Dotty.

-Tu non mi sei simpatica!- le fece presente Leo, seccato -Mildred, non dovremmo lavorare? Perché non obietti?- Leo provò ad ottenere l’aiuto dell’austera capitana di brigata, ma Mildred era a bocca aperta come le altre, senza parole.

-Credevo che di anni ne avessi sedici- ammise, sorpresa, quasi tra sé.

-Uffa, sono mingherlino, lo so. Possiamo tornare a fare le crepes, per favore?!- Leo provò a cambiare argomento, arrossendo.

-Se ti può consolare, Leo, io pensavo che avessi vent’anni- Anna gli si avvicinò incoraggiante e gli diede qualche pacca sulla spalla.

-Stavamo parlando di caffè nelle crepes, giusto?- Leo tornò a concentrarsi su Dotty, chiedendole aiuto con lo sguardo.

La ragazza, rimasta sorpresa come gli altri, si riscosse subito.

-Sì, e inoltre stavo pensando che ci sono tantissimi modi interessanti di decorarle. Le decorazioni sono la mia parte preferita. Adoro soprattutto usare il cioccolato- lei lo aiutò ad uscire dalla situazione imbarazzante, e Leo le fece un sorriso grato.

-Anche io adoro lavorare il cioccolato. È difficile ma Mildred è un’insegnante con i fiocchi! Mi piacciono le tue idee, sei molto creativa- si complimentò, dandole particolare attenzione e iniziando inconsapevolmente ad ignorare le altre ragazze. 

-Grazie! Mi manca la pratica, ma adoro sperimentare!- Dotty sembrava molto più sicura di sé parlando della sua vera passione, e Leo iniziò ad intuire cosa l’avesse resa protagonista del libro, e cosa Daryan avrebbe potuto trovare in lei. Sembravano i due opposti che si attraevano. Lui rigido e tradizionalista, lei creativa e spirito libero. Sarebbero stati un’ottima coppia.

…Leo doveva allontanarsi da lei.

-Bene, continua così, io devo andare da altri- provò un ultimo disperato tentativo di realizzare il proprio proposito.

-Maestro!- lo richiamò lei, un po’ incerta.

-Non chiamarmi maestro- obiettò Leo per l’ennesima volta, girandosi però per vedere cosa stesse chiedendo.

-Scusi se lo chiedo, ma… le è piaciuta la decorazione sul tortino? Quando le mie compagne di stanza mi hanno detto cosa avevano intenzione di fare ho insistito tanto per aiutarle. Volevo ringraziarla per avermi concesso questa straordinaria opportunità, senza il suo aiuto non avrei mai avuto l’occasione di provare. So di non essere eccezionale, ma… spero davvero che abbia apprezzato, e di poter lavorare con lei ancora a lungo, e di imparare tanto, maestro- si esibì in un monologo che sembrava uscito da un dating simulator, o un manhwa, o, giustamente, un libro fantasy romantico.

Ovvio che fosse stata lei la decoratrice di torte.

Leo aprì la bocca per far uscire fuori un commento generico di ringraziamento e poi tornare ad ignorarla, ma non ci riuscì.

Dotty l’aveva aiutato nell’imbarazzo, fatto una torta non conoscendolo, e avevano un sacco di cose in comune. Averla come amica sarebbe stato fantastico, anche per brainstormare nuove ricette insieme.

-Spero tanto anche io di poter lavorare con te ancora a lungo- alla fine Leo rinunciò al suo proposito, e le sorrise con entusiasmo -Però ti prego non chiamarmi maestro. Stiamo allo stesso livello- aggiunse poi, mettendo le cose in chiaro.

-Ci proverò, maest… eh… Sir Leonardo- si corresse Dotty, tornando a lavoro entusiasta.

-…a questo punto è meglio maestro- borbottò Leo tra sé, ma non abbastanza forte da farsi sentire -Non sono un nobile!- alzò poi la voce, mettendo in chiaro le cose.

-Ah no? Pensavo che…- Dotty inarcò le sopracciglia, pensando alla conversazione avuta il giorno prima con il principe, ma decise di non sollevare la questione -Ho frainteso, scusa maestro- sorrise, e tornò a lavoro.

Leonardo decise di non obiettare, e fece altrettanto.

Quando la colazione fu del tutto servita, arrivò il momento di spiegare il menu per il banchetto e iniziare a lavorarci, ma prima che Leo potesse radunare tutte le cuoche, venne distratto dall’arrivo di un’ospite ormai abituale in cucina.

-Leo! Che c’è per colazione, oggi?- arrivò infatti Alex, stiracchiandosi, di ritorno dal suo allenamento mattutino. Non era più obbligata a controllare ogni passo di Leo, ma continuava a farlo nel tempo libero, per scroccare del cibo extra, e una chiacchierata.

Aveva stretto un buon rapporto con tutte le cuoche.

-Oggi crepes, muffin e dei biscotti al cioccolato- l’accolse Mary, indicando gli avanzi.

Con tutte le prove che stavano facendo per migliorare le ricette per il banchetto, tutti iniziavano ad assaggiare il cibo indirizzato alla famiglia reale. Soprattutto da quando, grazie a Leo che mangiava sempre ciò che cucinava, si erano tutti resi conto che la famiglia reale non aveva alcuna obiezione al riguardo.

-Prenderò i biscotti! Sono sempre i migliori- fremendo di fame, Alex prese un biscotto, ma inarcò le sopracciglia dopo il primo morso -Non l’ha fatto Leo!- si rese conto, un po’ delusa.

-Oggi io mi sono occupato principalmente delle crepes. Sto… aiutando… le nuove reclute- evitando accuratamente di usare la parola “insegnare”, Leo si avvicinò all’amica, e le offrì una crepe a forma di rosa. Dotty, che fino a quel momento era stata accanto a lui a sperimentare forme diverse di crepes, lo seguì con lo sguardo, osservando curiosa Alex.

Al sentir nominare le nuove reclute, la cavaliera si irrigidì, e iniziò a guardarsi intorno, fermandosi poi sull’immagine di Dotty e indurendo lo sguardo.

Prese Leo per un braccio, e lo trascinò più vicino, per sussurrargli all’orecchio.

-Stai attento alla cuoca con gli occhiali tondi e i capelli ricci. È completamente inaffidabile!- disse a bassa voce, ma comunque facendosi sentire da buona parte dello staff, probabilmente anche da Dotty, che distolse lo sguardo un po’ turbata dall’accusa.

Leo era piuttosto sorpreso.

-Perché mai? È una ragazza molto creativa e gentile. Non ha fatto nulla di male per ora- provò a difenderla, dispiaciuto per lei e parecchio confuso che Alex, che non l’aveva mai vista prima, l’avesse subito catalogata come inaffidabile.

-Oh no! Ti ha già infettato con la sua aura malefica! È pericolosa! Ha messo Lionel nei guai e si aggirava furtiva nel giardino!- spiegò Alex.

Leo decise che adorava Dotty.

-Ottimo se ha messo Lionel nei guai- commentò, sorridendo a Dotty, che lo guardò confusa ma arrossì appena.

-Leo, devi stare attento. Il capitano ha messo tutti i cavalieri in guardia contro di lei, bisogna tenerla d’occhio! E tu devi stare al sicuro!- insistette Alex, preoccupata.

Leo rifletté sulle sue parole. Come mai Chevel doveva voler tener d’occhio Dotty. Non l’aveva neanche conosciuta. A meno che…

Improvvisamente, Leo capì tutto: Chevel era il secondo interesse amoroso per Dotty, sicuramente! Quindi siccome era tsundere, fingeva di non fidarsi di lei ma in realtà era interessato, e quindi la teneva d’occhio per assicurarsi che stesse bene! Sicuramente!

Riformulo, Leo fraintese tutto, di  nuovo.

Ma non poteva certo immaginare che Daryan avesse raccontato a Chevel del suo incontro con Dotty e Leo in giardino e stesse cercando ogni scusa per cacciarla via da palazzo, mettendo quindi anche Chevel e la guardia reale in allerta.

O meglio, poteva immaginarlo, ma non ne avrebbe capito il motivo. 

-Sono piuttosto certo sia una ragazza gentile e affidabile. È anche molto creativa!- la difese Leo, cercando di convincere Alex a darle un’occasione.

La sua performance da avvocato difensore non convinse affatto Alex, anzi, la fece irritare maggiormente, e lanciò a Dotty un’occhiata piena di sdegno, borbottando qualcosa che somigliava stranamente a “seduttrice, come osi provare ad ammaliare Leo?!” ma che ovviamente non poteva essere niente del genere.

-Non posso perdere tempo, comunque, goditi la colazione mentre io inizio ad illustrare il menu per il banchetto- Leo decise di cambiare argomento, e dopo aver dato una pacca sulla spalla di Alex, tornò in direzione delle cuoche. Venne però fermato da Jane, entrata in cucina in quel momento dopo una commissione.

-Leo, il principe Daryan vuole parlarti nel suo studio, e chiede di farsi portare qualche crepe, perché non è riuscito a fare colazione, stamattina- gli spiegò, indicando l’ingresso della cucina.

Leo si illuminò.

-Vado immediatamente!- esclamò, sorridendo e prendendo le migliori crepes che gli fossero uscite.

Cambiò idea a metà operazione, e mise alcune crepes di Dotty. Era un buon modo per renderlo più aperto nei suoi confronti, e, sebbene Leo fosse triste all’idea che un giorno la sua cotta e la sua nuova super amica si sarebbero sposati, era convinto che fargli mangiare il cibo della sua futura moglie, che sicuramente avrebbe apprezzato più di quello di Leo, sarebbe stato un buon modo per farlo mangiare abbastanza.

Dopo aver preparato il vassoio, Leo si diresse nell’ufficio di Daryan, uno dei luoghi che raggiungeva più spesso, lasciando Alex intenta a fissare storto Dotty mentre mangiava, e quest’ultima che cercava di ignorarla mentre si esercitava in cucina.

 

Quando raggiunse la porta, Chevel non era all’ingresso.

Strano, di solito c’era sempre un cavaliere di guardia davanti alla porta dell’ufficio di Daryan. 

Cercando di ignorare la cosa, Leo bussò alla porta, e subito arrivò la risposta inconfondibile e anche un po’ seccata di Daryan, che lo invitò ad entrare.

Leo eseguì, e capì perché non c’era nessuno fuori dalla porta.

Perché Chevel era all’interno.

-Sono d’accordo con te, anche io non perderei tempo, ma non possiamo andare contro gli ordini del re e della regina- stava infatti dicendo al principe, che appariva piuttosto seccato. Anzi, il termine più corretto forse è imbronciato. Sembrava un bambino viziato che si stava a stento trattenendo dal fare una scenata solo perché si considerava troppo grande per perdere le staffe in pubblico.

Avete presente il tipo, no? Quei bambini che fanno il muso quando non ottengono il gioco che vogliono e poi non ti parlano per una settimana.

…okay, io non sono una mamma, quindi non so se il paragone è corretto, ma spero di aver reso comunque l’idea.

-Buongiorno, principe Daryan e sir Chevel. Che il grande e mitico Jahlee vi protegga entrambi!- Leo fece notare il suo arrivo, attirando l’attenzione dei due uomini nella stanza e facendo un inchino.

Una volta notato l’arrivo di Leo, l’espressione del principe si distese, diventando completamente impassibile.

Fece cenno al cuoco di accomodarsi.

-Che Laasya protegga te. Ne parliamo dopo, Chevel, devo conferire con il cuoco- chiuse l’argomento senza replicare, e il cavaliere si rese finalmente conto dell’arrivo del ragazzo nella stanza. Al contrario del principe, lui passò da una specie di indifferenza a un’espressione corrucciata.

-Leonardo- lo salutò guardandolo storto, prima di dirigersi fuori dalla porta. Leo ignorò la tsunderaggine.

-Ho portato la colazione! Le crepes più belle tra quelle avanzate!- Leo posò il vassoio, con grandi cerimonie -Allora, quale devo assaggiare?- chiese poi, preparandosi alla frase standard del principe, anche se non aveva affatto fame al momento.

-Nessuna, suppongo siano state assaggiate abbastanza oggi- Daryan sembrò capire la sua pienezza di stomaco, perché decise di non fargli adempiere il suo ruolo da assaggiatore, e prese la prima crepe che trovò, distrattamente.

Era una di quelle di Dotty.

Leo si preparò ad una reazione più entusiasta del solito, e ad ammettere che non era lui l’artefice del pasto magico, ma il principe lo stupì, perché dopo aver dato il primo morso, inarcò le sopracciglia e guardò storto ciò che restava.

Poi si girò offeso verso Leo.

-Non l’hai cucinata tu!- lo accusò con estrema sicurezza.

Leo, che aveva già aperto la bocca per dire un consono “Devo confessare che quella crepe non è mia” si interruppe di scatto, estremamente confuso dalla reazione del principe.

-Non le piace?- chiese quindi, sorpreso.

-È accettabile, ma… non l’hai cucinata tu, vero?- insistette il principe, sporgendosi appena verso Leo per controllare la sua reazione.

-No, quella in particolare no. Penso sia di una delle reclute. Ma è molto in gamba, mi sembrava comunque ottima… posso assaggiarla?- Leo giustificò la sua selezione e decise di non fare il nome di Dotty per non metterla particolarmente nei guai. Prese la crepe dalla mano del principe senza neanche chiedere e ne prese un altro morso, del tutto indifferente al fatto che fosse stata già sbocconcellata da Daryan, che perse ogni espressione conflittuale e arrossì appena osservando la nonchalance di Leo. Era pur sempre un bacio indiretto, quello. 

-Mi sembra buona- disse poi il cuoco, dopo un’attenta degustazione -Forse ha dosato male lo zucchero, ma quasi non si nota. E… ah, sì, l’ha tenuta un po’ poco sul fuoco. Ma la decorazione è eccellente- Leo provò a trovare i lati positivi nonostante l’analisi preliminare poco gentile, e sorrise al principe, che recuperò a tempo zero l’espressione ostile.

-Ci sono crepes fatte da te in questo mucchio?- chiese, indicando il piatto portato da Leo.

-Sì, certo, quasi tutte… questa, questa, e questa qui- Leo le prese e le mise da parte, stando attento a non rovinarle -Vuole che gliele imbocchi?- si offrì poi, porgendogliene una e non trattenendo un occhiolino complice.

Il principe si irrigidì, arrossì di botto, e per poco non si strozzò con la saliva.

-Sto scherzando- Leo si affrettò a tornare sui suoi passi, posando la crepe e allontanandosi di un passo prima che Daryan potesse chiamare Chevel e ordinare di tagliargli la testa.

-Mmmmm- mugugnò il principe, che al contrario era stato in procinto di piegarsi verso di lui e farsi imboccare, e ora si sentiva un idiota per averci sperato. Per giustificare il suo essersi sporto, prese una crepe e iniziò a mangiarla con le mani, evitando accuratamente di guardare Leo negli occhi.

Sorrise tra sé quando finalmente riconobbe il sapore della cucina del cuoco.

-Okay, ottimo- approvò.

-Gliene porto altre, sua maestà?- chiese Leo, indicando la porta per uscire da lì.

-No, non serve. Piuttosto, volevo parlarti di una faccenda riguardo il banchetto per il compleanno di Opal- il principe tornò professionale, e anche Leo si raddrizzò.

-Dica pure, sono a completa disposizione- 

-Dato che sei ormai un importante membro di questa cucina, volevamo iniziare a darti più responsabilità, e dato che sei a capo del banchetto di Opal, volevo mandarti a fare rifornimento, tra due giorni, di tutti gli ingredienti che serviranno per la grande cena. Ti accompagneranno Alex, Prankit, ovviamente una delle cuoche con più anzianità che sanno leggere per avere una lista a portata di mano e per insegnarti i trucchi del mestiere, e puoi scegliere anche una recluta, per non togliere troppa forza lavoro principale dalla cucina- spiegò il nuovo compito di Leo, che si illuminò.

-Wow, che responsabilità! Farò del mio meglio!- accettò entusiasta l’incarico -Posso quindi andare in città, giusto?- chiese poi, per assicurarsi di aver capito bene.

-Per fare rifornimento, ma sì, una volta concluso il tuo lavoro potrai fare una passeggiata, purché tu torni in tempo per l’ora del tè e per cucinare per Opal- specificò il principe, impassibile, ma evitando lo sguardo di Leo, che aveva imparato a conoscere il principe.

Non bene come vorremmo noi lettrici, ma abbastanza.

Abbastanza da capire che il principe lo mandava in città anche perché Leo, il giorno prima, gli aveva confessato di volerci andare.

-Grazie per l’occasione, non la deluderò- promise Leo, con un inchino profondo.

-È normale! Devi iniziare ad imparare anche il lato organizzativo del lavoro. Starai con noi ancora a lungo, dopotutto- il principe surclassò la questione, dando però a vedere a Leo che c’era un secondo motivo che l’aveva spinto a mandare Leo a fare rifornimento.

-Ha parlato con Persian?- chiese il cuoco, parecchio imbarazzato all’idea che il principe ora fosse a conoscenza dei suoi dubbi.

Certo che il bibliotecario non li sapeva proprio tenere i segreti!

-Non capisco a cosa tu ti riferisca. Torna in cucina, hai del lavoro da fare!- Daryan surclassò la questione, e congedò il cuoco, che sorridendo decise di ritirarsi. 

Era però estremamente soddisfatto, e quasi commosso. Daryan era davvero gentile ad avergli affidato una missione per farlo sentire importante. Stava anche riuscendo nell’impresa, perché Leo si sentiva importante e considerato.

Una volta sulla porta, il principe lo fermò un’ultima volta.

-Ricordati la pizza che mi hai promesso- gli fece presente, un po’ tra sé ma sicuro di quello che diceva.

Leo ridacchiò, e annuì.

-Certamente, sua maestà, gliela porto stasera- gli fece un inchino profondo, un occhiolino, e uscì dalla porta, diretto in cucina e facendo un calcolo mentale di ciò che gli serviva per il banchetto, e cosa avrebbe fatto con il tempo libero.

Di certo avrebbe portato Jane con lui. Sicuramente era esperta. E tra le reclute voleva portarsi dietro Dotty, poteva suggerirgli qualcosa da aggiungere alle ricette. Era in gamba su quel frangente.

Anche se, vista l’ostilità di Alex, poteva essere rischioso mettere le due ragazze insieme.

 

Alex e Dotty erano diventate migliori amiche, quindi la gita di rifornimento partì sotto i migliori auspici.

Leo non sapeva come fosse successo, ma non se ne lamentava. Era felice che due ragazze che gli stavano tanto a cuore avessero trovato un terreno comune.

Si sentiva un po’ escluso durante quella gita fuori dal palazzo, ma non poteva lamentarsi troppo. Dopotutto era troppo preso dal tenere in mente le cose da comprare per il rifornimento per perdersi in chiacchiere.

Almeno c’era Jane con lui. Aveva fatto benissimo a scegliere lei per accompagnarlo, così poteva tirare un sospiro di sollievo e guardarsi anche un po’ intorno.

Aveva delle monete d’oro da spendere, e voleva tornare al castello con un souvenir. O con un regalo per la principessa Opal.

Dopotutto tra pochi giorni sarebbe stato il suo compleanno, e sì, Leo le avrebbe cucinato un intero banchetto, ma un regalino era d’obbligo, dai. Magari un oggetto comune da aggiungere alla sua collezione nella casa sull’albero.

-Leo, qui abbiamo quasi finito. Se vuoi puoi guardarti un po’ intorno mentre concludo gli ultimi acquisti e finalizzo l’inventario- gli sussurrò Jane all’orecchio, in tono incoraggiante, facendolo tornare alla realtà.

Leo non si era accorto di essersi distratto.

-No, non preoccuparti, ti aiuto! Sono il responsabile, dopotutto!- provò a concentrarsi, anche se era davvero rapito dalle bancarelle tutte intorno. Gli sembrava di essere tornato a casa sua, al mercato mattutino per le vie della città vecchia dove spesso passeggiava con Giada o sua madre o altri amici. Con sua sorella mai: se non era a scuola, col cavolo che si svegliava abbastanza presto da andare al mercato mattutino!

-Tranquillo, Leo. Sono tutte operazioni che richiedono il saper leggere e scrivere, e nel caso debba sollevare qualcosa di pesante, posso chiedere a Prankit. Vai pure con Dotty e Alex- Jane insistette nel lasciarlo libero, e sebbene Leo sapesse di dover restare a fare il suo dovere… era la prima volta che usciva dal castello senza che fosse una questione di vita o di morte, quindi cedette a tempo zero.

-Grazie Jane sei troppo forte!- le diede un bacio sulla guancia per esprimere tutto l’apprezzamento che provava nei suoi confronti, e prese sia Alex che Dotty per i polsi per trascinarle nelle bancarelle più interessanti.

Non era mai stato così felice di essersi finto analfabeta!

-Leo, tutto okay?- chiese Dotty, sorpresa dalla sua veemenza.

Alex era rimasta completamente ammutolita, e si faceva trascinare senza obiettare. Forse ormai conosceva Leo abbastanza bene e non era sorpresa, forse era troppo sorpresa per parlare.

-Sì, tutto benissimo! Abbiamo ufficialmente tutto il pomeriggio libero!- esclamò lui, esaltato.

-Ehm… sono le tre e mezza e dobbiamo essere a palazzo per le quattro e mezza- gli fece notare Alex.

-Abbiamo ufficialmente un’ora libera!- si corresse Leo.

-A dire il vero… dobbiamo partire da qui alle quattro se vogliamo arrivare in tempo- gli ricordò Dotty, un po’ a disagio.

-Abbiamo ufficialmente mezz’ora libera!- Leo provò a non perdere l’ottimismo.

-Dobbiamo anche partire prima a causa del ramo sulla strada che abbiamo trovato all’andata- rifletté Alex, ricordando il viaggio per arrivare fino a lì che aveva fatto perdere loro un sacco di tempo.

-Siete delle guastafeste!- si lamentò Leo, sgonfiandosi come un palloncino.

-Su, su, abbiamo comunque un quarto d’ora per esplorare il mercato e comprare qualcosa!- provò a rassicurarlo Dotty, dandogli qualche pacca sulla spalla.

-Esatto! E non possiamo perdere tempo! Andiamo, miei prodi!- Leo le prese nuovamente per i polsi e iniziò a trascinarle in giro.

C’erano davvero molte persone al mercato, e tanti oggetti davvero interessanti da comprare.

Leo iniziò a riflettere su cosa gli poteva essere utile, in quel mondo. Di beni materiali non ne servivano molti, e quelli necessari gli erano offerti gratis nel palazzo dove lavorava. Non aveva bisogno di cibo, e non aveva tempo per fare attività ludiche di qualche tipo.

Forse poteva acquistare qualche vestito. Ne aveva davvero pochi, e quasi tutti legati al suo lavoro. Persino in quel momento stava indossando la camicia da maggiordomo con una giacca che gli era stata prestata da Alex per confondersi meglio tra la folla e non dare a vedere che lavorasse a palazzo.

Si avvicinò ad una bancarella di vestiti, e iniziò a vedere la moda di quel mondo. Pantaloni resistenti e camicie erano i capi che andavano per la maggiore, anche se c’era qualche bell’abito elegante da uomo. Mai quanti gli abiti da donna, ma Leo vi era abituato.

Iniziò ad osservare il tessuto di un vestito da cerimonia in stile vittoriano di un blu notte davvero carino. 

-Cerchi un vestito per il ballo della principessa?- chiese Dotty, arrivandogli alle spalle e facendolo sobbalzare.

-No, certo che no! Devo lavorare quel giorno. Sarò in vesti professionali- Leo si allontanò fisicamente dall’abito che non avrebbe mai comprato e che non aveva neanche soldi per comprare, e spiegò la situazione a Dotty.

-Beh, sì, lavoreremo per metà serata, ma la parte finale, con niente da cucinare, saremo liberi. E pensavo che tu fossi stato invitato a questa seconda metà del ballo- spiegò Dotty, pensierosa.

-No, no, non sono stato invitato- Leo scosse la testa -Sono solo un cuoco, non ho alcun motivo di essere invitato, e nessuno mi ha detto di…- iniziò a negare con tutte le forze, ma Alex lo interruppe.

-Certo che sei stato invitato, la principessa non fa che parlarne- obiettò.

-No, no, ci deve essere un’incomprensione. La principessa dice che non vede l’ora della seconda metà del ballo perché arriverà il suo salvatore e vuole ballare con lui e… oh…- la consapevolezza lo colpì come un pugno nello stomaco -oh… che carina. Ma non sono il suo salvatore- si intenerì, per poi impallidire -Oh, no! Non so ballare!- ricordò.

Cioè, sapeva più o meno ballare, ma non i balli da ballo di un universo fantasy medievaleggiante.

-Tranquillo, non ballerete davanti a tutti. Il suo primo ballo sarà con il principe Daryan. Vuole solo ballare con te ad un certo punto della serata. E ti ha invitato come suo salvatore- lo rassicurò Alex, tranquillizzante.

-Salvatore in che senso?- provò a chiedere Dotty, che è arrivata solo nello scorso capitolo e non ha letto i precedenti.

-Oh, guardate lì, quella giacca non è affatto male!- Leo cambiò bruscamente argomento, trascinandole da un’altra parte e cercando una giacca decente da poter mettere sopra il suo abito da maggiordomo per il ballo al quale, evidentemente, doveva anche presenziare personalmente.

Alla fine ne trovò una all’altezza dei propri risparmi, e approfittò degli ultimi minuti disponibili per cercare un oggettino carino e particolare da regalare alla principessa.

Si allontanò appena da Dotty e Alex, intente a guardare dei pupazzi, e arrivò in una zona del mercato leggermente più povera, ma più particolare.

Anche se… iniziava a notare persone abbastanza malmesse.

-Signore, ha qualche spicciolo?- gli si avvicinò una bambina parecchio mingherlina, con sguardo basso e mani protese.

Leo notò subito un altro bambino arrivare alle sue spalle, e scansò la borsa con i soldi rimasti dalla sua portata, lasciandolo a mani asciutte.

Era un ragazzo moderno che aveva preso tantissime volte la metro. Li sapeva riconoscere i borseggiatori, a prescindere dal mondo in cui erano.

-Leo, tutto bene?- Alex si mise subito sull’attenti, protettiva nei suoi confronti, avvicinandosi minacciosa e lanciando un’occhiata penetrante verso i giovani ladri, che provarono a scappar via, ma vennero trattenuti dalla guardia e da Dotty, accorsa a sua volta.

-Sì, sì, tranquilla- Leo si affrettò a calmare gli animi, senza sapere però bene cosa fare in quella situazione.

-Vado a chiamare le guardie cittadine, voi teneteli d’occhio- si offrì Alex, con voce un po’ esitante, guardandosi intorno in cerca di alcuni suoi colleghi.

-No, no vi prego… non vogliamo fare nulla di male!- provò a supplicare la bambina, tremante e spaventata.

-Alex, dai, sono dei bambini…- provò a difenderli Dotty, molto dispiaciuta.

-Hanno comunque provato a rubare, e non è un bel comportamento- il cavaliere rimproverò i bambini, che si ritirarono dispiaciuti, con le lacrime agli occhi.

-Ci dispiace, abbiamo fame!- provò a giustificarsi il ragazzino, stringendo forte quella che, chiaramente, era sua sorella. Erano praticamente identici, anche se ui era appena più grande.

Forse sua sorella gli mancava troppo, forse Leo era buono di cuore, ma osservò i bambini con tenerezza. Sicuramente avevano bisogno di aiuto, ma dare loro dei soldi non li avrebbe aiutati. In quel tipo di affari di solito erano adulti senza scrupoli ad ottenere i benefici del lavoro sporco dei loro piccoli aiutanti.

Allo stesso tempo, Leo non aveva alcun potere per cambiare la loro situazione.

Anche se…

-Diamo loro qualche moneta. Ne abbiamo tante- provò a suggerire Dotty.

Alex sembrò sul punto di cedere, ma provava a restare ferma sulla sua morale.

-Leo, tu sei il soggetto preso di mira, cosa pensi sia più giusto fare?- chiese la sua opinione, rendendolo l’ago della bilancia.

Leo però non disse una parola.

Perché era troppo occupato ad armeggiare nella propria borsa, dove sperava ci fossero ancora gli avanzi del pranzo che si era portato da casa.

Ah ah! Erano rimasti dei biscotti arcobaleno! 

Ne avevano a bizzeffe a palazzo, dato che Leo non riusciva ad insegnarli a nessuno, e uscivano sempre malissimo quando altre persone provavano a ricrearli, quindi aveva dovuto ripetere il procedimento un sacco di volte, e alla fine avevano deciso che Leo si sarebbe occupato dei biscotti da solo.

Ciò aveva comunque lasciato molti avanzi, che Leo si era portato a quella gita per offrirli alle sue amiche.

Fortuna che aveva preso da sua nonna anche l’abitudine di preparare troppe cose per le gite che avanzavano sempre.

-Ecco, prendete- si piegò verso i bimbi e offrì loro la busta con i biscotti avanzati.

I due bambini rimasero immobili. Fissavano Leo confusi, senza sapere se fidarsi o no.

-Leo, che stai facendo?- chiese Alex, sorpresa.

-Sono solo dei bambini, Alex. Chiudiamo un occhio questa volta, e magari parliamone poi a…- Leo si interruppe prima di dire il nome del principe, non voleva farsi riconoscere -…Dary...- sperò che non lo linciassero per l’uso del soprannome -…e cerchiamo di risolvere il problema alla radice- spiegò il suo piano, incoraggiando i bambini a prendere la busta.

-Non sarebbe meglio offrire delle monete per permettere loro di comprare qualcosa?- suggerì Dotty, mettendo mano alla borsa con i soldi.

Leo la fermò con un gesto della mano.

-Non è il caso. Non sappiamo nelle mani di chi potrebbero finire dei soldi, ma sono piuttosto certo non siano le loro mani.. sbaglio, forse, ragazzi?- Leo decise di rivolgersi direttamente a loro. Non era buona abitudine estraniare dei bambini dalle conversazioni adulte che li riguardavano in prima persona.

-Noi… lui…- iniziò a borbottare la bambina.

-Zitta! Non possiamo parlarne!- la interruppe il fratellino, guardandosi intorno preoccupato -Vi prego, lasciateci andare, non vogliamo niente in cambio- disse poi a Leo, ignorando completamente la busta con i biscotti.

Il cuoco si rese conto che da lì non si vedeva il contenuto. Che idiota!

-Hai detto che avete fame, giusto? Vi avrei offerto i panini, ma li ho terminati, e mi sono rimasti solo questi. Ma vi assicuro che sono comunque biscotti molto sani e gustosi. Ecco, guardate- Leo tirò fuori un biscotto, e lo porse verso di loro per farlo vedere meglio.

I bambini sembrarono illuminarsi.

La ragazzina azzardò un passo nella direzione di Leo, ma venne fermata dal fratello, che la tenne dietro di lui con fare protettivo.

-Sono colorati- sussurrò lei, sorpresa.

-Sembrano rovinati- borbottò il fratello, ugualmente sorpreso ma più pessimista.

-Sono ottimi biscotti!- Alex prese le difese di Leo, più incoraggiante che altro. Era sempre all’erta, ma si era rilassata parecchio ora che il capo della spedizione le aveva dato una scusa per non fare il suo dovere da cavaliere e arrestare dei poveri bambini.

-I migliori che io abbia mai assaggiato- le diede man forte Dotty, guardando il biscotto con sguardo adorante.

-Vi assicuro che sono buoni- Leo ne spezzò uno e ne mangiò un pezzo, per confermare che non fossero pericolosi. Erano davvero ottimi. Offrì l’altra metà al fratellino, che dopo essersi assicurato che Leo avesse effettivamente mangiato, azzardò a prenderla, e dare un minuscolo morso.

Leo ebbe il tempo di battere una volta gli occhi, e il bambino aveva finito la metà biscotto, con la voracità di chi non ha mai assaggiato un dolce in vita sua.

Sobbalzò dopo essersi reso conto di non aver lasciato nulla per la sorella, e si voltò verso Leo con occhi supplicanti, facendo passare lo sguardo da lui alla busta ancora tra le sue mani.

La tenerezza che Leo provava nei confronti dei due bambini aumentò esponenzialmente. Porse la busta intera verso di loro.

-Sono tutti vostri- assicurò, con un sorriso incoraggiante.

-E… ci lascerete liberi?- chiese il ragazzino, preoccupato, la mano pronta ad afferrare la busta ma esitante, con il timore che poi sarebbe finito in gabbia.

Leo lanciò un’occhiata ad Alex, che annuì.

-Questa volta chiuderemo un occhio, ma la prossima volta non saremo così clementi- disse la ragazza, ancora minacciosa, ma accennando un occhiolino complice.

Finalmente, il bambino prese la busta, e si affrettò a dare un biscotto alla sorella, che lo divorò in pochi morsi, cominciando a piangere subito dopo, probabilmente per la loro bontà, o forse perché non mangiava da parecchio, o magari perché non sarebbe finita in prigione. Diciamo per tutte e tre le cose.

-Grazie, signore, grazie tantissimo!- esclamò, con voce spezzata.

-Grazie, non faremo più niente di male- promise il bambino, con un inchino profondo, trascinando poi la sorella via da lì prima che il trio cambiasse idea.

-Alex…- Leo si rivolse al cavaliere, continuando a seguire i due con lo sguardo.

-…sì, li tengo d’occhio- Alex capì subito cosa Leo le avrebbe chiesto, e iniziò a seguirli a distanza, con discrezione.

-Speriamo si possa fare qualcosa- sospirò il cuoco, scaricando la tensione e sedendosi a terra in mezzo alla piazza, provato dalla situazione.

-Sei stato… davvero molto carino- commentò Dotty, ammirata.

-È normale. Sono solo dei bambini. Poveracci! Se non fossi solo un cuoco al castello li avrei adottati, o chiamato qualcuno. Avrei voluto fare di più- si lamentò Leo, rivivendo la scena nella sua testa mille volte chiedendosi cosa avrebbe potuto fare diversamente e meglio.

-Credo che tu sia stato impeccabile- lo rassicurò Dotty -Speriamo che… Dary… faccia qualcosa- lo provocò poi, con un occhiolino, cercando di sdrammatizzare.

Riuscì solo a farlo irrigidire e arrossire.

-Dovevo trovare un soprannome in fretta, non potevo dare via l’identità di tu-sai-chi!- si giustificò, mettendo le mani avanti.

-Beh, suppongo che se c’è qualcuno che ha la confidenza con “tu-sai-chi” di usare il soprannome Dary, quello sei tu- ridacchiò Dotty, che aveva frainteso completamente la situazione: era convinta che il principe Daryan e Leo fossero cotti l’uno dell’altro, che avessero una relazione segreta, o che fossero quantomeno amici.

Riformulo, Dotty aveva capito completamente la situazione.

Okay, non completamente perché Daryan e Leo non erano ancora in una relazione, ma ci era andata vicino.

Molto più vicina di Leo quando suppone le cose, almeno.

-No! No! Non ho la minima confidenza! Eh… abbiamo poco tempo, e devo comprare il regalo per la principessa Opal! Andiamo!- Leo si alzò in piedi con un balzo e cercò di cambiare argomento e tornare alla ricerca del dono perfetto. Non avevano tempo da perdere, dopotutto, e non voleva tornare al castello a mani vuote.

Alla terza bancarella, vicino ad una locanda, Leo finalmente trovò un oggetto piuttosto carino che sarebbe stato buono per la collezione di cianfrusaglie di Opal.

Iniziò a rigirarselo distrattamente tra le mani, sempre più convinto di prenderlo, quando una voce conosciuta alle sue spalle lo fece sobbalzare.

-Leo!- chiamò infatti una persona, con foga.

Il ragazzo si girò di scatto, sconvolto.

Era l’ultima voce che si sarebbe aspettato di sentire in quel momento!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Sono troppo in presa bene con questa storia, è la mia comfort story per quando sono giù o stressata.

E poi non vedevo l’ora di arrivare a questo punto. I prossimi due capitoli saranno due quasi letterali bombe.

Non posso promettere che il prossimo capitolo arriverà così in fretta, ma cercherò di non farlo tardare, anche perché questo è finito con un bel cliffhanger.

Chi sarà mai la voce che ha chiamato Leo al mercato?

Ricordiamo che è la primissima volta da quando è lì che Leo esce da palazzo, tranne quando è andato al tempio completamente nascosto.

Se volete condividere le vostre teorie mi fa piacere una recensione, oppure rispondete al secondo sondaggio su Rainbow cookies che ho preparato appositamente per sentire le vostre opinioni.

Poi magari vi sto solo trollando per ottenere attenzione, ma non lo potete sapere :P

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che Dotty vi stia simpatica, e che la Leoryan sia la vostra ship preferita. 

Un grande bacione e alla prossima.

SONDAGGIO

 

 

   
 
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