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Autore: Fiorentinasara    20/01/2022    1 recensioni
Hilary una ragazza di 25 anni scrittrice eredita alla morte della nonna Camille la casa dove abitava a Wako in Texas. Lei non ci è più voluta tornare in Texas a Wako da quando era morta la nonna ma con le insistenze della madre decide di tornarci e lo farà a pochi giorni dal Natale perché aveva sempre amato Wako sotto le feste ed era un modo per sentire la nonna più vicina visto che adorava il Natale a Wako Hilary farà nuove amicizie tra cui conoscerà Zac un bel professore della Baylor univerity e suo figlio Tommy di quattro anni che si affezionerà a lei cosa accadrà tra i due se ve lo state chiedendo leggete questa storia
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hilary, una scrittrice con all’attivo il suo primo libro Ritorno a casa per Natale, aveva deciso di rientrare a casa in vista della stesura del suo prossimo libro, e non avendo nulla da fare aveva ricevuto la telefonata di sua madre. 
“Ciao Hilary, sono la mamma. Non è che puoi venire a darmi una mano in libreria per un po’? Potresti iniziare a scrivere qui il tuo prossimo romanzo, e intanto pubblicizzare qui quello che hai già scritto. Sono tempi duri per la libreria, e non ce la posso fare da sola.” Chiese speranzosa la madre. 
“Mamma. sai che mi piacerebbe molto tornare e darti una mano. ma devo mettermi sotto e iniziare a scrivere il primo capitolo del mio nuovo libro. E lì a Laurel non riuscirei a concentrarmi.” rispose Hilary molto convinta. 
La madre a quelle parole ci rimase male, ma non lo fece trasparire nella voce parlando con la figlia prima di salutarsi.
Erano passati un paio di giorni da quella conversazione, e Hilary si scoprì a ripensare alla proposta della madre. Col senno di poi, aveva capito che la madre ci era rimasta male, e lei adorava sua madre. 
Quindi prese la decisione di tornare a Laurel. la sua città natale, per aiutarla con la libreria, in fondo non aveva niente da fare per il momento. Per cui preparò la valigia, prese il suo PC portatile,  acquistò un biglietto per Laurel e si incamminò verso l’aeroporto. Non disse niente nemmeno a sua madre che stava ritornando a casa.
Arrivata all’aereoporto, andò al check in.  
“Signorina mi scusi, a che ora parte l’aereo per Laurel?” chiese Hilary all’addetta al check in. 
“Signorina…..” Chiese l’addetta. 
“Scusi. Word, il mio cognome è Word.” disse Hilary.
“Bene, signorina Word. Il volo per Laurel partirà tra circa un’ora. Mi faccia vedere il biglietto.” disse molto gentilmente la ragazza al check in. 
Hilary tirò fuori il biglietto dalla sua borsa e lo porse all’addetta, che lo guardó per confermare l’orario della partenza. Hilary andò ad aspettare l’ora della partenza nella sala d’attesa dell’aeroporto, su una comoda poltroncina rossa. Era impaziente di vedere la faccia che avrebbe fatto sua madre vedendosela arrivare a Laurel. Arrivata finalmente l’ora di salire sull’aereo, si avviò al terminal indicato sul biglietto, mostrando all'addetto la sua prenotazione, e salì sull’aereo diretta a casa.
Era da un po’ che non ci tornava, col fatto che era sempre in viaggio per promuovere il suo primo libro, non aveva mai tempo. Una volta atterrata, si diresse al ritiro bagagli, prese la valigia e si diresse fuori dal piccolo aereoporto per cercare un taxi che l’avrebbe portata a casa. 
Prese il primo taxi che trovò e si rivolse all’autista: “Salve. Mi porti in cromuel street, per cortesia.“ disse Hilary. Aveva deciso di recarsi direttamente alla libreria, sapendo che sua madre era di certo lì. 
“Subito signorina.” Disse molto gentilmente l’autista. 
Arrivata, pagò e scese dal taxi. Era molto nervosa e non se ne spiegava il motivo, in fondo, era proprio stata la madre a chiamarla per farsi dare una mano. Attraversò la strada e si avviò alla libreria, dove all'interno la madre era intenta a sistemare i libri su uno scaffale non accorgendosi che era entrato qualcuno. Dovette alzare la testa, e quando la alzò vide davanti a lei la figlia, non credette ai propri occhi.
“Hilary, sei proprio tu? Alla fine sei venuta a darmi una mano.” la madre le corse incontro abbracciandola. 
“Mamma piano, altrimenti cadremo tutte e due a terra. Anche io sono felice di vederti.” rise Hilary. 
La madre si staccò dall’abbraccio e invitó la figlia al ristoro vicino alla libreria. Il locale era un posto carino, non molto grande con tavolini rotondi rossi e sedie in vinile delloo stesso colore, con le pareti ricoperte di perlinato marrone scuro, ed era gestito da Sally, una vecchia amica di sua madre. Per Hilary quel posto sapeva di casa, vi aveva passato tutta la sua infanzia. 
Si sedettero al tavolino d’angolo e furono servite da Sally, che appena vide Hilary corse ad abbracciarla.
“Hilary, che bello rivederti! Quanto tempo quanto ti fermerai?” chiese Sally facendo un sorriso. 
“Ciao Sally, come va? Mi sei mancata tanto e anche questo posto. Non so ancora quanto resterò, dipende se riuscirò a scrivere qualcosa, ma può darsi per un po’.” disse Hilary ricambiando il sorriso. 
Ordinarono il pranzo, parlando mentre aspettavano.
“Hilary, so che non vuoi sentirtelo dire, ma quando andrai a Wako a casa di tua nonna Camille? Anche solo per capire in che condizioni è messa la casa, e per vedere che intenzioni hai.” insistette di nuovo la madre speranzosa. 
“Mamma, non insistere. Da quando è morta nonna non riesco ad andarci a Wako. Quando ci riuscirò, ci andrò. Non ti preoccupare.” rispose Hilary un po’ alterata. 
“Va bene, va bene. Ma tu pensaci. Non ci torni più dalla morte di tua nonna.” Rispose la madre scoraggiata. 
Sally arrivò con le loro ordinazioni e si sedette al tavolo con loro  
"Hilary dimmi, come è la tua vita in California? Tua madre non mi racconta quasi mai niente. Sei fidanzata?” chiese molto direttamente Sally. 
Hilary diventò rossa come un peperone a quella domanda.
“Sally, lo sai che non sono fidanzata. E la mia vita in California non è un granché. Ultimamente sono sempre in giro per promuovere il romanzo.” Disse Hilary sorridendo. 
A Hilary era stata sempre molto simpatica Sally, la considerava una di famiglia.
“A proposito del tuo romanzo. Casualmente, beH, avrei una copia... non è che potresti autografarmelo? Ci terrei molto." Chiese Sally. 
“Certo Sally. Lo farò molto volentieri appena me lo porti.” rispose Hilary.
Sally era una donna di mezza età con i capelli corti, sale e pepe, non molto alta ma grassoccia, con mani ruvide e piene di calli a forza di cucinare e servire ai tavoli del ristoro. Ma aveva un carattere buono e gentile con tutti, e questo piaceva molto ad Hilary.
Finirono di mangiare e tornarono alla libreria. Hilary promise a Sally che si sarebbero riviste. Marilyn, la madre di Hilary, non voleva arrendersi nel tentativo di persuadere la figlia ad andare alla casa della nonna a Wako. Doveva riuscire a far sbloccare la figlia e non sapeva come riuscirci, ma ci sarebbe riuscita. Questo tarlo la accompagnò fino alla libreria, ma non smise di pensarci per tutto il resto della giornata. In libreria sapeva che sua figlia non era ancora pronta ad andare alla casa della nonna, ma doveva in qualche modo riuscire a  sbloccarla, e nel suo pensare non si era accorta della figlia che la chiamava. 
“Mamma, mamma...” la richiamò più volte Hilary visto che non la stava ascoltando affatto. 
La madre si riscosse dal suo pensare. 
“Hilary, hai detto qualcosa per caso?” Chiese la madre sbattendo gli occhi. 
“Sì mamma, ti ho chiamato parecchie volte ma tu non rispondevi. Comunque io vado a casa a posare le valige e riposarmi un po’ in vista delle giornate stressanti che avrò davanti da domani. Ci vediamo quando torni a casa, non fare tardi mamma che poi crolli sul divano.” disse Hilary in tono molto allegro. 
“Non ti preoccupare, figlia mia. Non mi ha mai spaventato lavorare fino a tardi, ma comunque va pure a casa a riposarti, e non ti preoccupare. Non farò tardi.” Rispose la madre molto tranquillamente. 
Hilary non era convinta di quello che aveva detto sua madre sul fatto che non avrebbe fatto tardi, perché sapeva quanto tenesse a quella libreria, ma lasciò correre. Si mise il cappotto e la sciarpa, prese la valigia ed uscì. Aveva iniziato a nevicare, così Hilary prese i guanti dal cappotto e li infilò, poi riprese la valigia e si diresse verso casa. La neve che stava cadendo costrinse Hilary ad aprire l’ombrello per non essere costretta a bagnarsi.  
“Non ricordavo che ci volesse così tanto ad arrivare a casa dalla libreria.” Disse Hilary tra sé e sé.
Salì i gradini dell’ampio portico che circondava tutta la casa, appoggiò la valigia a terra e si fermò davanti alla porta a pensare a quanto quel posto le era mancato tanto. Hilary si ridestò dal suo pensare, prese le chiavi ed entrò in casa. L'ingresso non era tanto grande e dava direttamente nel soggiorno, dove vi era un camino in marmo bianco con striature nere, due librerie di legno di quercia scure. Sopra al camino c’era una mensola dove la madre aveva messo delle foto di famiglia.  Ssu un lato c’era una grande porta finestra con la cornice in alluminio nera che dava sul giardino. Davanti al camino c’era l’enorme divano marrone che Hilary aveva sempre odiato perché non le piaceva il colore con davanti un tavolino da caffè in ferro battuto e lastra di vetro, con sopra delle candele. Ai lati del divano facevano bella mostra due tavolinetti bassi in legno scuro con sopra due lampade, ed infine c’erano anche due poltrone dello stesso colore del divano. Hilary lasciò la valigia all’entrata e si diresse alla mensola del camino per vedere le foto, prendendo una cornice fra le mani sospirò.  
“Finalmente a casa. Mi sembra che il tempo qua si sia fermato agli anni cinquanta.” Disse sconsolata. 
Riposò la cornice sulla mensola e ritornò all’entrata, prese la valigia e si avviò sulle scale davanti alla porta d’ingresso che portavano alle camere. Era curiosa di vedere la sua stanza, se fosse cambiato qualcosa, ma come aprì la porta della camera capì che il tempo si era fermato era come entrare nella sua infanzia. Sua madre non aveva cambiato nulla. In mezzo alla stanza faceva bella mostra di sé il letto in ferro battuto nero con sopra il suo piumone preferito viola, nel lato sinistro c’era l’armadio di legno scuro di faggio che aveva fatto per lei suo padre quando era adolescente. Le mancava terribilmente suo padre, morto due anni prima, ma per lei non era passato un solo giorno. Si avvicinò all’armadio e lo accarezzò.  
“Oohh papà, mi manchi terribilmente.” Sospirò Hilary lasciando andare qualche lacrima. 
Sulla parete destra c’era una finestra con sotto una scrivania con una sedia e sopra una lampada. 
Hilary posò la valigia sul letto e uscì dalla stanza, chiudendosi dietro la porta. Scese al piano di sotto e si sedette sul divano. In quel momento squillò il suo cellulare.  
“Ciao Hilary dove sei finita!? È tutto il giorno che ti cerco.” Sbraitò dall’altro capo del telefono la sua menager Angie. 
“Ciao anche a te Angie. Scusa se non ti ho avvertito ma sono tornata a Laurel.  A casa mia madre ha bisogno di me per un po’. Non ti preoccupare riuscirò, a scrivere il libro." Disse Hilary convinta.  
Si salutarono. Hilary posò il cellulare sul tavolino e si sistemó meglio sul divano ad aspettare sua madre, addormentandosi. Quando si svegliò, si accorse che sua madre ancora non era tornata, guardò l’orologio e vide che era tardi e doveva già essere a casa.
La chiamò al cellulare: “Mamma, sei ancora alla libreria?” chiese al telefono. 
“Si cara, ma tra poco sono a casa. Uscendo passo da Sally a prendere la cena e arrivo.” Disse la madre. 
Hilary finito di parlare con sua madre si alzò dal divano e andò in cucina ad apparecchiare la tavola mentre aspettava il ritorno.
   
 
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