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Autore: _cryptic_    21/01/2022    0 recensioni
“Il treno regionale veloce ventisei cinquantotto proveniente da Brescia e diretto a Milano Centrale delle sette e zero sei è in arrivo al binario tre. Attenzione! Allontanarsi dalla linea gialla. Ferma a Chiari, Romano, Treviglio, Milano Lambrate”
Giada salì sul treno
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giada salì sul treno regionale 2658 in direzione Milano Centrale. Era una mattina cupa, il meteo preannunciava pioggia qualche ora più tardi. Munita di ombrello e impermeabile si sedette in uno dei posti a quattro accanto al finestrino. A molti dava fastidio viaggiare in direzione opposta al senso di marcia del treno; lei, al contrario, non l’aveva mai considerato un problema, l’importante era sedersi. Cosa doveva fare quel giorno? Giada ripensò a tutti gli impegni che aveva in programma: colazione con Ilenia alle nove in quel bel barettino che avevano trovato fuori Cadorna, si sarebbero salutate e il giorno dopo l’amica sarebbe partita per andare a vivere a Firenze; l’esame era alle due e mezza. Molto probabilmente avrebbe pranzato dopo, oppure direttamente a casa; prima dell’esame era fuori questione.
 
Mentre il treno si affrettava a raggiungere la stazione successiva Giada tirò fuori le cuffie dalla tasca dello zaino e, dopo averle collegate al telefono, avviò una playlist di canzoni malinconiche; aveva bisogno di voci dolci, parole sussurrate e ritmi calmi a tratti monotoni e ipnotici. Alle sue amiche non piaceva questo genere di musica, “troppo tristi” - dicevano - “noiose e lagnose”. A Giada invece aiutavano a pensare e a rilassarsi, l’aiutavano a provare qualcosa. I temi trattati non erano i suoi preferiti, ma la base era bella, il ritmo pure e le voci erano come un balsamo.
 
Una canzone particolarmente malinconica su un amore finito in tragedia prese il posto della precedente e Giada ripensò a quello che era successo solo qualche ora prima. Barbara aveva litigato con il marito la sera precedente e quella mattina al bar aveva gli occhi rossi e gonfi; “ho dormito sul divano anche questa notte” le sussurrò in un orecchio dopo averla stretta in un forte abbraccio. Un paio di mattine a settimana Giada aveva preso l’abitudine di fermarsi a bere il primo caffè della giornata nel bar dove lavorava nei weekend. Quando arrivò le luci erano ancora spente, ma la porta era aperta. Un paio di clienti abituali le chiesero se fosse lei di turno, sorridendo cordiale Giada negò. Le luci si accesero e Barbara uscì da dietro le porte ad anta con due vassoi carichi di brioches. Appena vide Giada la salutò esuberante come sempre e, poggiando i vassoi sul bancone, salutò i due clienti preparando meccanicamente, senza neanche chiedere, due caffè. I signori ringraziarono, pagarono e, salutando, si avviarono verso il furgoncino parcheggiato fuori dal bar. Svuotando il gruppo mise poi sotto un altro caffè per la collega e un ginseng piccolo per se stessa. Giada aiutò Barbara a tirare su le cler e a sistemare la cassa della musica nella sala esterna. Quando ritornò da Barbara per salutarla meglio questa aveva perso il sorriso e con sguardo triste si rifugiò nelle già aperte braccia di Giada. Si strinsero forte e rimasero in silenzio per tutto il tempo che serviva. "Oggi, gli ho detto, oggi devi essere a casa e chiariamo tutto quello che c’è da chiarire e poi ricominceremo da capo. così gli ho detto.”. Giada la strinse forte e, sciogliendo l’abbraccio, la guardò negli occhi, oggi non avrebbero chiarito nulla. Di nuovo.
 
Giada non si rese conto di aver chiuso gli occhi, quando li riaprì il treno si era fermato nella stazione di Romano. La maggior parte degli studenti delle scuole superiori e medie che erano su scesero, al loro posto salirono altrettanti lavoratori e qualche universitario. Davanti a lei si sedette una coppia di studenti, mano nella mano. Una volta partito il treno la ragazza poggiò la testa sulla spalla del fidanzato chiudendo gli occhi sorridendo, allo stesso modo anche il ragazzo sorrise inclinando la testa all’indietro contro il sedile. Giada guardò con la coda dell’occhio l’intera scena, riportò poi la sua attenzione sul paesaggio fuori, al di là del vetro freddo del finestrino. il treno ripartì.
 
Un gran baccano, causato dallo stridere dei freni, preannunciò la fermata del treno lungo il binario numero cinque della stazione di Treviglio. Poca gente scese, tanta ne salì: lavoratori, studenti e professori, molti rimasero in piedi. Anche il posto accanto a Giada venne occupato. Continuando a tenere lo sguardo rivolto verso il finestrino, la ragazza intravide riflesso nel vetro la figura di un giovane moro tirare fuori dallo zaino il computer e iniziare, senza perdere tempo, a digitare sulla tastiera. Il treno ripartì, ma si fermò quasi subito; la sua carrozza superava appena la fine della banchina. Giada teneva fisso lo sguardo su un ragazzo che aveva appena oltrepassato il limite del marciapiede del secondo e terzo binario iniziando così a camminare nei sassi chiari. La ragazza lo guardava attraverso il vetro del finestrino camminare con passo lento e la testa bassa, “uno studente” ipotizzò. Aveva i capelli spettinati e uno zaino in spalla più grande di lui ed era lontano dalla banchina, troppo lontano per uno che era in stazione per prendere un treno. Il treno ripartì, ma rallentò fino a fermarsi pochi metri più in là, praticamente subito. Il ragazzo raggiunse Giada e continuò la sua marcia non alzando mai la sguardo. Giada si tolse le cuffie aspettando un annuncio di qualche tipo, dopotutto vedere un ragazzo camminare come se nulla fosse lungo la linea ferroviaria non era qualcosa che vedeva tutti i giorni. “Possono esserci mille motivazioni, non per forza deve essere la peggiore delle ipotesi -insisteva nella sua testa Giada- per quanto il peggiore dei casi è pur sempre uno di quelli plausibili”. Dall’interfono, però, non uscì nessun annuncio e il treno riprese la sua marcia con un un cigolio che viaggiò lungo tutta la carrozza, prese velocità e continuò il tragitto senza incontrare nessun ostacolo. Giada si guardò attorno, ma nessuno sembrava a conoscenza dalla presenza del ragazzo sui binari. Ancora interdetta si rimise le cuffie e, dopo aver fatto ripartire la musica, appoggiò la testa sul sedile continuando a guardare fuori dal finestrino, continuando a pensare al ragazzo con lo zaino più grande di lui camminare oltre la banchina.
 
La vista delle torri biologiche e l’annuncio dell’interfono avvisarono l’arrivo del treno nella stazione di Milano Lambrate. Giada cambiò un’altra canzone; ci avrebbe pensato dopo, avrebbe guardato un sito di notizie locali o cercato in giro per i social. Dopo. Cappotto allacciato, zaino in spalla la ragazza si mise in coda dietro agli altri passeggeri pronta per scendere dal treno. Seguendo la massa si diresse verso l’entrata della metro; era tanto tempo che non vedeva Ilenia, e ora che sarebbe partita per Firenze l’avrebbe vista ancora meno, le sarebbe mancata tantissimo Ilenia. All’esame manco ci voleva pensare. La voce registrata dell’interfono annunciò l’arrivo della metro, Giada prese un lungo respiro in preparazione alla giornata e fece un passo avanti in attesa dell’arrivo del treno.
   
 
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