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Autore: Yurippe    21/01/2022    4 recensioni
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Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Tematiche delicate
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Universo/Fandom: Bloody Sunset:

Personaggi: Chrstie Bloom e Abaddon;

Prompt: Amuchina.

 

Abaddon, l’angelo della distruzione, era tranquillamente seduto sulla poltrona, davanti alla tv, in quella sperduta casa di campagna, quando uno strano rumore, come di qualcosa che si frantumava, gli giunse alle orecchie.

“Maledizione! Che ha combinato stavolta quella ragazzina??”

Infastidito da tutto ciò egli si alzò dalla poltrona, per poi dirigersi verso la camera da letto di Christie Bloom, la protetta di Gadeel e sua prigioniera.

Quella ragazzina…lo stava facendo impazzire!

Tutto era cominciato il giorno prima, quando egli aveva avuto la brillante idea di rapirla. Il motivo? Semplice: voleva fare un dispetto a Gadeel, con cui non era mai andato d’accordo. Quale dispetto migliore se non rapire una delle umane di cui era il custode? Magari una di quelle a cui era legato? Proprio nessuno.

Dovette purtroppo ricredersi. Se subito quella pareva una ragazza spaurita, in poche ore era cambiata, facendolo letteralmente andare fuori di testa. Prima i pianti, poi le lamentele, e, infine, le domande, tante domande, troppe!

Se avesse saputo che fare il rapitore era una cosa così complicata non avrebbe mai messo in atto il suo stupido piano, che, a ben pensarci, era al pari a quello di un bambino a cui erano state rubate le caramelle!

In pochi secondi arrivò davanti alla porta della stanza, infilò la chiave dentro la toppa e con tre giri completi la aprì.

La scena che si trovò davanti fu la seguente: Christie stava a terra e si teneva, con entrambe le mani, la caviglia destra, come se quest’ultima le facesse male.

“Che diavolo hai combinato stavolta?” sbottò l’angelo della distruzione.

L’interpellata alzò lo sguardo su di lui, rivelando due occhi lucidi, segno che, molto probabilmente, si era fatta male, per poi rispondere.

“Sono scivolata…nello scivolare la mia caviglia ha battuto contro il vetro di questo mobile. Il vetro, che già era scheggiato, si è rotto e uno di quelli piccoli mi ha colpita!”

Solo quando la ragazza smise di parlare, Abaddon notò il vetro del mobile rotto e i vari frammenti a terra. Poco ci mancava che iniziasse a prendere a testate il muro. Pure imbranata se l’era scelta!

“Ma che diamine! Non è possibile!”

Dopo di che, assai infastidito dalla situazione, si avvicinò alla prigioniera, la sollevò mettendole un braccio dietro la schiena e l’altro sotto le gambe, per poi dirigersi, nuovamente, in cucina e poggiarla sopra il tavolo.

Dopo di che lui andò in bagno, per ricomparire, poco dopo, con una valigetta rossa del pronto soccorso.

Christie, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, prese parola. “Che cosa vuoi fare?”

All’udire ciò l’angelo alzò gli occhi al cielo, ma a quella bisognava spiegare tutto?

“Ti cucinerò, per poi cuocerti in forno con le patate! Ma secondo te? Ti curo, no? Mica posso lasciarti con una ferita aperta, potresti prenderti un infezione, o peggio… morire dissanguata!”

Il tono da lui usato fu dapprima sarcastico e, poco dopo, nuovamente infastidito, oltre che un po’ offeso.

Ok che era l’angelo della distruzione, ok essere temuto o odiato, ma…considerato senza cuore? Quello proprio non poteva accettarlo!

Aprì così la valigetta, per poi tirare fuori da essa una bottiglietta dell’acqua ossigenata marcata “Amuchina” e dell’ovatta. Poi, con una delicatezza che non ci si sarebbe aspettati da lui, tolse la scarpa da ginnastica alla ragazza e poi il calzino, lasciandola così con il piede scalzo, rivelandone la ferita: un taglio abbastanza lungo, dove fuoriusciva del sangue in maniera, per fortuna, non tanto importante.

A quel punto Abaddon, senza mezzi termini, rovesciò l’acqua ossigenata sulla ferita.

A quel gesto Christie non riuscì a trattenere un gemito di dolore, seguito da un piccolo sobbalzo. “Ah!!”

“Calma! Lo so che non è una cosa piacevole, ma questa ho, quindi ti consiglio di stringere i denti, sempre che tu non voglia dissanguarti…”

A quel punto la giovane si azzittì immediatamente, lasciandosi medicare.

Non poteva non ammettere di essere sorpresa dal gesto del suo rapitore, non lo avrebbe creduto capace di fare ciò e, soprattutto, che sapesse essere delicato, dati i modi rozzi che aveva dimostrato fino a poco fa.

A quanto pare anche lui possedeva un lato tenero.

Il momento del tamponamento della ferita durò pochi secondi. Finita quella, Abaddon ci mise un cerotto sopra. “Fatto!”

Mentre egli stava risistemando la roba usata sentì una parola, una parola che ebbe un grosso impatto su di lui: “Grazie…”

Non appena la udì, l’angelo della distruzione spalancò gli occhi, rimanendo così per diversi secondi, se non addirittura cinque minuti buoni. Per fortuna teneva, come sempre, gli occhiali da sole, così la ragazza non potè vedere la sua espressione.

Ma come mai una semplice e banale parola, come grazie, gli aveva fatto quell’effetto? Il motivo era semplice: Abaddon non ricordava quando era l’ultima volta che l’aveva sentita, ma di sicuro era passato molto tempo e non avrebbe di certo pensato, dopo tanti anni, che a dirgliela sarebbe stata proprio la ragazza che aveva appena rapito.

Non poteva nascondere che gli faceva piacere, egli sentiva, dopo tanto tempo, di aver fatto una buona azione e che qualcuno gli enne era grato.

Tuttavia, una volta ripresasi dallo “shock” con un bel scuotimento di testa, egli rispose semplicemente: “Prego”.

  
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