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Autore: Danny Fan    23/01/2022    0 recensioni
[Choices - The Royal Romance]
Una cameriera di New York. Un principe di sangue reale. Un regno europeo dalle bizzarre tradizioni. E un plebeo che odia la nobiltà. Raily Naville si troverò a dover scegliere se essere regina o puntare tutto su un futuro incerto ed avventuroso. Il re del suo cuore è il bellissimo principe Ruark o lo scostante quanto attraente Drake?
Genere: Commedia, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – Come tutto cominciò
 
 
Era la sera dell’incoronazione.
Era il suo momento.
Quella sera, il principe Ruark avrebbe scelto la sua sposa.
 
 
Il cuore di Raily palpitava di nervosismo.
Davanti al grande portone dorato della sala da ballo, si lisciò la vaporosa gonna dell’abito blu egiziano che aveva scelto per quella notte così importante. Brillava di mille piccoli zirconi, e il tulle non faceva che risplendere sotto le luci dei grandi candelabri appesi al soffitto decorato.
La superficie del portone era talmente lucida da potercisi specchiare, e Raily guardò la sua immagine riflessa; i suoi occhi azzurri apparivano un poco ansiosi, la bocca carnosa appena stirata per via dell’ansia. I capelli almeno erano in ordine. Neri, un poco mossi, erano acconciati con arte, per quella sera in modo diverso dalla sua abituale pettinatura.
Poi la porta si mosse, cancellando quell’immagine, e il salone da ballo si spalancò davanti a lei.
 
La sala era gremita, ma Raily riuscì a scorgere comunque Hana a poca distanza.
Si accostò, “Eccoci qui”, sospirò, sorridendo all’amica.
“Il blu ti sta d’incanto. Il principe non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso”.
Il sorriso di Raily si spense un poco, impercettibilmente, e i dubbi ripresero a vessarla.
“Tutto ok?”.
“Sì...”.
“Ha! Potrà anche piacergli il suo aspetto, ma quando si tratterà di scegliere chi regnerà al suo fianco, Ruark saprà chi è di noi quella più adatta”.
Raily e Hana lanciarono un’occhiata a Olivia, fasciata nel suo abito rosso che evidenziava il colore altrettanto acceso dei suoi capelli color fiamma.
“Beh, che vinca la migliore”, rispose Raily, sentendo il suo spirito competitivo riaccendersi.
Olivia rise, “Di questo sono sicura”.
Uno squillo di tromba mise fine a quell’infausta conversazione.
L’araldo annunciava l’arrivo del principe.
Le porte si spalancarono, e Ruark incedette con passo elegante fin dentro il salone.
Quella sera indossava la sua uniforme ufficiale, un abito nero con gli onori sul petto, ed era davvero bellissimo. La sua pelle d’ebano prendeva delle sfumature ambrate alla luce delle candele, e i suoi occhi blu scuro ridevano. Raily considerò la sua cara figura e ciò che le faceva provare. E fu di nuovo così insicura...
“Sta venendo da questa parte”, si rese conto Hana.
In poco tempo ebbero tutti gli occhi puntati addosso.
“Raily”, disse lui, fermandosi ad un metro da lei, “Posso avere questo ballo?”.
“Con piacere”.
Le prese la mano e la portò al centro della sala. Quando l’orchestra iniziò a suonare, Raily si ritrovò a volteggiare leggera in un valzer aggraziato.
“E pensare che solo pochi mesi fa non conoscevo nemmeno un passo di danza”.
“E ora nessuno direbbe che non sei nata in questo ambiente”, il suo volto si imbronciò, “Spero che tu non abbia rimpianti per essere venuta qui”.
“Perchè dici così?”.
“Beh, sono successe un sacco di cose, e...”.
Mentre la musica scemava, Ruark fece scivolare la mano sul fianco di lei e cercò il suo sguardo, “Devo parlarti”, sussurrò.
“Va tutto bene?”, gli chiese Raily.
“Mi è risultato impossibile avere anche solo un momento per parlare con te negli ultimi giorni. Ma devo sapere...”.
“Ahem!”.
Raily e Ruark si volsero e videro Olivia a pochi centimetri di distanza.
“Principe Ruark, ti dispiace se vi interrompo?”.
“Oh, certo che no”, rispose lui, con la solita somma educazione.
“Parleremo... dopo?”, disse Raily, speranzosa. Anche lei aveva qualcosa di davvero urgente da comunicargli il prima possibile. Forse il destino la stava mettendo sulla giusta strada per avere il coraggio di ammettere tutto quello che aveva scoperto in quei mesi, ciò che davvero aveva nel cuore...
Ruark le fece un cenno col capo, in assenso.
Raily lo guardò parlare con Olivia, e si affrettò ad allontanarsi dalla pista da ballo, fino ad un angolo tranquillo. Il suo sguardo vagò per la sala solo un momento, in osservazione dei nobili e dei dignitari in abiti eleganti, impegnati in allegre ma educate conversazioni. Lo stomaco le diede una familiare stretta quando, superata la prima sorpresa, riconobbe Drake in uno di essi.
Come richiamati dal suo sguardo, gli occhi castani di lui incontrarono quelli di lei, e Raily lo guardò venire alla sua volta. Era davvero strano vedergli indossare un abito elegante. Si trattava di un completo grigio, che ad uno sguardo attento rivelava la sua fattura modesta, sebbene egli lo indossasse divinamente.
“Ehi”, la salutò.
“Non credevo saresti stato qui stasera”, gli disse lei.
“Ruark ha insistito. Immagino che io debba congratularmi con te”.
“Oh?”. Congratulazioni? Da parte sua?
Drake indicò vagamente il suo abito, “Sembri proprio una di loro. Anzi, sei una di loro, adesso”.
Raily comprese che si stava riferendo agli altri nobili e nobildonne nella stanza.
“Domani a quest’ora, potresti essere la futura regina”, continuò lui, abbassando lo sguardo, “E allora le nostre vite andranno in due direzioni completamente diverse”.
“Drake...”.
Lui risollevò il capo e la guardò negli occhi, in ascolto.
“Se fossi scelta per essere la sposa del principe, rimarrei comunque me stessa”.
“Beh, a guardarti adesso, non si direbbe”, sospirò, rivolgendo un’occhiata alla sala, “Questo posto è capace di cambiare le persone, e ad alcuni di noi piaceva la ragazza che eri. Lo sai, vero?”.
“Allora lo giuro”, sorrise, “Sono sempre la stessa Raily, anche sotto questo bell’abito”.
Drake levò un sopracciglio con un filo di divertita ironia.
“E se divento troppo arrogante”, continuò Raily, “Ricordami che la prima volta che ci siamo incontrati stavo portando fuori la spazzatura e servendo ai tavoli”.
Drake emise una breve risata, “Sembra sia passato un sacco di tempo da allora. Eppure è successo solo alcuni mesi fa”.
 
 
New York City
Alcuni mesi prima
 
 
Raily oltrepassò la porta sul retro trascinando due grossi sacchi di plastica.
“Ecco qui”, mormorò fra sè, “Un altro luccicante sabato sera a New York. Io che getto la spazzatura”.
“Beh, potrebbe andar peggio”, rise Daniel, aiutandola col coperchio del cassonetto, “Potrebbero esserci... topi! Raily, aiuto!”.
Raily andò a vedere, quindi guardò Daniel con un sorriso di ammonizione, “Non dirmi che hai paura di questa famigliola di topolini. Stanno cercando di tirare avanti, esattamente come noi”.
“Ehi, voi due! Smettetela di perdere tempo laggiù!”.
La voce irosa del capo li raggiunse da dentro, costringendoli a scambiarsi uno sguardo di frustrazione.
Raily urlò oltre la porta, “Sei stato tu a dirci di portare fuori la spazzatura!”.
“E adesso vi dico di servire ai tavoli! C’è un addio al celibato al numero cinque! Veloci!”.
Raily oltrepassò la soglia sul retro sbuffando, rientrando nel pub proprio mentre un gruppetto si muoveva per prendere posto al tavolo indicato.
“Cameriera!”, chiamò subito uno dei quattro, “È questo il vostro tavolo migliore?”.
Raily lo squadrò. Era un tizio alto, coi capelli corti e la carnagione olivastra, e sembrava lanciare sguardi orripilati tutt’attorno.
“Ah, non importa, questo tavolo va bene”, intervenne un altro, vestito in modo molto più casual di tutti gli altri, “Piuttosto portaci del whiskey, e tanto”.
Raily guardò l’orologio e poi Daniel. Il suo turno era quasi finito, quindi spettava al suo collega occuparsi dei clienti. Egli le si accostò e le sussurrò, “Raily ti prego, te ne puoi occupare tu? Ho un appuntamento questa sera, e non arriverò mai in tempo se devo servire un party di addio al celibato”.
“Davvero?”, sussurrò Raily di rimando, “Perchè mi toccano tutti i clienti più impegnativi?”.
Daniel le sorrise, “Perchè sei la migliore?”.
Raily gli rivolse uno sguardo di finta rabbia, quindi si arrese, “Ok, va bene. Ma questa me la devi”.
“Sei davvero la migliore!”.
Raily gli diede una giocosa spinta sulla spalla.
“State ancora parlando?!”, il capo irruppe dietro al banco, “Li ho fatti sedere, adesso andate a servirli o vi dimezzo la paga!”.
“Ok, ok”, Raily si diede una pacca sul grembiule per sentire se aveva il taccuino per gli ordini nella tasca, quindi si accostò al tavolo.
Sorrise apertamente, facendo schioccare la penna, pronta a scrivere, “Benvenuti, ragazzi. Mi occuperò io di voi per questa sera”.
“Vogliamo tutti delle bistecche”, disse un tipo dall’aria allegra, i capelli a spazzola e una camicia nera alquanto elegante.
“Che ne dite invece di un filetto condito con salsa reading?”, propose il tizio con la puzza sotto il naso.
Raily ridacchiò, “La cosa più vicina al filetto che abbiamo è un hamburger delux”.
Il tizio sembrò affranto, “Posso almeno avere la vostra carta dei vini?”.
Ma da dove è uscito questo?
“Abbiamo un eccellente rosso invecchiato della casa...”, provò a proporre.
“Della... casa?”, boccheggiò il tizio.
“Sì. C’è anche bianco”, ribattè Raily, cercando di mantenersi gentile e professionale.
“Andrà benissimo una bottiglia di whiskey e quattro di quegli hamburger deluxe”, tagliò corto quello in abiti casual, sorridendo agli altri per avere il loro accordo.
Anche Raily li guardò mentre annuivano, e solo allora notò quello che ancora non aveva parlato.
Wow, com’è carino! Pensò, mentre le sorrideva.
Era un ragazzo ben piazzato, dalla pelle d’ebano e gli occhi blu scuro. Era anche vestito in modo molto elegante, con una camicia bianca, una giacca scura e un plastron blu al collo.
“Credo vada bene”, disse, “Grazie, signorina...?”.
“Uhm... Raily”.
“Incantato di fare la tua conoscenza, Raily”.
Oh. pensò lei. Com’è educato.
“Piacere mio”, sorrise, “Vado a consegnare il vostro ordine. Torno subito”.
 
 
Più tardi quella sera, alla chiusura del pub, i quattro si alzarono dai loro posti, pronti per andarsene.
Raily si avvicinò per chiedere loro se era andato tutto bene, e il ragazzo moro le sorrise apertamente, “Credo siamo pronti per andare. Volevo solo ringraziarti... e scusarmi. So che ti abbiamo fatto fare tardi, e i miei amici possono essere... esigenti”.
“Niente che non possa gestire”, gli sorrise Raily.
Egli annuì, “Ho avuto la sensazione che riesci a cavartela abbastanza bene”.
Raily arrossì un poco, continuando a sorridere.
“Se non hai altri piani per stasera”, proseguì con un filo di incertezza lui, “Mi piacerebbe offrirti un drink. Siamo diretti ad una discoteca”.
“Oh, quale?”.
“Speravamo che potessi darci qualche consiglio in merito, non siamo di queste parti”.
Raily riflettè un momento, “Perchè invece non andate a vedere la spiaggia? Se siete in visita a New York non ve la dovete perdere”.
“Sai, mi piace l’idea. Ad essere sincero ero un po’ stufo del solito programma dei party di addio al celibato. Ci fai strada?”.
Raily acconsentì con un cenno del capo, “Va bene. Finisco qui e ci vediamo fuori”.
Cercò di mettere in ordine in fretta e si recò un momento al bagno per cambiarsi. Lo specchio le rimandò la sua immagine un po’ tirata. Si affrettò a lavare il viso e a riavviare i capelli, pettinandoli nella sua usuale acconciatura. Intrecciò un ciuffo sulla tempia e la fece passare dall’altro lato del capo, come una coroncina. Il resto della chioma corvina rimase sciolta sulle spalle.
Per fortuna gli abiti coi quali era arrivata quel pomeriggio erano carini, e adatti ad un sabato sera. Un paio di jeans scuri, un top color vinaccia e una corta giacca in pelle la rendevano pronta per quell’uscita inaspettata, ma quanto mai gradita.
Quando uscì dal pub, vide i quattro a pochi passi sul marciapiede. Il ragazzo moro la stava chiaramente aspettando, mentre gli altri tre parlavano fra loro.
“Aspetta un attimo”, disse con voce un po’ contrariata quello in abiti casual quando lei si accostò, “La cameriera viene con noi?”.
“Veramente siamo noi che andiamo con lei. Ha deciso lei la nostra prossima destinazione”.
“Quindi adesso è la nostra guida turistica?”, ribattè l’altro, con un filo di caustica ironia.
“Raily è stata così gentile da acconsentire a mostrarci la città. Ci sta facendo un favore, quindi facciamo i bravi”.
Nessuno si oppose oltre, così a Raily venne indicata la limousine scura parcheggiata proprio là accanto. Sgranò gli occhi senza farsi notare, e salì nella lussuosa vettura pensando che avrebbe dovuto immaginare che si trattava di un gruppo di persone molto ricche, a giudicare dai loro abiti e da come si comportavano. L’unica eccezione era forse il tizio vestito in jeans e maglietta. Drake, così lo avevano chiamato gli altri, durante il viaggio. Era seduto di fronte al bar, nel sedile laterale, mostrandole un profilo accigliato quanto volitivo. Raily ebbe modo di osservarlo, tanto adesso le pareva diverso dagli altri tre, come se non provenisse dallo stesso luogo. Doveva ammettere che erano tutti e quattro dei bei ragazzi. Il più bello era certamente il ragazzo moro, che sedeva alla sua destra, e quello smilzo con la camicia nera le era sembrato incredibilmente simpatico e pieno di entusiasmo. Si chiamava Maxwell. Drake possedeva invece una bellezza ruvida, poco superficiale, e aveva l’aria di un tipo semplice, normale. I suoi capelli erano color nocciola, lisci e medio corti, ed egli vi passava spesso la mano attraverso per spostarli dalla fronte, con noncuranza. Gli occhi erano castani, scuri e profondi. Tutti e quattro erano alti e dal bel fisico, anche se in Drake, visto l’abbigliamento, la cosa risultava più evidente.
Raily aveva cercato di distogliere lo sguardo il più possibile, perchè si era accorta che ogni tanto lui le lanciava una veloce quanto malevola occhiata.
Arrivarono alla spiaggia dopo pochi minuti, e subito si udirono esclamazioni di entusiasmo per il bel panorama. Era quasi primavera, eppure un venticello freddo spazzava la superficie dell’acqua scura.
“Possiamo fare un fuoco”, propose Drake, evitando di guardare lei.
“Io non faccio lavori manuali”, ribattè Tariq, il tizio dalla pelle olivastra.
“Scusa, dimenticavo a chi stavo parlando. Intendevo dire io farò un fuoco”.
“Questo posto è favoloso! Super cool!”, esclamò Maxwell.
“Non fartela nei pantaloni”, gli disse Tariq.
Il ragazzo moro rise con condiscendenza, quindi si avvicinò da lei, “Grazie per averci portati qui. Posso dire che gli altri si stanno già divertendo”.
Raily rise di rimando, poi decise di esternare un suo pensiero, “Scommetto che sei abituato a pensare sempre prima agli altri”.
Lui sbattè le ciglia con interesse, “E cosa te lo fa pensare?”.
“L’ho notato. Sono brava a decifrare le persone”, fece una pausa, “Ora...?”.
“Ruark”, si presentò lui.
“Ruark. Non pensare ai tuoi amici. Vorrei sapere di te. Ti piace qui?”.
“Da matti”.
“È un luogo poco conosciuto, sai? Mi sto fidando di te nel mostrartelo”.
“Farò il possibile per meritare questa fiducia”.
Raily sorrise. Il flirt stava andando davvero bene quella sera! Raramente le era capitato un uomo così bello e così gentile. Un vero gentleman!
“Però c’è un piccolo problema”, disse lui, “Come faccio ad offrirti da bere, qui?”.
“Penserai a qualcosa di diverso, oppure potresti offrirmi altre distrazioni”.
“Ci sto. Allora, cosa facciamo?”.
Raily si guardò attorno un momento. Per quanto cercasse di ignorarlo, sentiva lo sguardo ostile di Drake puntato su di lei, così indicò la scogliera, “Saliamo lassù”.
Ruark la guardò con tanto d’occhi, “Fin lassù?”.
Lei annuì, ansiosa di allontanarsi dagli altri. Partì in avanti sul morbido declivio che dalla spiaggia si issava, roccia dopo roccia, sulla scogliera, “Prova a seguirmi!”.
Il passo non era ripido, le rocce poco scivolose. Raily aveva fatto quel percorso molte volte, quando voleva rimanere a guardare il mare e sentirne il canto.
“Eccoci!”, estese una mano per aiutare Ruark a raggiungerla.
“Grazie”, disse lui, educatamente.
“Che ne pensi?”.
Guardarono verso il largo.
“Eh?”.
“La vista. Ne vale la pena, vero?”.
“Oh, sì. Puoi dirlo”.
Per un lungo attimo, entrambi guardarono la luna specchiarsi sulla superficie piatta del mare, il vento spostare le nuvole. Raily adorava il mare. Era il suo luogo preferito, d’estate e d’inverno, e quando era là, dimenticava tutto quello che le frullava per la testa, tornando ad essere solo se stessa. Anche adesso, davanti a quella maestà, si scordò persino il flirt. Ebbe un brivido.
“Hai freddo?”, le chiese Ruark.
Lei si abbracciò le spalle, “Solo un pochino”.
Chissà se lui stava pensando che stesse fingendo, per farsi abbracciare, magari. Non lo aveva premeditato. Le piaceva flirtare, ma non era mai fasulla.
Ruark le indicò la spiaggia al di sotto, “Vedo che i ragazzi hanno acceso il fuoco. Torniamo a riscaldarci?”.
Raily annuì, e tornarono giù.
Gli amici di Ruark erano sul bagnasciuga, e giochicchiavano con l’acqua.
Raily e Ruark si sedettero al calore della fiamma, e lei si scaldò le mani.
“Stanotte è stata una bella avventura”, riflettè Ruark, “Non avrei mai immaginato che la mia notte in città sarebbe finita così. Tu sei davvero diversa, non è così?”.
Raily gli scoccò un’occhiata fintamente offesa, “Lo prendo come un complimento”.
“Credimi, lo è. Passare del tempo con te stasera è stata la cosa più divertente che ho fatto in tutta questa vacanza”.
Raily arricciò le labbra, sincera, “Beh, allora non credo tu ti stia godendo tanto la vita”.
“No, voglio dire, è stato bello, però avrei voluto assolutamente fare una cosa mentre ero qui, e non ho fatto in tempo”.
“Che cosa?”.
“Si tratta... beh, forse penserai che sia stupido, ma ho sempre voluto vedere la Statua della Libertà”, indicò gli altri, “Non interessava a nessuno di loro, così non ci siamo andati. Ed è il mio ultimo giorno qui a New York”.
Raily gli rivolse un’espressione spiacente.
“Non intendevo suonare così ingrato nei loro confronti”, disse subito Ruark, notandola, “Sono stati carini ad organizzarmi questo party di addio al celibato. Hanno fatto del loro meglio, ma non sono tanto in vena di festeggiare”.
“Aspetta un attimo”, Raily raddrizzò la schiena, “È il tuo addio al celibato?”.
Ruark annuì, come se nulla fosse.
Raily si prese mezzo secondo. L’aveva invitata, aveva flirtato. Ed era fidanzato. Di più, in procinto di sposarsi! Avrebbe dovuto immaginarlo. Era troppo galante, troppo educato, troppo perfetto.
“Beh, da come hai flirtato non lo avrei mai detto. La tua fidanzata non sarebbe contenta di tutto ciò”.
Ruark rise, “Sta qui la cosa divertente”.
Raily lo guardò con tutta la perplessità del mondo.
“Non so ancora con chi mi sposerò. So solo che devo scegliere la mia fidanzata per la fine della stagione”.
“Che cosa significa?”.
“La verità è che...”, la guardò negli occhi, “Sono il principe ereditario di Cordonia”.
Raily rimase a bocca aperta. Di tutte le storie che aveva mai sentito, quella era senza dubbio la più assurda. “Sei... un principe?”, domandò, scettica, “Perchè non me lo hai detto prima?”.
Ruark valutò la cosa, “Forse avrei dovuto essere più franco, hai ragione. Ma... devi sapere che di norma non sono autorizzato ad andare in giro senza la guardia reale, e mi è stato permesso soltanto a condizione che tenessi nascosta la mia identità”, sospirò, “Solo per un giorno, volevo essere libero. Ma so bene di avere dei doveri nei confronti della monarchia. Non ho mai conosciuto altro”.
Raily lo guardò per una manciata di secondi. I suoi occhi erano sinceri, fermi. Non stava mentendo. Era un dannato principe.
“Ma dimmi di te”, riprese lui, “Tu puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, essere chiunque desideri. Che cos’è che sogni?”.
Raily fece sprofondare i piedi nella sabbia, abbracciandosi le ginocchia, “Io... ho sempre desiderato vedere il mondo. Sto risparmiando, e un giorno, andrò a vedere tutto. Il sole di mezzanotte, la Torre Eiffel, Machu Picchu...”.
“È un bel desiderio”, sorrise lui.
Raily ricambiò con un pizzico di timidezza, quindi guardò sulla riva, dove Maxwell e Drake stavano schizzando per dispetto Tariq.
“Ve l’ho già detto! Queste scarpe sono in vera pelle!”.
“Ah, ma smettila”, ribattè Drake, “Quante paia ne hai, un centinaio?”.
“Sembra che i tuoi amici si stiano divertendo”, commentò rivolta a Ruark.
Almeno quel Drake aveva smesso di guardarla storto.
Egli annuì, “Sono contento per loro. Si meritano un po’ di svago. Domani dobbiamo tornare a Cordonia per l’inizio della stagione sociale”.
Raily gli sorrise e annuì. Un nuovo brivido la colse.
“Prenderai freddo. È meglio che andiamo. Ti diamo un passaggio a casa”.
 
 
La limousine si fermò davanti alla porta del suo appartamento.
“Sto proprio qui”, annuì Raily, sorridendo.
“Grazie della compagnia”, disse Ruark, con un enorme sorriso, “Stasera è stata incredibile”.
Raily lo vide accostarsi, e per un lungo istante non seppe come reagire. Lo abbracciò brevemente, quindi mise mano allo sportello, “Mi sono divertita molto anch’io”.
“Sono contento di averti incontrata. Questa notte non la scorderò mai”.
Raily arrossì, salutò di nuovo e si affrettò a scendere dall’auto.
Era stato bello, ma non lo avrebbe mai più rivisto. Se era vero ciò che le aveva raccontato, sarebbe tornato nel suo regno e si sarebbe sposato. Non aveva senso struggersi.
 
 
Il mattino seguente, mentre si preparava davanti allo specchio per l’ennesima giornata di lavoro, la serata le tornò in mente in ogni dettaglio. Il mare, gli occhi blu di Ruark, le battute dei suoi amici... come sarebbe stato bello conoscerli meglio! Ruark si era comportato da vero principe, e Raily si era accorta del suo vivo interesse per lei. Era un ragazzo davvero fantastico; il suo fascino era oltremodo vistoso, con quella pelle d’ebano e gli occhi color del mare alla sera. Non era certo un tipo che passava inosservato!
Sorrise alla sua immagine riflessa nel ricordare alcune battute di Maxwell, e il modo fastidioso e snob col quale si esprimeva Tariq. Tornò seria e fece una specie di smorfia sdegnosa nel ricordare le occhiate di Drake... i suoi occhi erano penetranti come pugnali. Eppure, all’antipatia si sommava qualcosa che non riusciva a decifrare...
L’ultimo allarme sul suo cellulare la riscosse da quei pensieri.
Ok, Raily. È stato divertente. Ma è ora di affrontare il mondo reale. E ciò significa tornare al lavoro...
Rassegnata, uscì di casa e percorse il solito tratto a piedi, in una New York già in piena attività.
Aveva appena messo piede sul primo gradino del pub, quando sentì una voce familiare chiamarla.
“Raily! Evviva, ti ho trovata”.
Raily sbattè le palpebre con aperta sorpresa nel riconoscere Maxwell. Lo aspettò sul marciapiede, stranita, mentre lui le veniva incontro trafelato.
“Stiamo tornando a Cordonia di modo che Ruark possa trovare qualcuna da sposare e tutta quella storia lì, ma prima di andare, volevo estendere ufficialmente un invito per te, se mai volessi unirti ai festeggiamenti nel nostro regno”.
Raily lo guardò senza capire, “Eh?”.
“Normalmente non ti sarebbe concesso di venire... ma voglio patrocinarti io”.
“Patrocinarmi?”.
Maxwell annuì, “Provengo da un casato nobiliare, ma non ho sorelle, e quindi non abbiamo nessuna che possa contendere per la mano del principe. Però! Possiamo patrocinare una ragazza a nostra scelta. E la mia scelta sei tu”.
“Vuoi che partecipi per voi? Perchè proprio io?”.
“Non lo faccio solo per te”, Maxwell sorrise, “Ho visto come ti guardava Ruark ieri sera. Non l’ho mai visto così contento. Vuoi che sia sincero? Non voglio che si perda questa possibilità”, guardò l’orologio, “Abbiamo tempi un po’ ristretti però. Ho un volo fra meno di un’ora”.
Raily scosse il capo, frastornata, “Stai andando un po’ troppo veloce, non credi?”.
“Non c’è tempo da perdere. Il ballo in maschera di apertura è stanotte. È l’inizio de... beh credo di poterla chiamare così, la competizione”.
Lei lo fissò con la fronte aggrottata, “Che cosa intendi?”.
“Che c’è un’orda di bellissime ricche nobili ragazze che muoiono dalla voglia di diventare la nuova regina di Cordonia. E non si tratta solo di accaparrarsi la mano del principe. Devi anche essere in grado di provare al consiglio che puoi regnare su Cordonia con lui. Ma credo che tu ci sappia fare. Sei intelligente e affascinante”.
Raily faticava a digerire tutte quelle notizie in una volta sola, “Oh, grazie... quindi... un ballo in maschera. E che cos’altro dovrei fare?”.
“Cose divertenti, te lo assicuro! Andremo sugli yacht nel Mediterraneo, a sciare sulle Alpi, e a ballare al palazzo reale. Oppure...”, Maxwell occhieggiò la porta del pub dietro di lei, “Beh, puoi rimanere qui... e tornare al tuo carosello da cameriera e al tuo capo schifoso. È più o meno lo stesso, no?”.
Raily lo guardò e Maxwell le scoccò un sorriso furbo.
Si fermò a pensare per una manciata di secondi alla sera precedente, e lentamente un sorriso le si dipinse sulle labbra.
“Sai cosa? Va bene”.
“Sì!”, esultò Maxwell, “Dai, vai a fare le valigie. Sarà un’avventura fantastica!”.
  
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