Serie TV > La casa di carta
Ricorda la storia  |      
Autore: pampa98    23/01/2022    1 recensioni
[Storia Partecipante alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna.]
Helsinki/Palermo, 4x02.
«Ci sono io.»
Martín si lasciò abbracciare, affondando il viso nell’incavo del suo collo. Strinse la mano libera sulla stoffa rossa, incapace di ricambiare davvero il tocco di Helsinki. Lasciò che fosse lui a fare tutto: decidere come accarezzarlo, quanto a lungo mantenere il contatto – e Martín si chiese perché fosse così caparbio nel non volerlo abbandonare, dopo tutto il veleno che gli aveva sputato addosso solo poche ore prima.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Helsinki, Palermo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CI SONO IO

 

Yo se que tendrás razones para el amor
pero solo una palabra borrará tu dolor

 

«Ci sono io.»

Martín si lasciò abbracciare, affondando il viso nell’incavo del suo collo. Strinse la mano libera sulla stoffa rossa, incapace di ricambiare davvero il tocco di Helsinki. Lasciò che fosse lui a fare tutto: decidere come accarezzarlo, quanto a lungo mantenere il contatto – e Martín si chiese perché fosse così caparbio nel non volerlo abbandonare, dopo tutto il veleno che gli aveva sputato addosso solo poche ore prima.

«Vieni con me» gli sussurrò infine, scostandosi da lui per rivolgergli uno dei suoi dolci sorrisi. Tenne le mani sulle sue spalle mentre lo conduceva in una stanza lungo il corridoio antistante. Martín non disse niente: lo seguì in silenzio e si fermò in mezzo alla stanza, guardandolo chiudere la porta dietro di loro. Doveva essere una sorta di sala ricreativa, spoglia a eccezione di due divanetti e un bancone alla parete su cui era posizionata una caffettiera. 

Finito di osservare l’ambiente circostante, Martín posò di nuovo lo sguardo su Helsinki, in piedi di fronte a lui con i pugni posati sui fianchi come un genitore in procinto di fare la predica al figlio. In un istante, sentì la rabbia tornare a esplodere in lui e desiderò solo poter scappare fuori da quelle mura infernali. 

«Che c’è?» sbottò, vedendo che Helsinki rimaneva in ostinato silenzio. 

«Cosa pensavi di fare?» gli chiese, e l’assenza di rabbia nella sua voce fece pentire Martín di non aver fatto esplodere quelle mine addosso a lui. In quel modo, forse avrebbe imparato a odiarlo.

«Ti avrebbero ucciso non appena avessi messo piede fuori da qui» continuò Helsinki. «Sai che lo avrebbero fatto. Hai visto… di cosa sono capaci.»

Il tremito nella sua voce quando pronunciò le ultime parole fu ciò che impedì a Martín di infierire su di lui, più di quanto non avesse già fatto. Si passò una mano sul viso e si sedette sul divano, abbandonando la valigetta a terra.

«Non lo avrebbero fatto pubblicamente» disse, incapace di formulare una scusa migliore.

Helsinki scosse la testa. Andò a sedersi accanto a lui e Martín avvertì i suoi penetranti occhi blu solcargli il volto in cerca di un contatto, ma lui tenne imperterrito lo sguardo di fronte a sé. Era quasi crollato tra le sue braccia, solo pochi minuti prima: se si fosse voltato, sarebbe andato in frantumi e non era certo che sarebbe poi stato in grado di ricomporsi – ma, forse, Helsinki sarebbe riuscito là dove lui aveva fallito per tanti anni.

 

Tienes que probarme no te vallas
porque estoy lleno de besos
y quiero curarte el alma
 

 

«Forse no. Ma farlo di nascosto non lo avrebbe reso meno definitivo.»

Martín si lasciò sfuggire un sospiro e si massaggiò gli occhi, stanchi per la mancanza di sonno e per le ferite che ancora gli bruciavano. 

«Vuoi che ammetta di aver fatto una cazzata? Bene, ho fatto una cazzata. Contento, ora?»

«Perché?»

Martín non rispose. La ragione del suo gesto era molto semplice, ma ammetterla avrebbe reso reale la sua più grande paura da quando Sergio aveva bussato alla sua porta: il sogno che aveva condiviso con Andrés era una follia e si stava sgretolando tra le sue mani. Ma senza quel sogno, senza quell’unico legame che gli era rimasto con lui, dove avrebbe trovato la forza di continuare a respirare? Tanto valeva farla finita, si era detto, conservando ancora una piccola speranza che i loro sforzi potessero produrre i frutti sperati – anche se nessuno dei due li avrebbe vissuti. 

«Va bene, ora non vuoi parlarne» disse infine Helsinki e Martín avvertì un moto di gratitudine per non averlo costretto a sputare fuori i suoi pensieri. Poi sentì due dita prendergli delicatamente il mento e si ritrovò a specchiarsi negli occhi di Helsinki. «Ma quando vorrai, sappi che io ci sono.»

«Perché?»

Fu il turno di Helsinki di non rispondere, ma il sorriso che gli rivolse fu comunque eloquente. Aveva detto a Nairobi che Helsinki lo amava, nonostante quelle parole non avessero mai lasciato le sue labbra: Martín le aveva volute scorgere in ogni suo gesto, in ogni momento trascorso al suo fianco per il solo bisogno di stare in sua compagnia, e le aveva trasformate in un’arma. Ma in quel momento non poté fare altro che riconoscere la loro veridicità e lasciarsi travolgere. 

Helsinki non gli avrebbe mai detto che erano anime gemelle, ma gli avrebbe dimostrato il suo amore ogni volta che ne avesse avuto l’occasione. 

 

Ven a mi, te cuidare
te besare esos ojitos tan dulces
y calmare la pena que tu alma lleva, por dios ven a mi 

 

Abbassò lo sguardo, sentendo le lacrime premere sugli occhi per sgorgare fuori. Tremò. Si sentiva vulnerabile e odiava apparire debole di fronte agli altri; ma aveva già provato a gestire le sue emozioni da solo, fallendo sempre miseramente. Posò la fronte sulla spalla di Helsinki, pregando di non aver interpretato nel modo errato tutto ciò che l’uomo gli aveva dimostrato fino a quel momento. Pregando che, almeno lui, non lo respingesse. E quando sentì le braccia di Helsinki cingergli le spalle e stringerlo a sé, così forte da mozzargli il respiro, Martín lasciò che le lacrime scorressero incontrollate sul suo viso. Helsinki lo cullò con affetto, accarezzandogli i capelli e sussurrandogli sporadici “Va tutto bene” e “Ci sono io”. Non lo lasciò andare fino a quando non fu lui, molto tempo dopo aver smesso di piangere, ad allontanarsi. Martín si asciugò gli occhi con la manica della giacca nera e lo sfregamento della stoffa sulla pelle ferita gli fece sfuggire un gemito di dolore. Helsinki gli prese subito il volto tra le mani, sollevandolo per controllargli gli occhi.

«Sto bene, grassone» lo rassicurò Martín.

«Sei sicuro? Cerca di non toccarli troppo comunque. La vista come va?»

«Un po’ sfocata, ma ci vedo.» Mise le mani sopra le sue e le abbassò tra di loro. Quando Helsinki gliele strinse, Martín lo lasciò fare. «Sto bene, dico sul serio. Sto bene.»

Gli strinse le mani a sua volta e, per la prima volta in cinque anni, sentì che quelle parole erano vere.
 

Te buscaré
y te amaré como nadie en la tierra te amó
ven a mi

(Ven a mi - Floricienta)

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La casa di carta / Vai alla pagina dell'autore: pampa98