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Autore: LatazzadiTea    24/01/2022    11 recensioni
La pace regna incontrastata ormai da anni nel piccolo ma prosperoso regno di Patnar, quando la notizia di un'imminente catastrofe ne sconvolge gli abitanti. E in particolar modo Madya - giovane guaritrice dotata di enormi ed oscuri poteri - che per scongiurare la completa distruzione del suo mondo sarà costretta a indagare al fianco di un eccentrico generale e un invincibile assassino.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Non sono un mostro! No! Non sono una di quelle cose!" urlò Madya in preda allo sconforto e al terrore, risvegliandosi improvvisamente da quello che sembrava esser stato solo un brutto sogno.

"Finalmente, ragazza! Ti rendi conto dello spavento che ci hai fatto prendere?" la rimproverò Denali.

"D-Denali? Che ci fai in casa mia, e dov'è il capo? Come ho ho fatto ad arrivare fin qui?" cercò di scoprire la giovane, mentre si guardava attorno smarrita.

"Antarik è di là, in cucina. Ti ha portata lui fin qui..." ci tenne a precisare la donna, facendo sobbalzare i grossi seni non appena si mosse per andare a chiamare l'uomo che attendeva nella piccola cucina che con la camera da letto e il bagno, formavano quella piccola dimora.

Quando Denali aprì la porta, Madya riconobbe due uomini seduti al suo tavolo, uno dei quali era indubbiamente Antarik. Da quando il capo della gilda dei guaritori se ne stava tranquillamente seduto in compagnia di un Bradesch? Si domandò. E soprattutto, che ci faceva un settario assassino a pagamento in casa sua?

"Dov'è la sacca degli unguenti? Le medicine e i miei rimedi, dove sono?" domandò poi, alzandosi dal letto nel più completo sgomento all'idea di aver dimenticato quelle preziose e rarissime preparazioni nella tenda del "Celato".

"Smettila di agitarti, sono lì, proprio accanto al tuo letto. Tu, piuttosto, si può sapere che cosa ti è preso all'accampamento dei Druzi?" indagò innervosito Antarik, congedando di colpo il giovane Bradesch con cui stava confabulando seduto al tavolo.

Il ragazzo, che stranamente non aveva il volto scoperto, fece a tempo a lanciarle un'occhiata pietosa e perplessa prima di uscire. E anche in quel caso, gli occhi azzurri del giovane assassino ebbero l'effetto di turbarla quanto quelli di Valkya nel preciso istante in cui li aveva incontrati.

"Penso di essere svenuta, o almeno, credo..." si giustificò lei, massaggiandosi le tempie.

Poi però, il pensiero di Madya corse al dente di Tazelwurm che aveva estratto e conservato fra i suoi effetti, dente che trovò immediatamente non appena iniziò a cercare.

"Il Vernia che ti ha portata fuori dalla tenda del "Celato" ha detto che hai fatto un ottimo lavoro per lui, tanto che dopo averlo diligentemente curato per ore, sei poi svenuta per la stanchezza. Naturalmente ho creduto a tutto tranne che ti fossi stancata al punto da perdere conoscenza, a meno che tu non sia dovuta ricorrere a tutte le tue forze per curare quell'uomo..." le aveva risposto Antarik, guardandola con fare più seccato che altro.

"Non era stanchezza, è stato Dunagan! Mi ha chiamata mostro, capisci? Per questo sono andata nel panico... Mi ha perfino chiesto come ci si sentisse ad essere l'ultima figlia dell'Oltre come se lo sapesse davvero, come se, se riuscisse a "vedermi" come io "vedo" lui, o meglio, come vedo la "cosa" dentro l'armatura..." aveva reagito Madya, spiegandosi con difficoltà.

"Non sei un mostro, ma una ragazza come tutte le altre benché tu sia nata a Heligan mentre tua madre attraversava l'Oltre. Che tu ci creda o meno, ringrazio ogni giorno gli dei per averti salvata da quei disgraziati dei tuoi zii..." cercò di consolarla Antarik.

Per la prima volta Madya riuscì a guardare Antarik con gratitudine dacché lo conosceva. Era al corrente del suo segreto da sempre, ed era vero che l'aveva salvata e protetta da bambina. Ma non era il buon samaritano che diceva di essere dal momento che, per liberarsi di lui, avrebbe dovuto lavorare fino alla fine dei suoi giorni. Quell'avido bastardo sapeva farsi voler bene come era capace di contarsi i soldi in tasca, pensò Madya, omettendo di proposito ciò che aveva scoperto su Valkya per non metterlo in pericolo. Ora che ci pensava, non era stato veramente lui a spaventarla, ma quella maledetta armatura posseduta dal male al cui interno era certa di aver visto qualcosa di demoniaco. E proprio a tal proposito, Madya iniziò a domandarsi perché proprio Antarik - solitamente così curioso e attento ai particolari - non avesse approfondito l'argomento sulla "cosa" che lei diceva di aver "visto". Che quel furfante del suo capo, sapesse già qualcosa?

"A ogni modo, Dunagan non ha mai sconfinato nelle terre dell'Oltre. L'attacco del Tazelwurm è avvenuto a cinquanta chilometri dai suoi confini: è stato lo stesso generale a confermarlo..." continuò Madya, gettandogli davanti l'inconfutabile prova delle sue parole.

Alla vista di quell'aguzzo dente avvelenato Antarik balzò in piedi scioccato, sbiancando in volto come avesse appena visto apparire un fantasma.

"È per quello che ci hai messo così tanto?" chiese l'uomo, seriamente spaventato.

"Sarebbe dovuto essere morto dopo un attacco simile, eppure, quando sono arrivata aveva soltanto la febbre e qualche ferita aperta. Solo dopo avergli estratto quel coso dalle carni Dunagan ha iniziato a riprendersi, ed è strano, perché voglio dire, lui è...è un..." Madya si morse la lingua all'idea di rivelare così spudoratamente il segreto di Valkya ad Antarik, cosa che in effetti evitò di fare, interrompendo il discorso.

"Un "Pallido"? In realtà non c'è nulla di strano, Madya. I "Pallidi" hanno molteplici capacità, fra cui rigenerarsi e smettere di invecchiare. A quanto ne so, quando i genitori di Valkya furono uccisi, trent'anni fa, aveva già questo aspetto..." rispose Antarik, spiazzandola del tutto.

"C-Come fai a saperlo?" sbottò Madya sempre più confusa.

"Prima che diventasse il "Celato", devi sapere che Valkya era solo uno schiavo, Madya. Lo conobbi all'epoca, morente. Rinchiuso in una gabbia dopo essere stato torturato per giorni dai vecchi Signori di Chattisgart e Murwara... " le confessò quasi con vergogna Antarik.

"Morente? Ma hai appena detto che..." s'interruppe Madya, soffrendo immensamente al pensiero di Valkya costretto in una gabbia.

"Lo affamavano, frustandolo spesso quasi a morte. Ma ancor più spesso, Valkya veniva sistematicamente torturato solo per permettere a quei bastardi di scommettere su quanto ci avrebbe messo a riprendersi, per poi ricominciare il giorno dopo, e quello dopo ancora..." aggiunse Antarik, serio.

"Non posso credere che gli abbiano fatto delle cose simili, e tu?" volle sapere Madya.

"Ero solo un'apprendista all'epoca, lo curavo per fare pratica, tutto qui, anche se non ho mai approvato quei metodi... Non ne seppi più nulla quando la reggenza di Chattisgart fu abbattuta da Korazhan e la città venne annessa all'impero. Come sai, in seguito, tutti i cittadini di Patnar furono esiliati e i loro beni confiscati, compresi gli schiavi. Due settimane fa sono stato il primo ad essere convocato al campo del "Celato" per curarlo, è così che ho saputo che Valkya era ancora vivo, malgrado le sue condizioni gravissime..." le confessò Antarik.

"Sei stato dal "Celato" e non ci hai detto niente? Ad ogni modo hai fatto un pessimo lavoro con lui, capo. Davvero pessimo!" replicò Madya indispettita.

"Non avendo il dono della "Vista" non mi sono accorto del dente avvelenato, ma ho fatto tutto il possibile per tenerlo in vita... Mandarti da lui era l'unica soluzione, anche se temevo che ci sarebbero state ripercussioni a causa del tuo dono..." le spiegò infine l'uomo, profondamente turbato.

"Quindi, ciò che ho "visto" era reale. Cosa ne sai? Dimmelo!" azzardò Madya, capendo di avere ragione nell'esatto momento in cui incontrò lo sguardo cerueleo dell'uomo.

"Ciò che so, è che, come te, anche lui è nato a Heligan. Il suo villaggio si trovava a sud della splendida città dai marmi scintillanti prima che venisse distrutta dall'ultima ondata espansiva dell'Oltre, ben duecentottantasei anni fa. Aveva ventitré anni quando accadde e gli unici a sopravvivere furono lui e i suoi genitori proprio perché "Pallidi". Mi raccontò anche che in cerca di una via di fuga finirono per vagabondare in quelle terre maledette per giorni, prima di trovare l'armatura, o meglio, prima che l'armatura trovasse lui" le raccontò Antarik.

"Non ci credo: Valkya non può essere tanto vecchio..." sbuffò Madya alquanto delusa.

Quindi, se Antarik diceva il vero, l'armatura del "Celato" proveniva davvero dall'Oltre. Proprio per questo le maledizioni che poteva contenere dovevano essere tante, esattamente come la creatura che pareva infestarla poteva essere uno degli orrori che le si erano legati negli anni. Valkya aveva appellato quella presenza come al suo "Signore", perciò, chiunque si nascondesse dietro quelle antiche sembianze non poteva essere lui. In che modo quella manifestazione demoniaca influenzasse Valkya restava un mistero, l'unica cosa certa era che - come aveva percepito e pensato - il "Celato" fosse tutto tranne che un essere umano.

"L'Oltre ebbe origine cinquecento anni fa, dico bene? E se l'armatura fosse appartenuta a una delle prime vittime dell'evento catastrofico che portò alla sua creazione? Avrebbe senso, no? La leggenda parla di regni antichi che praticavano ogni genere di occultismo e magia nera..." continuò Madya, iniziando a viaggiare con la fantasia.

"Smettila di blaterare! L'armatura del "Celato" non è così vecchia, per non parlare del volto scolpito sull'elmo, le cui fattezze appartengono al Dio di Korazhan, Nerborus, personificazione del fuoco, della forza fisica e della guerra; un culto del tutto inesistente ai tempi della nascita dell'Oltre" la corresse Antarik con indubbia certezza.

"E con questo? L'armatura non è vecchia di cinquecento anni, e allora? Proviene comunque dall'Oltre, ed è più che abbastanza per ritenerla un pericolo qualsiasi cosa rappresenti." obbiettò Madya.

"Pensala come ti pare, ma sta lontana da quell'accampamento. Ci siamo capiti?" le impose l'uomo, senza darle più spiegazioni.

L'espressione seriamente sconvolta del suo capo diceva tutto, ma se Antarik pensava di tenerla lontana da Valkya dopo averla messa volontariamente in quella situazione si sbagliava. Malgrado sapesse che il giovane ragazzo Pallido stesse bene ora, Madya si sentiva inspiegabilmente attratta da lui, e questo nonostante il pericolo che percepiva provenire da quell'orrenda pezzo di ferraglia arrugginita. Le ci volle poco per rivestirsi e sgattaiolare fuori in direzione campo dei Druzi, via che le fu preclusa da qualcuno di sua conoscenza.

"Oh, ma per favore! Quindi è per questo che eri a casa mia..." si lamentò Madya, sbuffando.

"Proprio così, ragazzina pazza!" si sentì rispondere Madya.

"A-Altay? Sei proprio tu? Sei davvero tu?" balbettò la giovane, incredula.

"Certo, e in carne e ossa, bambina!" rispose il giovane Bradesch, sfoggiando un sorrisetto malizioso e soddisfatto di fronte alla ragazza che conosceva ormai da una vita.

"Sei ogni giorni più uguale a tuo padre, lo sai? Non posso credere che Antarik fosse così gretto e sfrontato da giovane" protestò Madya, arrossendo di nuovo.

"Sfrontato sì, ma irresistibilmente bello! Ammettilo dai, sei arrossita come un peperone quando mi hai notato in casa, ti ho vista..." la punzecchiò ridendo Altay, prendendosi gioco di lei come faceva da bambino.

"Ovvio, visto che ho sempre avuto una cotta per te" bofonchiò Madya, mettendosi a tracolla la pesante borsa coi rimedi medicinali che aveva fatto cadere per strada tentando la fuga.

Altay era il figlio maggiore di Antarik, il primo che aveva avuto ma non l'ultimo, vista la quantità di mogli che il vecchio guaritore aveva collezionato negli anni. Altay aveva un folta comunità di sorellastre e fratellastri sparsi per tutta Murwara, ma era senz'altro lui il più amato dal grande capo della sua gilda. Erano passati sei anni dall'ultima volta che si erano visti, dopo l'indimenticabile litigata che il giovane aveva fatto col padre appena prima di andarsene e scomparire nel nulla. Ora, per fortuna Madya sapeva. Altay si era unito ai Bradesch diventando un assassino a pagamento, qualcosa d'inaccettabile per chi al contrario, usava le proprie capacità curative per salvare vite.

"Da quando tuo padre vuole uccidermi?" le venne spontaneo chiedergli, mentre il giovane la costringeva con la forza a rientrare nuovamente in casa.

"Lui non vuole di ucciderti, Madya. Che diavolo ti salta in mente?" reagì sorpreso Altay.

"Sei un Bradesch, no? Cos'altro potrebbe mai volere da te, se non quello?" rispose Madya con gli occhi lucidi.

"Protezione, forse? I Bradesch non sono assassini a sangue freddo Madya, è contro il nostro credo" specificò Altay.

"E va bene, Antarik vuole proteggermi. Ma da cosa, dico io. È stato lui a mandarmi da quel ragazzo per curarlo, come può chiedermi di stargli lontana dopo avermi detto la verità su di lui?" chiese Madya, iniziando a muoversi su e giù per la piccola stanza come un animale in una gabbia.

"Ma quale ragazzo? Valkya è il "Celato", ricordi? " replicò Altay, piuttosto seccato.

"So che può sembrare folle, ma Valkya è sopravvissuto all'Oltre esattamente come accadde a me e mia madre prima che la uccidessero col resto della mia famiglia nelle Piane dell'Ombra. È per questo che pur conoscendolo da meno di un giorno, sento di avere un legame con lui. E poi, deve assolutamente dirmi perché è stato attaccato da un Tazelwurm visto che a me non è mai accaduto..." aggiunse pensierosa Madya.

"Perché chi nasce direttamente in quel luogo non potrà mai avere lo stesso odore degli altri, è semplice!" rispose Valkya, appollaiato come un uccellaccio del malaugurio sul davanzale della finestra da abbastanza tempo da essere notato

"Tu, razza di orrenda creatura! Sta lontano da lei o ti ammazzo senza pensarci due volte..." inveì bieco Altay, sfoderando l'affilata scimitarra che portava al fianco.

"Orrenda creatura? Splendida vorrai dire, o persino meravigliosa! Vanno bene entrambe le cose, bel fustacchione..." lo sbeffeggiò Valkya, saltando agile come un gatto dentro casa.

"Fermi!Questa cucina è troppo piccola per reggere un duello!" intervenne Madya, frapponendosi tra i due per impedirgli di distruggerle la casa.

"Bene, vorrà dire che continueremo all'esterno allora..." suggerì Altay, abbassando con ingenua sfrontatezza la sua arma.

"Voi non andrete da nessuna parte, capito? Finitela di azzuffarvi come ragazzini al mercato, o darò di matto, giuro! Tu, piuttosto! Si può sapere come hai fatto ad arrivare fin qui senza essere visto?" volle sapere Madya, cercando disperatamente di placare gli animi.

"Ho i miei trucchetti, tranquilla... Ora, visto che non ho molto tempo, possiamo parlare? O per farlo, devo far fuori il tuo amico prima?" aggiunse Valkya, sempre più ostile e minaccioso.

Madya lo aveva visto apparire davanti a sé come un angelo caduto dal cielo, coi lunghi capelli argentei a coprirgli le spalle quasi fossero ali e uno striminzito pareo attorno ai fianchi, sotto il quale era certa non indossasse praticamente nulla visto l'imbarazzante spettacolo che s'intravvedeva a tratti. La particolare fisicità di Valkya - con quella muscolatura appena accennata sotto la pelle chiara e delicata - spiegava ampiamente i lunghi anni che il giovane aveva vissuto in una gabbia, anche se restavano quelle fenomenali iridi color rosa lampone a impressionarla più di ogni altra cosa quando lo guardava. Madya era rimasta affascinata dall'incredibile capacità rigenerativa di Valkya, che le si parava davanti quasi non fosse mai stato attaccato o curato. Come se non avesse mai avuto bisogno d'aiuto o non avesse faticato mentre lo ricuciva, cercando di non farlo dissanguare dopo avergli estratto dalle carni quell'enorme dente aguzzo e avvelenato. E infatti, quasi istintivamente Madya lo sfiorò dove ricordava di aver messo i punti di sutura, percependo al tatto solo una lieve sbavatura dove l'aveva ricucito.

"È davvero incredibile!" esordì con enfasi la ragazza, continuando a toccargli con curiosità la pelle diafana sotto lo sguardo disgustato di Altay.

"Già, e tu sei più incredibile di lui! Ma ti rendi conto di chi sia veramente quest'uomo?" recriminò ancora il giovane Bradesch, rinfoderando a malincuore la propria scimitarra.

Solo dopo quella frase Madya rinsavì, rendendosi effettivamente conto di aver aperto la porta a qualcuno che in realtà non conosceva. Forse Altay aveva ragione a non fidarsi di un estraneo, e soprattutto, doveva smettere di farsi ingannare dall'aspetto così inoffensivo del giovane. Per quanto bello e affascinante fosse, Valkya Dunagan restava pur sempre il "Celato", ne concluse Madya. E questo non sarebbe cambiato, per quanto l'attrazione e la curiosità che provava verso di lui la stessero uccidendo.

"E va bene, parliamo! Ti assicuro che Altay non sarà un problema, vero?" aggiunse la ragazza, lanciando al giovane un inequivocabile occhiataccia delle sue.

L'inevitabile resoconto dei fatti raccontato da Valkya, come c'era da aspettarsi lasciò tutti basiti. Principalmente tenendo conto del fatto che, sempre secondo il giovane, quell'episodio non fosse raro quanto si pensasse. E questo perché raggiungere i confini dell'Oltre attraversando le desolate e oscure vallate dell'Ombra con gli anni era diventato sempre più difficile e complicato. Solo il Sovrano dell'Ombra poteva concedere un permesso di transito a chiunque lo richiedesse, che fossero semplici viandanti o carovane cariche di merci che partivano dagli approdi fluviali che collegavano Patnar al mondo intero. Naturalmente poi, solo per avere udienza presso di lui, c'era da vedersela prima coi suoi più fidati tirapiedi: un laido gruppetto ben organizzato di criminali, che oltre il pagamento pattuito chiedeva maggiorazioni speculando così sulla vita o sulla morte di chi non poteva permettersi una scorta a protezione dai predoni.

"Quel verme sarà certamente d'accordo sia coi predoni che coi i suoi scagnozzi, altrimenti non si spiega come sia diventato tanto ricco e potente da guadagnarsi l'appellativo di Sovrano..." esordì poco dopo Altay.

"Anche i miei perirono nella Valle dell'Ombra per mano dei predoni, sebbene nell'Oltre qualsiasi cosa incontrassimo cercasse costantemente di ucciderci e mangiarci" continuò Valkya con le lacrime agli occhi.

"Anche la mia famiglia se è per questo..." aggiunse Madya, sforzandosi di riportare alla mente il giorno in cui li aveva persi.

Ed era proprio quell'evento a confonderla più di tutto, perché ogni volta che ci pensava, l'unica cosa che riusciva a ricordare era sé stessa che piangeva sola e disperata nell'Oltre. Poi però, come d'incanto lo scenario cambiava e appariva lei, la bambina che urlava fra i corpi straziati e senza vita dei suoi fratelli e dei suoi genitori. Era proprio allora che il "Celato" e i suoi Druzi entravano in scena, oltretutto, cavalcandole accanto senza far nulla per aiutarla. Per ironia della sorte era proprio quello il suo ricordo più chiaro, pensò Madya, e Valkya sembrava essere troppo gentile per poter abbandonare una bambina al proprio destino. Perciò, l'uomo che aveva incontrato quel giorno chi era? Era lui, oppure non lo era? Era impossibile che l'uomo di quel giorno fosse Valkya, si ripeté Madya, aggrappandosi a un mero desiderio umano. E questo malgrado lo avesse visto trasformarsi con i suoi occhi, passando dal semplice ragazzo che aveva operato su quel tavolo al mostro divorato dall'ira che sembrava consumarlo. Soprattutto quando sprazzi di lucidità si alternavano in lui a momenti d'insana follia più rapidamente di quanto nelle Piane dell'Ombra cambiasse il tempo, si disse Madya, e cioè, calcolò in fretta la giovane, più o meno ogni cinque minuti.

"Quindi, a questo punto, che pensate di fare?" volle sapere Valkya.

"Dobbiamo scoprire cosa accade nell'Oltre prima che sia troppo tardi, vista la velocità con cui ha iniziato nuovamente a espandersi. Perciò, a questo punto, non credo ci sia altro da discutere a parte convincere il Sovrano dell'Ombra a farci viaggiare verso il confine col suo benestare..." sbuffò Madya.

"A quello penserò io, in qualità di comandante dei Druzi ho abbastanza denaro da convincerlo a scortarci di persona, ma non è quello il punto..." s'interruppe Valkya, destando sia in Altay che in Madya un'improvvisa preoccupazione.

"E quale sarebbe il punto?" volle sapere Altay.

"Che nessuno sa chi sia o che faccia abbia: diciamocelo pure, visto che nessuno l'ha mai visto, chi ci assicura che questo fantomatico sovrano esista per davvero?" chiarì Valkya.

"Non può non esistere: i Signori di Murwara non avrebbero mai trattato con un fantasma per proteggere i propri confini, per non parlare delle nostre preziose vie commerciali..." intervenne Madya.

"E chi ha detto che sia un uomo: e se fosse una donna invece?" insinuò Altay.

"Ti piacerebbe, eh? Se fosse stata femmina l'avrebbero soprannominata la Sovrana o la Regina, non credi? Sei sempre il solito Altay, non conta che quel tizio sia un mostro o che abbia ucciso centinaia di persone, l'importante è che abbia un bel visino e un gran bel paio di tette!" lo accusò aspramente Madya, indispettita.

"Non è questo che intendevo, e comunque la tua è solo invidia, non è colpa di nessuno se sei sempre stata piatta come una tavola..." ribadì Altay.

"Madya è bellissima così com'è, e ti ricordo che questa Regina dell'Ombra, tette o non tette, semmai esistesse a quest'ora avrebbe almeno ottant'anni!" puntualizzò Valkya, guadagnandosi un sorriso d'approvazione da parte della giovane.

"Era la stessa cosa che si pensava del "Celato" bella mia, e invece eccolo: giovane, bello, e fresco come una rosa" replicò Altay, lanciando a Madya un altro severo sguardo di rimprovero.

A quel punto, ai tre non restava altro da fare che rivolgersi all'unica persona che avrebbe potuto aiutarli, e cioè, un uomo chiamato da tutti "La Moltitudine". Ebbene sì, anche la ricca e sontuosa Murwara aveva le sue stranezze, vantando fra i suoi tesori più rinomati i luridi e sconfinati bassifondi. Oltre le sfavillanti luci della capitale infatti - come in ogni altra grande città del regno di Patnar - quelle fatiscenti e sovrappopolate baraccopoli si estendevano dentro e fuori le mura per chilometri. Là, dove per ovvi motivi prolificava indisturbata una folta comunità di poveracci e criminali di bassa lega dedita al contrabbando di ogni genere di informazione e bene di prima necessità - per abilità, astuzia, e soprattutto audacia, regnava incontrastato su tutto e tutti Senny Dagmar, la grande "Moltidudine" in persona. Ficcanasare tra gli affari altrui era diventata un'attività talmente redditizia a Murwara che fra i ricchi clienti della "Moltitudine" si potevano annoverare molti dei suoi Signori, tra cui ministri, alti consiglieri e principi, oltre si vociferasse che persino il reggente avesse avuto a che fare con lui.

"Perciò, se esiste qualcuno che possa davvero metterci in contatto col Sovrano dell'Ombra, quello è Dagmar?" domandò scettico Valkya.

"Esatto! Deve a mio padre e alla gilda dei guaritori più di un favore, ma non sarà facile trovarlo..." rispose Altay.

"Inizio a pensare che nulla in questa storia sarà facile, a cominciare dalle spiegazioni che daremo sul perché partiamo per l'Oltre. Dire la verità, oppure, mentire? Dobbiamo scegliere che fare, e vista la situazione, dobbiamo farlo in fretta!" aggiunse Valkya di seguito.

"Mentiremo! Vuoi che ci prendano per pazzi o anche peggio? E se qualcuno ci credesse, non hai pensato alle conseguenze? Scoppierebbe il panico a Murwara! Nessuno dovrà sapere che partiamo per scoprire perché l'Oltre abbia riniziato a espandersi, siamo intesi?" concludette Madya.

"Ehhhh? L'Oltre ha ricominciato a fare cosa?" esclamò d'improvviso una sottile e squillante voce femminile.

"Nizar, ma che diavolo!" sbottò Altay, storcendo il naso nello scoprire che la piccola guaritrice agli ordini di suo padre li stava ovviamente spiando.

"Piccola teppista! Si può sapere che ci fai a casa mia?" indagò inoltre Madya, portandosi una mano al petto per lo spavento.

"A dire il vero è stato il capo a mandarmi. Oh, vi prego, non fate quella faccia! Sapete che non posso rifiutarmi di ubbidirgli, no? Sarei costretta a fare clisteri e ripulire vomito per tutto il tempo se lo facessi, e non mi va più, sul serio..." ammise la ragazzina sbuffando.

"Povera ragazza, pensavo che le parti disgustose non spettassero mai a un guaritore" s'intromise Valkya.

"Ci spettano eccome! E comunque, vi ricordo che non tutti i guaritori sono allo stesso livello di Madya, per questo a me tocca sgobbare e a lei no..." li informò Nizar.

Di fatto, i guaritori tendevano completamente a sfinirsi dopo aver salvato qualcuno, tanto che guarire più persone senza rimetterci le penne era per molti guaritori praticamente impossibile. Quel dono era appartenuto a due sole componenti della Gilda fino a quel momento, una delle quali era proprio Madya. Per questo Antarik l'aveva comprata dagli zii, perché nessun "Figlio dell'Oltre" l'avrebbe scampata a Patnar, che si trattasse di un "Pallido" o meno.

"E con questo? Non potrò più fidarmi di te ora, e quindi che farai, informerai il capo mettendoci davvero tutti nei guai?" volle sapere Madya, prendendola con forza per un orecchio.

"Ovviamente no! Non è così, piccolina? Altrimenti dovremmo ucciderla, giusto?" bleffò Valkya, cercando di spaventarla.

Fu a quel punto che Altay mise mano alla propria spada, ottenendo esattamente ciò che desiderava dalla giovane in quel momento.

"E va bene, non dirò nulla. Ma vi costerà, e parecchio anche..." replicò lei.

"E cioè, quanto?" volle sapere Altay.

Com'era prevedibile, come ogni bravo abitante di Murwara anche Nizar aveva il suo prezzo. Prezzo che, con ogni probabilità, solo Madya avrebbe potuto pagare.


 
   
 
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