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Autore: Star_Rover    24/01/2022    5 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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35. Questioni irrisolte
 

La guardia davanti al cancello scattò sull’attenti e meccanicamente porse il saluto al suo superiore. L’Hauptmann Seidel rispose con un rapido gesto. Salì gli scalini con passo deciso, come sempre alzò lo sguardo per osservare gli stendardi del Reich, il colore rosso appariva ancora più vivido e intenso in contrasto con il grigiore del palazzo e del cielo autunnale.
Altre due sentinelle erano appostate di fronte alle colonne, Seidel le superò avvertendo una strana sensazione, non si era mai trovato a suo agio all’interno di quell’edificio, ma ultimamente sembrava che il Comando di Berlino avesse stretto ancor più i suoi artigli intorno alla Sezione britannica dell’Abwehr. L’ufficiale era convinto che ci fossero spie incaricate di fare rapporto su altre spie, ormai non si poteva più avere fiducia di nessuno. Non sapeva esattamente che cosa ci fosse a monte di quell’oscuro piano, ma era ovvio che persone importanti considerassero i servizi segreti potenzialmente pericolosi. Seidel non credeva che quelle operazioni avessero come unico obiettivo quello di arrestare i nemici del Reich. Erano fin troppe le persone scomparse in circostanze più che sospette.
Doveva stare attento ad ogni sua mossa, sempre che il suo nome non fosse già finito in una lista di traditori senza alcuna valida ragione. Anche una parola di troppo avrebbe potuto rivelarsi fatale.
La sua mente era oppressa da questi cupi pensieri mentre percorreva a testa china i corridoi deserti dell’ala ovest. Quando rientrò nel suo ufficio trovò l’agente Hadel ad attenderlo in piedi davanti alla scrivania.
La spia era un uomo alto e ben piazzato. I suoi occhi di ghiaccio caratterizzavano uno sguardo imperturbabile mentre il suo volto era deturpato da una profonda cicatrice sulla guancia sinistra. Indossava un lungo impermeabile sopra agli abiti civili, un leggero rigonfiamento all’interno della tasca destra rivelava la presenza della pistola.
L’ufficiale fu sorpreso da quell’incontro non programmato.
«Agente Hadel…non mi aspettavo di trovarla qui. A dire il vero credevo che fosse in missione»
L’altro sorrise: «sono sempre in missione»
«Il suo rientro ad Amburgo non era previsto» replicò il comandante con tono severo.
«Non si preoccupi, non ho intenzione di fermarmi a lungo in città. Infatti sono qui per richiedere la sua autorizzazione per partire per la Francia»
Inevitabilmente Seidel pensò a suo figlio, non aveva più avuto modo di rivederlo dopo la sua partenza quella primavera. Le cose non erano più state le stesse da quando egli era partito per il fronte, anche il suo rapporto con la moglie ne aveva risentito. La donna soffriva profondamente per quella separazione, tanto da abbandonarsi sempre più alla disperazione.
Seidel si era imposto di mantenere un certo distacco dalla questione, almeno all’apparenza, ma per entrambi era difficile accettare l’eventualità di poter perdere il loro unico figlio in quella guerra.
Il capitano si riprese da quel momento di sconforto per tornare alla realtà.
«Per quale motivo dovrei spedirla in Francia?» domandò prendendo posto dietro alla scrivania.
Hadel si accese una sigaretta e con calma la portò alle labbra.
«Ho avuto notizie dal porto di Brest» disse espirando una nube di fumo.
Seidel rimase perplesso: «che genere di notizie?»
«Una nave irlandese è affondata poco lontano dalla costa, probabilmente a causa di una mina. L’equipaggio è stato soccorso dai nostri compagni della Kriegsmarine. Uno dei sopravvissuti afferma di essere tedesco e sostiene di possedere preziose informazioni per i servizi segreti»
L’ufficiale ascoltò quel resoconto con estrema attenzione.
«Ci sono prove che stia dicendo la verità?»
Egli annuì: «deve trattarsi dell’Aquila!»
Seidel trasalì: «è certo di questo?»
«Direi proprio di sì, non può essere un impostore. Da quel poco che ha rivelato ha dimostrato di conoscere particolari del piano e anche la descrizione che mi è stata fornita corrisponde perfettamente»
Il capitano stentò a credere a quelle parole: «come può essere possibile?»
Hadel scosse le spalle: «a quanto pare l’Abwehr ha sottovalutato le capacità di un giovane agente valoroso e determinato»
«Non abbiamo avuto notizie del tenente Schneider per settimane…la sua missione in Irlanda era ormai considerata fallita»
«Le mie spie non deludono mai» commentò l’agente con presunzione.
«Le sue spie?» domandò il capitano con aria scettica. 
Hadel mostrò un’espressione soddisfatta.
«Sono stato io a reclutare il tenente Schneider come agente segreto, ho riconosciuto fin dal primo momento le sue ottime potenzialità»
«Se tutto quel che sta dicendo è vero allora significa che ha fatto il suo dovere» rispose semplicemente il capitano.
«In ogni caso ritengo di essere la persona più adatta ad accertare la sua identità per conto dell’Abwehr»
Seidel rifletté qualche istante. La possibilità che il tenente Schneider fosse riuscito a portare a termine la sua missione poteva rivelarsi una preziosa risorsa. L’Operazione Grün era stata sospesa, ma nel mezzo del conflitto con l’Inghilterra l’Abwehr avrebbe potuto sfruttare al meglio quelle informazioni.
Finalmente Seidel prese la sua decisione rivolgendosi all’agente con tono autoritario.
«D’accordo, sarà suo compito recarsi a Brest per controllare la situazione e nel caso riportare l’Aquila in Germania»
Hadel si congedò con una virile stretta di mano: «non si preoccupi signore, la questione sarà risolta al più presto»
 
***

Il detective Sullivan batté con rabbia un pugno sul tavolo.
«Tutto questo è assurdo! Lei non può impedirmi di svolgere il mio lavoro!»
Il capitano Kerney scosse la testa: «arrestare civili innocenti non è parte del suo lavoro»
«La legge mi permette di interrogare qualunque sospettato»
«Questa storia è durata anche troppo a lungo, le ho concesso fin troppe libertà nello svolgere le sue indagini. Per altro lei non è stato in grado di ottenere alcun valido risultato»
«Sappiamo entrambi che il sottotenente Donnelly è coinvolto in questa storia»
L’ufficiale non si espose a riguardo: «ha avuto l’opportunità di dimostrare la sua colpevolezza, ma non è stato in grado di provare la veridicità delle sue accuse. Adesso la sua sembra più una cieca ostinazione nel non voler ammettere un suo errore»
Sullivan rispose con una smorfia di disprezzo: «non posso credere che lei stia proteggendo una spia dell’IRA!»
«Adesso basta! La sua condizione è già abbastanza compromessa, le consiglio di non peggiorare la situazione»
Il detective ripensò a tutto quel che era accaduto da quando aveva ricevuto quell’incarico. Aveva ancora tante domande senza risposta, e purtroppo aveva la certezza che l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo a far luce sulla vicenda era ormai scomparsa.  
«Il tenente Hart sapeva la verità, forse è morto proprio per questo» ipotizzò.
«Come le ho detto senza prove le sue teorie restano soltanto vaghe supposizioni»
«Deve riconoscere che chiunque intorno a me abbia cercato di fare del suo meglio per compromettere le indagini»
«Il caso non è più di sua competenza, mi dispiace» concluse freddamente il capitano.
Paul non poté far altro che arrendersi, seppur con estrema insofferenza.
«Spero che in futuro non debba pentirsi per questa decisione»
«Mi creda, non ho altra scelta»
«Questo caso diventerà il più grande fallimento della mia carriera» commentò con amarezza.
«Non deve considerare questa vicenda come una questione personale. Lei è senza dubbio un buon detective, deve solo accettare il fatto di non essere infallibile»
Egli mostrò un ironico sorriso.
«Conosco le regole, e da come si sta comportando deduco che la posta in gioco deve essere davvero alta»
Kerney rimase in silenzio.
«Non posso oppormi alla decisione di un superiore, ma voglio che sappia che non tutti sono come lei. Per quelli come me la verità non è sacrificabile» affermò con ostinazione.
Il capitano non si lasciò impressionare da tanto coinvolgimento in nome della giustizia. Egli stesso conosceva bene il significato di una simile rinuncia, aveva dovuto cedere a compromessi fin da quando aveva scelto di prender parte alla sanguinosa guerra civile. La Pace aveva il prezzo più alto di tutti.
«Questo le rende onore detective, ma forse dovrebbe considerare anche che non tutto è sacrificabile a favore della verità»
Sullivan prese un profondo respiro, si congedò formalmente e uscì da quell’ufficio richiudendo la porta alle sue spalle. Con l’animo colmo di rassegnazione si incamminò verso le scale. Ormai non gli restava altro che abbandonare il Castello con tutti i suoi segreti.
 
***

James salì le scale il più velocemente possibile, spalancò la porta di casa e con ancora i polmoni in fiamme iniziò a chiamare il nome di Julia.
Appena la vide comparire in corridoio corse ad abbracciarla.
«Stai bene?» chiese con sincera apprensione.
Ella annuì per rassicurarlo, ma James la sentì tremare tra le sue braccia.
«Mi dispiace per tutto quello che è successo. Non avrei mai voluto coinvolgerti in questa storia»
«Ho temuto di non rivederti più» rivelò la ragazza tra i singhiozzi.
Il giovane si distaccò, l’espressione divenne seria sul suo viso e il suo sguardo si rattristò.
«Io non posso chiederti di continuare a sopportare tutto questo»
Lei non capì: «che cosa vuoi dire?»
«Non voglio essere la causa delle tue sofferenze, voglio che tu sia felice e so che l’unico modo in cui posso dimostrarlo è lasciarti andare via da me»
Julia lo guardò negli occhi: «è davvero questo che vuoi?»
«La mia volontà non ha più alcuna importanza»
«James…»
«La verità è che non potrò mai fornirti nessuna certezza o farti alcuna promessa, non potrò mai essere la persona di cui hai bisogno. Meriti qualcuno migliore di me»
«Non ho mai preteso niente di tutto questo e non ho mai desiderato nessun altro»
Il giovane avvertì una fitta al petto: «desidero solo che tu sia al sicuro»
Julia prese la sua mano stringendola dolcemente: «so di essere al sicuro quando tu sei con me»
James ripensò alle parole del tenente Hart, al tempo aveva considerato fastidiose e inopportune le sue intromissioni in questioni che riguardavano la propria vita privata, ma ora avrebbe avuto bisogno di quei preziosi consigli.
Se riesci a trovare qualcosa di buono al di fuori di tutto questo non dovresti lasciartelo sfuggire.
James parlò in piena sincerità: «hai visto com’è la mia vita. Stare con me significa accettare compromessi, segreti e menzogne»
«Il nostro rapporto potrebbe essere qualcosa di diverso, qualcosa di vero»
Donnelly si commosse nel sentire quelle parole: «sarebbe bello…ma non voglio illuderti. Hai avuto prova di quel che potrebbe accadere»
«So che il nostro amore è sincero, questo è tutto ciò che importa»
«Dopo tutto quello che è successo ti fidi ancora di me?»
Julia sfiorò il suo viso con una tenera carezza: «non ho mai dubitato della tua buona volontà, qualunque sia stata la tua scelta»
Il giovane provò una piacevole sensazione di calore a quel lieve tocco e si rassicurò nel sentire quelle parole. Trovò del tutto irrazionale l’incondizionato supporto di Julia, ma forse era proprio di ingenuità ed innocenza che aveva bisogno.
«Ti amo, questa è la mia unica certezza» ammise.
Lei rispose con un bacio dolce e appassionato.
James la strinse a sé, a quel contatto ogni suo dubbio svanì all’istante. Non voleva perdere la persona che amava, era consapevole che quel sentimento restava la sua unica salvezza. Non voleva nemmeno commettere i medesimi errori del tenente Hart, e se un giorno avesse dovuto condividere il suo stesso destino non voleva avere alcun rimpianto.
Aveva bisogno di una ragione per credere di star facendo la cosa giusta, proteggere i suoi cari era una motivazione più che valida per continuare a lottare, seppur accettando ardui compromessi. Soltanto l’amore di Julia avrebbe potuto continuare a donargli conforto e speranza.
 
***

Declan era deciso ad affrontare le conseguenze delle sue azioni. Non era mai fuggito dalle sue responsabilità e in quanto soldato dell’IRA era pronto ad accettare la giusta sentenza per il suo atto di insubordinazione.
Non aveva intenzione di giustificarsi per aver disobbedito agli ordini, era consapevole di aver agito contro il volere del suo comandante per salvare la vita della spia tedesca. Sapeva che l’IRA non avrebbe tollerato un simile comportamento, egli aveva anteposto questioni personali al dovere, tradendo così il suo giuramento.
Declan strinse tra le dita il distintivo argentato della Luftwaffe, quel prezioso dono era tutto ciò che gli restava di Hans. Il giovane pensò agli ultimi istanti trascorsi insieme, non poté evitare di interrogarsi sul destino del tenente. Si domandò se egli fosse riuscito a giungere a destinazione sano e salvo, preoccupandosi per la sua sorte. Aveva fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per salvare la vita dell’amato, non c’era nulla di cui potesse rimproverarsi, nonostante ciò continuava a chiedersi se avesse realmente agito nel migliore dei modi. Non riusciva ancora a rassegnarsi al fatto di non poter più fare nulla, se non sperare per il meglio.
Dentro di sé aveva sempre saputo che quella separazione sarebbe stata inevitabile, ovviamente era felice che Hans fosse riuscito a fuggire dall’Irlanda, ma questo non poteva impedirgli di soffrire nell’incertezza.
Declan si riprese da questi pensieri avvertendo il rumore di alcuni passi. Rapidamente nascose il distintivo all’interno della tasca della giacca e tentò di ricomporsi.
Poco dopo il capitano Maguire entrò nella stanza.
Il giovane si rialzò in piedi trovando il coraggio di guardare in viso il suo superiore.
Charles non stupì, aveva già avuto prova in diverse circostanze del sangue freddo del suo sottoposto.
«La missione si è conclusa con successo, alla fine sei riuscito a portare a termine il tuo compito. Almeno questo devo riconoscerlo» esordì il comandante.
Declan rimase in silenzio, ma non riuscì a nascondere una certa diffidenza, era convinto che ci fosse altro dietro a quelle affermazioni. Era ormai conscio del fatto che Maguire non lo considerasse più degno della sua fiducia. In passato aveva sempre potuto far conto sul loro rapporto di amicizia, ma dopo quel che era accaduto Declan era certo che egli non avrebbe mai potuto perdonarlo.
Charles prese un profondo respiro, anch’egli sembrava nervoso e a disagio in quella situazione.
«Non ho intenzione di rimproverarti come un ragazzino, abbiamo discusso già abbastanza a lungo sulla questione. Sai bene perché non posso ignorare il tuo atto di insubordinazione. Hai tradito la mia fiducia e hai disobbedito ai miei ordini»
Declan non tentò di giustificarsi.
«Nonostante tutto sono sempre dell’idea che tu sia un buon soldato» rivelò Maguire.
O’ Riley sussultò: «lo credi davvero?»
«Sì, per questo ho scelto di non accusarti di tradimento»
«Ritieni che sia meritevole di una seconda possibilità?» chiese il ragazzo con titubanza.
Maguire annuì: «voglio sperare che tu abbia modo di riflettere sugli errori commessi»
Declan pensò al significato di quelle parole, non considerava le sue scelte come errori. In quanto soldato avrebbe dovuto rimproverarsi per il suo coinvolgimento emotivo. Quel che provava per Hans però era qualcosa di più, non erano stati soltanto amanti, ma anche compagni. Entrambi credevano in grandi ideali e condividevano mentalità simili. Si erano riconosciuti come animi affini, ed era stato questa sorta di cameratismo ad unirli ancor prima dei sentimenti, tanto da indurli a rischiare la vita l’uno per l’altro.
Tutto questo però non avrebbe potuto giustificare il suo comportamento agli occhi del capitano Maguire.
«Mi dispiace per averti deluso» 
Charles riconobbe sincero rammarico, ma nessun pentimento.
Nonostante tutto l’ufficiale non riuscì a considerare Declan come unico colpevole. Una parte di sé riconosceva ancora in lui quel giovane dallo spirito ribelle impaziente di fare il suo dovere nella lotta per la Libertà. Voleva credere che fossero state le circostanze a indurre il suo sottoposto a comportarsi in quel modo. Forse aveva preteso troppo da quel ragazzo, per questo alla fine non era riuscito a gestire una situazione ben più grande di lui.
Tutte queste erano ragioni che avevano portato Maguire ad un giudizio più clemente. Oltre a questo non poteva ignorare il sincero affetto che continuava a provare nei suoi confronti. Aveva sempre cercato di proteggere Declan, dunque considerava ciò anche un suo fallimento. Si sentiva in parte responsabile e riteneva che fosse stato uno sbaglio coinvolgere un giovane soldato ancora inesperto in una missione così pericolosa.
Al termine di quelle considerazioni Maguire si decise ad esporre la sua volontà al suo sottoposto.
«Ho pensato molto alla tua situazione e alla fine ho preso una decisione definitiva. Raggiungerai gli uomini del tenente O’Connor sulle colline di Kilmacanogue, nelle retrovie»
Declan non poté obiettare, il suo comandante lo conosceva abbastanza bene da sapere che avrebbe considerato ciò come una severa punizione.
«Gli ordini sono chiari?» domandò il comandante.
Egli annuì.
Maguire guardò il giovane negli occhi: «addio soldato O’ Riley»
Declan dovette ricorrere a tutta la sua forza d’animo per mantenere un degno autocontrollo di fronte a quel freddo saluto. Rispose formalmente, deciso ad abbandonare Dublino per compiere il suo dovere.
  
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