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Autore: _uccia_    24/01/2022    0 recensioni
Lui vive secondo un codice, il codice Vory. Nel mondo malavitoso russo esiste una gerarchia e delle tradizioni. Lei sarà lo strumento che lo farà ascendere al potere.
Lui è un sicario chiamato il Siberiano, lei una principessa della 'Ndrangheta italiana.
Quello che non sanno è che il loro destino è inesorabilmente intrecciato e che non avranno scrupolo a sfruttare la posizione l'un dell'altra per raggiungere la sommità della scalata al potere.
Perché più forte della loro ambizione, può essere solo il desiderio carnale e possessivo che pare bruciarli interamente.
Due personaggi che per quanto diversi si ritroveranno a dover lavorare di squadra, in un ambiente cupo e pericoloso diviso tra Stati Uniti, Honduras e la fredda Russia.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                          ---------------SALVATORE DE STEFANO-----------------


Castello Famiglia De Stefano. Tetra magione del suo potere, rappresentazione del suo status ed orgoglio della famiglia.
Non c'era ragazzetto o gangster di Boston che non conoscesse quelle mura di pietra, con le sue statue di santi ed angeli alati in giardino.
Ricevimenti, matrimoni e funerali erano stati organizzati tutti nel suo dominio, Salvatore era il capo famiglia.
Nacque settantacinque anni addietro nella provincia di Reggio Calabria e fu' chiamato, prima dalla madre contadina poi da tutti, semplicemente Totò.
La sua istruzione giovanile aveva profonde lacune, cosa che cercò di porvi rimedio negli anni successivi e sopratutto di non trascurare nella figlia.
Tra il 2000 e il 2005 passò la sua vita in carcere, pur continuando a rimanere tra gli elementi cardine dell'organizzazione criminale italoamericana.
Non era la prima volta che Salvatore De Stefano finiva dietro le sbarre. Quando ancora si faceva chiamare Totò, a diciotto anni scontò sei anni per aver ammazzato un suo coetaneo. Una volta libero, si mise al servizio del fratello, un noto boss dell'Ndrangheta.
Contro di lui, negli anni '90 quando Vittoria era poco più che neonata, diede inizio a quella che poi fu conosciuta come 'guerra di mafia'.
Erano passati anni... ma al di là dello sconfinato Oceano Atlantico lo chiamava ancora la sua terra.
Italia, la sua casa perduta.
Sua per diritto di sangue, portata via dal fratello e dai suoi discendenti col tradimento.
Era un grave errore rubare a Totò 'U Diavulu'.
Il Diavolo ricorda.
Lui, con tutta la sua famiglia erano fuggiti da Reggio Calabria, di fronte alla avanzata dei 'cani' del fratello.
Totò 'il Codardo', ora lo chiamavano in patria.
Salvatore non voleva sapere come invece chiamavano la sua unica erede.
L'anziano sedeva alla sua scrivania in legno scuro, riccamente intarsiata e ricoperta da documenti.
Alle sua spalle, crepitava nel camino un fuoco ardente che illuminava di luce rossastra l'ufficio, nelle ore più buie della notte.
Portò alle labbra secche un bicchiere riempito di Scotch e ghiaccio, mentre con la mano destra cliccava sul mouse del suo computer.
Quotidianamente si teneva informato dell'andamento della borsa finanziaria e sulle notizie giornalistiche, controllava al suo computer ogni mattina e ogni sera.
Faceva sempre tardi prima che si decidesse a lasciare l'ufficio per recarsi nella sua camera da letto.
L'insonnia lo tormentava.
Temeva di aver fatto la scelta sbagliata... ma allo stesso modo era convinto di aver saputo giocarsela di astuzia.
Quell'usurpatore del fratello di certo non se lo aspettava.
Salvatore De Stefano alleato con i russi.
Come avrebbe reagito? Era in grado di contrastare il ritorno di 'U Diavulu'?
Salvatore non poteva ancora dirlo, era ancora troppo presto.
Mossa azzardata affidare la vita della sua unica figlia nelle mani di un Vor mercenario, ma presto avrebbe avuto notizie.
E se non fosse andata... tra i suoi uomini lo chiamavano già 'l'Erede', manco fosse un titolo nobiliare. Ma erano solo sussurri, chiacchiere a fior di labbra.
Sua figlia era la destinata ad ereditare tutto.
'L'Erede', doveva aspettare.
Il suono di una notifica proveniente dalle casse del computer, irruppe della stanza con un tintinnio.
Salvatore si apprestò a cliccare sulla casella della mail ricevuta.
"La prova che attendeva".
Scriveva semplicemente il suo sconosciuto scrittore.
In allegato, c'era la copia controfirmata del documento nuziale.
Salvatore riconobbe una firma spigolosa e tremolante come quella di sua figlia, e un altra ben più grande e affusolata che riportava il nome di Vasilj Sergej Volkov.
C'era anche un secondo allegato, un video.
Salvatore ebbe un violento tremolio alla mano, quasi non riuscì a far scivolare il cursore sul simbolo del play.
Ciò che vide e che sentì, gli fece scagliare il bicchiere a terra con uno schianto di cristallo rotto.
Quell'animale di un russo, in piedi e completamente nudo che prendeva da dietro sua figlia, piegata in avanti e con la faccia semi nascosta da lenzuola nere.
Il bastardo pompava e grugniva, a favore di quella che doveva essere una telecamera nascosta.
"Dimmi che mi vuoi", grugniva l'animale in video.
"Si". Ansimava in risposta la ragazza, sussultando ad ogni penetrazione. "Si, si!", urlava tenendosi con le mani divaricate le natiche.
Salvatore non poté sopportare oltre. Con un straziante urlo e con il cuore spezzato, gettò a terra lo schermo del computer. Questi si ruppe, ma dalle casse l'audio continuava.
"Ti piace?". Domandava quella orribile voce cavernosa dall'accento schifosamente slavo.
Salvatore, completamente preso dall'ira sradicò l'impianto audio dai cavi elettrici e gettò tutto dall'altro capo della stanza.
Finalmente cadde il silenzio.
"Signore?". Chiese titubante il suo pilota d'aereo Luca, facendo capolino dalla porta. "Stà bene?".
Non stava affatto bene.
Quale uomo poteva essere pervaso da cotanta crudeltà, essere così sadico ed esibizionista da inviare a un padre il video in cui prendeva la figlia?
Vasilj Volkov, era un perverso squilibrato mentale.
  
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